Il graduates “Show 2022” della Royal Academy of Fine Arts di Anversa
Tra il ritorno in presenza e il ritiro di Walter Van Beirendonck, i dodici studenti di Anversa hanno presentato i propri lavori di fine anno
Dopo due anni di presentazioni in formato digitale, gli studenti del dipartimento moda della Royal Academy of Fine Arts di Anversa hanno finalmente potuto sfilare dal vivo con le collezioni MA durante la sfilata “Show 2022”. Questo evento è stato quindi caratterizzato da una forte emotività, non solo legata alla celebrazione della conclusione del percorso formativo di tanti giovani designer, ma anche per l'annuncio del ritiro ufficiale da parte del leggendario Walter Van Beirendonck dal suo ruolo di Head of the Antwerp Fashion Department. Il membro dei rinomati “Antwerp Six” aveva iniziato come lecturer nel 1985, per poi passare a capo del dipartimento moda dal 2007. Sotto la sua guida l'accademia belga ha contribuito alla formazione di brillanti designer provenienti da tutto il mondo, soprattutto grazie a una combinazione perfetta tra l'invito a esprimersi in base alla creatività più sfrenata e la trasmissione dell'importanza della visione della moda come strumento per parlare alla società, e della società.
“Con ricordi di trentasette anni pieni di creatività, sono molto orgoglioso di ciò che abbiamo raggiunto. Insieme al team di docenti, abbiamo messo il Dipartimento di Moda sulla mappa mondiale e con la sfilata di laurea abbiamo fornito una piattaforma ai giovani talenti. Il fatto che io dica addio al Dipartimento Moda non segna la fine del mio lavoro. Il mio brand e tutti i miei vari progetti continuano. Ho molte idee rimaste e molti sogni da realizzare,” ha detto Van Beirendonck.
Lo “Show 2022” ha visto sfilare dodici studenti internazionali di cui vi riportiamo di seguito i nomi: Ching-Lin Chen, Igor Dieryck, Alise Anna Dzirniece, Dominika Grzybek, Yeongho Ko, Jan Nový, Jejung Park, Natalia Saavedra, Gong Taehyeok, Jiyeon Tak, Amir Torres e Yonghao Xie.
Le tre collezioni più interessanti
Igor Dieryck
La collezione “Yessir” di Igor Dieryck è una riflessione sul mondo degli hotel e il suo staff. Avendo lavorato per diversi anni alla reception di un albergo, Dieryck ha potuto constatare di persona quali siano i delicati equilibri di potere che si instaurano dietro il bancone della lobby. Partendo da questo tema il designer si è inoltre interrogato sul ruolo delle uniformi e sul messaggio che queste possono inviare all'esterno, soprattutto in riferimento al posizionamento sociale. La collezione nei toni pastello è composta da capi del guardaroba sartoriale che si affiancano a pezzi street, tutti però deformati dall'utilizzo di strutture interne rigide che ne modificano la silhouette. Pantaloni classici sono così doppiati da bermuda o arricciati da coulisse, le giacche diventano cropped, mentre le hoodies si cristallizzano in solide strutture tridimensionali.
Yeongho Ko
Yeongho Ko con la sua collezione intitolata “Warning: Extinction Ahead” ha preso ispirazione dai continui cambiamenti climatici in costante peggioramento. La sua è una presa di posizione per esortare a fare qualcosa di drastico, avvertendo delle inevitabili conseguenze, qualora si proseguisse in questa direzione: fare la fine dei fossili. Proprio questi ritrovamenti ossei sono stati la principale guida del designer che li ha trasposti, in una chiave pop, nella forma di soprabiti, felpe imbottite a forma di teschio, gilet a mo' di gabbia toracica e concatenazioni sferiche che ricordano calcificazioni, usate come decoro ricorrente. Il tutto è completato da riferimenti a un'estetica punk, solo accennata, proposta attraverso cappelli con creste colorate che rievocano le pettinature estreme di fine anni Settanta.
Yonghao Xie
Agbogbloshie è una della città del Ghana maggiormente colpite da inquinamento legato al cosiddetto “e-waste”, i rifiuti di natura elettronica. Il fotografo Pieter Hugo con il suo libro “Permanent Error” ha immortalato questa drammatica situazione nei primi anni del Duemila e questa opera è stata scelta da Yonghao Xie come principale fonte di ispirazione per la sua collezione del Master che ne condivide il titolo. Il designer ha analizzato il modo in cui questi popoli africani vestono in quanto questo tipo di abbigliamento è utilizzato come “strumento” di protezione sul lavoro e lo ha poi combinato con la sua fascinazione per la scultura europea. Il risultato è una collezione in cui i drappeggi predominano avvolgendo il corpo con volumi morbidi e ampi, dai toni brillanti come il giallo, il blu Klein e il magenta. Un perfetto mix tra rielaborazione di costume e bilanciamento cromatico.