Indi Gregory, rinviata a oggi la decisione sullo stop ai trattamenti

L’appello sulla possibilità di trasferire la giurisdizione del caso della piccola al giudice italiano sarà discusso dalle 12 ora inglese alla Court of Appeal
Indi Gregory rinviata a oggi la decisione sullo stop ai trattamenti

La decisione su quale sarà il destino di Indi Gregory è stata rinviata a oggi. L’appello sulla possibilità di trasferire la giurisdizione del caso della piccola al giudice italiano sarà discusso dalle 12 ora inglese (le 13 in Italia) in Court of Appeal: almeno fino ad allora, i trattamenti che tengono in vita la bambina non saranno sospesi. Lo hanno fatto sapere Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia onlus, e l'avvocato Simone Pillon, che si stanno occupando della vicenda e sono in contatto con i legali inglesi e la famiglia.

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Per il caso di Indi Gregory è stata attivata la procedura dell'articolo 9 della Convenzione dell'Aja: il giudice competente italiano si è messo in contatto con il giudice britannico e gli atti sono stati trasmessi alla Corte d'Appello. Inoltre, come hanno spiegato i legali, la Presidenza del Consiglio dei Ministri dell'Italia ha scritto al Ministero della Giustizia britannico, come previsto dall'art 32 della stessa Convenzione.

Il giudice dell’Alta Corte aveva deciso che i trattamenti vitali dovessero essere interrotti oggi alle 15. Aveva anche negato ai genitori della piccola la possibilità di portarla a morire nella loro casa a Ilkeston, nel Derbyshire (finora Indi Gregory non è mai uscita dall’ospedale Queen Medical Center di Nottingham): secondo il tribunale, la spina dovrà essere staccata o in ospedale, o in un hospice. In una sentenza, il giudice ha scritto che sarebbe stato «quasi impossibile» rimuovere il supporto vitale della bambina di otto mesi e svolgere cure palliative a casa della sua famiglia.

I medici hanno riferito al giudice che la rimozione del supporto vitale potrebbe avvenire ovunque, in teoria, ma le cure successive dovrebbero essere «gestite da professionisti qualificati con risorse a disposizione per affrontare le complicazioni e ridurre al minimo il disagio».

Già a ottobre, il giudice Peel aveva dato ai medici il permesso di interrompere i trattamenti vitali, affermando che le prove mediche erano «unanimi e chiare». La famiglia Gregory non è riuscita a convincere i giudici della Corte d'appello di Londra e quelli della Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo a ribaltare la decisione. «Ritengo essenziale che [Indi] continui a ricevere le cure cliniche della massima qualità, effettuate in un ambiente sicuro e sostenibile», ha aggiunto il giudice, «e questo non sarà possibile a casa».

L'Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma aveva accettato di fornire le cure alla piccola, e il governo italiano era intervenuto concedendole la cittadinanza, ma il giudice ha respinto anche la richiesta di trasferire Indi a Roma.

«Pensiamo che sia nel miglior interesse di Indi venire in Italia per ricevere le cure che potrebbero aiutarla a respirare, aprendo una valvola attraverso l'impianto di uno stent, per poi poterci concentrare sulla sua malattia mitocondriale che può essere trattata con queste terapie», ha spiegato il papà della bimba, Dean, in un video su La7. «Sappiamo che Indi è una combattente, lei vuole vivere, e non merita di morire».