Blonde, tutta l'esuberanza di Ana de Armas in versione Marilyn Monroe (ora su Netflix)

In occasione dei 60 anni dalla scomparsa dalla diva, Netflix porta in scena l'attesissimo biopic (l'appuntamento in streaming è fissato per il 28 settembre)
Blonde Ana de Armas è Marilyn Monroe dal 28 settembre su Netfilx
2022 © Netflix

Blonde: Ana de Armas è Marilyn Monroe. E il biopic è su Netflix 

Quando si raggiunge la cima c’è da avere le vertigini. E Marilyn Monroe le aveva eccome, mentre continuava a desiderare solo di essere amata e libera. Accecata dai riflettori ma incapace di spegnerli, la diva è il frutto di un'infanzia interrotta e degli incontri intimi che in lei vedevano il personaggio e non la persona. O almeno così racconta Blonde, il biopic scritto e diretto da Andrew Dominik e prodotto da Brad Pitt, in concorso al Festival di Venezia e dal 28 settembre su Netflix.

La storia

Blonde. Ana de Armas as Marilyn Monroe. Cr. Netflix © 20222022 © Netflix

Norma Jean Mortenson, così si chiamava all’anagrafe Marilyn Monroe  (qui interpretata da Ana de Armas), non è una bambina che ha avuto vita facile, anzi. Non voluta dalla madre Gladys (Julianne Nicholson), ha trascorso l’infanzia passando di famiglia in famiglia. Da qui le fragilità sul senso di abbandono e su una concezione dell’amore basata spesso sulla necessità, sui giochi di potere e sui ricatti emotivi più che su un affetto gratuito e disinteressato. Fin da piccola ha vissuto in ristrettezze economiche ma il lavoro da modella le ha permesso di emanciparsi. Durante il matrimonio con Arthur Miller (Adrien Brody) affronta il trauma dell’aborto spontaneo, che aggiunge un nuovo trauma al suo rapporto con la genitorialità.

I contrasti tra i drammi interiori di Norma e la spensieratezza esteriore di Marilyn tratteggiano un ritratto intenso tra luci e ombre. Con qualche momento esplicito, come la scena di sesso orale praticata al Presidente degli Stati Uniti John Kennedy.

L’intento del film è celebrare nella sua umanità una stella che ha bruciato in fretta e si è spenta all’età di 36 anni (nel 2022 ricorre il sessantesimo anniversario dalla scomparsa).

Le reazioni durante il Festival di Venezia

I critici d’oltreoceano hanno avuto reazioni diverse rispetto al biopic: alcune molto positive, ma la maggior parte tiepide. Solo Total Film lo promuove con lode, gli altri magazine ci vanno più cauti. Vulture ammette che è “molto commovente ma anche alienante”, Variety parla di “una natura quasi indagativa e a tratti meditativa” sui risvolti umani della diva, mentre The Wrap ne loda “il controllo formale”. Nessuno parla di capolavoro, però, anzi BBC dice che si limita a fornire “uno specchio scomodo per chi si sofferma sul voyeurismo”. The Hollywood Reporter è deluso dalla performance di Ana de Armas: “Merita di più”. Per The Guardian “non è un’opera ma un rituale religioso dell’era moderna che visita le stazioni della via Crucis della Monroe in una sorta di Passione di Marilyn”. Screen Daily nota che la durata di quasi tre ore “è quasi letale”.

La parola ad Ana de Armas

Per la 32enne di origini cubane il ruolo, nel bene e nel male, sarà uno svolta-carriera. Da quando la piattaforma streaming manderà in onda la sua interpretazione di Marilyn tutti conosceranno il suo nome. Che piaccia o meno la sua scelta nel progetto.

Chi era per lei Norma e chi era Marilyn?

«Nella mia mente non ho mai fatto una distinzione, mi sono connessa emotivamente ad entrambe, ma sempre insieme, perché una non esiste senza l’altra».

L’ha sentita presente durante i ciak?

«Moltissimo: tante cose sono successe durante le riprese che mi hanno fatto pensare che sì, stesse davvero lì con noi, presente. Il mio obiettivo è stato sempre e solo quello di onorarne la memoria e fare del mio meglio, come se glielo dovessi e lei stesse guardando. D’altronde il film è al suo servizio, un tributo speciale».

Riusciva a staccarsi da lei a fine riprese?

«In quel periodo parlavo solo di lei, sempre totalmente immersa nella sua essenza e nei suoi contrasti. Filmare nella sua vera casa non ha solo conferito una sensazione di realismo ma ci ha fatto sentire davvero qualcosa dell’aria, come se provassi quello che provava lei. Questa sensazione pervadeva tutti sul set, non solo me».

In che modo?

«Negli intervalli tra le riprese, in pausa pranzo e dopo il set io sentivo sulle spalle la malinconia, la pesantezza e la tristezza che la attanagliavano e di cui non riuscivo a liberarmi. E, a essere onesta, non volevo farlo, volevo usare quelle emozioni e portarle davanti alla macchina da presa, non avevo intenzione di proteggermi da questi sentimenti perché erano un modo per darle vita».

Nel film si dice che ogni stella è sola. Lei si sente così?

«Chi non sente qualcosa di simile? Ma questo ruolo mi ha cambiato la vita e sarà quel che sarà, io voglio migliorarmi ma anche dare al pubblico la possibilità di conoscermi per ciò che sono».

Era preparata a tutto questo?

«Andrew mi aveva detto: “Può succedere di tutto, sii pronta a vedere il tuo cuore spezzato”. E durante le riprese penso mi si sia rotto almeno un paio di volte, ma poi ho capito che l’unico modo per non soccombere sarebbe stato assecondare il flusso e lasciarmi andare».

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