«We are Family!», tutta la creatività del Pride di Apple

L'Apple Store Piazza Liberty di Milano si accende con i lavori di quattro artisti: «Abbiamo sempre usato la tecnologia per implementare la creatività. Ma l'aiuto tech non serve se dietro non c'è pensiero e progettazione»
«We are Family» tutta la creatività del Pride di Apple

Anche quest’anno i gradoni antistanti l’ingresso dello store Apple Piazza Liberty si accenderanno di colori in occasione del Milano Pride 2024 con l’installazione grafica «We are Family!» curata da Illustri Festival.

Fino al 30 giugno rimarranno esposti i lavori di quattro artisti del panorama italiano, Elisa Macellari, Flavia Biondi, Giopota e Gio Quasirosso: l’installazione donerà colore e movimento all’anfiteatro del Liberty e renderà omaggio al tema della famiglia, raccontandola da tutti i punti di vista, per celebrare la sua capacità di generare e accogliere la diversità, trasformandosi continuamente nel farlo. «La famiglia è un diritto, un sentimento, un’esperienza, una visione dello stare insieme. Celebriamola in tutti i suoi colori... We are Family!» spiega Apple Italia.

L'anfiteatro Piazza del Liberty di fronte all'Apple Store di Milano

«Rispetto alle precedenti avventure, con Apple, in Piazza Liberty, in occasione del Pride, la scelta di quest’anno è stata provare ad usare un linguaggio nuovo», spiega Francesco Poroli, che ha guidato il progetto anche in qualità di direttore di Illustri Festival, «negli anni precedenti era pura illustrazione, quindi anche in piazza l’effetto era più scenografico che di contenuto in senso stretto. Questa volta, invece, la scelta di usare il linguaggio del fumetto secondo me ha aperto un punto di vista diverso. C’è poco da fare, un’immagine vale più di mille parole, ma quando alle immagini si aggiunge qualche parola, il racconto diventa diverso e, in certi casi, più puntuale. Il bello dell’idea di quest’anno e del tema, “We are Family”, è l’ampiezza. Dire famiglia vuol dire mille cose diverse, quello è il senso che volevamo raccontare e celebrare: non esiste una famiglia, esistono mille famiglie; le famiglie, che possono essere tante, molto diverse tra di loro, che a loro volta generano e proteggono diversità ulteriori. Quindi usare il linguaggio del fumetto su un tema del genere era perfetto, per creare un contenuto puntuale su un tema davvero ampio».

Gli illustratori (Elisa Macellari, Flavia Biondi, Giopota e Gio Quasirosso) sono riusciti a proporre quattro punti di vista, per sottolineare come la diversità sia ricchezza e inclusione All'evento partecipa anche la fumettista Elisa Macellari, che abbiamo intervistato qui.

Si presneta lei?
«Sono Elisa Macellari, un'illustratrice e fumettista nata a Perugia e di base a Vigevano con origini italo-thailandesi. Lavoro nell'editoria, nella comunicazione visiva dal 2012 e quando trovo la storia giusta faccio fumetti. Ho pubblicato tre graphic novel che hanno avuto la fortuna di incontrare lettori anche in altri Paesi. Mi piace la papaya salad e in generale il cibo è sempre un ottimo spunto per stare insieme e conoscere altre culture».

Elisa Macellari

Per quale ambito preferisce lavorare (editoria, arte, digital o altro) e per quale invece fatica di più?
«Amo di più fare fumetti, perché per me c'è sempre un forte carico emotivo e personale nelle storie che scelgo di raccontare, ma allo stesso tempo è anche l'ambito più faticoso. Ci vuole molto tempo e la capacità di tenere le fila della narrazione, dei personaggi, delle soluzioni visive».

In che modo usa iPad e come ha influenzato il suo percorso professionale?
«Ho iniziato a usare iPad nel 2018. Lo uso nella prima fase per fare le bozze e poi gli outline definitivi delle illustrazioni. Ha ottimizzato il processo creativo nel fare fumetti, evitando passaggi laboriosi, mantenendo la stessa sensazione della matita».

Tecnologia e creatività, un rapporto che è sempre esistito. Come si fa a mantenere l'equilibrio fra ispirazione genuina e «aiuti» tech?
«Abbiamo sempre usato la tecnologia per implementare la creatività, dalla matita, alla scoperta della fotografia. Ma l'aiuto tech non serve a niente se dietro non c'è pensiero e progettazione. Anche l'ispirazione non è solo frutto del momento, ma di un processo continuo di lavoro e ricerca».

L'intelligenza artificiale la spaventa o la entusiasma?
«Mi incuriosisce. Vedo le potenzialità, ne capisco i pericoli se non viene regolamentata. C'è bisogno di un grande lavoro per tutelare autrici e autori».

Quali app e/o quali strumenti usa prevalentemente o preferisci su iPad?
«Procreate. La app con cui lavoro ogni giorno e con cui disegno con Apple Pencil».

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