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Cyberworld
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E-book375 pagine4 ore

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ROMANZO (249 pagine) - FANTASCIENZA - Prima di Facebook e di Second Life un grande romanzo cyberpunk italiano intuiva rischi e opportunità del mondo virtuale

La realtà virtuale non è stata creata dagli uomini. La realtà virtuale esiste di per sé. Cyberworld è solo lo strumento che gli esseri umani hanno creato per consentirsi un accesso all'interno di essa, e sperimentarla. Ma, allora, chi o che cosa l'ha creata? Se ogni realtà, ogni universo, deve avere un dio, dov'è e qual è quello che presiede la realtà virtuale? E se all'interno della realtà virtuale già gli uomini sono onnipotenti, una "divinità virtuale" che cosa mai potrebbe essere in grado di fare? Venus@124, agente ASCI, non è convinta che King@486, capo dell'Agenzia di Sorveglianza Ciberspaziale Informatica e suo migliore amico, si sia veramente tolto la vita scaraventandosi dalla finestra della sua abitazione. Lo conosceva troppo bene. Non sarebbe mai stato capace di una cosa simile. Nel frattempo, senza saperne il motivo, Albatros@69 ex-operatore in telepresenza, assiduo consumatore di allucinogeni informatici, si ritrova braccato da agenti ASCI e giornalisti, accusato di omicidio. Chi l'ha incastrato? E perché? E che ruolo hanno in questa storia i Virtualisti, gruppo tecno-religioso guidato da Angel@01, che desiderano imporre il proprio credo e insediarsi al vertice di Cyberworld, scalzando Katherine Gibson, nipote del famoso nonno William, dalla carica di Coordinatore? O forse c'entrano i Cavalieri di Lycra? Infine, chi o che cosa è Bilbo, la figura verde-oro che aleggia come una presenza misteriosa e benigna su Albatros@69 e Venus@124?"Cyberworld," romanzo che si è aggiudicato il Premio Cosmo nel 1996, ha anticipato temi che oggi sono in parte attualità quotidiana, in parte sono ancora nel nostro futuro. 

Alessandro Vietti, ingegnere, nasce giusto in tempo per essere presente alla conquista della Luna. Forse è per questo che è da sempre appassionato di astronomia e fantascienza. Vive e lavora a Genova nel settore dell'energia, e nel tempo libero si occupa di divulgazione scientifica e scrittura. Suoi articoli sono apparsi sulla rivista "Robot" e sui mensili "Coelum", "Le Stelle" e "L'Astronomia". Nelle vesti di autore ha pubblicato i romanzi "Cyberworld" e "Il codice dell'invasore", il primo dei quali vincitore del Premio Cosmo 1996, nonché svariati racconti. Di recente suoi lavori sono apparsi nelle antologie "Ambigue utopie" (Bietti), "Sinistre presenze" (Bietti), "Crisis" (Della Vigna), "I sogni di Cartesio" (Della Vigna), "Ma gli androidi mangiano spaghetti elettrici?" (Della Vigna). Il suo blog (su Blogger) si intitola "Il grande marziano". 
LinguaItaliano
Data di uscita9 giu 2015
ISBN9788867758128
Cyberworld

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    Anteprima del libro

    Cyberworld - Alessandro Vietti

    a cura di Silvio Sosio

    Alessandro Vietti

    Cyberworld

    Romanzo

    Prima edizione giugno 2015

    ISBN 9788867758128

    © 2015 Alessandro Vietti

    Edizione ebook © 2015 Delos Digital srl

    Piazza Bonomelli 6/6 20139 Milano

    Versione: 1.0

    Font Fauna One by Eduardo Tunni, SIL Open Font Licence 1.1

    TUTTI I DIRITTI RISERVATI

    Sono vietate la copia e la diffusione non autorizzate.

    Informazioni sulla politica di Delos Books contro la pirateria

    Indice

    Il libro

    L'autore

    Cyberworld

    Sulla frontiera del cyberspazio I mondi senza ombre di Alessandro Vietti

    Cyberworld

    Download

    Prima immersione

    >ITERAZIONE< #0001#

    1 La regia della realtà [Venus@124]

    2 Xanadu [Albatros@69]

    >ITERAZIONE< #0010#

    3 Castelli di luce [Venus@124]

    4 Manicomio a pagamento [Albatros@69]

    5 Sfumatura d'irritazione [Venus@124]

    >ITERAZIONE< #0011#

    6 Una spada da centocinquanta megabyte [Albatros@69]

    7 Piccioni sintetici [Venus@124]

    Seconda immersione

    >ITERAZIONE< #0100#

    8 Dall'altra parte dello schermo [Albatros@69]

    9 Dio salvi il re [Venus@124]

    >ITERAZIONE< #0101#

    10 Codice di paternità [Albatros@69]

    11 Pupazzi binari [Venus@124]

    >ITERAZIONE< #0110#

    12 Violenza mentale [Albatros@69]

    13 Manipolazione [Venus@124]

    >ITERAZIONE< #0111#

    14 Cielo senza stelle [Albatros@69]

    15 Otto paia d'occhi [Venus@124]

    Terza immersione

    >ITERAZIONE< #1000#

    16 Il semaforo sullo specchio [Venus@124]

    17 Ginnastica nucleare [Albatros@69]

    >ITERAZIONE< #1001#

    18 L'idolo del programma [Venus@124]

    19 Il cervello zoppicante [Albatros@69]

    >ITERAZIONE< #1010#

    20 Fantasmi in carne e ossa [Venus@124]

    21 Il cuore spezzato [Albatros@69]

    22 Esercizi di ubiquità [Venus@124]

    Quarta immersione

    23 I mondi in mano [Albatros@69]

    24 Miracoli magnetici [Venus@124]

    >ITERAZIONE< #1011#

    25 Morte virtuale [Albatros@69]

    26 S. Francesco da Cyberworld [Venus@124]

    >ITERAZIONE< #1100#

    27 Una stella di troppo [Albatros@69]

    28 La cipolla più ricca del mondo [Venus@124]

    >ITERAZIONE< #1101#

    29 Viaggiare senza arrivare mai [Albatros@69]

    30 Programma da riporto [Venus@124]

    >ITERAZIONE< #1110#

    31 Evoluzione in tempo reale [Albatros@69, Venus@124]

    32 Il mago della pioggia [Albatros@69, Venus@124]

    >ITERAZIONE< #1111#

    Ringraziamenti

    Lo specchio di carta Ovvero giù nel ciberspazio vent'anni dopo

    Delos Digital e il DRM

    In questa collana

    Tutti gli ebook Bus Stop

    Il libro

    Prima di Facebook e di Second Life un grande romanzo cyberpunk italiano intuiva rischi e opportunità del mondo virtuale

    La realtà virtuale non è stata creata dagli uomini. La realtà virtuale esiste di per sé. Cyberworld è solo lo strumento che gli esseri umani hanno creato per consentirsi un accesso all’interno di essa, e sperimentarla. Ma, allora, chi o che cosa l’ha creata? Se ogni realtà, ogni universo, deve avere un dio, dov’è e qual è quello che presiede la realtà virtuale? E se all’interno della realtà virtuale già gli uomini sono onnipotenti, una divinità virtuale che cosa mai potrebbe essere in grado di fare?

    Venus@124, agente ASCI, non è convinta che King@486, capo dell’Agenzia di Sorveglianza Ciberspaziale Informatica e suo migliore amico, si sia veramente tolto la vita scaraventandosi dalla finestra della sua abitazione. Lo conosceva troppo bene. Non sarebbe mai stato capace di una cosa simile. Nel frattempo, senza saperne il motivo, Albatros@69 ex-operatore in telepresenza, assiduo consumatore di allucinogeni informatici, si ritrova braccato da agenti ASCI e giornalisti, accusato di omicidio. Chi l’ha incastrato? E perché? E che ruolo hanno in questa storia i Virtualisti, gruppo tecno-religioso guidato da Angel@01, che desiderano imporre il proprio credo e insediarsi al vertice di Cyberworld, scalzando Katherine Gibson, nipote del famoso nonno William, dalla carica di Coordinatore? O forse c’entrano i Cavalieri di Lycra? Infine, chi o che cosa è Bilbo, la figura verde-oro che aleggia come una presenza misteriosa e benigna su Albatros@69 e Venus@124?

    Cyberworld, romanzo che si è aggiudicato il Premio Cosmo nel 1996, ha anticipato temi che oggi sono in parte attualità quotidiana, in parte sono ancora nel nostro futuro. 

    L'autore

    Alessandro Vietti, ingegnere, nasce giusto in tempo per essere presente alla conquista della Luna. Forse è per questo che è da sempre appassionato di astronomia e fantascienza. Vive e lavora a Genova nel settore dell'energia, e nel tempo libero si occupa di divulgazione scientifica e scrittura. Suoi articoli sono apparsi sulla rivista Robot e sui mensili Coelum, Le Stelle e L'Astronomia. Nelle vesti di autore ha pubblicato i romanzi Cyberworld e Il codice dell'invasore, il primo dei quali vincitore del Premio Cosmo 1996, nonché svariati racconti. Di recente suoi lavori sono apparsi nelle antologie Ambigue utopie (Bietti), Sinistre presenze (Bietti), Crisis (Della Vigna), I sogni di Cartesio (Della Vigna), Ma gli androidi mangiano spaghetti elettrici? (Della Vigna).

    Il suo blog (su Blogger) si intitola Il grande marziano

    Sulla frontiera del cyberspazio

    I mondi senza ombre di Alessandro Vietti

    di Giovanni De Matteo

    Era importante che qualcuno si decidesse prima o poi a rimettere in distribuzione Cyberworld, il romanzo di esordio di Alessandro Vietti che si aggiudicò l’ultima edizione del Premio Cosmo, indetto dall’eroica, rimpianta Editrice Nord di Gianfranco Viviani. Quando il libro apparve nel 1996, nel mondo anglosassone l’epopea cyberpunk sembrava essere ormai giunta al capolinea e già cominciava il fermento della stagione post-cyberpunk da cui sarebbe scaturita una parte consistente della fantascienza contemporanea. Ma nel nostro paese rappresentava in effetti una fresca novità: soprattutto per merito della Nord erano usciti i romanzi fondamentali del movimento, Neuromante di William Gibson e La matrice spezzata di Bruce Sterling, oltre a una manciata di altri titoli riconducibili alla stessa sensibilità (a firma di Michael Swanwick, George Alec Effinger, Greg Bear, Greg Egan e Iain M. Banks), ma eravamo ancora in territori di frontiera. Il 1994 aveva salutato l’uscita italiana per Bompiani dell’antologia manifesto Mirrorshades curata da Sterling, dell’agile raccolta Cuori elettrici assemblata da Daniele Brolli per Theoria e della ricchissima, autorevole antologia Cyberpunk curata da Piergiorgio Nicolazzini per le Grandi Opere Nord. Ed eccoci al 1995: ancora Brolli, già protagonista all’inizio del decennio di un primo tentativo di lanciare il movimento degli anni ’80 anche in Italia con la rivista Cyborg, sta cercando di far decollare il suo progetto di una collana cyberpunk con l’evanescente casa editrice Phoenix; la Shake Edizioni mette a punto Cyberpunkline, la collana che si sarebbe attestata negli anni seguenti come un termine di riferimento per il genere… e un giovanissimo autore genovese, poco più che esordiente, si mette in testa di partecipare al Premio Cosmo.

    Vietti ha 26 anni e io me lo immagino come un cowboy su questa nuova frontiera ancora tutta da esplorare. Per poter rispettare i termini del bando, appena concluso con la laurea il percorso di studi in ingegneria elettrotecnica si mette davanti alla macchina da scrivere e sviluppa questo romanzo in quattro mesi, chiudendo la prima stesura nel giugno del ‘95 con quella velocità che è uno dei tratti caratteristici del cyberpunk e che si apprezza anche nella lettura delle sue pagine. Ma l’attinenza ai canoni della corrente di Gibson, Sterling e soci è l’ultima delle sue preoccupazioni. Vietti ha qualcosa da dire su un mondo che già allora stava accelerando sulla curva del progresso, tradendo i prodromi di un cambiamento che avrebbe investito senza scampo ogni cosa: mestieri, stili di vita, abitudini. Nel romanzo riversa quasi d’istinto la sua percezione degli effetti che questo mutamento avrebbe prodotto sulle tematiche care alla letteratura di fantascienza, inscenando su un piano quasi metaforico la contrapposizione tra l’immaginario spaziale, proteso verso la frontiera esterna dell’esplorazione di altri mondi (le colonie lunari, la prima missione umana in partenza alla volta di Marte), e l’immaginario virtuale, sedotto dalle potenzialità sconfinate del cyberspazio.

    Come insegna la letteratura supereroistica, da un grande potere derivano grandi responsabilità, ma la lezione di Peter Parker non è ancora stata assimilata dagli umani che si sono d’un tratto ritrovati poteri da superuomini nei mondi simulati. Le prerogative del cyberspazio riaccendono ossessioni e aspirazioni antiche come la civiltà: gli operatori del suo Cyberworld presto confondono gli attributi della divinità con le nuove potenzialità concesse dalla tecnologia, che così assurge a un ruolo quasi divinizzante. Ma dalla confusione dei ruoli alla disillusone il passo è breve. E il rischio che molti di loro si trovano a sfidare, correndo a rotta di collo sulla lama del rasoio, è di finire vittime dei propri impulsi, prigionieri in un labirinto senza via d’uscita, solo apparentemente diverso dalla prigione della realtà.

    Prima ancora delle chat e delle e-mail, dei forum e dei gruppi di discussione, per non parlare di blog e social network, il Cyberworld è un crocevia di esperienze comuni e di desideri segreti, un mondo di esistenze che s’incontrano ma che risultano inesorabilmente condannate a un contatto superficiale. Nessuno conosce davvero nessun altro, tutti si adeguano alle regole implicite di questo spazio di destini che si sfiorano, prestandosi al ballo degli inganni reciproci ed esponendosi al pericolo costante del tradimento. Ma mentre gli operatori del cyberspazio portano avanti i rispettivi progetti, qualcosa prende forma ai margini della dimensione soggetta al controllo degli uomini. A determinare se possa essere una minaccia o un’opportunità per il genere umano saranno le azioni dei protagonisti, coinvolti in una partita che presto si rivelerà più grande delle attese. Ma quale che sia l’esito, una cosa appare scontata fin dal primo momento: prima ancora di cominciare a esercitare le tanto agognate prerogative divine, ironicamente l’uomo si trova a essere spodestato dalle divinità native del Cyberworld, provviste di tutte le qualità richieste per manipolare tutto ciò che è connesso nel cyberspazio – e soprattutto, con particolarità facilità, tutto ciò che è naturalmente estraneo ad esso e solo artificialmente integrato. Non ci sono velleità da neofita in questo romanzo: piuttosto, già il distaccato disincanto di una fase crepuscolare nell’epopea della rete.

    Il cyberspazio di Vietti arriva in un’epoca in cui Internet come oggi la conosciamo non esiste ancora. Per certi versi, il suo lavoro nell’immaginarne forma e dinamiche è un’impresa pionieristica, non meno di quanto lo sia stata l’opera di Gibson nel plasmare un immaginario in cui molti oggi si riconoscono. In virtù di questa caratteristica, Vietti concepisce una vera e propria geografia del cyberspazio e immagina un protocollo che ne regoli l’utilizzo secondo una sorta di giurisdizione sovranazionale: la sua è una rete ancora ad accesso elitario (non proprio esclusivo, ma limitato a una minoranza della popolazione, ben lungi dalla vocazione quasi ecumenica che già oggi le riconosciamo), i cui nodi riflettono gli equilibri geopolitici internazionali. Almeno per buona parte del romanzo lo spazio simulato è inoltre uno strato sovrapposto alla realtà fisica, in una fulminante anticipazione delle caratteristiche della cosiddetta augmented reality. L’inevitabile disaccoppiamento che gli eventi inscenati producono tra le due entità porta alla definizione di un universo parallelo, alternativo alla realtà materiale da cui tutti i personaggi cercano, ciascuno a suo modo, di sottrarsi.

    Vietti sfrutta al massimo le premesse insite nello scenario e opera una piena smaterializzazione dello spazio del romanzo, che è interamente ambientato nella realtà virtuale del Cyberworld. Di contro, il tempo subisce una deformazione analoga: la trama si dipana su un intervallo di pochi giorni, in una corsa contro il tempo per sventare una macchinazione che rischia di sconvolgere i due mondi, quello reale e quello virtuale. Gli eventi si susseguono a ritmo serrato e grazie al gioco dei punti di vista congegnato dall’autore li vediamo svolgersi da angolazioni diverse, in una sorta di ralenti cinematografico, mentre il tempo collassa in un fermo immagine sull’alba di una nuova epoca, che già si annuncia aliena alle ingerenze degli uomini e forse anche indifferente alle sorti dell’umanità.

    Senza far torto a Vietti, potremmo individuare nelle istanze di questo romanzo un’attitudine pre-connettivista. Il suo è un tentativo coraggioso di aprire una strada italiana alla nuova fantascienza che stava prendendo forma nel mondo anglosassone già a partire dal decennio precedente. Per questo Cyberworld rappresenta un romanzo-chiave per interpretare la sua epoca: nato da una stagione di transizione, ricca di potenzialità, è un’opera capace di anticipare con efficacia tematiche che in alcuni casi sarebbero state riprese solo a distanza di anni. Un romanzo – su un mondo senza ombre – la cui ombra si allunga fino a noi.

    21 Settembre 2014

    Cyberworld

    A Gianfranco,

    fabbricante di universi.

    Nei Mondi dove l'Uomo è onnipotente,

    un dio che cosa mai potrà fare?

    Download

    > CyberWorld <

    > Servizio Biblioteche <

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    > tipo: articolo <

    > titolo: Ciberspazio: un po' di storia – apparso su Virtual n.984 – ottobre 2084 – pagg. 32-36 <

    > titolo originale: Again about CyberSpace: a bit of history -apparso su CyberLand Reviews n.338 – febbraio 2075 – pagg. 44-48 <

    > autore: Katherine H. Gibson <

    > traduttore: Antonio DeLuca <

    > edizioni: Poster Press Publications no.2075 – DIRITTI NON RISERVATI – la riproduzione, archiviata o trasmessa, intera o parziale, in qualunque forma, in qualunque modo (digitale, elettronico, ottico, magnetico, meccanico o registrato) è permessa anche senza il consenso scritto dei possessori dei relativi copyright <

    "[…] CyberWorld aprì i battenti ufficialmente il primo gennaio 2048. In un certo senso era grottesco che un posto dove non esistevano differenze di sesso, di religione, di pelle, dove non si costruivano ghetti, o si praticava l'emarginazione o si combattevano guerre, fosse in realtà un non-luogo, in quanto esisteva solo nell'infinito flusso ottico che, come una linfa binaria, portava la vita informatizzata in ogni angolo del pianeta. Era come dire che uno spazio del genere avrebbe potuto vivere solo nelle fantasie degli uomini. Ma per la prima volta nella storia, l'uomo avrebbe potuto dar corpo fisico ai propri sogni.

    Ben presto, tuttavia, CyberWorld si rivelò molto meno idilliaco e pacifico del previsto. Per sua intrinseca costituzione, infatti, CyberWorld era extranazionale e non apparteneva di fatto ad alcuno stato mondiale, inoltre consentiva di mantenere un anonimato pressoché impenetrabile. Fu proprio questa estrema libertà a condurre i peggiori ladri di informazioni e i più astuti agenti di spionaggio industriale a precipitarsi a fagocitare tutte le informazioni disponibili. Per non parlare dei preoccupanti fenomeni di mindwaring ¹ e di sexwaring ² che si manifestarono come una vera e propria piaga di un nuovo tipo di società, e di cui ho trattato nel mio ultimo libro, Ethic CyberSpace. ³

    In pratica, già nei primi mesi di vita, CyberWorld costituì il primo esempio sperimentato di società anarchica, e come tale si rivelò impossibile da sostenere. Si rese dunque necessario costituire un Consiglio composto da coloro che erano stati eletti quali responsabili unici dei vari poli informatici della rete ciberspaziale mondiale, allora quaranta ⁴ persone in tutto, che avrebbero dovuto supervisionare il corretto utilizzo e lo sviluppo organico dell'intero sistema. Inoltre, il Consiglio stesso avrebbe scelto un Coordinatore, rappresentante ufficiale di CyberWorld, il quale avrebbe avuto il compito di indirizzare in maniera sinergica e costruttiva l'intera azione del Consiglio.

    Il Consiglio avrebbe dunque avuto poteri esecutivi, legislativi e giudiziari, anche se nella sua dichiarazione d'intenti si propose di cercare di essere il più invisibile possibile durante il suo operato. I membri sarebbero rimasti in carica per quattro anni e le elezioni si sarebbero svolte direttamente durante l'Assemblea Annuale sul Ciberspazio.

    Poi venne il CyberCode.

    Si trattava di un vero e proprio codice di leggi e di regole di comportamento che si ispiravano al vecchio Code for Fair Information ⁵ sviluppato nel 1973 dal Dipartimento per la salute, l'educazione e il benessere degli Stati Uniti.

    […] Il CyberCode avrebbe dovuto quindi essere rispettato da chiunque fosse entrato in un ciberspazio, e in particolare in CyberWorld. Il fatto che sia stata io a proporlo e a perorare la sua causa con tutte le mie forze, mi fece guadagnare la carica di primo Coordinatore all'unanimità, anche se penso che il mio cognome, così famoso grazie a mio nonno William ⁶ abbia avuto un peso non indifferente nella scelta.

    Il 22 febbraio 2050, il CyberCode venne approvato interamente dal Consiglio di CyberWorld, nonostante le violente reazioni di un gruppo tecno-religioso estremista emergente i cui seguaci, trascinati dalle follie visionarie di Angel@01, si fecero chiamare Virtualisti.

    A questo punto si pose una scelta obbligata. Chi avrebbe dovuto vigilare sull'osservanza e il rispetto dei principi del CyberCode? Fu questo il motivo per cui fu necessario l'istituzione dell'ASCI, l'Agenzia di Sorveglianza Ciberspaziale Informatica.

    […] Alla fine del 2056 si verificò l'incredibile e per certi versi tragica e inquietante, sequenza di eventi le cui conseguenze hanno condotto a quello che è oggi CyberWor"<<<

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    > tipo: cronaca <

    > titolo: Mondi Senza Ombre <

    > autore originario: Pulitzer@27 – autori revisioni successive: Non Registrati <

    > edizioni: Zenith – no. 2057 – DIRITTI NON RISERVATI <

    Note

    ¹ Programmi allucinatori che stimolano l'auto-produzione di endorfine.

    ² Programmi per esperienze sessuali autonome e a distanza.

    ³ Non ancora tradotto in Italia.

    ⁴ La creazione di sempre nuovi poli di aggregazione ciberspaziale ha portato a un incremento continuo del numero dei membri del Consiglio che, nel 2070, ha raggiunto le cento unità.

    ⁵ Codice per la Corretta Informazione

    ⁶ William Gibson è stato uno degli autori più originali e geniali a cavallo dei due secoli, appartenente a quel movimento letterario e di pensiero, denominato cyberpunk, che lui stesso contribuì in massima parte a creare con i suoi romanzi.

    Prima immersione

    Manipolano bit come fossero atomi,

    dispongono dei sogni come fossero dèi.

    Plathon@100, Virtualia

    Tutto ciò che vediamo o sembriamo,

    non è altro che un sogno in un sogno.

    E.A. Poe, A dream within a dream

    >ITERAZIONE<

    #0001#

    Lo Zero galleggia placidamente, cullato dall'incessante marea silenziosa delle onde EM che si propagano indefinitamente nell'oscurità senza confini.

    Immobilità.

    Non sa da quanto tempo si trova in questo stato. In realtà nessun concetto ha senso per esso. Lo stesso significato di concetto è pressoché incomprensibile. Soltanto la non-esistenza è un dato oggettivo della sua essenza. Nessun istinto, nessuna sensazione, nessuna percezione. Solo la corrente delle onde che lo fa andare su e giù come un piccolo sughero in mezzo a un oceano senza approdi. La materia nascosta lo sfiora, ma non lo turba, lo accarezza quasi volesse destarlo da quel torpore infinito, ma il sogno continua a essere realtà e sembra che niente possa svegliarlo…

    L'Uno fa surf. Ha aspettato l'onda più alta, quella più insidiosa e difficile da domare e adesso è in sella. È una cavalcata inebriante, considerati i pochi stimoli a cui è in grado di reagire. Nella sua folle corsa si lascia indietro atomi solitari e piccoli branchi di particelle. Alcuni si voltano al suo passaggio per vedere cosa possa essere così impunemente sfrontato, altri guizzano via impauriti da quella configurazione aliena che mai hanno percepito. E tutto ciò lo fa vibrare di soddisfazione. Mai come adesso ha provato il desiderio di cambiare stato. In realtà il suo istinto primordiale anela quella mutazione, ma sa anche che non può farcela da solo. In quel galoppo irrefrenabile, in un equilibrio perfetto provocato da miliardi di anni di esercizio ininterrotto, è alla caccia del complemento che può dare una svolta al suo essere. Non sa come potrà riconoscerlo, ma sicuramente, al momento opportuno, la sua semplice struttura reagirà in qualche modo.

    La Natura si meraviglia di quel prodigio a cui agli albori dell'Universo lei stessa non aveva pensato. Il primo istinto è la repressione, poi la curiosità ha il sopravvento. E prevale il superbo desiderio di sapere in quale misura è riuscita a superare se stessa ancora una volta.

    Le probabilità che accada una cosa del genere sono remote a livelli impensabili. L'incontro è casuale, come sempre avviene in questi casi.

    Un incidente.

    Ed è un'esplosione. Lo Zero si ritrae dal sogno e abbraccia la nuova condizione con una vibrazione che gli concede di cambiare stato parecchi miliardi di volte in un istante infinitesimo. L'orgasmo binario colpisce anche l'Uno come una dolce frustata attesa fin troppo a lungo, gli permette di perdersi lungo i binari onirici che sempre gli sono stati negati e istinti inconsapevoli mettono in moto un meccanismo a catena tanto inaspettato, quanto meraviglioso.

    1

    La regia della realtà

    [Venus@124]

    Avverto un odore di morte che avvolge l'atmosfera circostante. Dev'essere solo il presagio sensorio degli eventi che devono accadere e di cui siamo tutti semplici spettatori passivi. È difficile credere che si tratti di una peculiarità del programma.

    I ragazzi e l'insegnante sono una sfera blu, lucida, iconizzati secondo una rappresentazione simultanea sovrapposta. In pratica, pur essendo seduti distintamente, ciascuno nel proprio banco, risiedono contemporaneamente in un'area di memoria che fa capo a identiche coordinate spaziali. Quindi occupano tutti il medesimo spazio virtuale sotto forma del semplice sembiante prefissato.

    È una giornata limpida. I colori infuocati fanno presumere che la temperatura sia molto più alta di quello che i nostri corpi percepiscono. Il clima deve essere secco da parecchi giorni, o mesi, o anni.

    Non è ancora mezzogiorno, mezzogiorno del 25 giugno 1876. Alcuni pony pezzati si abbeverano lungo il fiume, immergendo i loro teneri musi nell'acqua fredda, mentre scrollano le criniere e le code ondeggiano con ostentata pigrizia a scacciare qualche insetto molesto. Un paio di cespugli secchi e desolati rotolano verso nord, sospinti da un vento leggero e polveroso.

    Fare da guida a una banda di marmocchi nei meandri di una simulazione storica non è mai stato spiacevole in passato, se non fosse che questa volta l'insegnante non capisce un accidente di ciberspazio e navigazione interattiva. Siamo appena all'inizio e ha già avuto da ridire un paio di volte sui miei movimenti.

    La conduzione di simulazioni scolastiche per me costituisce solo un diversivo con il quale mi piace tenermi occupata durante i turni di riposo che l'Agenzia concede settimanalmente. Insomma, non ne ho bisogno.

    Economicamente, intendo. Mi piace farlo e a Kat non dispiace che gli Agenti facciano un po' di promozione delle attività culturali di CyberWorld che vengono trascurate sempre di più.

    A tutto però c'è un limite!

    – Signorina Venus Centoventiquattro! – esclama con voce stridente la signorina Miller – Non crede che dovremmo alzare il nostro punto di osservazione? Non si riesce a vedere bene l'avanzata delle truppe.

    Signorina Venus Centoventiquattro?! Ma dove vive questa? Me la immagino con i capelli grigi raccolti dietro la nuca, la gonna marrone di panno sotto il ginocchio e l'espressione inacidita da zitella incallita dietro gli spessi occhiali che le coprono mezza faccia rugosa come una mela appassita. Dice che non ci vede! Probabilmente ha dovuto togliersi gli occhiali per inforcare il visore e non l'avrà regolato sulle diottrie che le mancano. Comunque preferisco non dire niente e li alzo di qualche centinaio di byte.

    Un nuvolone di polvere si solleva lontano, a est, al di là del fiume. L'apice della più grande e sanguinosa battaglia mai combattuta tra uomini bianchi e uomini rossi sta per arrivare, lo si sente nell'aria, nel paesaggio arido, sui volti tesi degli uomini, nel nitrire nervoso dei cavalli. Non si ode altro che il ritmato battere dei ferri degli animali al galoppo sulle piste indurite da settimane di ininterrotta siccità.

    Mi chiedo come siano quei ragazzini, in qualche aula sperduta del Kansas, tutti con i loro bravi display audiovisivi LCD comprati quasi trent'anni fa, alla fine della Rivoluzione Ciberspaziale del '27. E la vecchia insegnante che ogni tanto commenta gli avvenimenti che si svolgono intorno e insieme con loro.

    Impartisco alcuni comandi per avvicinare i ragazzi e la professoressa alla posizione di Toro Seduto. La sfera blu si muove fluidamente, planando leggermente verso nord fino a occupare le nuove coordinate programmate.

    La faccia larga, con la mascella

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