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Taylor Russell diventa il soggetto del desiderio sulla cover di Vogue Italia: «Avere la facoltà di scegliere è il più grande privilegio»

Adora interpretare le storie d'amore (anche quelle singolari alla “Bones and All”). Taylor Russell sta cercando di essere meno razionale e più spontanea. E in questo la aiuta il teatro - dove è impegnata con “The Effect” - ma anche questo shooting diventato per lei un'esperienza di puro gioco e creatività
taylor russell vogue italia
Paolo Roversi

Taylor Russell racconta nell'intervista di copertina del numero di Marzo: «Amo Vogue Italia, è un tale esempio di pura creatività. Non mi è mai capitato di guardare una sua copertina senza rimanerne affascinata.»

È un frizzante pomeriggio londinese e il cielo è avvolto da basse nuvole grigie. All'interno del The River Café, Taylor Russell intinge un pezzo di focaccia nell'olio d'oliva rimasto nel suo piatto di ravioli ai porcini. «Morivo dalla voglia di provare questo posto!», esclama. Quindi, come se fosse inconsapevole della propria fama, aggiunge: «Ho sentito dire che è piuttosto difficile trovare un tavolo qui».

Maglione Aran oversize color avorio, cappello rosa in lana crochet, pantaloni neri attillati e sneakers Adidas, Russell irradia un'aura di rilassata sicurezza. «Adoro Londra», confessa. «Nel posto dove sono cresciuta, il cielo era sempre grigio, e anche qui piove molto, cosa che mi rende immensamente felice. È questo a darmi energia».

Da quando si è trasferita nella capitale britannica per interpretare il ruolo di protagonista nell'acclamata pièce di Lucy Prebble The Effect, in scena al National Theatre, Russell ha riflettuto sulla nozione di casa, cercando di dare una risposta a quella domanda persistente che l'ha seguita attraverso i vari capitoli della sua vita. Che non abbia le idee chiare a riguardo è comprensibile: dal giorno in cui è nata – 29 anni fa, a Deep Cove, una piccola città della British Columbia, Canada – fino al diciottesimo compleanno, si è trasferita in totale 16 volte.

Mentre si versa del tè alla menta, ripete in tono devozionale un mantra che ha adottato di recente: «Sono sempre a casa, e la casa è un bel posto dove stare». E aggiunge, quasi si sentisse in dovere di spiegare il concetto: «Nel mio corpo, è come se fossi sempre a casa, ovunque io sia. Non ho bisogno di muovermi, non ho bisogno di essere in un posto diverso da quello in cui mi trovo adesso».

Parlare con lei suscita un immediato senso di intimità, lo stesso che si potrebbe provare conversando con una persona di famiglia, qualcosa che capita di rado quando si incontrano personaggi celebri. È riflessiva, si esprime in tono pacato, intercalando pause significative, ravvivate da ampi sorrisi e risatine giocose. Non alza mai la voce e, con il crescere del rumore all'interno del locale, non è sempre facile cogliere tutto quello che dice.

Quando era adolescente, desiderava l'indipendenza, tanto da iniziare a lavorare a 13 anni. «Ho goduto di così tanta autonomia», confida. «Quello dell'autosufficienza è un concetto che mi è stato inculcato fin da piccola, con il risultato che ho sempre percepito la mia vita come se fosse esclusivamente mia, senza mai aspettarmi che qualcuno facesse qualcosa per me. Può sembrare un fatto positivo, e in effetti lo è, se considerato con il senno di poi, ma all'epoca non mi sembrava tale. Mi faceva paura».

Canotta di seta e cachemire a costine GUCCI

In The Effect interpreta Connie, una ragazza che accetta di fare da cavia per la sperimentazione di un nuovo farmaco antidepressivo e, mentre i test clinici sono in corso, si innamora del collega Tristan (Papa Essiedu). «Ho dovuto lavorare sul perfezionismo che caratterizza il mio approccio alla recitazione», dice. «Sto cercando di non essere perfetta, di essere disordinata e spontanea. Quando lavori in uno spettacolo teatrale, non puoi controllare quello che succede. Può capitare che, proprio il giorno in cui tra il pubblico c'è qualcuno che ammiri tantissimo, tu abbia l'impressione di aver offerto la peggiore performance di sempre, ma, ciononostante, devi essere di nuovo lì per lo spettacolo successivo, e per quello dopo e per quello dopo ancora, e così via... Non puoi permetterti di andare a nasconderti e piangere in solitudine, devi continuare, per quanto difficile sia, e questa è una grande lezione di vita. Devi dire a te stessa: "Ci ho provato, non è andata bene". E poi vai avanti». E aggiunge con un sorriso: «Il detto "Lo spettacolo deve continuare" è tale per un motivo».

Nel film Waves - Le onde della vita (2019), scritto e diretto da Trey Edward Shults, interpreta Emily, la sorella di un popolare atleta del liceo che fa uso abituale di stupefacenti e finisce per uccidere la propria ex ragazza. In preda alla vergogna e al dolore, il personaggio di Russell domina la seconda metà di questo intenso dramma che esplora l'amore adolescenziale senza concessioni al romanticismo.

Non capita spesso, a quasi trent'anni, di interpretare ruoli da liceale, un'anomalia di cui Russell è perfettamente consapevole. «Ho un'idea così romantica dell'invecchiare», dice sorridendo, mentre assapora un trancio di rombo. «Aspetto con ansia il giorno in cui avrò qualche ruga in più. È come un atto di riconoscimento da parte di madre natura stessa». A onore del vero, i suoi lineamenti da cerbiatta, la pelle liscia, il viso pieno e i grandi occhi vivaci le conferiscono una maschera naturale di ambiguità estetica e anagrafica. «L'età non condiziona le mie scelte di vita, forse perché, sembrando così giovane, posso permettermi di ignorarla», dice. «È dura, però, quando sei consapevole di aver vissuto tante esperienze e di avere molto da offrire, ma sai che il tuo aspetto racconta un'altra storia».

Nel 2022, Russell ha vinto il Premio Marcello Mastroianni al Festival del Cinema di Venezia per la sua interpretazione di Maren in Bones & All, storia d'amore on the road diretta da Luca Guadagnino che vede due adolescenti (Russell e Timothée Chalamet) dediti al cannibalismo intraprendere un viaggio attraverso l'America dell'era Reagan alla ricerca di loro stessi. Nei primi minuti, il film ci mostra Russell mentre rosicchia il dito di una compagna di classe durante un pigiama party. La sua interpretazione è tecnicamente impeccabile, ma sempre naturale.

Da adolescente, Russell nascondeva la sua vulnerabilità dietro una barriera di stoicismo. «Faceva parte del mio modo di essere», racconta, mentre esamina la lista dei dessert. «Ma ora ho capito che lasciar trasparire le proprie emozioni è l'atto più coraggioso che si possa compiere, perché ci si espone direttamente al dolore. È facile chiudersi al mondo e fingere che le cose non ti facciano male. Ci vuole più forza per riuscire a dire: "Ehi, sono qui, ti amo, tu mi ami?". È in questa direzione che mi sto muovendo adesso. Essere vulnerabile mi fa sentire a casa, al sicuro. Quando mostri la tua vulnerabilità, non devi chiederti se verrai accolto: vieni semplicemente accettato».

Dice di adorare le storie d'amore e che interpretarle equivale per lei a una forma di esorcismo. «La cosa migliore a questo mondo è amare qualcuno ed essere a propria volta amati da quella persona», afferma. «Il bello dell'amore è che non ha senso. Per niente. Spesso mi chiedo quale sia la cosa più intelligente da fare, ma perlopiù i miei sentimenti non hanno nulla a che vedere con la logica, non ne hanno bisogno. Sto male quando inizio a pensare: "Non devo fare questo perché dovrei fare quello". E mi chiedo: perché? Cos'è più eccitante, l'amore, con il suo corollario di generosità e altruismo, o la cruda realtà?». E aggiunge: «Sto cercando di smettere di fare ciò che il pensiero razionale mi suggerisce, sforzandomi, al contrario, di ascoltare le mie sensazioni e di agire di conseguenza».

Top e gonna in nappa washed MIU MIU

A proposito dei look per il red carpet, sottolinea che il suo obiettivo non è semplicemente quello di apparire bella o sexy: «Per me è una sorta di esercizio estetico», spiega. «È quasi come realizzare un’opera d’arte». Questa capacità di mantenere il distacco, come insegnano le filosofie orientali a cui si ispira il suo approccio alla vita, è ciò che le permette di prendere le distanze dai personaggi che interpreta sullo schermo, creando ogni volta una specie di avatar, per poi «voltare pagina e mettere la parola fine a quel periodo e a quella storia».

Tra lo spettacolare abito verde di Balenciaga Haute Couture sfoggiato a Venezia, l'ensemble di Schiaparelli con bustier e cappello da Zorro per il London Film Festival e l'ingioiellato tubino nero di Prada per il lancio del film a New York, il press tour di Bones & All ha fatto in modo che tutti conoscessero Taylor Russell anche senza aver visto la pellicola. «Non ero abituata a vedermi così, e la cosa mi ha spaventato», confessa. «Non riuscivo a guardarmi, è stata dura. Non è che non riuscissi ad amare me stessa – anche se non è facile per nessuno amare se stesso –, ma mi sono resa conto che facevo fatica a guardare le mie foto, perché tutto mi sembrava... troppo grande».

Non fa eccezione questa storia di copertina, che la vede mettersi a nudo – letteralmente – come non aveva mai fatto prima su un magazine. «La cosa più preziosa, per me, in questo momento, quella di cui sono più grata, è la possibilità di fare ciò che mi fa sentire bene», dice. «Credo che avere la facoltà di scegliere sia, per molti versi, il più grande privilegio che ci possa essere concesso su questa terra. E mi trovo in una fase della mia vita in cui sento di poterlo fare più facilmente. Non dipende solo dalle circostanze, ma anche dalla mentalità. Amo Vogue Italia, è un tale esempio di pura creatività. Non mi è mai capitato di guardare una sua copertina senza rimanerne affascinata. Nessuno sa creare bellezza come gli italiani. Ne sanno più di chiunque altro. Per me, è stata un'esperienza di puro gioco e creatività».

Nel novembre 2022, Russell è diventata global ambassador di Loewe. Un morbido cappotto in pelle color pistacchio e una borsa in cavallino del brand giacciono sulla sedia di fronte a lei. Dice di considerarli entrambi «essenziali», così come non potrebbe mai fare a meno di «un buon paio di jeans», qualcosa di vintage, di Martine Rose – «È così cool e stimolante!» – e The Row.

La conversazione procede tra riflessioni esoteriche, osservazioni sulla vita e sull'auto-rafforzamento, il tutto intervallato da bocconi di gelato e sorsi di tè. Nulla suona banale se proviene da Russell, anche perché ogni sua affermazione è condita da un'abbondante dose di autoironia. L'ottimismo aleggia nell'aria persino quando parla del fatto di essersi spinta al limite o alle soglie dell'esaurimento: «Non c'è niente di più bello del vedere una persona fare il proprio lavoro con passione», dice. «La passione è sexy».

E nonostante questa produzione di The Effect, forte del successo riscosso a Londra, sia ora approdata a New York dove sarà in scena fino al 31 marzo al The Shed, un centro culturale nella zona ovest di Manhattan, Russell riflette sull'utilità del fallimento – «Ti riporta con i piedi per terra» – e rivela che, tra le grandi lezioni che ha imparato come attrice, c'è quella che riguarda la necessità di «essere permeabile», di permettere alle cose di ferirti. «Se nelle sere in cui ti senti a disagio nel tuo corpo, o non particolarmente attraente, oppure hai l'impressione che nessuno vorrebbe starti vicino, riesci comunque a presentarti in uno spazio pubblico e a esibirti, mentre dentro di te continui a provare quelle sensazioni, beh, vivi un'esperienza che ha qualcosa di sovrumano».

Abito in cotone strutturato con drappeggio LOUIS VUITTON

Russell ha intenzione di andare subito in palestra, dopo pranzo. Sta facendo sollevamento pesi e pilates matwork, mentre, tra una cosa e l'altra, si sforza di camminare il più possibile. «Sento che il mio lato creativo infantile si è risvegliato», dice. «Sono ansiosa di lavorare a un nuovo progetto e spero... prego che arrivi il regista giusto con cui realizzare qualcosa di magico. Sto bene nel mio corpo e sento di essere in un momento in cui ho tanto da dare, in cui potrei fare grandi cose». Riflette per alcuni istanti e aggiunge, ridendo: «Non so cosa verrà fuori, ma è una sensazione reale».

In apertura: total look Dior

CREDITI

PHOTOGRAPHER: Paolo Roversi
STYLIST: Vanessa Reid
HAIR: Eugene Souleiman
MAKE-UP: Lauren Parsons
SET DESIGNERS: Jean-Hughes De Chatillon
MANICURE: Lora De Sousa
STYLIST ASSISTANTS: Joel Traptow, Gabriela Fin Machado
TAILOR: Mattia Akkermans
LOCATION: Studio Luce
PRODUCTION: Studio Demi

Questa intervista a Taylor Russell è su Vogue Italia di Marzo 2024, dal 27 Febbraio in edicola

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