Giovanna Botteri e quella telefonata di sua figlia che le salvò la vita

Appena rientrata a Roma dopo 25 anni lontana, la giornalista che da qualche giorno ha annunciato la scelta di andare in pensione, è pronta a una nuova sfida
Giovanna Botteri a Sanremo 2021
Giovanna Botteri a Sanremo 2021

Ognuno di noi, prima o dopo, vive e riconosce il suo momento Sliding Doors. Quell'istante imprevedibile che può cambiare definitivamente la vita di una persona. Quello di Giovanna Botteri è legato a una telefonata che l'ha raggiunta mentre era in Afghanistan, come inviata. Dall'altra parte della cornetta c'era sua figlia Sarah (nata dalla relazione con il giornalista Lanfranco Pace da cui si è separata), era piccola e piangendo le ha chiesto di tornare a casa. «E sono tornata», ha raccontato Giovanna Botteri in una lunga intervista rilasciata al Corriere della Sera. «Ero in Afghanistan con Maria Grazia Cutuli (giornalista del Corriere della Sera, uccisa nei pressi di Kabul il giorno dopo questa telefonata, il 19 novembre 2001, ndr). La sera mi ha chiamato la mia Sarah piangendo e io non mi sono aggiunta al convoglio di Maria Grazia, ho preso un’auto per l’aeroporto, per tornare a Roma. E mi sono salvata, la vita è incredibile. Raccontai questo episodio alla mamma di Maria Grazia».

Giovanna Botteri ha iniziato il suo straordinario percorso professionale nella sede Rai di Trieste e poi a Roma, da dove è partita per raccontare le guerre e i momenti cruciali della storia recente: dal crollo dell'Unione Sovietica, la guerra in Croazia, poi la Bosnia e l'assedio di Sarajevo, lì dove sente di avere lasciato il suo cuore. «Sandro Curzi, direttore del Tg3, mi mandò lì. Mi disse due cose fondamentali: stai attenta e racconta quello che vedi. È un mantra ogni volta che parto. Mi ha segnato in modo profondo. Sul fronte c'erano grandi inviati, premi Pulitzer, io ero l’unica giovane donna con una figlia, un elemento diverso del classico gruppo dei corrispondenti di guerra: un “boy club” e poche donne ammesse e non erano madri. Il mio racconto era diverso da quello dei colleghi maschi che vedeva le cose in modo differente dal mio. Lo rivendico con orgoglio».

Poi le tante corrispondenze da New York e Pechino da cui ha raccontato la pandemia. «L’ho raccontato agli italiani prima che succedesse in Italia. E quando si sono visti i camion militari e quelle scene strazianti dei morti soli in ospedale, io stavo raccontando un Paese che ne stava uscendo. Forse ho rappresentato la speranza». E aggiunge: «Quando percorrevo il tratto di strada da casa all'ufficio avevo il terrore che mi fermassero per strada: ti provavano la febbre e se ne avevi anche poca, ti mandavano in un “Covid centre” e sparivi. Oltretutto con il fuso orario, io lavoravo sempre di notte e in quel buio l’angoscia cresceva».

Adesso che è tornata a Roma, da Parigi dove ha lavorato come corrispondente nell'ultimo periodo, Giovanna Botteri ha voglia di imparare cose nuove, come a stare in piedi su una tavola da surf tra le onde e perché no, di innamorarsi ancora. «Si parla sempre d’amore, mia figlia è una figlia dell'amore. Tutto quello che si fa, si fa per amore». Tra le nuove sfide ci sarebbe anche il ritorno in televisione «in un'altra rete», ovvero al fianco di Massimo Gramellini, su La 7. «È stata una scelta naturale. Doveva andare così. Del resto sono una donna libera».