Mistero Magazine

I segreti dello SPIRITISMO

giornalista, scrittore, criminologo per l’investigazione e la sicurezza AICIS, vicedirettore della casa editrice esoterica Libraio Editore

L’uomo ha sempre cercato un contatto con l’Aldilà nella sua ricerca del fine ultimo dell’esistenza. Lo Spiritismo è la dottrina basata sulle manifestazioni e gli insegnamenti degli spiriti dei defunti, che Allan Kardec trasformò in una vera e propria religione. Dai misteriosi avvenimenti legati alla nascita dello Spiritismo alle sue evoluzioni e implicazioni alla luce della scienza, un viaggio affascinante alla scoperta del mondo degli spiriti.

L’UOMO E L’ALDILÀ

L’innato desiderio umano di contattare l’Aldilà dal punto di vista antropologico rappresenta un bisogno comune alla maggior parte degli individui. Si tratta di conoscere il proprio futuro, il ruolo che abbiamo nel mondo e nella società e, nello stesso tempo, di trovare la risposta alla domanda più difficile che l’umanità si sia mai posta: «Che cosa c’è dopo la morte?».

La letteratura e la mitologia sono ricche di racconti di viaggi nell’Aldilà, densi di significati allegorici. Il percorso nel mondo ultraterreno è un’esperienza terribile, alla quale sono chiamati soltanto pochi eletti. L’eroe antico era spinto a percorrere un cammino così arduo e pericoloso per la necessità di conoscere, attraverso il mondo dei morti, il proprio destino e avere così conferma del suo ruolo. Per questo motivo la catabasi, ovvero la discesa di una persona viva nel regno infero, è presente nei poemi classici come l’Odissea, in cui Ulisse si reca alle soglie dell’Ade e tenta di mettersi in contatto con lo spirito dell’indovino Tiresia usando gli incantesimi appresi da Circe, superando le prove poste lungo il suo cammino.

Enea, nel VI libro dell’, attraverso gli spiriti conosce la sua futura discendenza e il compito al quale è chiamato: fondare una nuova Troia alla foce del Tevere. Anche il pellegrino Dante compie il viaggio nell’Aldilà per conquistare la salvezza e conoscere la propria missione, ossia osservare la guida di un rinnovamento spirituale rifondatore della cristianità. Il viaggio di Dante non è proiettato verso la conoscenza dei segreti del mondo terreno, bensì dei misteri dell’Aldilà con lo scopo di raggiungere la visione di Dio. Il contatto con l’Altrove è dunque sofferenza, penitenza, esattamente come per gli antichi. Anche nella vicenda dantesca, nell’antichità invece venivano chiamate Necromante, dal latino medievale indica colui che pratica l’antica arte divinatoria fondata sull’evocazione degli spiriti dei morti allo scopo di consultarli sul futuro. Il termine negromanzia, o necromanzia, deriva dal greco () e (). Alla base della necromanzia vi è la credenza nella sopravvivenza dell’anima e nella possibilità che i morti possano apparire e inter- ferire in modo benevolo o malevolo nella vita di coloro che sono rimasti. Questa pratica era già ampiamente in uso presso i Babilonesi — come si legge nell’ — vietata ma praticata dagli Ebrei, e citata nella a proposito di Saul e della strega di Endor. Per comunicare con gli spiriti dei defunti e consultarli, nel mondo antico si ricorreva all’uso di statue e feticci e all’intervento di veggenti e necromanti. Gli Egiziani, per esempio, utilizzavano statue per la comunicazione tra vivi e defunti, mentre i Greci chiamavano lo spirito guida e la voce interiore.

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