Balenciaga per la regina Fabiola del Belgio. Se al giorno d’oggi accostare il nome di una maison riconosciuta a livello internazionale a quello del vestito da sposa di una reale è diventato una consuetudine, nel 1960 un binomio del genere costituiva decisamente di una notizia.
La serie tv targata Disney+ Cristóbal Balenciaga dedica un intero episodio al legame tra il couturier e l’aristocratica spagnola scendendo in maniera piuttosto fedele nei dettagli della creazione dell’abito. Tuttavia per capire la portata dell’evento, va sottolineato un altro fatto: quello tra Doña Fabiola de Mora y Aragón e Baldovino fu il primo matrimonio di un re belga trasmesso in diretta tv: era il 15 dicembre 1960.
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Baldovino e Fabiola, storia di un amore
Baldovino diventò re dei Belgi a 20 anni nel 1951 dopo l’abdicazione del padre Leopoldo III dovuta a una serie di controversie politiche nel paese. Fervente cattolico, rimase a lungo celibe tanto che si mormorava che volesse prendere i voti. Una delle versioni più accreditate riportano che nelle sue preghiere chiedeva che gli fosse inviata una «santa» a guidarlo nel suo cammino alla ricerca della moglie perfetta.
Attraverso il cardinale Léon-Joseph Suenens, il quale nelle sue memorie ebbe modo di rivelare certe informazioni riservate, conobbe la suora irlandese Veronica O'Brien. La religiosa fu inviata in Spagna (aveva avuto delle visioni in tal senso) con il compito segreto di trovare la futura regina del Belgio.
Alla mistica fu suggerito il nome di Fabiola de Mora y Aragón, un’aristocratica spagnola cattolicissima, con un’ottima educazione e una formazione da infermiera, che nel tempo libero amava scrivere favole per bambini. Svelato il piano però, Fabiola si spaventò. Rassicurata sulle buone intenzioni generali, volò a maggio del 1960 a Bruxelles per incontrare Baldovino.
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Dopo una serie di incontri riservati, a luglio sia Fabiola sia il re si recarono separatamente a Lourdes per un pellegrinaggio con dei nomi in codice per garantire l’anonimato di entrambi: «Luigi» lui, «Avila» lei. L’8 luglio di quello stesso anno i due si fidanzarono con la benedizione della Madonna di Lourdes.
In un’altra versione, Fabiola è dipinta come colei che avrebbe dovuto guidare la ricerca della futura consorte di Baldovino in terra di Spagna, in un’altra ancora la di lei sorella Pilar era invece la designata. Tuttavia cambiando l’ordine delle versioni, il risultato non cambia: i due si innamorarono sinceramente l’uno dell’altra e decisero di sposarsi. Alla futura regina dei belgi a quel punto serviva un abito all’altezza.
La scelta di Balenciaga
Balenciaga in quel momento era di sicuro una maison prestigiosa che aveva già tra le sue clienti alcune celebrità reali come la principessa Grace di Monaco oltre che la duchessa di Windsor Wallis Simpson. Doña Fabiola però scelse il couturier per altri motivi, non per moda.
Gli abiti da sposa delle royals di quel periodo erano di solito realizzati da sartorie di fiducia note più proprio per i loro servizi alla corona che per i défilé in atelier. Per capire meglio basta fare un nome su tutti: Norman Hartnell, colui che realizzò gli abiti per il matrimonio per le nozze e per l’incoronazione per la regina Elisabetta, creando vestiti anche per la Regina Madre e per la principessa Margaret.
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Cristóbal Balenciaga invece era intimo della famiglia della nobildonna. Giovanissimo, nel 1906 realizzò il primo vestito della sua vita per la marchesa di Casa Torres, Blanca Carrillo de Albornoz y Elio, nonna di Fabiola.
La marchesa, colpita da cotanto talento, decise di farne il suo protégé aiutandolo agli inizi della sua carriera. Ma non solo. Per quel compito così delicato, serviva qualcuno che avesse la discrezione nel DNA. E Balenciaga risultava di sicuro il profilo ideale.
L’interesse per le nozze che avrebbero portato una spagnola a sedersi sul trono del Belgio era alle stelle. I giornali non facevano altro che pubblicare schizzi basandosi sulle voci che si rincorrevano vorticose. Le indiscrezioni servirono in realtà come indagine su un eventuale gradimento. Fabiola rifiutò tre disegni perché li considerava troppo «regali».
A quel punto Balenciaga tenne il punto. «Per favore, tenete presente che l’abito sarà indossato da una regina». Sposando un re, Fabiola diventava infatti automaticamente regina consorte. Quella creazione la legava civilmente e religiosamente a Baldovino ma in un colpo solo la rendeva infatti anche sovrana.
Un abito degno di una regina
L’abito fu disegnato a San Sebastian e realizzato in un mese e mezzo nell’atelier di Madrid. Per avere una totale riservatezza, le prove del vestito su Fabiola del Belgio si svolsero nell’appartamento di Balenciaga.
Furono usati 24 metri di seta prodotta in Spagna per ottenere un corpino aderente e una gonna ampia arricciata cuciti insieme, adornati dal visone bianco sulla vita. Lo stesso pelo si trovava sulla scollatura arrotondata pensata per dare struttura allo strascico rettangolare di sei metri, anch’esso rifinito con la pelliccia di visone.
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La tiara nuziale
In questo quadro non poteva mancare un diadema per tenere fermo il velo. Fu scelta la tiara delle Nove Province, un cimelio riservato alle regine che aveva anche un significato speciale. Si trattava di uno dei regali che Astrid di Svezia ricevette per le sue nozze con il principe Leopoldo nel 1926.
La madre di Baldovino morì prematuramente nel 1935 quando il primogenito della coppia aveva solo 5 anni. Indossare quindi quella tiara diventava un modo per rendere omaggio a una persona molto importante per il marito, quella suocera mai conosciuta la cui scomparsa aveva segnato la triste personalità del re rallegrata dall'amore per Fabiola.
Il vestito reso celebre dalla diretta televisiva
Il 15 dicembre 1960 quello di cui si era a lungo favoleggiato fu visto da milioni di spettatori. Il matrimonio che si tenne prima nella sala del trono del palazzo reale di Bruxelles per il rito civile e poi nella cattedrale di San Michele e Santa Gudula per quello religioso fu il primo di un sovrano belga trasmesso in televisione (solo qualche mese prima era accaduto con le nozze della principessa Margaret e di Antony Armstrong-Jones). La Spagna aveva da poco aderito alla European Broadcasting Society: grazie a questo ingresso anche chi non era in Belgio ebbe il suo posto in prima fila.
Gli spagnoli impazzirono. Gli apparecchi televisivi andarono a ruba e chi non poteva permettersi una televisione andava a sbirciare alle finestre altrui pur di vedere una loro connazionale diventare regina. Il vestito ottenne un successo immediato.
Le linee erano rigorose alla maniera di Balenciaga ma quell’essenzialità unita allo strascico-mantello donarono la famosa «regalità» alla creazione. L’abito è entrato nella storia nonostante i soggetti coinvolti, un’aristocratica religiosa e riservata che non voleva dare troppo nell’occhio e un couturier che nella vita ha rilasciato solo due interviste, che è stato ritratto pochissime volte e di cui non esistono testimonianze registrate della propria voce.
Dove si trova ora l'abito
L’abito nel 2003 è stato donato dalla regina Fabiola alla Fundación Cristobal Balenciaga Fundazioa ed è conservato nel museo dedicato al geniale stilista. Non essendo più sovrana in carica dopo la dipartita di Baldovino nel 1993, la reale dovete chiedere il permesso a re Alberto, il fratello del marito salito al trono a causa della mancanza di eredi.
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Il vestito è stato oggetto di un restauro nel 2002 curato da Lorenzo Caprile, uno degli stilisti più famosi di Spagna, con la supervisione di Carmen Carriches, una delle collaboratrici che parteciparono all’impresa del 1960. L’associazione pellicciai spagnoli invece fornì gratuitamente le pelli per far tornare l’abito agli antichi fasti.
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Il Cristòbal Balenciaga Museoa è a Getaria, la città natale del couturier. La sede è a Palazzo Aldamar, la ex residenza estiva dei marchesi di Casa Torres. Il vestito da sposa della regina Fabiola non poteva trovare quindi dimora migliore. Quella villa nel villaggio di Balenciaga dove tutto ebbe inizio.