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Il MI AMI Festival 2024 visto attraverso le lenti (del cellulare) di tre editor di Vogue

Francesca, Caterina e Valentina raccontano il festival della musica e dei baci attraverso le foto che hanno scattato alle persone che ballano, chiacchierano e si abbracciano (e ai loro look)
Beatrice angosciadiqualita
Beatrice @angosciadiqualita

MI AMI Festival 2024, il racconto e reportage fotografico di tre editor di Vogue

Va molto di moda su TikTok raccontare un'esperienza vissuta con uno dei cinque sensi usandone un altro. Le ragazze si registrano mentre elencano gli odori o i sapori che secondo loro ha il colore “blu”, oppure rievocano le immagini a cui pensano ascoltando certe note musicali. Si chiama sinestesia, loro scherzano dicendo di soffrirne come una malattia grave, quando in realtà è un fenomeno sensoriale e anche una figura retorica molto convincente. Lo è sicuramente quando ti chiedono di raccontare com'è stato un festival musicale: che cosa spieghi? Che la musica era suonata molto bene, si sentiva perfettamente, che il gruppo non ha steccato nemmeno una volta? No, lo racconti attraverso i gesti che hanno accompagnato l'ascolto di questi brani, le danze a cui hanno dato inizio, i sorrisi, i baci e le piccole rivoluzioni che hanno invocato.

Faremo sicuramente così per raccontare com'è andato il MI AMI Festival 2024, dove si sono date appuntamento tre editor di Vogue Italia, chi solo il venerdì, il primo giorno travolto dalla pioggia e da gruppi italiani pop, e chi solo la domenica, sedendosi allo stand di qualche ristorantino a bere una birretta, a godersi gli ultimi raggi del sole della settimana, baciato da qualche sonorità che arriva da lontano. E chi da tutti e tre. Ma lo faremo soprattutto attraverso un racconto fotografico di tutto questo, messo insieme da Francesca Faccani, News & Lifestyle Editor che ha assemblato qualche foto e frase sull'impronta musicale di questa edizione del festival, da Caterina de Biasio, Visual Editor di Photo Vogue, che nelle immagini e nelle parole ha catturato l'essenza dei festival e cioè tutti quei gesti involontari che scatena la commistione di voce e chitarra, e infine da Valentina Abate, Fashion News Associate, che si è soffermata sui look intravisti al festival – pare che l'indie abbia un nuovo modo di raccontarsi attraverso la moda.

1) Il MI AMI di Francesca: la musica delle ragazze

Avevo diciotto anni quando sono venuta per la prima volta al MI AMI, che quest'anno di anni è lui a compierne diciotto. Negli anni ho accompagnato amici e fidanzati o flirt o situationship a sentire il loro gruppo preferito, al tempo andavano i TheGiornalisti, Calcutta, Vasco Brondi, a me piacevano, ma a farmi restare impalata tra il pubblico per ore non era tanto la loro musica quanto più l'idea che questi gruppi piacessero a queste persone di cui ero innamorata. Dai palchi principali, cercando una birra tra la collinetta (ora ribattezzata Champions stage) e il palco Dr. Martens, tergiversavo facendo finta di perdermi in quelli più laterali e scoprivo ragazze che cantavano spesso molto arrabbiate oppure molto ferite, dimenticando di avvisare la persona che stava aspettando la sua birra in terza fila da Giorgio Poi o dai Baustelle. Il mio MI AMI 2024 è stato una rivelazione, le ragazze come Laila Al Habash, Ele A, le pazze CumGirl8 oppure i Bar Italia, capeggiati dalla frontwoman più danzerina che esista, se ne stavano a cantare sui palchi principali, cantavano a me specialmente e alle mie amiche e colleghe con cui ho deciso di venire quest'anno. Ragazze che danzavano piene di glitter in faccia, che ti tenevano la mano per la paura di perdersi e non ritrovarsi quando sarebbe stato il momento di cantare la loro canzone preferita, ragazze da sole che si auto-dedicavano le canzoni d'amore struggenti. È sempre il festival della musica bella e dei baci, ma va bene che siano anche quelli scambiati sulla guancia tra amiche. Un festival per ragazze. Francesca Faccani, News & Lifestyle Editor

Sasha Bell e Lucrezia Cuccagna, foto di Caterina de Biasio

le Cumgirl8, foto di Caterina de Biasio

Elettra Simos, Zoe Natale Mannella e Nicolas Marcantonio, foto di Francesca Faccani

foto di Caterina de Biasio

Francesca Faccani, foto di Caterina de Biasio

2) Il MI AMI di Caterina: i baci, gli abbracci e i gesti che mi hanno aiutata a immaginare la musica

Forse è deformazione professionale, ma tutto ciò che è importante nella mia vita passa attraverso le immagini e attraverso le immagini acquisisce valore e viene ricordato. Non ho il dono di apprezzare senza vedere: devo partire da qualcosa di visto per riuscire ad immaginare. Così, anche la musica deve essere toccata e vista. I festival sono i luoghi in cui posso immagazzinare immagini e immaginari da legare a musiche e canzoni che altrimenti sbiadirebbero nella mia memoria in note confuse. Domenica sera al MI AMI c’era il sole basso e per terra il fango dalle piogge dei giorni precedenti. È stato bello camminare tra un palco e l’altro, guardare in basso e vedere le scarpe affondare e sporcarsi, alzare lo sguardo e vedere il cielo terso. Tra gli alberi avevano teso fili di lucine, c’era un bambino addormentato sulla schiena della mamma che si dondolava sulla voce di Lucio Corsi, un signore che ballava da solo, una coppia che è scivolata in discesa sul fango e si è rialzata ridendo. Ho visto amiche che si correggono il trucco a vicenda mentre aspettano i Phoenix e una ragazza che scatta una foto con la macchina analogica ma il flash non parte e deve rifarla ma chissà se le è venuta bene. La birra diventa tiepida mentre si balla nel caldo primaverile arrivato in ritardo, ci sediamo un po’ per riposarci, commentiamo come due anziane che c’è la temperatura perfetta. Ho visto i ricordi degli altri formarsi nei miei, delinearsi in contorni netti e diventare musica da ascoltare con nuovi sensi. Il MI AMI è per me un modo per ascoltare la musica ri-conosciuta attraverso gli altri, scoprirne nuove vite e aspettare l’anno dopo per vedere quello che da sola non sono capace di immaginare. Caterina De Biasio, Visual Editor Photo Vogue

Caterina de Biasio, foto di Francesca Faccani

Alessandro Benvenuti, foto di Francesca Faccani

Valentina Abate, foto di Francesca Faccani

CumGirl8, foto di Francesca Faccani

foto di Valentina Abate

3) Il MI AMI di Valentina: l'estetica indie di oggi

Quando si parla dei festival musicali in termini di moda, solitamente si finisce per associare quest’ultimi al cosiddetto “indie sleaze”, ovvero la tendenza trasandata che fa riferimento agli anni tra il 2000 e il 2010, figlia (legittima) di Tumblr e Glastonbury. Ma se in quel periodo storico non troppo lontano i look di chi vi partecipava erano caratterizzati da vestiti ultra corti, stivali in gomma – abbiamo tutti in mente quell’immagine di Kate Moss e Pete Doherty – ma anche pantaloni skinny, calze volutamente strappate e giacche di pelle, l’abbigliamento di oggi, a un festival come il MI AMI, manifestazione milanese per eccellenza della musica indie, ha più a che fare con la propria identità. T-shirt della propria squadra del cuore, del gruppo preferito (che magari non era presente in scaletta ma è comunque in grado di associarli a una determinata categoria di persone) o con stampate delle frasi capaci di parlare senza che si debba aprire la bocca, anche perché, a pensarci bene, a un concerto non è facile farsi capire. Quale miglior modo per raccontare un po’ di sé, allora, dei vestiti? Un guardaroba che si fa sempre più genderless, ma soprattutto manifesto di sé: è stato questo il modo in cui i presenti si sono dichiarati indipendenti, indie, per l’appunto. Forse anche un po’ più indievidualisti. Certo, questa edizione ha qualcosa in comune con Glastonbury oltre alla trasandatezza, grazie a due elementi naturali come la pioggia e il fango, che hanno caratterizzato le giornate del festival (specialmente la prima) e i rispettivi look. Il risultato? Capelli bagnati e trucco colato (forse oggi si parlerebbe di effetto sirena) poi scarpe e orlo dei pantaloni o gonna completamente ricoperti di fanghiglia. Valentina Abate, Fashion News Associate