Banksy al London Zoo con un gorilla: è l'atto finale?

Un gorilla che alza la saracinesca dello Zoo di Londra. Dopo lo scherzo del rinoceronte che tenta di riprodursi con un'automobile, c'è una nona opera della serie «London Zoo» rivendicata da Banksy. Sarà l'ultima?
Banksy

Si pensava ieri che, con il rinoceronte che si accoppiava con l'auto, sberleffo finale della settimana, Banksy stesse firmando la fine della serie «London Zoo», così chiamata dai fan e che ha appassionato tutto il mondo negli ultimi 8 giorni. Invece no: Oggi è apparso un gorilla sulla saracinesca del London Zoo, a Regent's Park: l'animale la solleva e da dentro si intraveno degli occhi che ci guardano. Secondo quotidiani come l'Observer e il Guardian, che hanno interpellato il Pest Control Office, la società senza scopo di lucro creata da Banksy (che vuole restare anonimo) per vendere e autenticare le sue opere, tutta la nuova serie di opere avrebbe solo lo scopo di «rallegrare il pubblico» dopo le manifestazioni razziste dell'estrema destra e alcune teorie sul significato di ogni nuova immagine «sono andate troppo oltre». I fan avevano intuito la pista della reazione ai fatti di cronaca (vedi sotto), ma neanche ora sono convinti che si tratta solo di un divertissement. Quindi anche nel caso dell'ultimo post dell'artista si sono accumulate le interpretazioni.

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C'è chi pensa che «tornare sul luogo del delitto», ossia al London Zoo, sia un omaggio di Banksy al suo «popolo» che lo segue e catalizza l'attenzione sui messaggi pacifisti, ambientalisti, irriverenti dell'autore. Altri legano il gorilla a una protesta animalista contro gli zoo, ma i più non ci stanno. Gli occhi che ci guardano dalla saracinesca sono una citazione della Fattoria degli animali di George Orwell si chiede qualcun altro? Molti inoltre notano i due che passano facendo jogging che si «accorgono» dell'opera, elemento ricorrente della serie.

Ma ricostruiamo tutto quello che è successo finora. Dal 5 agosto Banksy ha pubblicato un post ogni giorno con un nuovo animale di quella che i suoi fan hanno iniziato a chiamare la serie del «London Zoo».
Il 5 agosto è apparsa una capra appollaiata su un muro vicino al Kew Bridge a Richmond, sud ovest di Londra. Il 6 due elefanti sulla facciata di una casa in Edith Terrace a Chelsea. Il 7 tre scimmie che si dondolano sul ponte della stazione di Brick Lane, a est. L'8 un lupo che ulula da dentro una parabola satellitare a Peckham, a sud. Il 9 i due pellicani a nord est. Il 10 un gatto, a nord ovest della città. L'11 l'acquario dei piranha, in centro. Il 12 il rinoceronte «impegnato» in un atto sessuale. E oggi, appunto, il gorilla.

Il «London Zoo»

Centinaia di migliaia di persone hanno iniziato a mettere like e commentare le immagini, in cerca di un significato: sapendo che l'artista di Bristol è da sempre impegnato su vari fronti, dal conflitto israelo-palestinese alla guerra in Ucraina. Dopo aver battezzato la serie London Zoo, come dicevamo, molti hanno collegato la serie ai recenti disordini creati dai manifestanti di estrema destra, che Banksy paragonerebbe ad animali. Per chi non avesse seguito: in diverse città del Regno Unito ci sono state violente manifestazioni contro l’immigrazione e contro i musulmani, delle vere e proprie guerriglie razziste tra estremisti e polizia, con decine di persone arrestate. Tutto era nato dall'ennesima fake news che il ragazzo di 17 anni che a Southport, vicino a Liverpool, aveva accoltellato diverse persone e ucciso tre bambine era un migrante musulmano entrato illegalmente nel Paese. Alcuni politici di estrema destra, tra cui Nigel Farage, avevano insinuato che la polizia non diffondesse dettagli sull'omicida per coprire l'inefficienza del governo laburista, in realtà è la prassi per i minori: alla fine si è scoperto che si trattava di un ragazzo nato a Cardiff da genitori ruandesi, non musulmano.

Dopo gli atti di vandalismo sono seguite anche manifestazione antifasciste: in questa scia si inserirebbero le immagini di Banksy. Che, ricordiamolo, a giugno aveva realizzato un'installazione-barca dei migranti che faceva crowd surfing sul pubblico del festival di Glastonbury. L'ex ministro dell'interno James Cleverly aveva criticato la trovata, definendola una «banalizzazione» degli attraversamenti con piccole imbarcazioni. Banksy ha respinto i commenti, denunciando anche il fatto che la nave di salvataggio che finanzia nel Mediterraneo, la Mv Louise Michel, era ferma in Sicilia sequestrata dalla autorità italiane, che poi l'hanno rilasciata dopo 20 giorni.

Il rinoceronte

Ma vediamo le interpretazioni animale per animale. Il 12 agosto Banksy ci fa ridere. La provocazione e il gioco diventano sempre più spinti. L'ottavo stencil, apparso nel sud est di Londra, esattamente a Westmoor Street, Charlton, è un rinoceronte che sale» sul bagagliaio di un'auto parcheggiata, per montarla. Le interpretazioni del giorno vanno dai fan che pensano sia una protesta animalista: i rinoceronti, specie a rischio, non saprebbero più con chi accoppiarsi, quindi un allarme anti-estinzione. Altri sono più spensierati, e leggono quest'ultima opera come un semplice divertissement dell'artista: l'ironia di Banksy è un altro tratto famoso della sua poetica. Altri ancora ci vedono invece un enorme «Fuck!», «fottetevi», detto all'umanità da parte del mondo animale, che sta per «fregarci». In effetti neanche il lupo o i piranha erano molto rassicuranti. Per la seconda volta (come per lo stencil della capra, che come «partner» aveva la telecamera di sorveglianza) non c'è un elemento umano che assiste all'«atto», come ci aveva abituato Banksy, ma tutta l'attenzione finisce sull'auto, messa abbastanza male.

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I piranha

L'11 agosto sono apparsi i pesci (più da vicino poi essersi rivelati dei piranha) che nuotano in una sorta di acquario, peccato che sia una «cabina» della polizia in centro a Londra, 54 Ludgate Hill, e un poliziotto che scatta una fotografia. Puntuale, anche oggi, Banksy ha pubblicato la sua opera. I pesci sono il «settimo animale» della misteriosa serie, ormai quotidiana. Qualcuno dei follower dell'artista stimava che domenica, Banksy si sarebbe riposato, «come Dio» il settimo giorno. Invece no. Le prime interpretazioni dell'opera puntano tutto su un dettaglio: il cartello giallo che si vede sulla sinistra, che indica le telecamere di sorveglianza: «if you can see this, we can see you», ossia: «se tu vedi questo, noi vediamo te». Insomma i pesci sarebbero uno sberleffo irriverente alla polizia e agli strumenti di sorveglianza. Non sono durati molto comunque: un portavoce della City of London Corporation ha dichiarato il 12 agosto: «Abbiamo spostato l'opera d'arte a Guildhall Yard per garantire che sia adeguatamente protetta e aperta al pubblico per essere visionata in sicurezza. Una sede permanente per l'opera sarà decisa a tempo debito».

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Il gatto

Sabato 10 invece era stata la volta del gatto che si stiracchiava su un cartellone pubblicitario abbandonato e invaso dalle piante, questa volta a Cricklewood, nord ovest di Londra. Il gatto per alcuni fan non è stato collocato a caso su quel cartellone: «I gatto sta graffiando un cartellone che ormai non ha più i messaggi che annunciava: lì c'era la - ormai celebre - fake news dei 350 milioni di sterline», quelle che l'allora partito Ukip di Nigel Farage sosteneva sarebbero rientrati al sistema sanitario nazionale se non fossero stati mandati come «tassa» in Europa.

Photo by Jordan Reynolds/PA

Il gatto quindi starebbe svelando «la verità sulla Brexit». Accanto al gatto, un ragazzo passa in bici, indifferente. L'immagine è stata rimossa poco dopo, tra i fischi, da degli operai mandati dal proprietario dello spazio, Uno degli operai ha affermato che avrebbe tenuto l'opera d'arte al sicuro nel caso in cui Banksy la volesse indietro, ma altrimenti era destinata alla spazzatura.

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I pellicani

Venerdì 9, sull'insegna di un negozio, il Bonners Fish Bar in Pretoria Avenue, a nord di Londra, invece erano apparsi due pellicani: entrambi intenti a mangiare pesce. Li hanno avvistati e pubblicati su X i fan prima che l'artista stesso potesse confermarne la parternità, alla fine, attraverso il suo profilo Instagram, senza come di consueto scrivere alcuna didascalia, ma lasciando ai fan tutte le possibili interpretazioni.
Il personaggio «umano» accanto all'operao in questo caso è una donna con una vestaglia rosa e un cane al guinzaglio osserva i due animali. Qualche fan azzarda: «Continua l'assalto degli animali alle attività umane», altri fanno semplicemente notare che da oggi il negozio avrà molti più clienti. Altri ancora apprezzano il commento: «Sono abbastanza sicura che rappresenti la libertà ed è contro l'oppressione delle donne».

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Il lupo

Photo by Jordan Pettitt/PA Wire courtesy Daily Mail

Per quanto riguarda il lupo apparso giovedì 8, l'opera si trovava sopra quella che un tempo era un'agenzia di scommesse Betfred, incollata a una parabola che sembrava disegnare una luna piena: apparsa alle 13, già dopo poche ore è stata rimossa da un gruppo di uomini incappucciati, non si è capito se sia un'ennesima «trovata» dell'artista (come l'opera venduta all'asta e distrutta subito dopo di qualche anno fa) o una vera e propria spedizione di ladri. Il Daily Mail ha pubblicato in esclusiva le foto del «furto».

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Nell'opera del lupo che ulula dentro la parabola alcuni notano un riferimento ai media assaliti dai lupi e dalle fake news. Altri notano che Banksy posta foto in cui oltre l'opera ci sono persone accanto che spesso sono indifferenti: «C'è sicuramente la sensazione che includere le persone in tutte queste foto stia emanando un senso di ignoranza alla natura selvaggia che le circonda?», scrive un fan.

Le scimmie

Nel post delle scimmie di mercoledì 7 un fan scrive, ottimista: «Un animale, isolato e indifeso; due animali che si guardano le spalle a vicenda; tre animali, superando le difficoltà insieme?», ma subito sotto compaiono altri commenti: «L'umanità non è destinata a durare. A breve, comanderanno loro», «Ci guardano dall'alto», come in un futuro distopico (neanche tanto lontano) da Pianeta delle scimmie.

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Gli elefanti

Nel post degli elefanti di martedì 6, invece, la spiegazione più di successo all'opera di Banksy è questa: «È un'allusione alla Creazione di Adamo e al modo di dire "l'elefante nella stanza", anche se ci sono due elefanti. Nella creazione di Adamo, la tensione è che Adamo sta per toccare il dito di Dio, ma poiché non lo tocca significa che Adamo/gli umani non toccano mai davvero Dio. Ci avviciniamo solo. Poiché le proboscidi si toccano quasi, si tratta della tensione di rivolgersi all'elefante nella stanza, senza mai arrivare fino in fondo ad affrontarlo. Ed è interessante perché sono due elefanti in stanze separate che stanno per riconoscersi. Così come due questioni che coesistono, ovvie, che stanno per convergere nella consapevolezza l'uno dell'altro, ma potrebbe non accadere». Altri puntano l'accento sulla ragazza che passa sotto lo stencil con il cane, che non si accorge di nulla, con le cuffiette, e non vede appunto «l'elefante nella stanza»: razzismo, fascismo, intolleranza.

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La capra

Nel post della capra, il primo, comparso lunedì 5 agosto, il commento più apprezzato è quello di un fan che scrive: «La videocamera di sorveglianza guarda le rocce che cadono, piuttosto che cosa le fa cadere. Le capre si adattano ad arrampicarsi su cornicioni strette, quindi non sono in pericolo, ma l'inquadratura della camera non dà il quadro completo. Quindi immagino che si riferisca alla necessità di capire che le notizie hanno bisogno di contesto prima di farsi un'opinione».

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