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L’orma del gigante
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E-book120 pagine1 ora

L’orma del gigante

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Info su questo ebook

Il libro è tratto da una tragedia realmente accaduta quarant’anni fa, quando una violentissima tromba d’aria uccise trentacinque persone, ne ferì un centinaio e provocò gravi danni nel territorio veneziano. L’autore basa la sua opera sulle vere testimonianze dei superstiti e sugli articoli di giornali dell’epoca, mescolando vicende reali con racconti di fantasia. La tragedia è ricostruita intrecciando le vicende di una famiglia di turisti tedeschi (frutto della fantasia dell’autore) e quelle reali dei soccorritori sottolineando da entrambe le parti le esperienze, le tragedie personali e le sensazioni vissute dalle vittime della catastrofe. Letteratura di intrattenimento per curiosi e appassionati di storia del territorio.
LinguaItaliano
Data di uscita5 mar 2014
ISBN9788865123188
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    Anteprima del libro

    L’orma del gigante - NICOLA BORIN

    Cavallino-Treporti

    I

    L’arrivo

    Era eccitatissima all’idea di vedere il mare per la prima volta.

    Lara ne aveva soltanto sentito parlare dalla mamma, nelle sue favole ambientate in tempi lontani, in regni e terre altrettanto lontane, e dal nonno, che in quei posti molto, molto tempo fa c’era andato a far la guerra.

    Dal finestrino della Wolkswagen Maggiolino verde la bambina guardava un paesaggio rurale del tutto nuovo ai suoi occhi. La famiglia Hauffmann era in viaggio da due giorni e ormai poco mancava all’arrivo: da Berlino Ovest a Venezia passando attraverso l’Austria.

    Annette dormiva profondamente seduta accanto a lei nel sedile posteriore dell’auto. Si era annoiata per tutto il tragitto. Era arrabbiata coi genitori perché l’avevano obbligata a seguirli in quella noiosissima vacanza coi nonni, quando lei invece avrebbe preferito andarsene con la sua amica Susan a Parigi da dei cugini di questa. Aveva tenuto il broncio fin dalla partenza e il paesaggio al di là del vetro dell’automobile non le interessava affatto, anzi, la infastidiva.

    Per Lara era diverso. Fuori dalla sua enorme città non aveva mai visto un paesaggio così pianeggiante. Le colline erano scomparse dietro l’auto da un pezzetto e le montagne - ah, che montagne altissime avevano scavalcato per arrivare lì - si vedevano lontanissime all’orizzonte, sembravano una fila di sassi ricoperti da muschio verde scuro, come i cordoli di alcune fontane nei parchi cittadini.

    Una volta uscita dall’autostrada nei pressi di Quarto d’Altino l’auto proseguì allegra a cavallo d’un lunghissimo argine: alla sua sinistra una sterminata distesa di campi coltivati si stendeva piatta piatta fino alle montagne lontanissime; alla sua destra per un breve tratto altri campi, poi ad un certo punto comparvero i primi canneti e l’alveo del fiume Sile. Uno stormo di anatre selvatiche si alzò in volo destando l’attenzione di Sophy che le indicò a Carl e a Lara, incuriosita da questi variopinti pennuti. Disturbata dalle voci dei famigliari, Annette si svegliò e, guardandosi attorno in quell’immensa distesa di terra in mezzo al niente, chiese un po’ preoccupata:

    «Papà, quanto manca ancora al mare?»

    «Non manca molto, una mezz’oretta e arriviamo dai nonni. Guarda un po’ il paesaggio, lo vedi l’airone in piedi tra le piante?»

    «Uh!» esclamò Lara «Ma ha una gamba sola!»

    «No, sciocca!» rispose inacidita Annette «L’altra la tiene alzata nascosta tra le piume della pancia per riposarsi».

    Osservando un paesaggio e una fauna del tutto diversa da quella dello zoo di Berlino a cui era abituata, la famiglia Hauffmann aveva ormai superato Jesolo, la prima grossa località balneare che si incontra lungo il tragitto, e si apprestava a salire un ponte molto alto dalla cui sommità si poteva vedere una palafitta, un bilancione da pesca, una specie di trabocco come quelli che si incontrano nelle coste marchigiane, ma con un’enorme rete quadrata e bucata al centro sollevata a mezz’aria, appollaiato sulla foce del Sile tra canneti e stradine impolverate e, poco più in là, una meraviglia: la laguna. Quell’enorme specchio d’acqua salmastra decorato da tante lunghe strisce di terra a fior d’acqua, che appaiono e scompaiono con l’andirivieni delle maree e che i locali chiamano barene, era un’assoluta novità per la piccola Lara, l’unica fra gli Hauffmann a non averlo mai visto prima dato che da otto anni ormai Carl e Sophy, che si erano conosciuti ed innamorati proprio lì a Ca’ Savio molti anni prima e che continuarono a frequentare quei lidi anche nei primi anni di matrimonio con la piccola Annette, avevano scelto (ma in realtà fu Sophy ad insistere) di passare le vacanze estive in Svizzera, lontano da quell’umidità che penetra nelle ossa e, soprattutto, lontano da quelle insopportabili zanzare che a partire dalle sei di sera, all’imbrunire, non lasciano tregua e riempiono i malcapitati turisti di fastidiosissimi bozzi pruriginosi.

    Henri e Brigitte, i nonni, invece erano affezionatissimi al litorale veneziano, al camping e a quella città che loro ritenevano la più bella e magica al mondo, e li frequentavano ininterrottamente dal ‘52.

    I due anziani coniugi erano ormai di casa; lì prenotavano sempre lo stesso bungalow, il numero 57, posizionato in una posizione strategica, a loro avviso, perché a pochi metri di distanza dai due posti che frequentavano più assiduamente: la spiaggia, dove Brigitte amava starsene sdraiata ad abbronzarsi leggendo qualche rotocalco scandalistico tedesco; e il bar-ristorante, dove Henri amava passare ore a giocare a briscola e a scala quaranta al riparo dal caldo sole pomeridiano con gli altri abituali avventori, in particolare con i suoi due vicini di bungalow, Albert Van Din, un vecchio orologiaio olandese in pensione, e Piero Luciani, un corpulento muratore bergamasco sui sessant’anni, emigrato in Svizzera, a Lugano, nell’immediato dopoguerra.

    Quell’anno, il 1970, era un anno particolare per il mondo: entra in vigore il Trattato di non proliferazione nucleare accettato da circa 100 nazioni; gli Stati uniti d’America guidati dal presidente Nixon cominciano a perdere il controllo della guerra in Vietnam e sono costretti pure a fare i conti con un imponente fronte popolare interno di protesta, in cui giovani contestatori reclamano un mondo libero dai soprusi e dalla guerra; continue tensioni politiche tra i due blocchi in cui è diviso, ideologicamente prima che geograficamente, il mondo, il blocco comunista a est e quello capitalista a ovest, monopolizzano la cronaca politica e la cronaca nera di tutta Europa. In Italia la tensione raggiunge il suo apice con la strage di piazza Fontana, che segnerà l’inizio di quel decennio che verrà definito come gli anni di piombo dei continui scontri e degli attentati terroristici degli estremisti di destra e di sinistra, opposti quanto speculari, praticamente identici. È l’anno del tentato golpe dei gruppi neofascisti del principe Borghese e della comparsa delle Brigate Rosse.

    Ma l’attenzione della gente comune, che continua a vivere la propria vita tra gli agi e le difficoltà di tutti i giorni, viene attirata soprattutto da avvenimenti a prima vista più frivoli come la scampata tragedia dell’Apollo 13 - per la prima volta l’umanità vive praticamente in diretta le difficoltà di un gruppo di astronauti americani che rischia di morire in orbita a migliaia di chilometri dalla Terra a causa di un banale guasto all’interno della navicella, e che invece, grazie alla provvidenziale intraprendenza degli scienziati della NASA, riuscirà a rientrare alla base sano e salvo - o l’avventura dell’esploratore Thor Heyerdahl, che attraversa l’Atlantico su una zattera di canne di papiro. La musica, rock, folk o pop, diventa la colonna sonora che accompagna la crescita delle giovani generazioni; appena due anni prima diecimila persone partecipano al megaraduno rock nell’isola di Wight, l’anno successivo ben settecentocinquantamila prendono parte al più grande concerto rock di tutti i tempi, Woodstock. E quando il 10 aprile il gruppo inglese dei Beatles si scioglie dopo aver pubblicato Let it Be, l’ultimo album in studio dei fab-four, milioni di giovani in tutto il mondo restano basiti, sgomenti.

    Il 1970 era un anno speciale in particolar modo per il microcosmo della famiglia Hauffmann: l’11 settembre Brigitte compiva sessantacinque anni e voleva festeggiare a tutti i costi il meritato traguardo con tutta la sua famiglia, il suo unico figlio con la moglie e le adorate nipotine.

    II

    Henri e Brigitte

    Brigitte era nata nel 1905, primogenita di tre fratelli, da una famiglia della piccola borghesia di un paesino nella periferia di Stoccarda; il padre, Gerard Gruber, era un ciabattino e la madre, Inge, era l’ostetrica del paese. La prima guerra mondiale le portò via il padre quando lei aveva solo undici

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