L'arresto a Roma di Rokia Traoré, parla l'avvocata: «Ci sono state gravi violazioni dei diritti»

La cantante maliana Rokia Traoré, ambasciatrice ONU per i rifugiati, è in carcere in Italia per una vicenda giudiziaria legata all’affidamento della figlia di 9 anni. Per il caso è coinvolta la Corte di Giustizia europea
Rokia Traor dopo l'arresto a Roma parla l'avvocata «Ci sono state gravi violazioni dei diritti»

Una storia intricata quella di Rokia Traoré, rinomata cantante maliana e ambasciatrice ONU per i rifugiati, che, dal 20 giugno, si trova nel carcere di Civitavecchia, arrestata al suo arrivo all'aeroporto di Roma mentre stava andando a esibirsi alla «Venere in Musica», la rassegna musicale ideata dal Parco archeologico del Colosseo.

Il mandato d’arresto è arrivato dal Belgio: la accusano di aver violato una sentenza del tribunale di famiglia di Bruxelles, per un fatto giudiziario legato all’affidamento della figlia di 9 anni.

Una questione molto delicata, che Rokia Traoré si è già trovata ad affrontare: nel marzo 2020 era stata arrestata a Parigi con la stessa accusa e un tribunale belga le aveva ordinato di consegnare la figlia al padre, il drammaturgo Jan Goossens. Dopo essere stata rilasciata dal carcere parigino, con il divieto di lasciare il territorio francese, l’artista aveva invece scelto di rientrare in Mali con un volo privato, portando con sé la figlia. In quell’occasione aveva spiegato di essere «sconvolta per l’uso del mandato d’arresto europeo, che di solito viene emesso nel quadro della lotta al terrorismo (…) per una cosa che si sarebbe dovuta risolvere nell’ambito del sistema giudiziario maliano, poiché si trattava della sicurezza e della crescita di una bambina cittadina maliana che vive in Mali». Rifiutandosi dunque di seguire quell’ordine, nell’ottobre 2023, era stata condannata in contumacia a due anni di carcere.

Ma la cantante è stata ferma sulla sua posizione: a sua volta, infatti, aveva accusato il suo ex compagno di molestie sessuali nei confronti della loro figlia, ottenendone in prima istanza l’affido esclusivo. Jan Goossens, però, si era appunto rivolto alla giustizia belga che aveva disposto in modo esattamente opposto, accusando la madre di alienazione parentale, di avere cioè manipolato la bambina mettendola contro il padre e impedendo a quest’ultimo di vederla. Secondo la versione di Goossens, infatti, lui non avrebbe alcun contatto con la figlia ormai da cinque anni.

Sui social, intanto, i sostenitori della cantante hanno alimentato l’hashtag #FreeRokiaTraore per esprimerle piena solidarietà.

Al momento non è chiaro se e quando Rokia Traoré verrà estradata in Belgio e nel frattempo Rokia rimane in carcere in Italia, anche se i suoi legali stanno cercando di far sì che intanto si possano almeno ottenere gli arresti domiciliari, cosa per ora non concessa dalla Corte d'Appello visto che la cantante, in Francia, era poi scappata. Impegnata in questa battaglia è la sua avvocata, Maddalena Claudia Del Re, che qui ci spiega: «Il mandato d'arresto europeo è disciplinato da una decisione quadro-europea del 2002, per cui ci sarebbe l'obbligo da parte del Paese che ha proceduto all'arresto, di tenere in custodia la persona sulla base della presunzione che la condanna, che arriva da un altro Paese europeo, si sia svolta secondo i nostri principi e le nostre garanzie». L'avvocata Del Re ha però sollevato diverse eccezioni per gravi violazioni dei diritti della difesa nel procedimento belga: «Quindi», spiega lei, «ho chiesto alla Corte d’Appello di Roma di inviare alla Corte europea di giustizia il procedimento con la richiesta che l’Italia possa rifiutare di consegnare Rokia Traoré al Belgio: si ritiene che questa sentenza belga non rispetti i criteri della nostra procedura penale, della Costituzione e delle Convenzioni internazionali».

E dunque, che cosa succederà adesso? «Per prima cosa, ci sarà un'udienza in Cassazione per riuscire a ottenere gli arresti domiciliari e i tempi saranno brevi, entro la fine di agosto, trattandosi di libertà personale. Poi entra in scena la Corte di Giustizia europea: se riconoscesse valido il fatto che l'Italia ha considerato questa sentenza nulla perché è stata assunta con modalità non rispettosa dei nostri principi, allora vi sarebbe la liberazione immediata dell'arrestata. Se invece non andasse così, la Traoré dovrebbe essere consegnata al Belgio e tutto il procedimento si sposterebbe lì».

E intanto, Rokia Traoré ha espresso la sua frustrazione sui social media, chiedendo giustizia e misure per proteggere le madri e i loro figli.