L'intervista che ha rilasciato al Corriere della Sera lascia senza fiato: la scrittrice sarda Michela Murgia, classe 1972, ha un tumore al quarto stadio: «Ora l’obiettivo non è sradicare il male, è tardi, ma guadagnare tempo. Mesi, forse molti».
Racconta tutto in modo lucido e dettagliato, come ha fatto anche sul suo nuovo libro Tre ciotole (Mondadori, 2023), che si apre con la diagnosi di un male incurabile: «È il racconto di quello che mi sta succedendo. Diagnosi compresa». Le tre ciotole del titolo sono quelle in cui lei mangia: un pugno di riso, qualche pezzetto di pesce o di pollo e qualche verdura.
Nella lunga e commovente intervista, Michela Murgia racconta che ha intenzione di sposarsi («Mi sposo perché lo Stato chiede un ruolo: mio marito saprà cosa fare») e di aver comprato una casa a Roma con dieci letti «dove la mia famiglia queer potrà vivere insieme».
Nel 2014 il cancro aveva colpito un polmone. Oggi il tumore è ripartito dal rene: «Mi sto curando con un’immunoterapia a base di biofarmaci. Non attacca la malattia: stimola la risposta del sistema immunitario». Un’operazione oggi non avrebbe senso: «Le metastasi sono già nei polmoni, nelle ossa, al cervello».
Nel febbraio 2022 era stata ricoverata in terapia intensiva e aveva pubblicato su Facebook un lungo post con una le foto di una siringa e di alcune pillole spezzate.
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Alla domanda del giornalista Aldo Cazzullo, che le chiede: «Lei sta dicendo una cosa terribile con una serenità che mi impressiona», lei risponde così: «Il cancro non è una cosa che ho; è una cosa che sono. (…) Il tumore è uno dei prezzi che puoi pagare per essere speciale. Non lo chiamerei mai il maledetto, o l’alieno».
Ma, pensando a quando non ci sarà più, dice: «Me ne andrò piena di ricordi. Mi ritengo molto fortunata. Ho incontrato un sacco di persone meravigliose. Non è vero che il mondo è brutto; dipende da quale mondo ti fai. Quando avevo vent’anni ci chiedevamo se saremmo morti democristiani. Non importa se non avrò più molto tempo: l’importante per me ora è non morire fascista».
L'intera intervista del collega sul Corriere della Sera è una di quelle che non si possono perdere. Cercatela ovunque, on line o in edicola: le domande sono coraggiose e le risposte emozionanti.