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Diario di Bordo di un Clandestino Balordo
Diario di Bordo di un Clandestino Balordo
Diario di Bordo di un Clandestino Balordo
E-book70 pagine58 minuti

Diario di Bordo di un Clandestino Balordo

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Info su questo ebook

C'erano una volta "quindici uomini sulla cassa del morto ed un bicchiere di rum"... anzi facciamo che l'uomo era soltanto uno, l’ellenico Kendeas di origini armene, ed invece della cassa da morto beveva bloody mary al deck promenade nella sua casa galleggiante: la "O' Fabulosa".
Tra le mille promesse da marinaio fallite sul nascere ed una malattia del ferro contratta a causa di sedici lunghi mesi di navigazione, come a dire fine pena mai, Kendeas, l'ex buttafuori del nightclub Parakallò traccia traiettorie poco ortodosse di rotte verso porti epici corrosi più dal malaffare che dalla salsedine.

"La possibilità di narrare il dolore e l'orrore dell'animo umano con un sorriso sulle labbra."
Angela Buccella
LinguaItaliano
EditoreAbel Books
Data di uscita8 nov 2012
ISBN9788867520237
Diario di Bordo di un Clandestino Balordo

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    Anteprima del libro

    Diario di Bordo di un Clandestino Balordo - Hugo Bandannas

    Hugo Bandannas

    Diario di Bordo

    di un Clandestino Balordo

    E salpò con un materassino sgonfio tra le gambe

    A tutti coloro che hanno attraversato sconfinati oceani senza fare più ritorno.

    Abel Books

    Foto copertina: all rights reserved by Francesco Graziosi

    Proprietà letteraria riservata

    © 2012 Abel Books

    Tutti i diritti sono riservati. È  vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico.

    Le richieste per l’utilizzo della presente opera o di parte di essa in un contesto che non sia la lettura privata devono essere inviate a:

    Abel Books

    via Terme di Traiano, 25

    00053 Civitavecchia (Roma)

    ISBN 9788867520237

    Fifteen men on a dead man's chest

    Yo ho ho and a bottle of rum

    Drink and the devil had done for the rest

    Yo ho ho and a bottle of rum

    Dead Man's Chest

    "Abbiamo solo questo mondo poi i fuochi d’artificio,

     figliolo" Jim Thompson

    I falsi miti non si smentiscono mai

    Quella luce che vedi non è la fine del tunnel ma uno che ti sta abbagliando con i fari per doppiarti nel circuito della vita

    Prefazione di Andrea Valentini

    Siamo tutti leggenda

    La morte è sempre in agguato, dicono. Ma la vita anche. E non è meglio: per nulla.

    È importante ricordarlo, e in questo Hugo Bandannas è esperto: con questo romanzo breve di formazione e de-formazione ce lo sbatte in faccia, a volte facendoci anche un po' più male del previsto. Ma in maniera efficacemente crudele.

    Esistere è un po' come navigare. Se poi per campare ti imbarchi e fai migliaia di miglia su una nave, allora raggiungi la sublimazione, scavalli la metafora e diventi leggenda. Leggenda solitaria, come Kendeas - il protagonista - un po' clochard, un po' rocker, un po' anima in pena, ma soprattutto campione di un'umanità implodente.

    Tra autobiografia, fiction postmoderna, citazione manzoniana e decostruzione selvaggia, queste pagine vi avvolgeranno - a volte togliendovi il respiro, altre facendovi pensare che sì, è successo anche a voi. Perché in fondo è proprio vero che la vita è un porto e... "La prima regola di un Porto è quella secondo cui si è tutti gerarchicamente alla pari: schiavi di lontani innominabili Padroni; merci stoccate e passeggeri da inscatolare in Bus da Tour operator insonni, ansiogeni e imbottiti di benzodiazepine" (per citare Kendeas/Bandannas).

    E alla fine di tutto, c'è solo un favore che chiederete: che tengano pulita la vostra tomba.

    Diario di Bordo

    di un Clandestino Balordo

    E salpò con un materassino sgonfio tra le gambe

    1.1 Gangway - Lipstick on New York Dolls

    "Non è la morte che mi spaventa ma la burocrazia della morte  (Kendeas El Greco")

    Da tempo ormai il mio unico interesse consiste nel racimolare spiccioli fino a raggiungere, ad occhio e croce, la cifra per le spese del mio funerale.

    Mi chiamo Kendeas e mantengo l’etica inossidabile del clochard; non essere di peso a nessuno, men che mai diventarlo da morto.

    La stagione di moitiè de sieclè rimarrà nella storia per l’improvvisa e siderale recessione  che ha costretto gran parte dei risparmiatori alla fuga. Ed anche se non sono tipo da darsela a gambe alla prima difficoltà, in qualche modo dovevo pararmi il culo anche io.

    Il mio tormentone da jukebox esistenziale di quella stagione era: Dissimulare ciò che non si riesce a simulare. Una frase ad effetto bomba, letta da qualche parte su un libro, di straforo.

    Gli ellenici purosangue come me si prendono sbronze colossali, ma restano perfettamente funzionanti e rettilinei.

    Se ne restano seduti impugnando il calice colmo d’assenzio e fluttuando perennemente nel battello ebbro dei sogni sfasciati, per poi dimenticarselo vuoto nella mano o poggiato all’angolo del tavolino, così per pura inerzia barcollando inebetiti tipo divinità alticce sul ring dopo un K.O. tecnico.

    Quella mattina io, El greco - niente a che spartire con l’omonimo e celebre pittore - come ero conosciuto in prossimità delle coste tirreniche imbevute di iodio - ero sceso al Porto e mi apprestavo ad accendere la mia prima Gitanes in onore dell’imperturbabile effige nouvelle vague di Jean Paul Belmondo, alle 4 a.m.

    Con la stessa urgenza elettrica di sempre, quella che ti dà la dipendenza da nicotina: simile alla scossa kundalini che si prova quando finiscono di farti un pompino.

    Vengo considerato un tipo sveglio, anche se di sveglie ne ho prese tante, fin dai tempi del mio lavoro come buttafuori al Parakallò, un night club di Santorini dove sia isolani italiani che teppisti marsigliesi mi avevano lasciato segni di lame e lamette al tetano fulminante. Localizzate all’altezza del collo a causa delle inevitabili risse alcoliche quasi sempre dopo la mezzanotte.

    Nonostante io abbia visto e vissuto troppe mezzanotte - come riferivo compiaciuto a coloro che presumevo conoscessero le bambole travestite del Max’s Kansas (New York Dolls n.d.r.)

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