Sulle orme di Italo Calvino, le Invisible City di Veronica Gaido in mostra a New York

Un omaggio alle Città invisibili e al potere esplorativo della fotografia
Veronica Gaido con il console Fabrizio Di Michele
Veronica Gaido con il console Fabrizio Di Michele

In mostra a New York le Invisible City di Veronica Gaido

La mostra Invisible City è stata inaugurata il 9 maggio nelle belle sale di rappresentanza della sede del Consolato Generale d'Italia a New York. Si tratta della prima personale negli Stati Uniti della fotografa italiana Veronica Gaido (Viareggio, 1974), che vi raccoglie alcune fotografie tratte dal ciclo omonimo, a cui lavora già da alcuni anni, e nel quale trasfigura solide architetture in impalpabili composizioni luminose. Gaido si è ispirata, e ha preso in prestito il titolo, alla raccolta Le città invisibili di Italo Calvino (1972), scrittore del quale celebriamo il centenario proprio il prossimo 15 ottobre.

Il vetro, l'acciaio e il cemento armato che costruiscono le città fotografate dall'autrice si smaterializzano grazie alla scelta di lunghissime esposizioni, che dilatano le linee, sfumano i profili e arrivano infine a donare inattese vibrazioni e dinamismo a strutture vertiginose, ma altrimenti inamovibili. Il pubblico guarda questi spazi, prova a riconoscere gli edifici famosi, ma forse il soggetto è sempre altrove, forse solo immaginati. A questo proposito la curatrice della mostra, Maria Vittoria Baravelli, dichiara nel comunicato ufficiale: «Veronica Gaido, per raccontare il proprio punto di vista sul mondo, utilizza il mezzo fotografico come fosse un pennello. Grazie alla tecnica della lunga esposizione, il fluire della realtà prende vita nella fotografia. Una vita filamentosa, non perfettamente a fuoco, ma senza fine».

La mostra Invisible City di Veronica Gaido a New York

La geografia del fantastico

Il pubblico entra così in un mondo fantastico, dove non sa più cosa sia vero e cosa falso, oppure cosa sia esagerato dall'immaginazione, come nel racconto fiabesco. È infatti proprio ciò che accade nel libro di Calvino, in cui l'esploratore Marco Polo racconta a Kublai Khan, imperatore del regno dei Tartati, le città che ha incontrato nei suoi viaggi. Sebbene l'interlocutore «non crede necessariamente a tutto», ci dice Calvino con la voce di Marco Polo, ascolta con grande interesse la descrizione delle cinquantacinque città potenzialmente irreali ma che esprimono appunto, in completa libertà, le infinite possibilità dell'essere. L'opera si colloca in un vivace periodo sperimentale di questo scrittore, influenzato dalle teorie semiotiche e strutturaliste francesi dell'epoca, e viene tradotto negli Stati Uniti già nel 1974, con grande successo.

Veronica Gaido, che prende in prestito da Calvino anche i nomi delle città per intitolare le singole fotografie della serie, arriva ad un universo alieno, fantastico, sublimando attraverso l'obiettivo della macchina fotografica gli edifici sui quali si sofferma il suo sguardo. Ma è anche il viaggio in sé, come canale di conoscenza e allo stesso tempo nutrimento della fantasia, a legare la fotografa alla narrazione calviniana. L'abitudine al viaggio è da lei apprensa nell'infanzia, a causa, o grazie, ai continui traslochi dovuti al lavoro paterno. Viaggio ed esplorazione assumo una dimensione e un valore esistenziali, che la portano a guardare palazzi, i grattacieli e le città di tutto il mondo, con la convinzione di poterne cogliere l'anima attraverso lo strumento fotografico: «Ho immaginato gli intrecci di vita al loro interno, ho guardato questi grandi grattaceli come esseri viventi», dichiara infatti la fotografa.

Veronica Gaido, Senza Fine Uno, 2020

Fotografia e innovazione

Gaido ha studiato a Milano, all'Istituto Italiano di Fotografia, e da allora ha vissuto diverse fasi esplorative della propria creatività e professionalità, lavorando con i droni, viaggiando in tutto il mondo e soprattutto continuando ad aggiornarsi tramite workshop internazionali e collaborazioni. Nel 2008 inizia a sperimentare le lunghe esposizioni, che da allora caratterizzano significativamente le sue immagini.

«Siamo entusiasti di ospitare questa mostra personale della talentuosa fotografa italiana Veronica Gaido – afferma il console Fabrizio Di Michele – nel centenario della nascita di Italo Calvino. Le sue opere impressioniste riescono a cogliere l'anima stessa delle “città invisibili” su cui ha puntato. Ciò è particolarmente vero per New York, la cui atmosfera dinamica sembra emergere dall'intreccio di luci, colori e grattacieli». La mostra è visitabile su appuntamento fino al 30 luglio 2023, presso il Consolato Generale Italiano, Park Avenue 690, 10021, New York.

Veronica Gaido con il console Fabrizio Di Michele