Barbara D'Urso: «Le mie tette? Si chiamano Paola e Chiara»

Vanity Fair compie 20 anni. Vent'anni di incontri, di emozioni, di avventure e scoperte. Per questo straordinario anniversario ripubblicheremo dal nostro archivio, ogni giorno, alcuni pezzi indimenticabili. Oggi abbiamo scelto l'intervista a Barbara D'Urso, che raccontava dei suoi amori con Memo Remigi e Vasco Rossi, oltre a svelare come chiamava una sua certa parte del corpo…
Barbara D'Urso «Le mie tette Si chiamano Paola  Chiara»

Questo articolo è stato pubblicato il 24 febbraio 2005, sul numero 7 di Vanity Fair.

Il patto era chiaro: doveva lasciarci entrare nella sua vita proprio come fanno con i «suoi» ragazzi le telecamere del Grande Fratello, il padre di tutti i reality di Canale 5 che lei conduce ormai dal 2003. E alla fine, sì, possiamo dire che il patto Barbara D’Urso l’ha rispettato. Quarantasette anni portati con freschezza napoletana, due figli, un marito parecchio più giovane, lo showman Michele Carfora, 35 anni...

Signora D’Urso, e prima?
«Prima, prima, prima... c’è stato Memo Remigi».

Sapessi come è strano: lui?
«Sì. Ero arrivata da poco a Milano. L’ho conosciuto e mi sono innamorata follemente, anche se aveva venti anni di più. Ma non è stato facile».

Perché?
«Perché dopo che sono entrata nella sua vita è iniziato il delirio con quella che già allora era la sua ex moglie». 

Cioè?
«Lasciamo stare. Non ho fatto polemiche all’epoca, figuriamoci se mi metto a farle adesso. Comunque, seppur divorziati, loro vivevano nella stessa casa per via del figlio. E lui aveva paura che, stando con me, lei non glielo facesse più vedere».

E lei?
«E io, fedelissima, lo aspettavo a casa mia per cena e gli preparavo gli involtini, l’ossobuco e il risotto. E lui un giorno mi prendeva, l’altro mi lasciava, poi mi riprendeva... E io da sola, in lacrime, a Natale, Pasqua... Mi aveva veramente spappolato. Fra un tira e molla e l’altro è andata avanti fino a quando, a 23 anni, ho incontrato un ragazzo meraviglioso, che aveva appena inciso un album. E l’album era intitolato Colpa d’Alfredo...».

Vasco Rossi!?
«Aveva 27 anni ed era uno spettacolo: bello come il sole, magro, sano, con i denti suoi. È stato un amore travolgente, da perdere letteralmente la testa». 

Sesso, droga e rock’n roll?
«Sesso e rock’n roll. Droga zero, lui all'epoca al massimo si faceva qualche canna. Io nemmeno quelle».

Quanto è durata?
«Mesi, con esattezza non saprei dire quanti. È stato tutto molto travolgente».

Com’è finita?
«Non c’è stata una fine ufficiale. Diciamo che per il suo entourage io potevo diventare un pericolo. Stavano costruendo una rockstar, naturale che ci dividessero».

Vi siete più rivisti?
«Dopo dieci anni».

E poi?
«E poi basta. Quando lo rivedo oggi sui giornali o in tv, mi sembra una persona completamente diversa da quella che ho amato io».

In bene o in male?
«In male. Però riconosco i suoi occhi e certi suoi atteggiamenti, il modo in cui muove le dita, o guarda le cose... Provo una grande tenerezza per quello che erava- mo e che abbiamo vissuto. E sono sicura che è così anche per lui. Vasco è una persona dolce, fragilissima, insicura. Ricordo che spesso andavo a trovarlo a Zocca, vicino a Modena, il suo Paese».

Dalla mamma di Vasco?
«Sì. Da Novella: lei voleva farci sposare».

E voi?
«Noi nemmeno ci pensavamo. Avevamo le nostre carriere, eravamo giovani. Lui mi diceva: tu sei la mia stella, io sono solo un montanaro di Zocca! In realtà aveva già scritto Albachiara».

Ha tutti i suoi dischi?
«Ho tutti quelli che lui mi ha fatto avere. Anche perché sono in qualche can- zone».

Quale?
«Lo sappiamo solo io e lui. Non l’ho detto nemmeno ai miei figli. È un segreto che terrò per tutta la vita. Adesso possiamo parlare d’altro, per favore?».

Il suo vero nome è Maria Carmela. Quando l’ha cambiato?
«A 18 anni, quando ho iniziato a fare la modella. In famiglia, però, mi hanno sempre chiamato Carmelita, anche se a mia madre quel nome non andava proprio giù. Era stata costretta a chiamarmi così».

E perché?
«Perché i genitori di mio padre, ricchi e in vista, non volevano che lui − avvocato − sposasse una semplice maestra, figlia di maestri. E così alle nozze non si presentarono. Mio padre ci rimase malissimo. E quando arrivai io, per ricuci- re, inviò un telegramma per informarli che mi aveva messo il nome di sua mamma, cioè mia nonna, Maria Carmela».

Il primo passo da grande di Carmelita?
«Andare a vivere da sola, anche se mio padre, gelosissimo, mi aveva detto che se lo avessi fatto mi avrebbe considerata morta. Ma io l’ho fatto. E sono “morta”, per lui e per tutti i miei fratelli, che l’hanno seguito a ruota. Era vietato parlare con me. Avevo 18 anni».

Come si manteneva?
«Posando per le foto dei campionari. Ma dopo meno di un anno ho lasciato Napoli e sono andata a Milano con un’amica. Quando mio padre mi incontrava per strada, cambiava marciapiede. Per lui modella faceva rima con puttana. Con lui e con gli altri ho fatto pace dopo quattro anni».

A Milano come andò?
«All’inizio male. Mi sono presentata all’agenzia di modelle più importante della città e mi hanno detto che ero bassa e con le tette troppo grosse. Ne ho trovata un’altra più piccola e ho iniziato a fare pubblicità. Poi è arrivata la tv con Silvio Berlusconi».

In che anno siamo?
«Nel ’77, la tv era Telemilano 58. Io facevo una trasmissione, Gol, con Teocoli, Abatantuono e Boldi. Prima di andare in onda in diretta facevamo le riunioni con Berlusconi e Mike Bongiorno in un sottoscala dell’Hotel Jolly. Era bellissimo. Berlusconi voleva discutere, suggerire, capire, proporre. Era pazzo di televisione».

È il periodo del servizio nudo che fece per Playboy?
«Sì. E vorrei fare un appello: cerco una copia di quel numero. Io non ce l’ho. So che tanta gente, anche importante, ha dormito per anni con una copia sotto il letto...».

È cambiato qualcosa rispetto ad allora?
«Certo. Il tempo è passato ma, se è questo che vuol sapere, non mi sono rifatto. E sono anche un po’ stufa di sentir lo dire. Guardi lei (comincia a mostrare il retro delle orecchie, le guance, il collo, il décolleté, i denti, ndr). E le tette, Paola e Chiara, sono mie. Sfido chiunque a provare il contrario».

Paola e Chiara?
«Sì. Come le due cantanti... Carino, no?».

Per anni con il padre dei suoi due figli, il produttore Mauro Berardi, ha avuto rapporti difficilissimi. Adesso? 
«Adesso, dopo undici anni di guerra, per fortuna abbiamo ripreso a parlare. Ma è stato faticosissimo. Non andavamo proprio d’accordo e quando è finita lui ha deciso che la cattiva ero io. E mi ha trattato di conseguenza. Dopo la separazione ho passato un periodo tremendo, a base di antidepressivi e crisi di nervi. Mi sono fatta quattro anni di analisi freudiana un giorno sì e un giorno no. Ero a pezzi. Ridotta a pelle e ossa».

E senza lavoro…
«Sì, con la nascita dei bambini avevo smesso. Mi sono ritrovata da sola e senza una lira. I risparmi sono finiti in un attimo. Una mano me l’ha data Vittorio Corona, facendomi lavorare per i mensili Moda e King. In tv, invece, mi ha aiutato molto Maurizio Costanzo, che mi ha dato il posto lasciato da Marta Flavi ad Agenzia matrimoniale. E da lì, passo passo, ho ripreso la mia strada. Con qualche delusione e tante soddisfazioni. Onestamente, so di essere fortunata, ma quello che ho e che sono diventata me lo sono guadagnato». 

Quando faceva la Dottoressa Giò, Elisabetta Gardini diventò la protagonista di una fiction fotocopia, Una donna per amico. Ora la Gardini è diventata portavoce di Forza Italia. E lei, non è tentata dalla politica?
«Mai. Mi hanno anche offerto di presentarmi alle ultime Europee, ma ho rifiutato. Non fa per me».

Quale partito?
«Non lo dico neanche sotto tortura».

Perché non c’è in Orgoglio 2?
«Perché volevo di più dal ruolo, non è arrivato e così la “mia” principessa è affondata assieme al Titanic».

Avrà altri figli?
«Fra 2, 3 anni. Adesso non ho tempo». 

Un po’ tardi...
«Sono ancora in garanzia».

Suo marito che dice?
«Spero che non li faccia con una Velina. Se ci prova, lo stendo».

Da quando state insieme avete avuto qualche crisi?
«Svariate. Diciamo per diversità caratteriali».

State per lasciarvi?
«No, per carità. Ci amiamo come sempre. Solo che io sono una napoletana molto aperta, lui un salernitano molto chiuso. Capito?».

No.