Artigianalità ed expertise sono alla base del lavoro di MTOF che recupera i filati realizzando capi in maglieria, secondo un approccio no waste.
Nell'incantevole scenario, a dir poco fiabesco, di Valeggio sul Mincio, piccolissimo borgo vicino Verona, si trova la sede di MTOF, brand dedito alla maglieria e guidato dal 2019 dal duo formato da Eleonora Abbate e Alessia Beraldin. Il cuore di questo marchio è custodito in una stanza a vetri piena di scampoli di tessuto e moodboard ricche di reference all'interno dello stabilimento di MF1, una manifattura storica, nata nel 1974 a opera di Mario Foroni e Paola Titoni, che nel 2017 hanno deciso di creare MTOF per riutilizzare le enormi scorte di pregiatissimi filati presenti nei loro magazzini. L'idea virtuosa, vista la propensione al recupero, si è fatta ancora più virtuosa grazie al coinvolgimento delle due giovani designer, formatesi proprio all'interno dello stabilimento e poi coinvolte nella direzione creativa di questo nuovo progetto.
I filati al centro di tutto
Durante una visita della sede di MF1, le designer hanno condiviso il loro processo creativo che, da “tecniche della maglieria” parte proprio dai filati che vengono radunati sul pavimento nella forma delle rocche. Questo “tappetto” ipercolorato diventa, quindi, il punto di partenza che consente loro di scegliere le nuance e le texture che caratterizzeranno la collezione che così si forma davanti ai loro occhi. «Il filtro è la quantità», queste sono state le parole delle designer, particolarmente significative, usate per spiegarci che quando si vuole applicare un approccio no waste, concretamente basato sul recupero di ciò che c'è a disposizione, la creatività si adatta e reagisce alla sfida di realizzare dei capi proprio in virtù di quanti chili di quel dato filato ci si potrà servire. Un altro aspetto che conferma il desiderio di azzerare gli sprechi è rappresentato dalla scelta di una maglieria calata e non tagliata, una maglieria, cioè, che “scende” da complessi macchinari – azionati e controllati meticolosamente da esperti artigiani –, e che, quindi, non presenta eccedenze di tessuto che dovranno essere scartate. Infine, un ulteriore sforzo creativo per utilizzare quanti più filati possibile, anche quelli presenti in quantità davvero ridotte, è quello confluito nella linea che il duo ha soprannominato WAMS (what a messy surprise!), un patchwork di maglieria che, apparentemente senza un criterio preciso, ma in realtà frutto di uno studio attentissimo e quasi maniacale del dettaglio, combina materiali differenti in intricati e splendidi intarsi che richiamano dei coralli.
Le collezioni di MTOF
Il lavoro delle designer, partito poco prima che il Covid bloccasse tutto, ha subito un rallentamento iniziale, proprio per via della pandemia, ma nelle ultime stagioni si sta delineando in modo sempre più netto con collezioni sofisticate, nelle quali si sperimenta a livello tecnico per realizzare qualcosa di nuovo servendosi di un sapere storico, ma in continua evoluzione, come quello legato alla lavorazione dei filati. La collezione autunno/inverno 2023-24 si caratterizza per la presenza di jacquard geometrici che creano, però, un effetto ottico quasi floreale, alternando colori a contrasto rispetto alla base dei capi. I volumi ampi dei cardigan, dei gilet e dei pantaloni sono armonizzati dalla presenza di tuniche smanicate, per completi molto raffinati. Ma lo scopo di MTOF è quello di far comprendere la versatilità della maglieria che non deve essere solo associata, concettualmente, ai climi freddi, ma che può essere utilizzata anche durante la bella stagione. I filati, infatti, se scelti con accuratezza – come quella impiegata da Abbate e Beraldin – possono, ad esempio, tenere freschi e proteggere dalla calura. Ne è la riprova la collezione primavera/estate 2024 fatta di completi briosi, per nuance e materiali: tra lurex brillanti e toni accesi come il lime e il rosso, le polo con il collo annodato, tipiche di MTOF, si abbinano perfettamente ai pantaloni dal taglio morbido e alle gonne a portafoglio indossate in stratificazione. Per finire i cardigan zippati o con una più classica abbottonatura alternano, invece, la lavorazione WAMS a delle spesse coste che giocano con accostamenti a contrasto e trasparenze accennate.
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