Tra antichi mulini del nordest: Un viaggio nel tempo e senza confini
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Anteprima del libro
Tra antichi mulini del nordest - Luigi Girardi Ampezzan
PRESENTAZIONE
Da tempo covavo il desiderio di raccontare storie di mulini e mugnai del territorio, ossia a chilometri zero
. Un giorno di buonora, ho capito di avere la giornata giusta e così ho iniziato l’impresa andandoli a cercare, a scoprire e consultando libri e internet che mi hanno plagiato portandomi anche fuori dal recinto veneto, padano e pure fuori dagli italici confini.
Nei vagabondaggi fisici e virtuali ho incontrato anche altre realtà coeve che ho ritenuto opportuno inserire nello stesso piano di lavoro. L’andare guardandomi attorno mi ha consentito di riempire queste pagine di umanità e riflessioni sui tanti come e perché siamo così noi e quelli con cui condividiamo il nostro esistere.
ODE AL CAMMINARE
Gentile lettrice e lettore scoprirai che il nostro raccontare si realizza in un andare per sentieri e strade secondarie con passi che condurranno in tanti luoghi conosciuti o molto conosciuti e altri sconosciuti, a volte non disdegnando l’uso dell'auto o del treno e neppure del pullman, ma solo per raggiungere punti da cui partire verso luoghi più remoti o particolarmente interessanti.
Il camminare rimane il più antico modo dell'homo erectus per deambulare sulla crosta terrestre, alla ricerca di che vivere e ripararsi dagli elementi atmosferici e da animali non ancora domestici. Persone di ogni ceto ed epoca hanno camminato per necessità professionali, belliche, sportive o dilettevoli, su brevi o lunghe distanze, a medie andature di tre o più chilometri l'ora, niente a paragone con l'emerodromo¹ greco Filippide, che alla fine della battaglia nella piana di Maratona, partì di corsa con ancora addosso l’armatura per raggiungere Atene in tempo per annunciare la vittoria sui Persiani - quasi 50 chilometri senza mai fermarsi - scongiurando così il pericolo che gli Ateniesi stessi incendiassero la loro città per non doverla lasciare al nemico.
Compiuta l'impresa ma stremato dal grande sforzo, Filippide si accasciò ed esalò l'ultimo respiro. In suo onore e nel ricordo della battaglia, i francesi Michel Bréal e Pierre de Coubertin organizzarono una corsa sulla traccia e con il nome dell’antica Maratona, realizzata nell’ambito di quella che passò alla storia come la prima Olimpiade, svoltasi ad Atene nel 1896 sulla distanza di circa 40 chilometri; la stessa che separa Atene da Maratona.
Oggi la lunghezza della classica Maratona è di 42 chilometri e i record sono di due kenioti che l’hanno percorsa a una velocità di oltre 20 chilometri l'ora!
Brigid Jepcheschir Kosgei detentrice del titolo con il tempo di 2h14'04" nel 2019 ed Eliud Kipchoge detentore del titolo con il tempo di 2h 01'39" nel 2018
Sugli alti sentieri dell’Appennino abruzzese.
Tornando ora con i piedi per terra, non solo metaforicamente ma anche fisicamente come ha
fatto e continua fare un mio amico, l'Umberto di Pistoia, che ha da poco concluso (e documentato) quello che probabilmente sarà un record mondiale: il suo 58° cammino dai Pirenei a Santiago di Compostela, con il più antico mezzo di locomozione, conosciuto anche come il cavallo di San Francesco
riferendosi al camminare del frate di Assisi o se preferite, a Forrest Gump protagonista dell'omonimo film del 1994, interpretato da un convincente Tom Hanks e ancora lo stesso dei tanti pellegrini che nei secoli scorsi – e qualcuno anche oggi - hanno battuto sentieri e tratturi per raggiungere Roma o la Mecca.
In Portogallo esiste un percorso di 240 chilometri conosciuto come la Rota Vicentina
che sembra non avere proprio alcun collegamento con la città di Vicenza.
La nostra provincia è invece attraversata dal percorso delle Via Romea Strata e Via Francigena che, aggiungendo al loro percorso frequenti varianti, congiungono le alte terre del Nord Europa a Roma e agli imbarchi mediterranei dei crociati verso Gerusalemme.
Comunque, anche noi indigeni della dolce terra berica abbiamo i nostri mini pellegrinaggi: a Monte Berico per l'Otto settembre, al Santuario della Madonna della Corona incastrato tra le rocce che sovrastano la Val d'Adige fino a quello profano e più recente Cammino Fogazzaro-Roi
che collega Montegalda a Tonezza del Cimone.
Molti altri ne possiamo trovare anche sotto casa, conosciuti o da scoprire. Pure chi scrive ha scarpinato per non poche centinaia di chilometri, in lungo e in largo attraverso l'italico stivale, con grande appagamento e incancellabili ricordi. E’ una pratica sportiva che da anni si sta diffondendo e che immancabilmente, ha sviluppato un indotto produttivo di accessori e abbigliamento specifico. Ovviamente di moda per i più raffinati.
Andature che si rifanno al passus dei legionari dell'antica Roma, un passo lungo circa un metro e mezzo se considerato come misura lineare ma che in realtà si riferisce a due passi di circa 75 centimetri: sinistro, destro. sinistro. Così le legioni coprivano più di 30 chilometri al giorno, in 6/7 ore di marcia. Assai più lento e cadenzato il passo nella Legione Straniera francese, adatto alla marcia sulla sabbia del deserto con temperature torride. La stessa naturale andatura dei nostri alpini: contadini, boscaioli e pastori abituati alle asperità della montagna.
Gente che partiva con il buio e tornava con il buio: poco tempo per il riposo e poche ore per gli affetti famigliari. Le calzature erano tutt'altro che anatomiche: sgalmare, dambre o rozzi scarponi che procuravano calli e duroni e solo l'acqua di una fontana o un duro giaciglio potevano stemperare la fatica. Negli anni cinquanta, per strada si cantava "... andava a piedi da Lodi a Milano per incontrare la bella Gigogin".
Esauritasi la Grande
guerra, ne seguì un'altra e speriamo rimarrà anche l'ultima (almeno nella vecchia e civile Europa). Ai fanti del Regio Esercito si congelavano e massacravano i piedi a causa di calzature vergognosamente inadeguate allo scopo a causa di interessi e organizzazioni logistiche approssimative. Ancora tanta strada a piedi per tornare alla casa lontana e tanti altri ancora per cercare lavoro e tornare a vivere.
Ancora sacrifici, tanto sudore e ancora camminare, camminare, camminare fino a quando si cominciò vedere qualche bicicletta. Coloro che a quel tempo erano giovani ne conoscono il seguito e i giovani di oggi lo immagineranno, forse. Ora le scarpe sono diventate meno dure e qualche sgalmara ² sarà ancora appesa ai muri di qualche museo della civiltà contadina.
Sembrerà strano ma a volte la storia si ripete, magari rivista e aggiornata. Dopo cinquant'anni la gente ha ricominciato a camminare, non più per necessità ma per sport, per divertimento, per smaltire i grassi superflui. Ancora tanti passi. Per giovani e meno giovani per tonificare i muscoli e perché si dice sia tutta salute! Almeno un'ora al giorno. Urban-trekking, footing, walking, termini alla moda, emancipazione lessicale
per dire semplicemente camminare e qualche volta correre.
Sul Cammino Fogazzaro-Roi in zona Colzè (Vi) Proliferano manifestazioni e associazioni podistiche, a sicuro vantaggio anche per il giro d'affari dell'indotto: bastoncini di carbonio con punte intercambiabili, tessuti traspiranti, integratori alimentari, cardiofrequenzimetri, suole morbide, tacchi arrotondati e via…di questo passo.
Non c'è migliore vizio che camminare dicono i guru del settore. Camminare allunga la vita, continuano a ripeterci, fa bene al cuore, ai muscoli e alla mente. E allora gambe in spalla e passi lunghi e ben distesi! Possibilmente lontani da marciapiedi e bordi strada saturi di gas mefitici diffusi da frettolose auto e rombanti motociclisti.
La selvaggia Val Canale che scende dal M. Pasubio
L’ALTA VAL LEOGRA
Fu in una primavera inoltrata che ebbi occasione di percorrere la tortuosa Via dell’acqua
che segue l’alto corso del torrente Leogra che nasce dal Monte Pasubio ove sembra si formi nella selvaggia Val Canale. Scendendo a valle si arriva alla prima contrada, la Bariola di Sant’Antonio e più giù Valli del Pasubio e dove in caso di abbondanti piogge il Leogra diventa quasi un fiume e la valle si apre alla città di Schio. Il sentiero scende passando accanto a visibili resti di antichi mulini. Fu questa occasione ad appassionarmi all’idea di andare alla scoperta di altri mulini che ricordavo di avere notato distrattamente durante altri viaggi ed escursioni in contrade vicine e altre meno, alcune note e altre dimenticate. E’ da tempo che rimando e perciò domani