Perché Gigi Hadid ha ragione a chiedere di rispettare la privacy della sua bambina

In una lettera aperta ai paparazzi, alla stampa e agli account dei fan, la modella e neomamma ha lanciato un appello su Twitter per proteggere la privacy della figlia. Da genitori, che altro possiamo fare?
Perch Gigi Hadid ha ragione a chiedere di rispettare la privacy della sua bambina
Photo by Christian Vierig/Getty Images

Io e il mio compagno abbiamo un profilo Instagram in cui postiamo immagini buffe di nostro figlio di due anni che fa smorfie per il freddo quando prova il gelato la prima volta oppure video in cui indossa ridicoli completini che non ha chiesto di indossare e per i quali un giorno probabilmente ce ne vorrà.

Per noi, quello che è cominciato come un modo divertente di condividere le foto del nostro bambino con amici e famigliari è ora diventato un importante diario della sua giovane vita, un modo di ricordare quei momenti preziosi che conservo sul telefono ma che so bene non stamperò mai, pur possedendo una di quelle stampanti facili da usare e un album per fotografie personalizzato con il nome di mio figlio stampato sopra. Perché davvero, chi ha tempo di farlo? Per mio figlio, tuttavia, come io e il mio compagno diciamo sempre scherzando, sarà l’ennesimo problema da sviscerare in terapia famigliare tra molti anni.

Ma battute a parte, cosa penserà quando scoprirà che abbiamo diffuso centinaia di sue foto e video online senza il suo permesso? E pure senza filtro! Cosa penserebbe qualunque bambino?

Il diritto alla privacy

Secondo un recente studio del governo britannico, all’età di 13 anni la maggior parte dei bambini ha all’incirca 1.300 foto e video  sui social postati dai genitori senza il loro permesso. Poi, ovviamente, ci sono i figli dei personaggi pubblici, le cui immagini non vengono diffuse in rete soltanto dai genitori ma anche dagli account dei fan e dai siti di gossip. Condivise in un ambiente privo di un seppur parziale controllo, queste immagini hanno il potenziale di diventare virali, un problema che la modella e neomamma Gigi Hadid ha di recente sollevato in una lettera aperta sul suo account Twitter.

“Ai paparazzi, alla stampa e agli amati fan account: sapete che non abbiamo mai mostrato intenzionalmente il volto di nostra figlia sui social,” scrive. “Il nostro desiderio è che possa scegliere lei cosa mostrare di sé al mondo quando sarà maggiorenne, e che possa vivere un’infanzia il più normale possibile, senza preoccuparsi di un’immagine pubblica che non ha scelto di avere. Significherebbe moltissimo per noi se, mentre portiamo nostra figlia a esplorare New York e il mondo, poteste per favore, per favore, sfocare il suo volto nelle immagini, se e quando venisse ripresa.”

Hadid ha sollevato una questione importante: in che misura tutte queste condivisioni violano la privacy dei nostri figli? Nel suo caso, Hadid non vuole soltanto proteggere la figlia Khai, avuta con il compagno Zayn Malik, dall’assalto potenzialmente traumatizzante dei paparazzi chini sul passeggino per fotografarla, ma anche dal tribunale dell’opinione pubblica; dai troll e dai potenziali stalker che potrebbero individuarla facilmente e nuocerle; dalla pressione della fama in tenera età, che, se avete seguito l’inquietante vicenda di Britney Spears, possono avere effetti devastanti.

I pericoli di condividere immagini di bambini

Ma ci sono anche altri pericoli, e non solo per i figli delle celebrità. Il problema principale derivante dal rendere di pubblico dominio immagini di minori (per usare un termine giuridico) è che non si può mai sapere dove possano finire, il che rende impossibile tenerne traccia e dunque, in sostanza, eliminarle. Questo, a sua volta, potrebbe potenzialmente esporre vostro figlio o i vostri figli a furti d’identità e persino ad abusi su minori.

Secondo l’esperto di privacy digitale Daniel Markuson di NordVPN, la società che fornisce servizi di sicurezza su Internet, “Ci sono studi che stimano che entro il 2030 la maggior parte dei casi di furto d’identità saranno collegati allo sharenting, perché molti genitori condividono informazioni sensibili sui propri figli (come il nome intero, la data e il luogo di nascita) insieme alle foto. Nel frattempo, le segnalazioni di immagini di abusi su minori online sono aumentate del 50 per cento durante il lockdown”, dice. “Questo si può spiegare con l’aumento del tempo che sia i bambini che gli adulti trascorrono online, ed ecco perché dobbiamo prestare particolare attenzione alla sicurezza delle immagini dei nostri figli sui social”, aggiunge.

È anche il motivo per cui in paesi come la Francia e la Germania i bambini possiedono giuridicamente i diritti sulle loro immagini così che nulla può essere postato senza il loro permesso e i genitori rischiano conseguenze legali se lo fanno. Ma questa è davvero la soluzione giusta?

In questi periodi di distanziamento sociale, quando amici, famigliari e parenti sono stati privati del piacere di vedere i loro piccoli cari nella vita reale, condividere le immagini dei bambini, come accadeva anche alla regina Elisabetta in lockdown, si è dimostrata un’ancora di salvezza per molti. Eliminare questa possibilità sarebbe un vero peccato. Quindi, come possiamo proteggere la privacy dei nostri figli senza rinunciare a condividere ricordi preziosi con le persone a noi vicine?

Secondo Markuson, il primo passo è cambiare i settaggi dei social scegliendo il profilo privato e chiedendo agli amici di fare lo stesso o di astenersi del tutto dal postare. Bisognerebbe anche disattivare i metadati e la geolocalizzazione delle foto in modo che nessuno possa sapere dove si trovano i nostri figli. Sembrano cose ovvie, eppure mi è capitato spesso di condividere immagini di mio figlio sul mio profilo Instagram senza pensarci.

Per quanto si sia tentati di farlo, un altro accorgimento è quello di non condividere mai i nomi interi, le date di nascita o le scuole che frequentano; usate dei soprannomi o siate creativi con le didascalie. E niente foto di bimbi nudi o seminudi, che purtroppo significa niente immagini carine di bagnetti o di momenti divertenti in spiaggia. Se proprio dovete, usate un’emoji. O meglio ancora, stampatele e mettetele nell’album di famiglia.

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