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Le scuole di moda svelano cosa studiare per lavorare nella moda

Si può ancora sognare una carriera nella moda? Sì, lo dicono i numeri. Abbiamo chiesto alle migliori scuole di moda italiane che cosa sia meglio studiare per trovare lavoro nel settore. Ecco le risposte.
Le scuole di moda svelano cosa studiare per lavorare nella moda

Le scuole di moda svelano dove e cosa studiare per lavorare nella moda. Perché sì, lavorare nella moda può essere un sogno. Ma anche una realtà

I numeri danno ragione e concretezza ai sogni: studiare moda in Italia permette di costruire una carriera nel settore e di trovare lavoro. Il tasso di occupazione a un anno dalla conclusione del percorso di studi, infatti, è intorno al 90% per gli studenti delle scuole italiane. «L’inserimento nel mondo del lavoro a un anno dal diploma, nonostante il Covid, supera il 90% - dichiara Stefania Valenti, Managing Director di Istituto Marangoni - la maggior parte di loro sceglie di lavorare in azienda, ma c’è anche un 30% di alumni che si trasforma in imprenditori». Ci sono casi in cui, vedi i master del Milano Fashion Institute, 1 studente su 4 ha ricevuto un contratto di lavoro prima di concludere gli studi così come, in Accademia Costume & Moda, per master specifici - ad esempio quello in Creative Knitwear Design e Fabrics Innovation Design - il tasso di occupazione è del 100%. Vi è poi un alto livello di soddisfazione espresso dagli ex studenti di Domus Academy - ad esempio - riguardo le loro attuali posizioni lavorative, con un tasso di job satisfaction dell’88%.

Dall’alto al basso. Maglione di lana, camicia di cotone, cravatta di seta, pantaloni di lana e scarpe
di pelle GIVENCHY MEN. Blazer doppiopetto in bamboo misto seta, camicia di cotone e pantaloni in denim
di cotone MAGLIANO, mocassini di suède PREMIATA. Blazer in double check, t-shirt in jersey di pelle
stampata, camicia di cotone, pantalone di pelle in denim stampato, borsa Andiamo in intrecciato e stivaletti di pelle BOTTEGA VENETA.



Il valore della formazione Made in Italy è apprezzato anche all’estero e ogni anno sono numerosi i giovani che arrivano qui per studiare moda: in Istituto Marangoni la percentuale di studenti stranieri raggiunge in alcune classi l’87% «e il trend è forte dall’area LATAM, dall’India e dal Medio Oriente, grazie anche alla nostra nuova sede di Dubai» spiega Valenti, mentre il 55% degli studenti di MFI (Milano Fashion Institute) appartiene a uno dei 35 Paesi presenti nel campus. E se la popolazione di Polimoda, a Firenze, proviene da 70 diversi Paesi, da 90 Paesi provengono le immatricolazioni in NABA, Nuova Accademia di Belle Arti, a Milano. Non è un fenomeno che si riscontra solo nelle grandi capitali della moda italiane: a Catania sono 50 su 400 gli studenti stranieri che seguono le lezioni dei corsi di Harim Accademia Euromediterranea e per studiare Fashion Design all’Accademia di Belle Arti di Bologna arrivano in città studenti anche da Iran, Camerun, Cina. Ci sono scuole, poi, come IED, che per accogliere gli studenti e abbassare i costi di studiare moda stringe partnership ad hoc con residenze studentesche vicino alle sedi.

Da sinistra. Blazer monopetto, pantaloni e cappellino con visiera BALLY, polo di cashmere e seta MALO. Cappotto Boxy con cappuccio di lana e cotone e dolcevita in jersey stretch BALENCIAGA. Gilet di lana ACNE STUDIOS, canottiera a costine LANEUS, pantaloni di denim MSGM, occhiali da sole MEDEA.

Quali sono le professioni che offriranno lavoro a chi vuole una carriera nella moda?


Il focus per il futuro parla di moda etica e sostenibile e sull'intelligenza artificiale, come spiega Giampiero Mele, Direttore Didattico di Accademia del Lusso: «La nuova generazione che studia moda oggi è molto attenta al binomio nuove tecnologie e tradizione artigianale, oltre che all'ambiente. Il futuro verte su questi due aspetti e i nostri corsi sono assolutamente allineati con le richieste del mercato del lavoro». Concorda Nicola Guerini, Direttore Generale di Milano Fashion Institute: «Negli ultimi anni abbiamo assistito a una vera e propria rivoluzione dei ruoli professionali e delle policy delle imprese, sempre più attente all’attrazione e retention dei talenti. Si prevede che entro i prossimi 5 anni saranno richiesti oltre 90.000 nuovi profili: il mondo della formazione deve rispondere a questo appello, guidando la crescita del settore a partire dalle persone».

Alessandro Bertini, Direttore di Istituto Modartech di Pontedera aggiunge: «Coscienza ambientale, etica sociale e innovazione responsabile rappresentano un’estensione del concetto di qualità nella moda, intesa come il prodotto di ricerca, tracciabilità e riutilizzo in tutte le sue forme». La scuola inaugura a ottobre un Master in Fashion Hi-Tech, realizzato in collaborazione con l’Istituto di Biorobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, che forma professionisti in grado di dare vita a prodotti indossabili e intelligenti, esteticamente attraenti e funzionali e dall’alto contenuto tecnologico.

Da sinistra. Gilet in gabardina di lana TAGLIATORE 0205, jeans LEVI’S, intimo CALVIN KLEIN, borsa e ballerine in denim MEDEA. Cardigan di lana e pantaloni di denim sfumato ACNE STUDIOS, cintura di pelle LEVI’S. Felpa di cotone AUTRY, t-shirt di cotone e cargo in denim con tasconi removibili MSGM, sneakers UNITED COLORS OF BENETTON. Trench di cotone LEVI’S, felpa girocollo e bermuda in denim UNITED COLORS OF BENETTON, occhiali da sole MEDEA.

Olivia Spinelli, Head of Fashion School di IED Moda Milano dichiara:«La moda si sta muovendo su due canali opposti ma complementari. L’utilizzo di software che alleggeriscono i passaggi del processo creativo è richiestissimo e l’AI è un tema importante con cui fare i conti. Ma, parallelamente, servono competenze dirette sulla materia prima e sulla manifattura a un livello molto alto: il saper fare, soprattutto parlando di Made in Italy, è un punto da cui non possiamo prescindere. Il progettista deve essere in grado di pensare a monte come tutto possa essere gestito nel modo meno impattante possibile, e in questo la tecnologia deve essere considerata alleata purché il fattore umano e la scelta finale vengano sempre generati da una riflessione che include anche l’aspetto etico».

Da sinistra. Felpa di cotone con cappuccio FILA, canottiera a costine, bermuda di lana e pantaloni VERSACE, sneakers con calzino DEMON BY ALBERTO DEON. Maglia jacquard con filato trasparente JORDANLUCA, pantaloni cargo in denim VERSACE.

Concorda Colomba Leddi, NABA Fashion Design Area Leader: «I temi attuali sono le tecnologie emergenti, i nuovi processi produttivi e di commercializzazione come anche le conoscenze pratiche legate alle tradizioni dei mestieri della moda. Per questo, NABA ha introdotto nuovi corsi, come il Triennio in Fashion Marketing Management nella sede di Milano, che mira a fornire le competenze culturali, progettuali e di management legate alla gestione della supply chain e del marketing della moda, approfondendo i temi legati alla riprogettazione del Sistema Moda. Per approfondire la ricerca di soluzioni eco-sostenibili per il design tessile - altro punto importante - è nato poi un giardino per la tintura naturale dei tessuti che è presente nel campus di Milano: L’Orto Tintorio, creato insieme al Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali dell’Università degli Studi di Milano e con il laboratorio di ricerca Officina del Colore Naturale».
Gaya Calabrò, Programme Leader Master in Fashion Management e Master in Luxury Brand Management di Domus Academy, sottolinea il valore del retail, che: «offre interessanti opportunità in diversi ambiti, tra cui Merchandising e Buying, Visual Merchandising e Store Management. È sempre più riconosciuto che l’esperienza in store, a contatto diretto con il cliente, possa essere il punto di partenza per una brillante carriera nella moda».

Massimiliano Giornetti, Direttore di Polimoda: «lReputo che la moda sia la più contemporanea delle forme d’arte, poiché si nutre di un legame intimo e profondo con le persone. È quindi inevitabile che un giovane studente di moda si trovi ad esplorare l'evoluzione della sociologia dell'immaginario e dell'antropologia per comprendere al meglio il consumatore e affrontare con decisione le sfide etiche e sostenibili del futuro. Capire le ragioni per cui alcuni macro-trend si affermano con tanta profondità e si radicano velocemente nella società è essenziale. Avere l'abilità di prevedere i mutamenti nei desideri e nell'evoluzione dei gusti dei clienti finali è inderogabile. Un designer deve avere la lucidità di leggere e interpretare gli schemi e le strutture di merchandising, come un businessman deve sviluppare la sensibilità per comprendere il prodotto e la sua evoluzione. Il mio consiglio agli studenti di moda è di non pensare alla moda solo come un abito, ma piuttosto come la forma più potente di comunicazione. Per il futuro, non immagino esclusivamente professioni chiuse come fashion designer o manager nella moda, bensì figure ibride capaci di interpretare il prodotto e leggere le strutture di business. I confini saranno molto più flessibili, e figure come product manager, event manager, merchandiser e design manager saranno indispensabili per il business».

Da sinistra. Maglia di cotone FILA, minigonna di cotone tartan MSGM, cintura di metallo INEDEN. Giacca monopetto e pantaloni in lana vergine e camicia in twill di cotone GIORGIO ARMANI. Maglia di tulle DESIGUAL x M. CHRISTIAN LACROIX, jeans DIESEL e borsina di pelle ACNE STUDIOS.

Aggiunge Stefania Valenti di Istituto Marangoni: «Il merchandising, così come il social media management, la comunicazione e l’organizzazione di eventi non possono prescindere dal metaverso e dall’AI. Altri importanti sbocchi del futuro sono la bellezza e il lifestyle: a ottobre lanceremo un master in luxury hospitality».

Gabriele Monti, coordinatore della Laurea triennale in Design della moda e Arti multimediali di Università Iuav di Venezia afferma: «I nostri studenti e le nostre studentesse scelgono moda perché la ritengono una disciplina centrale per affrontare le questioni che attraversano la contemporaneità. Una consapevolezza che si manifesta anche nella ricerca dei tirocini e del lavoro: non più solo designer, ma tutti i ruoli professionali che articolano quel sistema complesso che è la moda contemporanea. Con grande attenzione anche alla filiera produttiva, segno di una rinnovata consapevolezza e di una ricerca di quei punti di forza che definiscono il Made in Italy». Fernando Burgo, Direttore di Istituto Burgo, aggiunge: «Anche oggi bisogna puntare su professioni che riguardano la sartorialità, il ricamo e i tagli di Alta Moda che devono continuare a convivere con la digitalizzazione».

E al “saper fare” eccellenza del Made in Italy è dedicato il nuovo Diploma Accademico di Primo Livello in “Modellistica, sartoria, prototipia per la moda ed il costume” di Accademia Costume & Moda, che propone in ambiente accademico la formazione tecnica e culturale che nutre il Made in Italy nei settori della moda e dello spettacolo attraverso un corso riconosciuto da MUR e che alle tecnologie affianca anche aspetti culturali. La scuola lancia anche un nuovo Diploma Accademico di Primo Livello in “Fashion Management: Sistema del Prodotto Moda” e, nella sede milanese, un Master in “Styling for The Music Industry”.

Da sinistra. Top con dettagli cut out e gonna con leggings in tessuto stretchy SUNNEI, occhiali da sole, ballerine e borsa in denim MEDEA. Maxi t-shirt MARCELLO PIPITONE - BONOLA, jeans CARHARTT,
collana MEDEA. Maglia in viscosa misto lana, pantaloni di cotone, borsa di tela e scarpe in collaborazione
con Upower MAGLIANO. Polo di cotone e pantaloni di denim MSGM, ballerine di satin PREMIATA. Blazer
monopetto, camicia di cotone, pantaloni e cappellino con visiera BALLY. Sullo sfondo l’opera “Retrostorico”
di DUCCIO MARIA GAMBI.


Il Made in Italy non perde la sua allure, quindi, nonostante lo scorrere del tempo: il Master Universitario in “Management del Made in Italy. Consumi e Comunicazione della Moda, del Design e del Lusso” di IULM compie vent'anni. Sofia Gnoli, docente nella scuola milanese di “Storia della moda” e “Archivi delle industrie creative” suggerisce a chi vuole lavorare nella moda di puntare su «tutte quelle professioni in cui la moda, nei suoi molteplici aspetti sociali, culturali, comunicativi, di business e ambientali, entra in relazione con le tecnologie digitali tra cui Costumer Engagement Manager, Fashion Trend Forecaster, Manager Metaverse Storyteller, Metaverse Community Manager».

Da sinistra. Polo in jersey, camicia in popeline di cotone, bermuda in raso, intimo di nylon e mocassini di pelle MIU MIU. Camicia in tessuto Oxford elasticizzato RRD - ROBERTO RICCI DESIGNS. Canottiera a coste INTIMISSIMI, collana con spine JORDANLUCA. Giacca sartoriale di lana e jeans a vita alta di cotone LOEWE, scarpe di pelle POLLINI.

È d’accordo Rossella Piergallini, Coordinatrice Corso Fashion design di Accademia di Belle Arti di Bologna: “Vi sono concrete potenzialità di sviluppo anche in ambiti come la ricerca tendenze, l’ecodesign, la modellistica, la prototipazione, l’archivistica e la cura dell’heritage».

Alessandro Colombo, Managing Director at AD Education Italia, network di scuole creative di cui fa parte Accademia Italiana consiglia di puntare: «sulla manifattura: avrei risposto così anche 500 anni fa ma ora lo faccio con maggiore vigore perché l'Italia è una nazione fondata su mani sapienti e la nostra differenza con tutto il resto del mondo è insita nei dieci polpastrelli».

Da sinistra. T-shirt Artist at High in jersey di cotone HIGH EVERYDAY COUTURE, gonna con leggings in tessuto stretchy SUNNEI, occhiali da sole MEDEA. Maglia in mohair, camicia di cotone, pantaloni in suède e stivaletti di pelle MARNI. Blouson e shorts in denim Miu Miu Upcycled MIU MIU.

Credits del servizio, uscito sul numero di Febbraio di Vogue Italia e scattato nella sede di Polimoda all'interno di Manifattura Tabacchi

Studenti LUCA PARODI, MATTIA BENEDETTI, ALESSANDRO GIULIANI, LAURA EVANS, ANDRI GUNLANNGSSON, BEATRICE DE CARO, ANSON LIN, DESIREE SANTORO, ALYA SANDER, GIORGIA CICCARELLI, SIDDHART THAKRE, PUSELETSO MEDUPE, KARINA DIMARE, THERESA RUDOLF,
TAKUYA NISHIBORI, POL ABELLÒ COLL, LOREN CORTES CONTRERAS, PENELOPE BURNHAM, MARIE MARGREIRET, MARIAH CASSON, RUAN SONG, GIONA VEZZALI, VALERIA VARGAS,
BEATRIZ HORTA.

Stylist FRANCESCA IZZI
Hair DANIELA MAGGINETTI.
Make-up GIULIA CIGARINI.
Casting director JULIA ASARO.
Photo assistants EMIL KOSUGE, ALESSANDRO MILO.

Stylist assistant ALLISON PAPI.

Hair assistant DOMINIQUE ASCIONE.
Make-up assistant MARIA GRAZIA ARCESE.

Casting assistant SOFIA BERTOZZI.

Local production assistant MARGHERITA PECCHIOLI.
Thanks to POLIMODA, ISTITUTO MARANGONI, IED, MANIFATTURA TABACCHI.

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