A una o a due mani, ruotando a trecentosessanta gradi su stesso o lanciando prima la palla contro il tabellone e poi tante altre combinazioni. Sono almeno una quindicina i modi conosciuti per farla.

Nell’ultimo All Star Game, Mac McClung ha addirittura saltato sopra quell’armadio a quattro ante il cui nome corrisponde a Shaquille O’Neal per poi chiudere l’esercizio in rovesciata.

Immagino che a questo punto avrete capito di cosa stiamo parlando: la schiacciata nel basket, il gesto atletico più spettacolare di questo sport, capace di mandare in visibilio tutto il palazzetto, tifosi avversari compresi.

E se negli anni Ottanta vedere un cestista compierla capitava abbastanza di rado, quasi sempre effettuata da giocatori sopra i due metri, con il passare degli anni le schiacciate sono diventate più comuni, anche se con modalità diverse. Ma il loro fascino è intramontabile.

La storia della schiacciata nel basket

La prima volta che è stata effettuata era il 1944, durante una partita di college a Philadelphia tra Temple e Oklahoma. Nelle fila di quest’ultima in quintetto c’era un certo Bob Kurland, un bianco di 213 centimetri di altezza, soprannominato Foothills (letteralmente “piedi della collina”).

E avvenne per caso, come lui stesso ha sempre ammesso. Un tiro sbagliato, la palla che rimbalza nei pressi del ferro e Kurland invece di prendere il rimbalzo decide di “affondare” la palla nella retina.

Da quel momento la schiacciata è diventata il tiro con la più alta percentuale di realizzazione sia nel campionato professionistico NBA che in quello universitario della NCAA.

Una curiosità però la troviamo nel 1967 quando il governo dello sport dei college la mise fuorilegge per arginare lo strapotere di un tale Kareen Abdul Jabbar che per tutta risposta si inventò letteralmente un nuovo tiro: il gancio cielo.

Che la schiacciata esalti il pubblico è fuori discussione, al punto tale che a Denver nel 1984, durante l’All Star Game fu istituito lo Slam Dunk Contest, appunto la sua gara. Ad aggiudicarsi il primo trofeo fu Larry Nance dei Phoenix Suns. L’anno successivo trionfò Dominique Wilkins degli Atlanta Hawks (che a fine carriera giocò anche in Italia con la maglia della Fortitudo Bologna) e quello dopo il suo compagno di squadra Spud Webb che entrò nella storia. Cosa lo rese così famoso? Semplice: era alto 168 centimetri.

Jordan, la storia nella storia

Tra i cestisti che hanno lasciato a bocca aperta per le loro schiacciate come non citare Doctor J, al secolo Julius Erving, il primo a mulinare le braccia per poi depositare nel cesto la palla a spicchi con una sola mano, ma anche a inventare la Tomahawk (con una mano portava la palla dietro la testa piegando i gomiti e poi la schiacciava con tutta la tua forza come se stesse tagliando la legna), Darryl Dawkins (a fine carriera anche lui in Italia con le maglie di Torino e Milano) che mandò in frantumi diversi tabelloni, oppure l’indimenticato Kobe Bryant (che peraltro vinse il trofeo nel 1997).

Ma la schiacciata per eccellenza, che probabilmente resterà negli occhi di tutti per sempre, è stata quella di Michael Jordan. Era il 7 febbraio del 1988 e Michael aveva soli 24 anni. Ebbene, quella sera staccò il piede del terzo tempo dalla lunetta, a 4 metri e 57 centimetri dal canestro e letteralmente volò all’altezza di 3 metri e 5 centimetri. Un gesto atletico che convinse la Nike a creare una linea di scarpe dedicate a lui, appunto le “Air Jordan”.

Se vuoi allenare la schiacciata nel basket

Ma senza essere un campione NBA come fare per allenarsi a schiacciare? Gli esercizi suggeriti sono molteplici. Per esempio iniziare con una palla più piccola in modo da prendere confidenza con “l’attrezzo” mentre si è in volo.

Importante è non concentrarsi solamente sul salto, bensì anche sull’atterraggio che deve avvenire sempre su due piedi. E per aumentare la propri elevazione ci si deve innanzitutto focalizzare sulle gambe per trovare maggiore forza ed esplosività.

Gli esercizi per guadagnare diversi centimetri sono il calf raise, gli squat, gli affondi e il wall sit. Ma non bastano solo muscoli potenti, importante è anche curare la flessibilità con molto stretching, l’utilizzo di fasce elastiche e, perché no, perfino lo yoga.

I muscoli che devono essere flessibili sono i posteriori della coscia, che impediscono al ginocchio di estendersi durante il salto, e i flessori dell'anca, che controllano l'estensione dell'anca durante il movimento. E, infine, cose più banali, come continui salti da fermo e correre sulle scale.