Tè verde
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Anteprima del libro
Tè verde - Stefano Cammelli
Stefano Cammelli
Tè verde
Tutti i diritti riservati
© 2015, Viaggi di Cultura Editore
Piazza San Domenico, 2 – 40124 Bologna
viaggidicultura.com/
ISBN: 978-88-903818-5-0
Copertina realizzata dallo studio di comunicazione KalƐidon, Rimini
eBook design:
www.2bcomunicazionedigitale.it
Prima edizione digitale 2015
Quest'opera è protetta dalla Legge sul diritto d'autore.
È vietata ogni duplicazione, anche parziale, non autorizzata.
La montagna è vuota appena dopo la pioggia
L'aria della sera è I'autunno in arrivo
La chiara luna brilla fra i pini
La pura fonte scorre sulle pietre
Vociano i bambù, rientrano le lavandaie
Si muovono i loti, scende la barca del pescatore
Finiscano pure i profumi della primavera
II signore sa conservarli in sé.
(Wang Wei)
Indice
Prima Parte
Anatre selvatiche
Lui
Partenza
Un curriculum
Cime di rapa
Giulia
Piero
Un libro
Elena
Un tè
Peonie
Kyoto
Myung-Sun
Lavorando a Seul
Schinkel
La signora Lee
Seconda Parte
Laura
Nara
L'incontro
Una casa in riva al mare
Positano
Haein-sa
L'autore
Prima Parte
Tè verde
Anatre selvatiche
- Presto comincerà il primo freddo.
Allungò il braccio per mostrare uno stormo d'uccelli migratori in formazione. Diretti a sud. La larga manica di seta rimase sospesa. Una macchia di giallo chiaro contro il cielo.
- Partono in silenzio - aggiunse abbassando il braccio.
L'uomo alzò lo sguardo oltre il nero delle rocce. Si voltò lentamente verso di lei. Non guardò dove la sua mano aveva indicato. Sembrava piuttosto stesse osservando il suo viso con la curiosità nascosta di una prima volta. Pareva stesse sorridendo. Perché quell'espressione debole, quasi infantile?
Parte della baia era già nell'ombra. Il promontorio ancora illuminato dai raggi del sole. In quel punto il colore delle rocce e della vegetazione sembrava particolarmente vivo. Quasi brillante. C'era qualcosa d'acceso nel verde degli alberi.
Lei taceva. Sulla pelle una luce incerta, forse dovuta ai riflessi del tramonto sulle onde del mare.
Alle loro spalle, dal grande bosco di pini, giungeva il fruscio dei rami mossi dal vento. Sembrava fosse l'unico rumore nella piccola baia.
Come altre volte in passato avevano portato in riva all'acqua dei cuscini di seta di Taegu. Il colore oro e cremisi contrastava sul fondo scuro della riva. Diveniva, a sua volta, fonte di luce. Di riflessi dorati.
- Vanno a sud. Forse tra qualche giorno giungeranno a Shanghai - rispose, scandendo lentamente le parole.
C'era qualcosa di teso in lui. Quasi non la stesse ascoltando.
Oltre il promontorio roccioso alla loro destra si udirono dei rumori. Giunsero le voci di alcuni pescatori. Apparvero una, due barche. Dirette verso il largo. Le loro sagome scure tracciarono una lieve linea sull'acqua fino a che, doppiata completamente la punta, volsero la prua verso il mare aperto. Per un poco le voci dei pescatori si mescolarono al rumore dell'acqua franta dai remi. Poi tutto sembrò confondersi in un indistinto fruscio. Un'eco portata dalla brezza marina da un punto imprecisato, lontano da loro. Il silenzio di quell'ora parve ancora più intenso.
Erano di fianco, seduti a breve distanza l'uno dall'altro, lo sguardo rivolto lontano. Scambiavano, ogni tanto, poche parole. Cui seguivano lunghi silenzi. Le loro sagome, solo leggermente convergenti ma non esattamente di fronte l'una all'altra, parlavano di due persone abituate da tempo a stare insieme. C'era fra loro la familiarità che permette il silenzio.
La donna indossava una larga veste tradizionale. Il petto era di un bianco avorio. L'ampia gonna, dalla cintura molto alta, e le maniche erano di un giallo intenso, quasi solare. Dove i due colori si incontravano, leggermente più in alto della linea dei seni, brillava la luce opaca di un pendente rotondo. Di giada scura.
I capelli, lunghi e neri, cadevano liberi sulla schiena. Non c'era in lei alcuna ricercatezza. Da lontano, più che la bellezza delle veste indossata, impressionava l'eleganza del portamento. Sedeva in riva al mare come assistesse a una cerimonia in un tempio. E il candore delle mani, appoggiate con leggerezza sulle gambe, era molto armonioso. Poteva sembrare un dipinto se subito dietro di lei, appena aperta, non ci fosse stata una borsetta di stile occidentale. Un oggetto ordinario. Semirigido. Con i manici ricurvi puntati verso l'alto. Ne spuntava un libro molto rovinato, probabilmente aperto e chiuso diverse volte.
Forse aveva avuto intenzione di leggere. Tuttavia qualcosa l'aveva distolta. Non prestava alcuna attenzione al libro. Sembrava, anzi, se ne fosse dimenticata.
Una strada sterrata arrivava sulla spiaggia a qualche centinaio di metri da loro. Giunse un gruppo di monaci di un vicino monastero zen. Indossavano la tradizionale tenuta grigia: il frettoloso muoversi dei passi mentre accatastavano arbusti sulla riva del mare portò sul luogo un'insolita animazione.
Venne acceso un fuoco. Forse bruciavano foglie. O carta. Dopo un poco rientrarono nel monastero. Restò un novizio, con una lunga pertica di legno. Ora la usava per riattizzare il fuoco. Altre volte per impedire che le fiamme si propagassero al bosco vicino.
Quando il vento si levava più forte spingeva volute blu di fumo su di loro. Per un breve istante un tenue colore azzurrino pareva avvolgerli. Poi, con una ventata proveniente da un altra direzione, i colori del mare, della spiaggia, della veste ritornavano nitidi.
L'uomo si alzò. Avvicinatosi alla borsetta estrasse il libro.
- Ecco - disse - ho trovato.
Sul volto lampeggiò l'azzurro di due occhi chiarissimi.
- Vieni - lesse - l'aria del mattino è gelida / bruciamo sulla riva del fiume / le foglie cadute nel frutteto / ora la luce è di nuovo tersa, l'autunno è lontano.
Quando le rese il libro la donna gli accarezzò le mani. Non disse nulla.
Il suo sguardo sembrava osservare qualcosa di indefinito, in lontananza.
- Anch'io stavo pensando a quel giardino. Non tornerà più una giornata come quella.
La guardò. Sul suo viso era comparsa un'espressione addolorata, o triste. Forse era l'ombra della sera o un riflesso spento. Si sarebbe potuto credere che fosse preoccupato. Eppure non disse nulla.
Lei si passò nuovamente una mano tra i capelli. Poi parve che gli occhi, per un momento, si chiudessero.
- Non credevo che un posto così familiare potesse sembrarmi tanto diverso.
Lui alzò Io sguardo verso il mare.
- Forse è il colore nero delle rocce, il rosso della terra. È tutto molto lontano. Sembra che in questa baia non possa succedere nulla.
- Vorrei restasse per sempre com'è. Com'è adesso.
- Vieni, alziamoci. Facciamo due passi. Questo luogo ti sta intristendo.
Si alzò. Raccolse la borsa e il libro, senza appoggiare le mani a terra, con eleganza spontanea.
L'uomo la guardò.
- Sei molto bella - mormorò dopo un istante.
- Non dire nulla. Sono vecchia, lo sai bene. Tra poco avrò la faccia piena di rughe - rispose lei avviandosi verso la sponda.
Camminarono sulla riva del mare, a poca distanza l'uno dall’altro. Con lo scendere della sera si era alzato un vento più insistente che muoveva con delicatezza la grande veste gialla.
- Non si è mai visto nessuno qui. Questo posto è irreale come un sogno - disse lui.
- Non e sempre così. Di giorno si vede qualche famiglia. Anche se i bambini urlano c'è così tanto spazio che non si sente niente. Le altre volte che siamo venuti era di sera, era buio.
- L'unica luce era quella della lampada gialla di casa nostra. La lasciavamo accesa per illuminare la strada del rientro.
- Sono stati momenti che non dimenticheremo, vero?
Lui si fermò, la guardò con dolcezza.
- Nemmeno se volessimo - disse.
Oltre il promontorio davanti a loro qualcuno stava cucinando. L'aria era attraversata dal profumo di un pesce - forse una seppia? - abbrustolita sulla brace. Ormai le ombre che scendevano sulla spiaggia erano quelle più scure e fredde della notte.
Lui camminò un poco davanti a lei, poi si fermò.
La donna sembrò esitare.
- Tu pensi che certe cose possano ripetersi? - C'era curiosità o debolezza nelle sue parole?
- No, non credo. Alcune situazioni si vivono una volta sola.
- Rientriamo, ormai fa freddo. Non parliamo più di questo.
La vide dirigersi verso casa, con lo stesso passo fermo e deciso di prima. Scorse con ansia, in lontananza, nel luogo dove erano stati seduti quel pomeriggio, il colore acceso dei due cuscini di Taegu.
Sembravano macchie dì luce abbandonate sull'arenile. Davanti al mare nero e alla notte.
I due paraventi posti sul lato della casa rivolto verso il mare erano rimasti aperti. L'aria era fredda ma nessuno dei due pensò di alzarsi per chiuderli.
Avevano finito una cena semplice, un brodo di verdura e del riso bollito, quasi in silenzio. Lei lo aveva servito mantenendo una espressione indecifrabile, senza dire una parola.
- Vieni - le disse - siediti di fianco a me quando avrai finito.
Lei non terminò di sparecchiare. Portati in un'altra stanza i piatti e le vivande era ritornata nella grande sala dove lui la attendeva davanti alla parete, aperta verso il mare. Prima di raggiungerlo spense la luce: per un istante l'oscurità fu totale. Lui sentì solo il fruscio della veste e poi la sua testa appoggiarsi dolcemente sulle sue gambe incrociate.
Restarono fermi per alcuni minuti. II tempo di riconoscere nell'oscurità il viso dell'altro. Il loro respiro lento e irregolare tradiva l'emozione. Le carezzò i capelli e lei chiuse gli occhi. Non li aprì nemmeno quando cominciò a baciarla sulle sopracciglia, sulle labbra, sul mento. La sua mano, aperta la veste di seta, aveva cominciato ad accarezzarle lentamente, dolcemente, il seno.
- C'è qualcosa che vorrei dirti, ora - disse dopo un attimo.
Lui si fermò. Avvicinò l'orecchio alle sue labbra.
- C'è una poesia, non so di chi sia. Ci penso da stamani. Parti di sera
- dice più o meno - vattene col buio della notte. Affinché ogni volta che le tenebre scenderanno sulla mia casa io possa vederti. Il buio della notte li riporterà da me ogni giorno.
Poi, delicatamente, spostò la sua mano e si alzò. Andata vicina alle pareti scorrevoli le avvicinò fino a che si chiusero. Il rumore delle onde del mare parve leggermente più lontano. Quindi si voltò e guardando verso di lui slacciò il grande vestito giallo che cadde, con un lieve fruscio, sul pavimento.
Lui
Non era ancora buio. Sebbene il sole fosse tramontato da qualche tempo c'era ancora un chiarore diffuso.
Eppure era una baia singolarmente priva di luci. Avrebbe potuto sembrare spopolata, come nemmeno in quell'isola è frequente. Forse le poche abitazioni erano nascoste dalla vegetazione.
Nonostante la stagione turistica fosse già iniziata, sembrava che quell'anno nessuno avesse voluto raggiungere quei luoghi.
Andrea si domandò a cosa fosse dovuto il chiarore dell'ora. Erano lì da alcuni giorni ma non aveva mai notato una luce così livida.
- Non vieni? - disse a sua moglie.
Laura si affacciò sull'ampia terrazza.
- Fa molto freddo.
- Sì, mi porti un golf, per piacere?
- Non vorrai restare fuori?
- C'è una luce molto strana.
Tardò ancora un istante, sembrava che qualcosa nella villa la distraesse. Ma appena terminata non ce n'era subito un'altra?
- È molto bello - gridò Andrea.
Lei si affacciò alla porta della sala. Guardò in direzione del mare.
- Fa freddo - disse solamente.
Verso oriente, in direzione dell'Italia, il cielo si era fatto eccezionalmente scuro.
- Credo si stia scatenando un temporale - disse Laura.
- Potrebbe essere, sì.
Lei rientrò dopo un istante. Andrea udì chiudere le persiane. Poi la sentì armeggiare intorno a dei panni stesi.
- Non vieni?
- Un attimo, un attimo solo.
Di colpo si alzò un vento a raffiche. I lecci che circondavano la loro terrazza, quasi un giardino pavimentato, si piegarono sotto la forza del vento.
Anche il mare parve sollevarsi. Andrea pensò fosse per contrasto con il chiarore delle onde. Il cielo e le montagne intorno sembravano avvolte dall'oscurità, non così buia però, come quella notturna. Solo sulla baia, quasi un piccolo golfo, sostava lo strano chiarore. Forse un riflesso di qualcosa, di un raggio di sole. Filtrato da dove?
Vicino alla villa che avevano affittato un corso d'acqua faceva un'ampia curva prima di gettarsi in mare. La spiaggia vera e propria si veniva così a trovare tra il mare e un ruscello d'acqua dolce. I ragazzi amavano molto quella situazione. L'avevano trovata singolarmente selvaggia. Andrea preferiva il colore degli oleandri e quel verde, così raro in Italia, che si spinge fino a pochi metri da riva.
Si domandò se la tempesta sarebbe riuscita a far scavalcare al mare la striscia di sabbia. La furia delle onde stava crescendo. Anche il vento che giungeva a raffiche era sempre più forte.
Le piante di fronte a loro avevano già perso i fiori. Da un leccio, posto a destra della loro villa, si staccò un piccolo ramo. Un'onda, più forte delle altre, parve aggredire con particolare violenza la spiaggia. All'inizio pensò si trattasse di un tronco, o di qualcosa portato dalla corrente.
- Cosa stai guardando? - chiese Laura - Vieni almeno al riparo del portico.
- Credo ci sia qualcuno sulla spiaggia, proprio di fronte a noi.
Lei si affacciò. Si stringeva in un grande scialle viola, ricordo di una vacanza di qualche anno prima, in Guatemala.
- Non vedo nulla.
- Là, guarda, ora è sparita dietro la duna. Dovrebbe spuntare dall'altra parte, a destra.
Comparve dopo un istante. Era una donna, non più giovanissima. Teneva per mano un bambino che poteva sembrare molto piccolo. Un altro, solo di un anno o due più grande, cercava di tenerne il passo. Ora la donna si era fermata. Nonostante avesse una grande borsa cercò di prendere per mano anche l'altro bambino.
Dietro di loro le onde si erano fatte improvvisamente più alte. Sembrava volessero raggiungerli prima che riuscissero ad attraversare il ruscello di acqua dolce.
Una ventata più forte strappò la borsa dalle mani della donna. Un grande telo di spugna cominciò a volare come un aquilone impazzito. Lei tentò di riprenderlo, ma nuove folate di vento lo spingevano lontano. Ora verso l'acqua, verso le onde. Poi, con maggior forza, verso l'interno.
- Come fa la gente ad essere così incosciente? - chiese Laura.
Guardava la donna con i due bambini con un'espressione visibilmente angosciata.
- Eppure era prevedibile - disse dopo un attimo - che ci sarebbe stato un temporale.
- Forse non si erano accorti di aver fatto così tardi...
Voleva forse che Andrea si alzasse ed andasse loro incontro? In ogni caso non sarebbe mai arrivato in tempo.
La donna aveva abbandonato la borsa, rinunciando ad inseguire gli oggetti che il vento portava in volo. Presi per mano entrambi i bambini camminava con maggiore velocità. Il più piccolo, spaventato, piangeva. Forse voleva essere preso in braccio.
La donna lo tirava con violenza. Temeva davvero di non fare in tempo? La loro corsa era appesantita dalla sabbia, in quel punto molto farinosa. Il vento disperdeva immediatamente quella che sollevavano camminando. Ogni tanto si creavano dei mulinelli, dei ritorni improvvisi che gettavano la sabbia nei loro occhi. Cosa faceva? Perché si era attardata tanto? Laura aveva indubbiamente ragione, già da un po' si poteva comprendere che si sarebbe scatenato un temporale. Forse erano stati i bambini a voler rimanere sulla spiaggia a giocare. O erano andati al mare tardi ed avevano cercato di sfruttare fino all'ultimo il sole del tramonto. Scomparvero alla loro vista. Dopo un poco se li trovarono vicini. Bagnati e spaventati. Chiesero di poter entrare in casa.
Sebbene fosse leggermente troppo magra lei sembrava bella. Aveva dei lunghi capelli neri. Ad Andrea parve avesse superato da poco i trentacinque anni. Ora che erano al riparo i bambini sorridevano. La paura era finita. Erano due maschi, sui cinque e sette anni.
Andrea li sentì entrare in casa, scambiare due parole con sua moglie.
Lui preferì fermarsi fuori.
Tutta la baia era investita da un vento molto forte. Ogni tanto qualcosa, un ramo, delle foglie, della carta abbandonata chissà dove, passava davanti a lui e scompariva in breve nella tempesta. Anche la violenza del mare era cresciuta.
Onda dopo onda la piccola striscia di terra che separava il corso d'acqua dolce dal mare andava assottigliandosi. Ce l'avrebbe fatta l'acqua del mare a travolgerla completamente?
Era molto buio. Di colpo tutte le luci della casa si spensero.
Il bianco delle onde era sempre più minaccioso e vicino. Eppure era di una lucentezza affascinante, viva.
Andrea pensò di non avere mai visto uno spettacolo di quella violenza. Sembrava piovesse. Ma era pioggia o il polverizzarsi dell'acqua del mare?
Notò che il grande promontorio che chiudeva dalla parte opposta la loro baia non c'era più. L'oscurità della tempesta era impressionante.
Incurante del freddo scese i pochi gradini che davano sulla parte inferiore del giardino. Attraversò la siepe, si incamminò per il prato che costeggiava il corso d'acqua dolce. Non vedeva quasi nulla per l'oscurità. Eppure il percorso gli era così noto che non aveva alcun bisogno di vedere dove stesse camminando.
Senza rendersi conto del perché voleva a tutti i costi verificare se il mare ce l'avrebbe fatta a coprire la striscia di terra che prima stava osservando. Se così fosse stato le onde sarebbero giunte anche nella parte bassa del loro giardino. Forse le piante ne avrebbero sofferto.
Pensò che dopo tutto una tempesta come quella in inverno doveva essere abbastanza comune. Ne aveva sentito parlare spesso dal padrone di casa. A dire il vero aveva trovato quei racconti molto noiosi e ripetitivi. Cosa gli importava sapere dove era arrivato il mare nell'inverno di due o di tre anni prima?
Il fatto era che d'inverno le tempeste sono prevedibili. Era questo che riduceva per lui l'interesse?
Forse nemmeno di questo si trattava.
Sentiva di essere affascinato dalla violenza della natura. L'albero che si piegava davanti a lui gli era sembrato, fino a quel momento, indistruttibile. Anche la striscia di terra tra acqua dolce e mare non gli era forse sembrata immobile nella sua eternità? Non aveva mai visto una tempesta che cambia un paesaggio.
Ne aveva, naturalmente, sentito parlare. Ne aveva visto le immagini al cinema e per televisione. Ma non vi si era mai trovato coinvolto in modo così diretto. C'era qualcosa di inevitabile in questo scatenarsi del vento e del mare. Qualcosa di molto personale.
Ricordò di aver visto, qualche anno prima, una grande valanga staccarsi dal Gran Paradiso. Sebbene il materiale mosso dovesse essere molto non gli aveva fatto alcuna impressione. Dall'altra parte della valle non se ne era sentito nemmeno il rumore. Solo un sordo fruscio.
Allora la natura gli era parsa violenta e silenziosa. Capace di uccidere e cambiare se stessa in silenzio. Della valanga si poteva vedere dall'esterno solo l'ultima fase: la neve che si stacca e rotola a valle. Nella tempesta in riva al mare aveva potuto seguire il montare delle onde e del vento. O forse era lui che aveva avuto modo e tempo per osservare, così come altri occhi avrebbero riconosciuto sulla superficie del ghiacciaio il pericolo di un'imminente valanga? Forse le cose non sono mai improvvise. Lo diventano quando non si hanno occhi né mente per guardarle. Perché dunque aveva atteso e osservato la tempesta in questa serata? Sapeva che sarebbe giunta o desiderava che accadesse? Quella volta, di fronte al Gran Paradiso, l'immagine della valanga non gli aveva fatto alcuna impressione. Eppure amava i ghiacciai e ne conosceva, assai di più del mare, i pericoli.
Guardò la striscia di terra. Le onde del mare ormai la scavalcavano con sempre