Tennis a regola d'arte

A Roma si comincia con gli Internazionali di tennis (purtroppo senza Sinner): ecco quel che c'è di bello da vedere, oltre alle partite
Tennis a regola d'arte

La terra rossa, le famose statue di marmo, i pini che svettano attorno al campo centrale: l’atmosfera al Foro Italico di Roma è unica. Gli Internazionali di BNL di Italia sono appena iniziati (si finisce il 19 maggio), per noi con la brutta notizia dell’assenza per infortunio del rosso Jannik Sinner. Eppure qui, alle pendici del Monte Mario, nel torneo di tennis più prestigioso d’Italia, non c’è da ammirare solo la bravura sul campo dei 96 giocatori e 96 giocatrici che lotteranno per il titolo.

C’è anche tante arte, nel tempio del tennis. A partire dagli spazi dello Stadio e del giardino (visitabili solo se avete il biglietto, però), dove la FITP la Federazione Italiana Tennis e Padel ha commissionato una vera e propria mostra di arte contemporanea: si intitola Effimera (verrà infatti disinstallata alla fine del torneo ATP) ed è curata, in collaborazione con il Maxxi di Roma, da Giorgio Galotti e Claudia Pignatale: si apre en plein air con varie frecce frerosse che paiono  bucare il terreno ( sono parte di un’installazione dell’artista Felice Levini) e si procede negli spazi dello stadio con interventi di artisti e designer come Patricia Urquiola, Massimo Vitali, Ron Arad.

Una delle sei frecce di Felice Levini, conficcate nel terreno del giardino attono allo stadio, ph: Serena Eller

SERENA ELLER

L'arte del tennis non solo al Foro Italico

Se siete tra quelli (e sono tanti, lo abbiamo scoperto in questi giorni) che amano il tennis e anche l’arte contemporanea, l’indirizzo giusto nella capitale è poi Palazzo Donarelli Ricci (in via Giulia 98) perché è qui che l’ex tennista belga e ormai navigato gallerista Tim Van Laere ha aperto il suo nuovo spazio espositivo dedicato all’arte contemporanea. In mostra ci sono i dipinti dell'artista Rinus Van de Velde, 41 anni, di Lovanio, cui piace confrontarsi con il disegno e la pittura per giocare tra finzione e realtà, inventando nuove storie per chi osserva. Nella sua personale appena inaugurata I am done singing about the past, inventa avventure su carta, accompagnate da una narrazione scritta, quasi una lunga didascalia, dove mescola la tecnica del carboncino, la pittura, la poesia. Potevano mancare i campi da tennis? Ovviamente no.

RINUS VAN DE VELDE Every day before dawn, ..., 2024

L'ex tennista e gallerista

Ma davvero il tennis e l’arte sono così legati? Lo abbiamo chiesto a Tim Van Laere, uno che fin da bambino alternava gli allenamenti in campo alle visite ai musei: «Una passione che mi hanno trasmesso i miei genitori. Quando da piccolo ho lasciato il Belgio per allenarmi negli Stati Uniti, non perdevo occasione di andare alle mostre, ogni volta che potevo». Ci spiega che è la stessa determinazione e forza mentale che ti spinge a stare in campo ad averlo motivato, una volta terminata la carriera agonistica, a dedicarsi alla sua altra grande passione, l’arte, trasformandola in un lavoro e in una professione. Ha cominciato con una piccola galleria ad Anversa, nel 1997, basandosi sul suo istinto. È andata bene e ora il suo spazio espositivo supera i mille metri quadrati.

L’ «avventura romana» è invece più recente: la galleria di visa Giulia è intima e pochi giorni fa è diventata ritrovo per tanti amici, tennisti di passaggio, appassionati di arte e collezionisti. Nel circuito, sono molti di più di quelli che immaginate: da John McEnroe a Steve Darcis, sono tanti gli ex tennisti che sono diventati collezionisti. E anche chi gioca ancora, come Matteo Berrettini, è appassionato del genere. Van Laere ha incontrato nei suoi spazi anche Venus Williams: «Ha un occhio incredibile per l’arte – ci ha detto – . E io stesso ho la sensazione che esista un forte legame tra gli artisti e i tennisti. Come gli artisti nel loro studio possono avere venti assistenti ma alla fine sono loro gli ultimi responsabili di ciò che verrà creato da una tela vuota, così i tennisti hanno nei box alle loro spalle il coach e lo staff, ma sul campo sono da soli a giocarsi la partita».

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Terra Rossa anche a Milano con Velasco

Lasciamo Roma, e passiamo a Milano. Anche qui la terra rossa del campo da tennis ha ispirato un artista: è Velasco Vitali, per tutti Velasco, che dall’8 maggio al 13 giugno presenta negli spazi di Antonia Jannone Disegni di Architettura i suoi lavori della serie Terra Rossa, dipinti di medie e grandi dimensioni dedicati ai campi da tennis, il red square dove professionisti e hobbisti amano lasciare i segni sul terreno con racchetta e palline. L’ispirazione? Un vecchio campo da tennis in terra rossa proprio sotto la finestra di casa, a Bellano, sul lago di Como: è qui che Velasco giocava da  ragazzino con gli amici ed è qui che è tornato con la mente (e anche con le scarpe da gioco, qualche anno fa, per testare il terreno) per realizzare questa inedita serie di lavori. La terra rossa, i ricordi e soprattutto una riflessione sul color mattone, sulla polvere che copre ogni cosa, sulle righe e le geometrie che regolano il campo (nel tennis e nella vita) producono opere solo all’apparenza realistiche. Campionessa assoluta e incontrastata è la pittura, capace di attivare in noi infinite immaginazioni.

Velasco Vitali, Terra Rossa, 2024