Perché i colpi di calore possono danneggiare gravemente il fegato

L'allerta

Perché i colpi di calore possono danneggiare gravemente il fegato

Se reni, polmoni, cuore e cervello hanno maggiori meccanismi di resistenza, il fegato è tra gli organi più sensibili alla temperatura corporea estremamente alta

Daniele Particelli

Ogni anno, con l'inizio della stagione più calda, le autorità sanitarie italiana cominciano a diffondere le guide e i vademecum per proteggersi dal caldo, riconoscere i sintomi delle ondate di calore e vivere un'estate in piena sicurezza. L'Istituto Superiore di Sanità anche quest'anno ha messo nero su bianco i possibili rischi dei colpi di calore che possono verificarsi in concomitanza di temperatura superiore ai 35 gradi, ridotta ventilazione ed elevata umidità. In questi casi il nostro organismo non è in grado di disperdere il calore in eccesso tramite la sudorazione e mantenere così una temperatura corporea intorno ai 37 gradi.

Perché i colpi di calore possono danneggiare gravemente il fegato

Debolezza, abbassamento della pressione arteriosa, gonfiore ai piedi e alle caviglie e disidratazione sono i primi e più comuni sintomi dei colpi di calore. La situazione può precipitare in breve tempo, soprattutto nei soggetti più fragili, con nausea e vomito, crampi, vertigini, mal di testa e progressiva perdita di lucidità e disorientamento. Nei casi più gravi possono verificarsi collasso e un’improvvisa perdita di coscienza che può provocare anche gravi danni agli organi interni, dai reni ai polmoni, dal cuore al cervello e al fegato.

Il rischio di danni irreversibili al fegato

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Se reni, polmoni, cuore e cervello hanno maggiori meccanismi di resistenza, il fegato è tra gli organi più sensibili alla temperatura corporea estremamente alta. Renato Romagnoli, direttore del Centro trapianto di fegato e neo-direttore del dipartimento Trapianti della Città della salute di Torino, ha sottolineato che in queste condizioni estreme "il fegato purtroppo può andare incontro a fenomeni di necrosi epatica massiva" che rischiano di rendere necessario un trapianto per salvare la vita al soggetto colpito.

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La cronaca recente ha confermato quanto sostenuto dal professor Romagnoli, quando una ragazza di 26 anni è stata colta da malore nei pressi di casa sua in campagna durante una mattina di sole rovente. Rinvenuta in stato di incoscienza, la giovane è stata portata in urgenza presso l’ospedale di Verduno con una temperatura interna di 41 gradi, compatibile col colpo di calore. A quel punto, ha spiegato una nota della Città della Salute di Torino, nonostante i tentativi di raffreddare il corpo e impedire la letale progressione verso l'insufficienza multi-organo, la situazione del fegato è andata progressivamente peggiorando, configurando rapidamente un quadro di severa insufficienza epatica in evoluzione fulminante.

Appena 12 ore dopo il ricovero in ospedale il danno al fegato era irreversibile e l'unico modo per salvare la vita della giovane è stato un trapianto del fegato: dopo un intervento chirurgico durato 8 ore, le condizioni della paziente sono iniziate a migliorare nei giorni successivi.

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