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Ma chi me lo fa fare? Come il lavoro ci ha illuso: la fine dell'incantesimo

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È PROPRIO VERO CHE SE AMIAMO IL NOSTRO LAVORO NON LAVOREREMO MAI UN GIORNO NELLA NOSTRA VITA O SIAMO SOTTO L’EFFETTO DI UN INCANTESIMO?
“ Oggi sembra impossibile fare del lavoro – che è diventato una vera e propria tortura di massa – uno strumento di educazione al vivere comune. Eppure è una delle poche strade rimaste per non autodistruggerci in una manciata di anni. Ma per dare nuova dignità al lavoro, bisogna cominciare con il metterlo seriamente in discussione. ”
Efficienti, dinamici, creativi. Ma sovraccarichi, avviliti, depressi. Stanchissimi.  Pieni di lavoro. Divisi fra call, impegni familiari e pubbliche relazioni, la luce blu degli smartphone che ci illumina il viso, la notte. Oppressi dal lavoro ma anche del lavoro innamorati , rapiti, vittime di una sindrome di Stoccolma aziendale. Perché oggi il lavoro è tutto e tutto è lavoro.

Eppure, mai come oggi, la sensazione è che questo lavoro non basti . Mai come oggi, in un mondo post-pandemico che continua a cantare le magnifiche sorti del neoliberismo, lavorare è sembrato altrettanto privo di senso. Una domanda spettrale, allora, ha cominciato ad aggirarsi fra ma chi me lo fa fare? Chi me lo fa fare di continuare a credere che il lavoro dei sogni arriverà e non mi sembrerà nemmeno più di lavorare? Chi me lo fa fare di continuare a pensare che se mi impegno, prima o poi ce la farò? Chi me lo fa fare di ritenere che non esista un’alternativa?
Attraverso esplorazioni storiche e accurate ricognizioni del presente, Maura Gancitano e Andrea Colamedici ci spingono a riflettere sulle origini e gli sviluppi di un concetto, quello di lavoro, sfaccettato e controverso, mettendone in luce i legami con ciò che abbiamo di più sacro, come la religione o la moralità. Ma ci invitano anche a ribaltare la prospettiva sulle retoriche del privilegio o del merito . E soprattutto ci spingono a una soluzione, un mondo in cui sia possibile cambiare.  
Ma chi me lo fa fare?  diventa allora un atto d’amore verso la nostra finitezza e umanità, verso la nostra stanchezza e la nostra voglia di resistere. Una coraggiosa presa di coscienza per capire finalmente che il lavoro – per quello che oggi l’abbiamo fatto diventare – è una trappola, una a cui dobbiamo a tutti i costi sottrarci.
Ma magari a passo di danza.

181 pages, Kindle Edition

Published March 21, 2023

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About the author

Maura Gancitano

22 books2,917 followers
MAURA GANCITANO è nata a Mazara del Vallo nel 1985. Ha pubblicato racconti e poesie e il saggio Igiene e cosmesi naturale (Il Leone Verde, 2013). Insieme ad Andrea Colamedici, con cui tiene seminari di filosofia e ricerca interiore, ha tradotto i libri di Stanislav Grof La nuova psicologia e Psicologia del futuro, Tantric Sex di E.J. e Cybele Gold e I Tarocchi dei Gatti di Alejandro Jodorowsky. Con Andrea Colamedici ha scritto Tu non sei dio (Tlon 2016).

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Profile Image for Grazia.
456 reviews196 followers
May 22, 2023
Il cimitero è pieno di persone indispensabili

Ricordo ancora quando uno dei miei primi responsabili, vedendomi evidentemente troppo compresa nel ruolo, troppo ansiosa, troppo coinvolta, mi spinse a riflettere attraverso questa provocazione.

Mi ero appena laureata e stavo vivendo gli entusiasmi e le sensazioni che l'essermi resa economicamente indipendente dalla famiglia d'origine, mi produceva. Inoltre ero in un ambiente giovane e stimolante in cui si faceva ma, a mio percepire, soprattutto si imparava.

Sono passati (ahimè) tanti anni da allora e ho cambiato anche diversi lavori. Ma il mettere entusiasmo in quello che faccio, il dover provare interesse, è una caratteristica che mi ha sempre accompagnato. È quella necessità di dare un senso al tempo che baratti per lo stipendio che in una qualche maniera rende sopportabile il meccanismo.

Ma ora, che ho accumulato qualche anno in più sulle spalle, ho bisogno di amplificare il senso. Un modo è sicuramente leggere. Ma sto trovando tanti modi alternativi che qualche anno fa non avrei neanche preso in considerazione. E quasi tutti passano per il concetto di cura.

Condivido quindi l'interessante chiusa di Gancitano e Colamedici


"Lavoriamo, sì, ma per prenderci cura dello spazio che condividiamo. Diamo più valore al lavoro di cura che a quello di invenzione. Occupiamoci di sostenere e tutelare l’esistente e diamo meno importanza alla generazione del non ancora esistente, dietro cui si nasconde l’insensata speranza di una futura rivelazione del senso. Impegniamoci per un progresso che sia finalizzato alla manifestazione della natura, e non alla sua sottomissione."


Può tracciare una direzione per uscire dalle insidiose trappole della società della performance di cui tutti, volenti o nolenti, facciamo parte.
Profile Image for Valeria Crescenzi.
Author 2 books8 followers
April 6, 2023
Un libro da leggere con l'evidenziatore, per sottolineare gli spunti e lasciar decantare i pensieri. E magari cambiare rotta. Un invito a cambiare punto di vista sul lavoro, troppo spesso considerato l'unica via per dare un senso alla nostra esistenza.
Profile Image for Alfiero  Santarelli.
124 reviews6 followers
April 7, 2023
Punto di vista molto interessante (non so dire se giusto, perché non c'è contraddittorio) e che riesce a congiungere vari punti sul perché lavorare, sul senso del lavoro, sul suo impatto a livello di classe sociale, sul desiderio come motore del lavoro. Lo appesantiscono i tanti riferimenti a studiosi di cui forse è anche un compendio o Bignami ("come dice tizio" "la dottoressa Caio commentava", almeno una volta ogni due pagine). In alcuni passaggi mi puzzava di moralismo, ma forse è inevitabile data l'impronta filosofica degli autori.

L'impronta marxista mi sembra fortissima e verso metà sembra portare la narrazione un po' fuori tema. In ogni caso un testo ricco di stimoli su un tema attuale, che ho finito in pochi giorni.

Merita di essere citata una frase micidiale: "Il lavoro - così come la abbiamo impostato nella nostra società -... è il tentativo disperato di produrre un senso nel modo peggiore possibile: annullando la relazione e puntando tutto sull'elaborazione della materia... convinti che prima o poi, di traguardo in traguardo, di task in task, qualcosa spunterà fuori".
Profile Image for Chiara Marchetti.
6 reviews1 follower
April 29, 2023
Forse questa lettura non cambierà la vita di nessuno, ma posso dire che ne avevo bisogno. Un’analisi del nostro rapporto col lavoro che diventa lo spazio per parlare di economia e di società. Molte delle cose scritte possono essere già note o sentite, ma ho trovato tante argomentazioni costruttive e interessanti, sulle quali meriterebbe continuare ad alimentare un dibattito non solo generazionale ma collettivo. Si deve pur partire da qualcosa per cambiare pian piano le nostre scelte e forse questo libro può essere uno dei tanti piccoli mattoncini individuali per stimolare questa riflessione.
Profile Image for Daniela - The Flare D.
39 reviews4 followers
August 1, 2023
Il libro affronta il tema del rapporto col lavoro nel contesto odierno, dove vige la cultura della performance e della iper produttività responsabili di burn out e incapacità di trovare un equilibrio tra tempo lavorativo e tempo personale. I due autorə offrono un testo molto ben scritto, scorrevole, con molte fonti di rilievo nonché autorevoli e una ricca bibliografia, a tratti pieno di riflessioni interessanti e molto concrete. Tuttavia il libro in più punti scivola in luoghi comuni (anche un po’ datati) e in un pessimismo distruttivo disconnesso con la realtà, incapace di dare al lettore una chiara visione di dove si voglia andare a parare. A parte la provocatoria riflessione su “come mollare la presa” come (unica) alternativa al sistema lavorativo odierno, il libro sembra annaspare nell’individuare soluzioni efficaci e nel condividere punti di vista illuminanti.
Profile Image for Giulia Giurbino.
1 review4 followers
April 1, 2023
Hanno dato parole e conoscenze a ciò che pensavo da un po’.
Illuminante: luce essenziale per continuare il cammino quotidiano, che forse non è un cammino ma uno stare distesi su un prato a guardare gli animali brucare l’erba.
Profile Image for Giordana.
106 reviews12 followers
May 15, 2023
“Parte del lavoro è diventato il farsi vedere rapiti dalle mansioni, con la giornata stracolma di cose da fare.
Questo satura ogni possibile spazio libero per coltivare l’ozio, la quiete e la meraviglia.”
Profile Image for Mighty Aphrodite.
410 reviews25 followers
July 1, 2024
Il saggio raccoglie lo spirito dei tempi in cui viviamo, tempi in cui il lavoro ha smesso di rappresentare tutto per i lavoratori, almeno all’interno di una dimensione spirituale e privata, difficile da salvaguardare in un mondo sempre più pervasivo, la cui voce si insinua in noi in ogni momento.

La patina dorata che avvolgeva il lavoro e le grandi compagnie pronte a definirsi una famiglia, piene di soffocanti open space e rituali utili solo a imprigionare ancor di più il lavoratore nelle maglie di una organizzazione per nulla a misura d’uomo sta cominciando a dissolversi ed è sempre più facile per i giovani sbirciare dietro quella maschera e scoprire il mostro che pensavamo potesse trovarsi solo sotto il nostro letto.

C’è dunque ormai una sana disaffezione per il lavoro, il desiderio di non cedere ogni nostra risorsa personale alla macchina del capitalismo e al consumismo che ne deriva e del quale siamo completamente imbevuti. Vogliamo tirarci fuori da questo gioco al massacro che ci spinge a credere che più facciamo e più valiamo, più siamo impegnati, stanchi e sopraffatti, più gli altri ci rispetteranno, ci riconosceranno come parte della loro stessa realtà.

Ma come desistere? Come fare un passo indietro? Come riacquistare la consapevolezza del significato del tempo che viviamo, di quello che sprechiamo, delle azioni che compiamo ogni giorno per rimanere umani?

Continua a leggere qui: https://parlaredilibri.wordpress.com/...
Profile Image for Simona Vasaturo.
13 reviews
April 8, 2023
Ci sono cose di cui siamo inconsapevolmente a conoscenza e che decidiamo coscientemente di non vedere. Questo perché ci sentiamo spesso soli ad individuare delle falle nei grandi meccanismi regolatori delle nostre vite.
Ad esempio, il lavoro.

Perché lavoriamo così duramente da riuscire a stento a goderne i frutti? Qual è l’obiettivo finale? E perché non può essere solo accumulare patrimonio?

Questo libro è il collega che la vede come te e non ha paura di dirtelo.
Cosa puoi fare della tua vita per non arrivare a credere di averla sprecata senza una ragione?

Ora che non puoi più far finta di nulla, cosa farai? Proverai a dare una risposta all’ultima domanda?
Profile Image for Giulia Papalia.
291 reviews67 followers
April 25, 2023
Negli ultimi tempi abbiamo molto sentito parlare di #quittok, il trend portato avanti dai millennials che si filmano mentre si licenziano da lavoro. Il senso dell’hashtag è una critica al mondo del lavoro odierno, che spinge allo stremo, spreme,
annulla l’individuo in nome del bene della famiglia che sarebbe l’azienda, del profitto, della gloria, della promessa di una promozione o della minaccia di un mancato rinnovo o demansionamento; il senso che è passato su parecchie testate giornalistiche è “In che guai si sono messi questi millennials mostrandosi in questa azione? Chi li vorrà assumere al netto di questi video?”. Presto detto che in questa riflessione rientra tutta la logica del lavoro attuale, non ci si chiede cosa abbia portato in burnout una generazione intera e come il mondo del lavoro potrebbe cambiare per offrire delle condizioni vivibili e non alienanti, ma ci si indigna per lo scempio di rifiutare una condizione che peraltro li rende privilegiati.
Il lavoro non deve essere un privilegio, la cui etimologia dal latino è “legge per il singolo”: questo porta alla distopica visione di essere degli eletti, e che in quanto tali, addirittura si debba ripagare il grande dono riservatoci. Ecco che la dipendente di Twitter dorme sul pavimento del suo ufficio, che si lavora da casa, che si lavora in malattia, che togliamo tempo a ciò che siamo veramente per identificarci con la nostra mansione. Ecco che la famiglia aziendale di cui si parlava prima diventa la reale famiglia - quella che ci siamo scelti non la frequentiamo se non nelle ore notturne, che dedichiamo a dormire oppure a controllare le ultime mail da inviare. Ecco che facciamo sempre più di quello che saremmo tenuti a fare, perché fare il nostro a questo punto diventa una prova di svogliatezza, di ozio. Lo diceva Pietro Minto in Come annoiarsi meglio, che l’ozio non è concesso, che ora vanno monetizzate anche le passioni e l’idea di prendersi del tempo per azioni disinteressate è considerato assurdo, non produttivo, inutile. Ecco che i colpevoli sono i lavoratori esauriti, perché la vita va così, se hai delle spese devi lavorare e ringrazia che hai un lavoro perché c’è anche chi non ce l’ha o che viene schiavizzato, pure, perché non ci si può permettere di esaurirsi, esaurirsi è da deboli, svogliati, oziosi, scansafatiche che causano una battuta d’arresto alla produttività innescando un domino di problemi che quindi derivano tutti dal lavoratore esaurito.
Il primo articolo della Costituzione italiana dice “L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.” Il lavoro di cui si parlava nel ‘47 non era certo un lavoro sottopagato e vessante nei confronti dell’individuo: era un’idea di lavoro ricco di dignità, immaginata da donne e uomini che avevano fatto la Resistenza e che vi vedevano all’interno un intento comunitario, solidale, di arricchimento per sé stessi e gli altri.
Quando però il popolo viene impegnato h24 a pensare a come realizzare le aspettative di un datore opprimente, la sovranità non gli appartiene più. Non ne ha tempo, non ne ha più le forze.
Del resto, quando per promuovere un’iniziativa commerciale si mettono a paragone la Resistenza e la Liberazione con lo shopping il 25 aprile, sancendo così l’interiorizzazione dello svilimento del fondamento della nostra democrazia, significa che molti di quei valori si sono cancellati nella nostra quotidianità.

«Ma da fuori non si vede, da fuori non si sente
La gente non capisce e spesso, se non sempre, fraintende
Chiudi gli occhi e vai, vai
Chiudi gli occhi e vai, vai»
Profile Image for Carlotta Micale.
287 reviews7 followers
June 10, 2023
Colamedici e Gancitano usano gli strumenti della filosofia e della sociologia per creare sempre analisi molto accurate della realtà che ci circonda; è il caso anche di "ma chi me lo fa fare?". Ritengo che questo libro sia molto importante per analizzare come la società di oggi ci abbia "fregati" nell'ideale che il lavoro sia tutto. Ci fa capire come siamo arrivati a questo punto e perchè, e forse riesce anche ad offrire una minima speranza di cambiamento. Lavorare è necessario, ma perchè lo è? Personalmente ho trovato molte risposte in questo libro, a domande che nemmeno sapevo di pormi, ma che si traducevano in una crescente insoddisfazione verso il lavoro, la vita e tutto quanto.
Il paradosso è che ho letto questo libro in ferie. Sono tornata e mi sono dimessa.
Non credo che il libro sia stato il motore assoluto verso questa decisione, ma ritengo che sia stato fondamentale per farmi agire in questa decisione che era già maturata dentro di me. "Ma chi me lo fa fare?" ha legittimato e spiegato la mia crescente insoddisfazione e le mie riflessioni sullo schiavismo moderno e sulle catene del capitalismo.
Insieme a "La società della performance" dei medesimi autori e a "come fare per avere più tempo?" di Oliver Burkeman, la mia consapevolezza verso questi temi e sul come voglio agire nel mondo è cresciuta. Buona fioritura a tutti.
Profile Image for Simona Calò.
413 reviews13 followers
December 28, 2023
La passione che tanta gente mette nel proprio lavoro io l'ho impiegata per schivarlo con forza e proteggere il mio tesoro più prezioso, il tempo per fiorire e dare sfogo a quello che mi piace. Mi sono portata addosso molta stigmatizzazione per questo atteggiamento e solo negli ultimi anni ho capito di non essere una scansafatiche in un mondo di persone operose. Questo libro è stato la parola definitiva su questo sentire che mi caratterizza da tutta una vita, un grande respiro di sollievo e un'accurata analisi di quella che da migliaia di anni è l'attività umana per eccellenza.
Come gli altri saggi di Tlon letti finora, un connubio equilibrato tra accessibile e profondo, adatto a tutti e capace di insegnare altrettanto. Una disamina feroce ma armata di soluzioni, che parte dalla nascita della moderna concezione di lavoro, prosegue con le implicazioni della classe sociale, la salute mentale, i diritti sindacali, gli stipendi, la crisi globale, la deriva di un capitalismo vicino a implodere su se stesso e inghiottire esistenze, sogni, comunità, relazioni.
Filosofico e contemporaneo, non si arrende al disfattismo degli odierni dibattiti sul tema, ma riscrive i concetti da cui partire, lo sguardo nuovo con cui bilanciare necessità economiche ed esistenziali.
Utilissimo, per tutti.
Profile Image for Maria Pia.
86 reviews3 followers
July 20, 2023
Mi è piaciuto abbastanza, molti spunti, molte emozioni condivise su una società capitalistica asfissiante. Lavorare, lavorare, lavorare. Ma per cosa? Non è proposta una diserzione al lavoro, piuttosto Gancitano e Colamedici sottolineano l’importanza di riprendere, e ritagliare e ridefinire, spazi che, ad oggi, non hanno più margini nella logica della competitività estrema e della produzione costante.

Il lavoro significa anche imparare ad essere nell’esistenza. E i rapporti umani, il tessuto sociale si sono ormai persi.

Non ho trovato peró questo testo pienamente “espresso”. È come se, per certi concetti, certe idee, prospettive… bisognasse darsi più tempo. Ho provato questo senso di fretta in alcuni passaggi.

Profile Image for Alessia Cito.
10 reviews2 followers
April 20, 2023
Non metto una stella perché credo che possa comunque essere uno spunto interessante per chi si avvicina a questi temi per la prima volta. Credo però che il lavoro di Gancitano e Colamedici qui non sia allo stesso livello delle loro pubblicazioni precedenti, oppure l'obiettivo di questo testo è quello di avvicinare un pubblico di non lettori. Non saprei. Non mi ha convinta molto
Profile Image for Marco.
122 reviews
May 15, 2023
Tema reale, varie riflessioni ampiamente condivisibili, ricostruzione storica parzialmente. Impronta eccessivamente catastrofista da fine del mondo che non serve a nulla se non a spingere alla rassegnazione: infatti, il capitolo conclusivo che nelle intenzioni vorrebbe dare un'alternativa è alla fine riassumibile nel concetto "cercate di non stressarvi"
Profile Image for Sylvia Green.
230 reviews23 followers
September 21, 2023
Un po' avevo bisogno di un libro relativamente breve, dopo Breve storia di quasi tutto; e un po', siccome sono alle mie prime esperienze lavorative, mi piacerebbe in un certo senso "partire con il piede giusto"; e quindi questo audiolibro di Colamedici e Gancitano, che tra l'altro avevo visto consigliato da Cimdrp su Instagram, sembrava una buona idea.
Per il primo scopo, direi che ha funzionato; per il secondo... devo ammettere che ho ancora le idee un po' confuse.

Alcune cose di questo libro mi sono sembrate scontate, e se sono scontate per me che ho appena un anno di esperienza lavorativa, mi sembra assurdo che sia il caso di dirle. Per esempio, che il detto "se fai il lavoro che ami, non lavorerai un giorno della tua vita" sia insensato, mi sembra ovvio, dato che prima o poi ti capiterà comunque di non avere voglia di fare quella cosa, ma dovrai farla lo stesso per mangiare tre volte al giorno. Così come per me è ovvio che l'idea di cercare la realizzazione in un lavoro amato sia fallimentare, perché sono pochissimi i lavori che veramente ti fanno sentire "realizzata", e spesso peraltro sono svolti da volontari non pagati.

Altri aspetti, invece, mi hanno colpito e interessato, e avrei voluto che venissero approfonditi molto di più di quanto effettivamente sia successo; tra gli altri, il divario salariale, il valore del lavoro in nero, la nascita del neoliberismo, il discorso dei lavori inutili o l'immoralità delle persone ricche. L'impressione che ho avuto è che, a differenza delle precedenti, queste cose fossero invece "scontate" per gli autori, e che quindi non ci fosse bisogno di dedicare un capitolo o anche di più a ciascuno di questi temi, ma fosse sufficiente citarle, magari con qualche lavoro di bibliografia, e lasciare che chi ne sapesse poco approfondisse su altri libri.

Altri aspetti ancora, purtroppo devo dirlo, mi sono sembrati poco interessanti e anche poco attinenti al discorso generale del libro; primi fra tutti l'importanza della noia e la desessualizzazione del desiderio, che mi sono parsi i classici discorsi tipici del manuale filosofico stereotipato con tanta astrazione e pochissima concretezza.

E altri punti ancora invece mi hanno molto colpito, perché descrivevano situazioni in cui mi ritrovo in primissima persona, ma poi traevano conclusioni che io personalmente non sentivo, e quindi: sono un'eccezione, oppure conosco troppo poco il mondo del lavoro per vederlo?
Per esempio: Multinazionali che in cambio di uno status symbol di uno zainetto brandizzato offrono insensatezza, ipercompetizione, diritti sindacali inesistenti e richiedono disponibilità temporale infinita. Io lavoro in una multinazionale che mi ha dato lo zainetto brandizzato, che riconosco di aver trattato, nella mia mente, come uno status symbol; ma quindi mi offrono insensatezza, ipercompetizione, diritti sindacali inesistenti e zero tempo libero? Oppure: E' tutto un grande open space, e si palesa una sensazione di controllo e una grande ansia diffusa nella popolazione aziendale. Io lavoro in un open space; quindi c'è ansia diffusa nella mia azienda? C'è la sensazione di controllo? Oppure il discorso sul workism, il culto dello straordinario: io lavoro in consulenza, che è un settore famoso per gli straordinari non pagati; quindi c'è il workism nella mia azienda?

Insomma, è difficile per me dare un parere conclusivo sul libro nella sua totalità: penso che possa essere visto come una sorta di trampolino, che vuole toccare tutto senza approfondire niente, e da cui ognuno può prendere quello che vuole e proseguire il discorso autonomamente, in base a quello che l'ha più colpito.

Aggiungo in conclusione una parentesi dedicata ai discorsi del tempo libero: sebbene possano sembrare solo tangenzialmente collegati al lavoro, secondo gli autori siamo talmente immersi nelle logiche della produttività e della competizione che finiamo per trattare anche il nostro tempo libero come un lavoro. Ho trovato questo discorso molto pertinente e interessante, anche se alcune argomentazioni per questa tesi non le ho trovate granché solide, come il discorso sul binge watching (che diventa un lavoro per Netflix se ti privi delle tue ore di sonno perché devi guardare la serie) o quello per cui sui social bisogna mostrarsi sempre pieni di cose da fare anche nel proprio tempo libero perché bisogna sembrare "produttivi": secondo me non stanno in piedi, perché la pressione degli altri sui social, per quanto forte, secondo me non raggiunge quella di un datore di lavoro il cui stipendio decide se pagherai l'affitto questo mese oppure no.
Credo però alla fine di aver capito quello che intendono dire gli autori in merito a questo tema, e lo trovo talmente giusto e importante da volerlo ripetere qui: il tempo libero è tale se inizi a fare una cosa perché ne hai voglia, continui finché ne hai voglia e smetti quando non hai più voglia; ma se il tuo tempo libero diventa un incastro di slot, per cui fai cosa X dalle 9:30 alle 10:30 e cosa Y dalle 10:30 alle 11:30, allora se ti rompi le palle di cosa X alle 10 cosa fai, continui fino alle 10:30 perché devi? Oppure, se al contrario cosa X ti prende fino alle 11, sei in ritardo? E su cosa, su una tabella di marcia auto-imposta secondo la quale dedichi a ciascuna attività un tempo prefissato, e guai a sgarrare? Perché così sì che diventa un lavoro...
Profile Image for Luca Maffezzoli.
56 reviews8 followers
July 28, 2023
“stay angry, stay ghoulish”

un libro che apre gli occhi su molte questioni
Profile Image for Francesco Curto.
91 reviews2 followers
March 26, 2023
Il lavoro nella retorica neoliberista del "se vuoi puoi" dovrebbe essere l' attività attraverso la quale ci si può emancipare a prescindere dalla classe sociale di appartenenza. Chi ozia per converso è colpevole, il capro espiatorio della modernità. A ben guardare anche il tempo libero, nella società della performance, rientra nelle logiche del lavoro. Produci, consuma e crepa. Questo sembra essere il mantra della religione del lavoro. Da anni la politica occidentale, anche di sinistra, ha sposato il pensiero di Margaret Thatcher, condensato nell' acronimo TINA: "There is no alternative". Il problema è che ne va della felicità delle persone. Etimologicamente felice significa "fertile". Se il lavoro non rientra quindi nell' orizzonte di senso delle persone ecco che avremo sempre più persone infelici. Addirittura chi fa della propria passione un lavoro pare oggi essere infelice, sottomettendo la propria inclinazione, da asceta intramondano, alla dittatura della valutazione e del numero. Invece della realizzazione si assiste a sempre più persone che vanno in burnout e finiscono per odiare quella che era un tempo la loro passione. Il lavoro non è però sempre stato inteso così nella storia e non è detto che la storia debba continuare ad essere questa. Il semplice fatto che ci si ponga il problema apre già uno scenario diverso.
Profile Image for Sara Mor.
26 reviews1 follower
July 25, 2023
Libro molto scorrevole, che ti sbatte in faccia il vero volto del lavoro. Centinaia di spunti su cui riflettere ed una conclusione, riappropriarsi del lavoro come spazio pubblico di socialità relazioni e scambio, al fine di riuscire a salvarsi dal sistema alienante in cui viviamo e in cui tutti ci ritroviamo sebbene in varie forme. Tanta storia e dettagli, riferimenti su come l'idea di lavoro è evoluta nei secoli, ma anche tanta attualità in cui immediatamente ci si rispecchia, amaramente.
Profile Image for Carolina Ramos.
90 reviews3 followers
August 28, 2023
È difficile scrivere questa recensione perché è stato un libro importante per me, molto pertinente, attuale e critico. La scoperta dei TLON mi ha fatto entrare un po' di più nel mondo della politica, del femminismo, del socialismo e del lavoro. Sono andata a vedere la presentazione di questo libro a Verona e tutto quello che hanno detto è risuonato dentro di me.

Già da un po' che mi domandavo sul lavoro, come è visto, quanto è chiesto dai lavoratori, le mentalità diverse a riguardo. Con questo libro però mi sono tuffata bene a fondo in tutte queste riflessioni. Ho segnato tante pagine, ma in realtà vorrei segnarmi tutto e condividerlo con altre persone. Prima di tutto, è un libro estremamente bene fatto, perché si vede il grande lavoro di ricerca che c'è dietro. Gli autori citano tanti altri studi, spiegando però con le loro parole cosa difendono e usandoli come base alla loro narrativa. Ma non si limitano a presentare altre teorie, lasciano invece la loro opinione ben chiara e la loro tesi bellissimamente difesa. Poi, il libro è anche organizzato molto bene e esplora tanti sub temi collegati al lavoro, includendo ad esempio una prospettiva storica del lavoro, come ha evoluto questo concetto, e da tanti esempi molto curiosi che arricchiscono il libro. Integra anche ovviamente il femminismo parlando innanzitutto della costruzione della donna che rimane a casa e si occupa dal lavoro domestico (perché chi altro deve farlo?), non essendo stipendiata, e di come questo è stato molto utile per l'economia. Esplora pure i giorni di oggi, essendo molto provocatorio, o meglio, ci sfidando a riflettere e agire nel modo in cui ci pare più giusto per noi, e non per il nostro posto di lavoro, cappi, etc., visto che il lavoro non è il centro della vita né quello che ci attribuisce una identità. Di più, il testo è scritto in un modo molto accessibile (non sono italiana e ho capito tutto) e chiaro.

Tanti tanti complimenti, una riflessione come questa ci serviva.
Riassumendo, è un libro che racconta con tutte le  parole giuste quello che pensavamo già e quello dove non c'eravamo ancora arrivati, ma che però ha tantissimo senso...Verso la fine ci propongono di trovare un equilibrio tra vita attiva e vita contemplativa, e mi pare un buon finale.

Mi piacerebbe tantissimo che ci fosse una traduzione in portoghese...

Comincia bene con una citazione di Bertrand Russel: "Se fossi un medico, prescriverei una vacanza a qualsiasi paziente che consideri importante il suo lavoro." E poi ci sono tante altre citazioni incredibile:

"(...) l'immagine che il filosofo italiano Giuseppe Rensi utilizza in Contro il lavoro: se una conchiglia pensante emergesse per la prima volta alla superficie dal fondo dell'oceano, e sapesse di poter rimanere solo per pochi istanti al cospetto dell'universo immenso, non potrebbe mai dedicare quei pochi istanti al lavoro. Piuttosto, contemplerebbe il grandioso spettacolo che solo per un momento le si affaccia. L'essere umano, scriveva Rensi, non è altro che quella conchiglia emersa un momento sulla superficie della vita, che in un lampo scomparirà negli abissi. Per la maggior parte della storia umana, a lavorare sono stati contadini, schiavi, monaci di clausura o prigionieri, tendenzialmente per dovere, punizione o penitenza, e più di rado per amore di conoscenza o del potere. Si lavora per necessità o coercizione, quasi mai per scelta, molto raramente con alacrità, se non sotto lo sguardo dei padroni. In effetti il compito più grande e arduo del primo capitalismo industriale è stato proprio trasformare l'orientamento umano al lavoro, radicato nei ritmi organici delle stagioni; in uno fondato sulla disciplina temporale non umana del regime di fabbrica (...)"

"Oggi nessuno può davvero astenersi dal lavorare. Neanche essere ricchi protegge dall'obbligo al lavoro. Anzi: se storicamente l'astensione dalle attività lavorative è stata una conseguenza naturale della ricchezza, e il tempo libero cresceva proporzionalmente al denaro e al potere accumulati, oggi chi ha successo nella vita ha il dovere di mostrarsi sempre impegnato, pena lo svergognamento pubblico e il crollo di credibilità."

"La noia è un ingrediente essenziale del processo creativo, è quel momento in cui il tempo può dilatarsi e si può fare esperienza del vuoto, senza cadere nell'intrattenimento superficiale. Serve fare spazio all'attenzione contemplativa, che è molto diversa dallo stato di iperattenzione in cui viviamo oggi, che ci illude di essere attivi ma che ci vuota e ci tiene in una condizione di stanchezza cronica, sempre prossimi al burnout. (...) Come scrive Byung-Chul Han, se il sonno è il culmine del riposo fisico, la noia profonda è il culmine del riposo spirituale. Insomma: quando non sai che fare, prova a non fare niente."

"Oggi non possiamo chiedere al lavoro di offrire tutto il senso della vita. Non possiamo pretendere che definisca appieno la nostra identità, perché siamo complessi, mutevoli e abbiamo bisogno di strumenti molteplici per esprimere ciò che siamo."

"Non è un caso che, nel 1957, il premio Nobel per l'economia Gary Becker pubblicasse The Economics of Discrimination, in cui sosteneva l'efficacia della disparità salariale: senza i lavori gratuiti o sottopagati delle donne, il sistema economico non sarebbe stato sostenibile, quindi la discriminazione di genere andava difesa e compresa, a beneficio della sopravvivenza dell'economia di mercato.(...) già nel 1972 aveva sottolineato Mariarosa Dalla Costa, sostenendo che il lavoro domestico gratuito rappresentasse una forza lavoro sfruttata dal capitalismo a scopo di lucro. (...) Per l'ISTAT, le donne italiane detengono - insieme alle rumene - il primato europeo per quantità di tempo speso nei lavori di cura non retribuiti; non è un caso che il primato speculare sia detenuto dagli uomini italiani, che con i greci sono gli unici a occuparsi di lavoro non retribuito per meno di due ore al giorno."

"Quando nasci in una condizione di marginalità, ciò che devi cercare di fare è passare per una persona normale, senza dire niente della tua provenienza. Oppure, se sei fra quelli che sono riusciti a passare; puoi raccontare incessantemente la tua eccezionalità, il sogno che sei riuscita a costruire. La provenienza di classe è una colpa, una vergogna, oppure un trampolino da cui saltare ogni giorno, a seconda di come tu voglia costruire la tua narrazione. In ogni caso, la classe esiste: chi rimane per tutta la vita in una condizione di marginalità viene visto come inferiore, sporco, trasandato, inaffidabile, inadeguato, incapace di cambiare la propria vita. Un giudizio talvolta esplicito, ma più spesso nascosto. Lodare chi ce la fa a partire da una condizione di svantaggio significa, di riflesso, colpevolizzare chi in quello svantaggio (nella periferia, in fabbrica, nel quartiere difficile) è rimasto."

"Questa disinvoltura ha un lato oscuro: secondo Paul Kayhan Piff, le persone ricche sono più inclini a compiere azioni eticamente scorrette, per esempio non fermarsi sulle strisce pedonali per lasciar passare i pedoni oppure imbrogliare al gioco. È il motivo per cui si ricevono soprusi stradali più dai grossi SUV che dai pandini: di solito più è costoso e ingombrante il mezzo, più è arrogante il conducente. Accade proprio grazie alla disinvoltura, cioè all'abitudine a ritenersi al di sopra delle regole e all'idea di non aver bisogno delle altre persone, se non come maestranze. Di fronte a una potenziale perdita di tempo, per esempio, una persona abituata al privilegio cercherà dei modi per risparmiarlo senza considerare che sta saltando la fila o togliendo spazio a qualcuno, semplicemente perché è portata a pensare così, perché il suo tempo è più prezioso (...)"

"Si è diffuso un disprezzo reciproco all'interno della  società civile che rende difficile comprendersi, e questo è estremamente legato all'immobilità sociale: secondo David Graeber, la ragione per cui un elettore povero che vota un partito populista tende ad avercela più con gli intellettuali. L'élite culturale si è chiusa in se stessa, alimentando l'idea di essere depositaria dell'egemonia culturale, e ha manifestato un enorme disprezzo verso chi fa parte della classe povera, tanto da ricevere in cambio lo stesso disprezzo. Questa situazione è aggravata dal fatto che, come spiega Andrew Hood, senior economist presso l'Institute for Fiscal Studies di Londra, la ricchezza delle giovani generazioni dipende, molto più che per le generazioni precedenti, dai genitori. Se nasci ricco, potrai essere ricco; se nasci povero, è estremamente difficile che tu possa cambiare la tua situazione socioeconomica."

"Secondo la dottoressa Megan Sandel della Boston University School of Medicine, una casa sicura è come un vaccino: protegge letteralmente dalle malattie."

"(...) la tecnologia non libera affatto dal lavoro. Al contrario, è stata via via organizzata allo scopo di trovare modi per far lavorare tutti di più, anche attraverso la creazione di posti di lavoro inutili, in cui si svolgono compiti evidentemente superflui. Questa consapevolezza dell'inutilità della propria mansione produce un danno morale e spirituale profondo, «una cicatrice sull'anima collettiva». Alliger porta a questo proposito l'esempio tragicomico di un funzionario spagnolo che ha semplicemente smesso di presentarsi al lavoro; la sua assenza non è mai stata notata per vari anni, fino a quando il suo datore di lavoro ha cercato di assegnargli un premio per il lungo e onorato servizio, non trovandolo da nessuna parte. Insomma: siamo spesso costretti ad accorgerci di svolgere un'occupazione piena di niente, e questo è devastante (e divertente, ma solo a patto di essere molto sadici)."

"Come abbiamo visto, queste piattaforme spesso sono dominate da aziende statunitensi, e finiscono con il promuovere in Europa valori americani sovrascrivendo a quelli europei:  pongono appunto al centro l'individualismo e il mercato, a discapito di valori come la solidarietà e il benessere comune, e mettono la libertà di espressione prima della responsabilità e del rispetto per gli altri."

"Stiamo disimparando a lottare per i nostri diritti, e dobbiamo invece imparare ad assumere una postura efficace e conflittuale, anche perché sempre più spesso facciamo fatica a capire come e cosa desiderare. A differenza del motto Stay hungry, stay foolish, l'invito [Stay angry, stay ghoulish] a essere arrabbiati e mostruosi- vuole spingere le persone a non accettare passivamente le cose così come sono, ma a cercare di cambiarle senza farsi intimidire dalle sfide e dagli ostacoli, e in particolare dall'idea che ormai il mondo abbia assunto una certa forma immutabile."

"(...) come spiega Marx: specializzandosi in una singola porzione dell'immenso processo di sviluppo, il lavoratore perde il rapporto tra azione e produzione, tra lavoro e risultato, e diventa così alienato, ossia produce beni che non solo non gli appartengono, ma che gli sono perfino superiori, giacché la sua vita dipende da essi."

"L'ascensore sociale non è rotto: è che funziona solo con la tessera magnetica. Senza tessera, come in certi alberghi, si può scendere, ma non si può salire."
Profile Image for Nina.fernweh.
109 reviews10 followers
May 31, 2023
3.5 Con un maggiore approfondimento sarebbe stato ancora più interessante.
Profile Image for GONZA.
6,884 reviews113 followers
April 20, 2023
Gli autori proseguono in questo volume secondo me, quanto iniziato con "La societá della Performance" applicando al concetto di lavoro un'analisi dettagliata e sistematica dalla quale peró non ne esce (usciamo) affatto bene.
Per quanto non posso dire che quanto affermato dagli autori sia particolarmente nuovo o mai sentito a partire dai filosofi marxisti in poi, c'é da dire che la loro disamina é molto chiara e riesce a mostrarci questa perpetua ricerca di senso in un lavoro che tendenzialmente non ne ha, come quel mandala infernale che per certi versi é indubbio che sia.
Le domande che ci dovremmo porre lasciano peró quasi intravedere un barlume di speranza, quasi.
Profile Image for Anna Dalmonte.
47 reviews
April 8, 2024
Lo stile della mia tesi triennale: lista di spunti interessantissimi,su un tema interessantissimo, ciascuno ridotto a una paginetta scarsa, condita da tanti avverbi e un bel po’ di disfattismo per luoghi comuni.
Io avevo la scusa della consegna che spingeva e del pepe al culo delle pagine obbligatorie da scrivere, loro non so.
Profile Image for Anna Laura.
88 reviews2 followers
June 5, 2023
Interessante ma non mi ha convinta al 100%. Fa riflettere, ma non a sufficienza. Approfondisce, ma non a sufficienza. Propone soluzioni, ma non a sufficienza. Mi dispiace, perché solitamente apprezzo molto i libri di Gangitano e Colamedici.
Profile Image for Andrea Premoli.
133 reviews2 followers
March 17, 2024
Francamente fatico a capire la pioggia di recensioni positive: un libro piatto, pieno di livore e lamentele verso la società di oggi - comprensibili eh, ma senza mai proporre una via alternativa o una soluzione plausibile. Il risultato è un piagnisteo ben strutturato ma poco costruttivo.
Profile Image for Melissa Giannetta.
40 reviews1 follower
April 23, 2023
“Ma chi me lo fa fare?” è un libro di cui si sentiva il bisogno. Andrea Colamedici e Maura Gancitano entrano con grande coraggio dentro a un luogo (non solo) comune: il rapporto tra l’uomo e il suo lavoro non tanto come necessità, ma come paradossale forma di libertà invece che di mera liberazione, e quindi persino come status symbol.
Senza entrare nel simulacro del lavoro come diritto-dovere costituzionale e quindi senza cedere alla malia dell’idealismo, gli autori decostruiscono il fenomeno patologico del workaholism e la sua narrazione, attingendo a una arendtiana prospettiva di senso che destituisce il lavoro di ogni capacità di produrne. Capaci, con un’acrobazia storico-filosofica, di fare interagire questa prospettiva con un’analisi marxista della storia dei rapporti di produzione, riescono nella necessaria impresa di rompere l’incantesimo e mostrare che il re (cioè il dio lavoro) è nudo.
Pur non portando dentro alla propria analisi seri elementi di problematizzazione della prospettiva che assumono, riescono a levare - con questo libro e con la loro opera (ancora in senso arendtiano) - una voce altrettanto suadente nel mercato delle voci e quindi riescono a farsi udire da tutti, e a minare alla radice il senso comune, accompagnando a questa pedagogia una costante call to action (anche nel senso politico che l’azione nella Arendt assume) che rende la loro operazione qualcosa di più di una divagazione filosofica.
Profile Image for Alessia_i.
8 reviews
May 1, 2023
Averlo finito il primo maggio è un caso, o forse no.
Un illuminante saggio e lucida fotografia della realtà lavorativa del nostro paese. A Conferma di idee che tutti noi abbiamo ma a cui non abbiamo dato troppo peso perché, prima di questo saggio, non avevamo gli strumenti per interpretarle. Grazie Maura ed Andrea.
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