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Non posso innamorarmi ancora
Non posso innamorarmi ancora
Non posso innamorarmi ancora
E-book169 pagine2 ore

Non posso innamorarmi ancora

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Info su questo ebook

Ellie Chester è una richiestissima wedding planner, però pensa che l’amore sia una gran fregatura. Riuscirà il dolce Arvy, il dog-sitter dei suoi amati e irrequieti cani, a infrangere la corazza che lei ha posto a protezione del proprio cuore? Riuscirà Ellie a innamorarsi ancora?

Ellie è una ragazza perbene, dolce e simpatica, con una famiglia che la adora e due amici pelosi, piuttosto vivaci, con cui divide una palazzina in Chepstow Villas, proprio nel cuore di Notting Hill, e un lavoro che svolge con passione: wedding planner nella caotica Londra. Ellie ama realizzare i sogni delle spose, rendere magico il loro grande giorno, e in questo è davvero brava. Nonostante la sua passione per i matrimoni, pensa però che l’amore sia una gran fregatura. Un giorno, rientrando dal lavoro, trova per l’ennesima volta la casa messa a soqquadro, così decide di assumere una dog-sitter che si occupi dei suoi amati “distruttori”. Quello che non immagina, però, è che alla sua inserzione risponderà un ragazzo simpatico, divertente e molto sexy. Tra scene spassose e imbarazzanti, matrimoni buffi e qualche intoppo, Ellie inizia ad apprezzare la compagnia di questo ragazzo, che decide di darle anche una mano a preparare un sontuoso matrimonio in una delle residenze più belle di tutto il Regno Unito. Quando il dolce Arvy sembra aver penetrato la corazza che lei ha posto a protezione del proprio cuore, però, un fantasma proveniente dal passato del ragazzo la fa piombare nella disperazione. Riuscirà Arvy a far capire a Ellie che il passato è sepolto? Riuscirà Ellie a innamorarsi ancora?
LinguaItaliano
Data di uscita15 lug 2019
ISBN9788833282954
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    Anteprima del libro

    Non posso innamorarmi ancora - Liz Mac Tea

    Cover

    Prologo

    Quando, poco più che ventenne, iniziai a lavorare come assistente di Gina Lancester, la più rinomata wedding planner della capitale britannica, ero innamorata dell’amore, amavo i matrimoni e credevo fermamente nell’happily ever after.

    Ricordo ancora il primo matrimonio che preparai con Gina.

    Il mio compito era quello di tenere sollevato il vestito della sposa mentre lei faceva pipì, e dare una mano alle invitate a mettere un cerotto ai piedi doloranti.

    Piansi praticamente dall’arrivo della sposa al taglio della torta nuziale, tanto ero emozionata.

    Ricordo il bel vestito di lei, tutto brillantini e pizzi inglesi, il suo dolce sorriso e l’emozione negli occhi di lui.

    Immaginavo che il loro sarebbe stato il matrimonio dei sogni, ma mi sbagliavo.

    Pochi anni dopo, infatti, venni a sapere che, in seguito all’ennesimo tradimento di lui con la tata dei bambini, lei aveva deciso di divertirsi un po’ con il suo istruttore di yoga.

    Ora, poco più che trentenne, dopo aver lavorato molto per Gina e dopo aver soddisfatto i capricci di molte spose, sono a mia volta wedding planner e, insieme a Jen, la mia assistente e amica, faccio concorrenza proprio a Gina.

    Amo organizzare matrimoni e far sì che quel giorno sia magico per gli sposi.

    Non sono più tanto innamorata dell’amore, però, anzi, penso che sia proprio una bella presa in giro.

    Strano per una wedding planner, vero?

    1

    A passo svelto esco dalla stazione della metropolitana di Queensway.

    Appena fuori, un’ondata di gelo mi punge le guance.

    Per essere inglese sono assai particolare: non sopporto la pioggia, il vento e il cielo perennemente offuscato da nubi grigiastre, anche perché il maltempo disturba i matrimoni e quindi il mio lavoro.

    Stamattina devo incontrare due futuri sposi; è molto importante che trovino in me la loro àncora per preparare, appunto, quello che dovrebbe essere il loro giorno più bello.

    Entro nel palazzo dove lavoro, proprio di fronte a Hyde Park, zona Kensington Gardens. La mia agenzia si trova a uno dei piani più alti, dal quale si gode di un’eccellente vista sul parco.

    Entro nel mio ufficio.

    «Buongiorno Ellie, tutto a posto?» mi chiede Jen.

    «Sì, è solo che questo tempo freddo mi infastidisce», le dico, senza alzare lo sguardo dallo smartphone. «Mi porteresti un caffè? No, anzi, facciamo un tè.»

    «Certo. Ho messo sulla tua scrivania quelle brochure che mi avevi chiesto.»

    Le sorrido.

    «Grazie, sei una collaboratrice davvero preziosa.»

    Tolgo il trench e il caldo scialle in cachemire, regalo di mia mamma e di mia nonna, e mi siedo alla scrivania. Prendo il primo degli opuscoli, è di Chatsworth House¹.

    Conosco bene questa località; durante le vacanze estive andavo spesso con la mia famiglia nel Peak District e Chatsworth House era una tappa immancabile.

    Pare che, per incrementare i propri introiti, il National Trust² metta la residenza a disposizione per i matrimoni. Le date disponibili sono poche. Aggiudicarsi Chatsworth House non è semplice, tuttavia mi piacerebbe molto allestire lì uno dei matrimoni a cui lavoro. I suoi interni finemente decorati e il suo immenso parco con fontane e cascate che creano mille giochi d’acqua renderebbero l’evento davvero magico.

    Organizzare lì un matrimonio, però, sarebbe un’impresa ardua, anche perché la villa si trova nel Peak District, che dista parecchio dal caos di Londra.

    Jen mi porta il mio tè English Breakfast e mi rilasso assaporando il suo inconfondibile aroma.

    Prendo la borsa e faccio appena in tempo a sistemare il mio ordinato chignon che sento bussare alla porta.

    «Ellie, i signori Berly sono qua», mi dice Jen.

    «Falli entrare, sono pronta per la nostra chiacchierata.»

    La porta si apre e si affaccia una ragazza alta, con gambe lunghe e snelle e un bel viso un po’ troppo truccato; potrebbe tranquillamente posare per una rivista di lingerie. È in compagnia di un ragazzo sorridente.

    Mi alzo e con un gran sorriso stringo loro la mano.

    «Buongiorno. Io sono Ellie… Ellie Chester.»

    «Io sono Tina e lui è Liam», risponde la ragazza.

    «Prego, accomodatevi... possiamo offrirvi un tè, un caffè, una tisana?» chiedo, continuando a sorridere.

    È sempre la ragazza a rispondere. Guardandola bene, sospetto abbia fatto un ritocchino alle labbra.

    «Per me una tisana», dice, poi precisa «se possibile drenante.»

    Da questa richiesta immagino già il tipo di donna.

    «Non so se abbiamo tisane drenanti. E per te?» chiedo a Liam.

    «Nulla, grazie.»

    Chiamo Jen al telefono e lei, non so come, riesce a portarle una tisana dall’aspetto poco invitante.

    Nel mio lavoro conta molto capire quello che gli sposi vogliono e convincerli che sono proprio io la persona giusta per rendere i loro sogni realtà.

    La ragazza porta una gonna in tweed – sempre che si possa definire gonna una striscia di tessuto che riesce sì e no a coprirle le mutande – e una camicetta scollata.

    Lui invece indossa pantaloni blu e una camicia classica e sembra un po’ in imbarazzo. È magro, bei denti, non molto alto. Quando lo guardo, abbassa gli occhi.

    «Innanzitutto vorrei sapere come vi immaginate il vostro matrimonio», chiedo.

    Dopo aver sorseggiato un po’ della sua tisana, Tina mi dice: «Ovvio: deve essere il matrimonio delle favole, non badiamo a spese… e vorrei proprio che Brides volesse le foto per la rivista.»

    Ecco, questa è una cosa che dicono tutte: ogni sposa vuole che il suo matrimonio sia proprio come quello delle favole.

    Che Brides pubblichi le loro foto, invece, è molto difficile. Brides è una rinomata rivista che si occupa di matrimoni. Ogni stagione dedica un inserto a quello che una giuria di esperti giudica essere il matrimonio da favola per eccellenza.

    «Bene, raccontatemi nel dettaglio come desiderate il vostro matrimonio.»

    «Per l’abito mi piacerebbe qualcosa di piuttosto classico, lungo, non molto ampio e ricco di pizzi inglesi. Ovviamente con lo strascico.» Beve ancora un po’ della sua tisana, poi prosegue. «Avremo molti ospiti, quindi sarà necessario trovare un posto piuttosto grande. Niente alberghi di lusso o simili. Voglio il massimo. Qualcosa nelle campagne inglesi mi potrebbe piacere, un castello sarebbe proprio la location ideale. Voglio che anche il più piccolo dettaglio sia molto curato.» Prende la mano di Liam, che per adesso non ha detto neanche un mah, e mi sorride. «Ellie, pensi di poter fare tutto questo per il nostro giorno da favola?»

    So che accontentare donne come Tina non è facile ma voglio essere io ad allestire il loro matrimonio quindi, con tutta calma, le rispondo: «Penso che avrai il matrimonio che desideri. Essendoti rivolta a me, penso che tu sappia già come lavoro; che non lascio niente al caso e che il mio fine ultimo è rendere reale ciò che è nei sogni di ogni coppia. In genere dopo questi incontri butto giù qualche idea. Al più presto vi chiamerò e ne riparleremo insieme.»

    I futuri sposini restano ancora un po’ a raccontarmi qualche simpatico aneddoto, per esempio mi narrano di quando Liam ha detto a Tina di amarla scrivendolo con i fiori. Prima di uscire Tina mi abbraccia.

    «Ellie, so che con te come wedding planner tutto sarà perfetto, e so che le foto del mio matrimonio riusciranno a essere pubblicate su Brides.»

    Le sorrido.

    «Buona giornata.»

    Li osservo lasciare la stanza, poi mi siedo alla scrivania. So che dovrò lavorare molto per accontentare i capricci di Tina. Adesso però devo trovare qualcosa che possa piacerle.

    Il mio sguardo si sofferma sulla brochure di Chatsworth House, ancora aperta sulla mia scrivania.

    Faccio una telefonata per sapere se la dimora sia disponibile nella data del matrimonio e un simpatico ragazzo mi dice che potremmo averla, anche se il costo sarà piuttosto elevato visto che saremo in alta stagione.

    Bene, la location è proprio come la desidera Tina e immagino che le piacerà molto, anche se si trova nel Peak District e gli invitati dovrebbero giungere in zona il giorno precedente e dormire in qualche albergo. Questo renderà il tutto molto caro.

    Per avere un’alternativa, mi metto a sfogliare i depliant di altri castelli; alcuni sono carini e non molto distanti da Londra, ma nessuno è all’altezza di Chatsworth House.

    Lì Tina avrebbe davvero il suo giorno da sogno e le foto del matrimonio potrebbero comparire su Brides.

    Mi metto subito al lavoro.

    Data la stagione in cui avverrà l’evento, il tempo dovrebbe essere bello, quindi prevedo di servire gli aperitivi e il ricco buffet di antipasti nel giardino di fronte alla dimora. Gli ospiti potranno sedersi su poltroncine bianche in vimini; i più giovani su grandi cuscini sparsi sul prato.

    I primi e i secondi piatti saranno serviti in una delle sale del castello – dovremo stabilire quale con una visita – poi si tornerà in giardino per il buffet di dolci e il taglio della torta.

    Ogni singolo dettaglio, dai fiori alla torta, dovrà essere molto curato.

    Non ho ancora chiesto agli sposi - o forse dovrei dire alla sposa – se preferiscano il giardino o la villa per lo scambio degli anelli, ma ho già un’idea.

    Per l’abito la porterò da Jo: lei è la miglior stilista di abiti da sposa con cui abbia mai lavorato.

    Con qualche telefonata riesco a trovare un albergo per gli ospiti non molto distante dalla dimora, anche se il prezzo è piuttosto elevato.

    Parlo con Jo, che come al solito è alle prese con una sposa capricciosa, e prendo appuntamento per andare da lei con Tina.

    Tra una telefonata e l’altra mi rendo conto che dovrei essere già nel parco con Roxy e Tonio, i miei cani, e mi auguro che non abbiano messo a soqquadro la casa.

    Chiudo il portatile. Jen sta ancora parlando al telefono; le mando un bacio ed esco per prendere la metro.

    Corro verso casa.

    Appena svolto in Chepstow Villas, a pochi passi da Portobello Road, a Notting Hill, capisco subito cosa stia accadendo nel mio appartamento.

    I vicini sono di fronte alla porta della mia palazzina, dalla quale provengono rumori molesti accompagnati da ululati e da un forte abbaiare.

    «Signorina Chester, non sapevamo che fare; se non fosse tornata avremmo dovuto telefonare ai pompieri. Sono ore che i suoi cani stanno facendo questo caos», mi informa, piuttosto nervosa, la signorina Norber, una zitella nevrotica che abita nella palazzina adiacente alla mia.

    «Non so proprio cosa stiano facendo, mi dispiace se vi hanno disturbato tanto», mi scuso.

    «Su Ellie, non si preoccupi, piuttosto vada dentro a controllare cosa hanno combinato i suoi cagnetti», mi dice il signor Tony, comprensivo.

    Gli sorrido, mi scuso ancora e apro la porta. Quello che vedo è il caos.

    I cuscini del divano sono distrutti, così come il tappeto; ovunque c’è carta di giornale.

    No, non ditemi che quella che vedo sotto al tavolo, a brandelli, è la mia nuova camicia di Miu Miu.

    Su quello che adesso non posso certo chiamare divano, ci sono gli avanzi della cena.

    I due mi assalgono festosi; Roxy con la mia camicia sul naso. Sono impazienti di andare a fare la consueta passeggiata. Immagino che abbiano lavorato parecchio per fare questo macello.

    Non so da che parte iniziare, provo a sgridarli ma Roxy mi mette la

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