Jasmin Bandomer

Royal Academy of Fine Arts di Anversa presenta i suoi studenti sulla piattaforma “WWWSHOWWW”

Jasmin Bandomer

Ecco una selezione di alcuni dei lavori più interessanti degli studenti del Master dell'accademia di Anversa

Mohammed El Marnissi è nato in Marocco, cresciuto in Spagna e poi si è trasferito con i genitori in Belgio, dove ha studiato arte al liceo e in seguito ha scelto fashion design. Ha presentato una collezione ispirata da una storia d'amore nata nel Medio Oriente tra Cuz e Damar, appartenenti a tribù in aperto conflitto, che si incontrano per caso in cima a una montagna e si innamorano. Nonostante i pericoli, continuano a vedersi in segreto e creano un labirinto nei pressi della montagna, in cui chiunque cerca di seguirli è destinato a perdersi. Un giorno, Cuz viene ucciso durante un attacco della tribù nemica e Damar, seppure distrutta dalla morte del suo amato, invece di cercare vendetta, sceglie la pace e mette fine al conflitto, unendo le due tribù e fondando la città di Damasco, il cui nome deriva da quelli di Damar e Cuz. Questa storia si fonde con temi tipici degli anni '60 e '70, caratterizzati dal concetto d'amore a diversi livelli.
La collezione è un tributo a chiunque cerchi di essere sempre se stesso e contrastare il modo di pensare dei nostri giorni. El Marnissi si chiede quanto sarebbe bello, se potessimo fare ciò che ci piace davvero e indossare solo ciò che amiamo. Nella sua cultura d'origine, agli uomini, per esempio, non è permesso indossare la seta o altri indumenti e tessuti considerati troppo femminili. Il designer sceglie di mettere in discussione questi standard, proponendo una collezione colorata e gender neutral, che visualizza il modo in cui lui interpreta il mondo. 

Kaya Gayoung Lee viene da Busan, nella Corea del Sud. La sua collezione è stata ispirata dal film "Il colore dei melograni", diretto dal regista russo Sergei Parajanov, e incentrato sulla vita del poeta armeno Sayat-Nova. In particolare, la designer è stata affascinata dai simboli e le espressioni di tipo universale utilizzati per descrivere l'amore come un bersaglio, una freccia, un colpo al cuore. Partendo da una concezione pessimista dell'amore e credendo che ogni storia sia destinata a finire, Gayoung Lee ha sempre cercato di capire cosa spinga la gente ad appassionarsi tanto alle canzoni e poesie d'amore. Così ha voluto traslare nella collezione espressioni d'amore che possono essere interpretate anche come cliché, utilizzando ad esempio il "bersaglio" e la "freccia" nei gioielli che raccolgono i tessuti e sciolgono i drappeggi sul petto, facendo dei suoi abiti la materializzazione delle metafore amorose. 

Giorgia Galfré, italiana, viene da Cuneo. Dopo aver frequentato il liceo artistico, a diciannove anni si trasferisce da sola ad Anversa per realizzare il suo sogno. Si è iscritta anche alla scuola serale di ceramica dell'Accademia, cosa che si è tradotta nei bottoni, nelle chiusure, nei bracciali e gli accessori, realizzati a mano in ceramica e porcellana. Con la sua collezione genderless, la designer compie un'analisi retrospettiva personale di un'Italia che ha cambiato sessantacinque governi negli ultimi settant'anni e ha bocciato il DDL ZAN (legge contro l'omofobia e la transfobia). Galfré esamina queste tematiche, ma anche temi come il razzismo, l'immigrazione, la disoccupazione, il sessismo, la misoginia, la corruzione dei leader che dovrebbero fungere da esempio e il coinvolgimento della chiesa cattolica. Al tempo stesso, si lascia ispirare dall'idealizzazione della donna italiana e dai film degli anni '60, in particolare dalle pellicole di Vittorio de Sica e Federico Fellini – e le loro muse Sofia Loren e Claudia Cardinale – ricreando le atmosfere della “Bella Vita” che ha fatto la fortuna dell'Italia nel mondo. La designer ha utilizzato fibre naturali organiche, fibre di poliestere riciclate, tessuti vegani, metallo e argilla. Le silhouette diventano satire che trasmettono messaggi. I pezzi vengono indossati al rovescio: abiti trasparenti e top sopra blazer e camicie con fodere capovolte e spalle larghe. I colori sono quelli della bandiera italiana ma distorti per trasformare il rosso in rosa, verde scuro e verde limone.

Angelika Öllinger è austriaca e si è diplomata presso una scuola di moda in Austria, prima di trasferirsi in Belgio a diciannove anni per frequentare la Royal Academy. Ha fatto anche apprendistato da Ann Demeulemeester e Iris Van Herpen. La sua collezione è stata ispirata da un'opera d'arte di Liz Bachhuber, la cui filosofia è incentrata sul contrasto tra l'uomo e la natura, ovvero tra la trasparenza e il legno, i materiali naturali e quelli artificiali. Allo stesso modo, la designer sceglie un abbinamento tra haute couture e purezza, moda raffinata e abbigliamento di uso quotidiano. Öllinger ha fatto ricerche sui canoni degli anni '40, quando le donne iniziarono a indossare abiti da uomo – e si è anche ispirata al lavoro della fotografa Jackie Nickerson, che ha ritratto i braccianti del mercato dei fiori indiani, che indossavano abiti da lavoro ruvidi per trasportare fiori tanto fragili. L'impatto della moda sull'ambiente è un tema importante e ha spinto la designer a fare un esperimento, appendendo una maglietta lungo la riva del fiume di Anversa, per vedere quanto sarebbe cambiata nel tempo. Dopo qualche settimana, la maglietta mostrava delle macchie di ruggine sul tessuto bianco, immagine da cui proviene l'idea della tintura di ruggine sulla prima silhouette della collezione. La designer ha anche utilizzato pezzi di vetro rotti trovati vicino al fiume per le stampe. 

Marc Pengel è nato in Curaçao e le sue origini contraddistinguono la sua collezione, permeata dalla cultura caraibica e africana. Il punto d'inizio sono state le ricerche fatte sugli Herero, una tribù africana della Namibia che nel XIX secolo era in conflitto con l'esercito coloniale tedesco. Gli Herero credevano che indossando l'uniforme del nemico avrebbero diminuito il suo potere e trasferito parte della sua forza a chiunque la portasse. Pengel ha poi ripreso elementi della sua vita come i giocattoli Lego, il secchio di plastica in cui doveva lavare i piatti e i videogiochi. Gli oggetti in plastica colorata che finivano e restavano nelle discariche per oltre cento anni vengono riportati in vita, intraprendendo un nuovo percorso. Il designer immagina un futuro in cui l'unica sopravvissuta, una donna di colore, esplora la sua eredità tribale per ricostruire ciò che ne è rimasto, dando vita a un forte legame con l'organico e i campi, un tempo solo usati e maltrattati, che diventano una cosa sola con la donna stessa. I suoi discendenti vengono dalla polvere e sono come lei, gentili, ma forti, coscienti e sanno stare al mondo.

Luca Holzinger viene da Zurigo, in Svizzera, e si è trasferito ad Anversa quattro anni fa subito dopo il liceo. Suo padre è architetto e il suo lavoro suscita il suo interesse per tutti i tipi di design, sin dall'infanzia. La collezione è un'ode a sua nonna, che ha avuto il coraggio di liberarsi da una relazione forzata e ha scelto una vita che potesse renderla felice. Per concretizzare l'idea, il designer utilizza un'allegoria, ovvero una giovane segretaria che passa davanti a un fiume mentre va al lavoro, non riesce a resistere e fa una nuotata anche se non dovrebbe. Quando arriva in ufficio è tutta in disordine, ma si sente più libera e molto più bella. Stilisticamente parlando, la collezione enfatizza il rapporto tra tagli e stampe. Alcuni pezzi sembrano sbiaditi dal sole, altri bagnati – e gli abiti di taglio sartoriale si alternano ai costumi da bagno. Visualmente, lo scopo della collezione è di ritrarre una persona altrettanto bella e sofisticata.

Huize You è cinese e madre di un bambino di sei anni. L'amore per la sua famiglia l'ha portata in Europa anni fa, stesso tema che ha ispirato la sua collezione nell'aprile del 2020, in pieno lockdown. La designer ha riflettuto sulle relazioni familiari e il modo in cui influenzano la nostra vita e modo di essere. Non possiamo scegliere la nostra famiglia, che potrebbe essere anche completamente diversa da noi, fredda, distante, potrebbe limitare la nostra libertà e privarci dell'incoraggiamento necessario nei momenti cardine della nostra vita. You ha genitori asiatici molto tradizionali, che non hanno mai mostrato l'affetto di cui lei avrebbe avuto bisogno, a riprova del fatto che il rapporto con i genitori può essere molto complesso. Si cerca sempre di soddisfare le loro aspettative, ma spesso non saremo mai in grado di realizzarle, a prescindere dai nostri sforzi. Il suo augurio per tutti, inclusa se stessa, è di concretizzare i propri desideri e non quelli degli altri. 

Julie Kegels è belga, nata e cresciuta ad Anversa e sognava sin da piccola di frequentare la Royal Academy. Per la sua collezione si è ispirata a "The Dinner Party", una installazione artistica di Judy Chicago del 1979. L'opera consiste in un enorme tavolo da pranzo triangolare con trentanove coperti. Ogni coperto è dedicato a una donna mito o di fama mondiale che ha avuto un ruolo importante nella storia dei diritti femminili. Per ciascuna di esse Judy Chicago ha realizzato un abito su misura, ispirato alla storia della sua vita. Julie Kegels è stata affascinata dal modo in cui l'artista abbia usato tecniche diverse, stili di ricamo e idee, interpretandoli nella sua collezione sotto forma di dodici posti a sedere trasformati in silhouette. Per alcune si è focalizzata su modelli piatti e dritti, affinché i vestiti possano essere usati sia come capi da indossare che tovaglie. Ha poi sperimentato con i materiali, per cercare di creare tessuti con un'anima attraverso ricami, lavorazioni a mano, drappeggi giocosi con strutture che ricordano i vecchi pizzi, ma sottovuoto in moda da rievocare un effetto plastica 3D. Le donne che partecipano a questa cena immaginaria amano vestirsi bene e condividere il proprio stile e le proprie vite. 

Priss Niinikoski è cresciuto in Finlandia, dove l'artigianato ha ancora un forte valore culturale ed è anche materia di studio a scuola, dove ha imparato tutte le tecniche di base del cucito e del lavoro a maglia, appassionandosi così alla moda. I suoi genitori lo hanno educato a creare, piuttosto che passare giornate davanti alla tv o con i videogame, incoraggiandolo a uscire e stare in mezzo alla gente. Per lui i computer sono stati più che altro un mezzo per creare immagini, preferendo invece l'arte, i mestieri e la musica. Si ritiene fortunato ad aver avuto una famiglia che gli abbia permesso di scoprire i suoi veri talenti e dato la libertà di coltivare le sue passioni. La sua collezione è stata ispirata dalla semplicità e dall'impatto degli “oggetti artigianali” preindustriali, in particolare dai gesti che raccontano la loro storia. Niinikoski si è interessato alle tecniche artigianali che richiedono tanto impegno e concretizzano quella che lui definisce "perfezione imperfetta", rendendo eterno il design di questi oggetti fatti a mano, che diventano anche compagni di vita. Il suo scopo è fare riferimento al passato in chiave moderna, senza romanticizzarlo e cadere in inutili cliché. Si lascia ispirare quindi dall'evoluzione dell'arte minimalista per creare uno spazio neutro, focalizzandosi sull'artigianato individuale come forma di espressione, perché ogni artigiano ha un suo modo di creare unico e irripetibile.