Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Diciassette passi sulla corda tesa
Diciassette passi sulla corda tesa
Diciassette passi sulla corda tesa
E-book110 pagine1 ora

Diciassette passi sulla corda tesa

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Diciassette racconti all’insegna del paradosso, diciassette passi in equilibrio su una corda tesa, con fatalismo e ironia come uniche reti di sicurezza. Si prega di allacciare le cinture.

Quando un corteo funebre e uno nuziale si incrociano, gli sviluppi possono essere imprevedibili. L’ultima partita della carriera di un arbitro, con un finale sconvolgente. Sempre meglio chiedere referenze prima di affidare il proprio trasloco a una ditta specializzata. L’inferno dei campi di concentramento in chiave moderna e rivisitata. Conservare il nostro pianeta pulito: a mali estremi, estremi rimedi. Una tranquilla battuta di pesca di solito è molto rilassante… ma non sempre. Al supermercato si vedono sempre le stesse facce; oppure no? Nuovi e avveniristici modi di viaggiare. I giochi del futuro, con risvolti davvero pericolosi. Elezioni politiche: fate sempre attenzione a barrare la casella giusta. Un uomo alle prese con piante poco bendisposte, la lotta sarà senza esclusione di colpi. Un tatuaggio così bello che sembra vero; o forse lo è? Conoscere il futuro può essere un grande vantaggio, da utilizzare però con molta cautela. Seguire l’oroscopo troppo alla lettera non è mai una scelta saggia. Un serial killer miete vittime decisamente particolari. Un viaggio spaziale con un esito imprevisto. Incontri ravvicinati di qualche tipo. Tutto questo e anche di più, in questa raccolta di racconti stravaganti che invitano a osservare le cose da un diverso angolo di visuale. Diciassette racconti in equilibrio su una corda tesa. Si prega di allacciare le cinture.
LinguaItaliano
Data di uscita11 lug 2019
ISBN9788833282985
Diciassette passi sulla corda tesa

Correlato a Diciassette passi sulla corda tesa

Ebook correlati

Racconti per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Recensioni su Diciassette passi sulla corda tesa

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Diciassette passi sulla corda tesa - Filippo Gambi

    Rotterdam

    Vojager 12

    «Base chiama astronauta Orsini. Ci senti?»

    «Astronauta Orsini a base, vi sento forte e chiaro.»

    «Tutto ok con la procedura di rientro della Voyager 12?»

    «Tutto ok, le coordinate sono nei parametri, l’atterraggio è previsto tra due ore e quarantadue minuti.»

    «Molto bene, hai fatto un ottimo lavoro. Siamo orgogliosi di te, passerai alla storia. Sei il primo astronauta italiano in missione solitaria su Marte. Un anno lontano dalla Terra, sarai ansioso di rivederla.»

    «Sì, devo dire che non vedo l’ora di mangiare un bel piatto di spaghetti, ne ho fin sopra i capelli di questi cibi liofilizzati.»

    «Ah ah, vedremo di fartene trovare un bel piatto, qui a Cape Canaveral.»

    «No no, lasciate stare, voi americani non li sapete cucinare; aspetterò di rientrare nel mio paese. A proposito… vorrei domandarvi un paio di cose.»

    «Chiedi pure, astronauta Orsini.»

    «Ecco, in questo anno lontano dalla Terra non ho avuto più notizie, non sono aggiornato. Volevo sapere… ma Hillary Clinton è ancora in corsa per le primarie dei democratici?»

    «Se è ancora in corsa? Eccome! Le ha vinte! Ora è candidata alla Casa Bianca. Comunque, ti dicevo… hai già attivato i propulsori ausiliari?»

    «Orsini?»

    «Eccomi, sì… e l’altro candidato chi è?»

    «Donald Trump.»

    «Donald?»

    «Sì.»

    «Trump?»

    «Sì.»

    «Quindi uno dei due sarà Presidente degli Stati Uniti?»

    «Già! Buffo eh?»

    «Orsini?»

    «Ci sono. Sentite, e in Italia? Il Presidente del Consiglio è sempre Renzi?»

    «Uhm… direi di sì, un attimo che controlliamo… sì, Matteo Renzi, Presidente del Consiglio.»

    «Salvini è sempre in politica?»

    «Vediamo… Matteo Salvini, segretario della Lega Nord, deputato, europarlamentare, qui c’è scritto così. Torniamo a noi. Hai già attivato i propulsori…»

    «Un attimo, un attimo, ancora una curiosità. Qualche novità dal Vaticano?»

    «Ehm... leggo. No, solite cose… durante una visita in Africa il Papa ha detto che non si possono usare i preservativi per proteggersi dall’AIDS… l’eutanasia è peccato… ah, sempre il Papa ha appena presenziato al miracolo della liquefazione del sangue di San Gennaro. Deve essere una cosa molto importante dalle vostre parti.»

    «Orsini?»

    «Orsini, ci risulta un’anomalia sulla rotta di rientro.»

    «Orsini devi avere inavvertitamente toccato i comandi. La Voyager 12 sta invertendo la rotta!»

    «Ripeto, l’astronave sta tornando indietro, la rotta è quella di Marte!»

    «Orsini, Orsini ci senti?»

    Crack crack bzzzzzzzzzzzz…

    Nella buona e nella cattiva sorte

    L’autista del carro funebre abbassa lentamente il portellone posteriore, poi lo chiude evitando di sbatterlo: i parenti del defunto hanno appena visto caricare la cassa di legno scuro, un rumore troppo forte potrebbe causare loro un altro trauma.

    L’autista sale, accende il motore ed esce piano dal parcheggio della camera ardente. Dietro di lui, in fila indiana, lo seguono una quindicina di auto. Se ne sarebbe aspettate di più. È vero che il morto è conosciuto, ma questa non è una festa; un funerale è deprimente e chi può torna a casa. Per la donna che aveva trasportato il giorno prima, però, le auto erano almeno il doppio.

    Peccato, gli piace quando dietro al carro si snoda un lungo serpentone. È lui che comanda, come mamma oca davanti ai suoi pulcini: rallenta, svolta ora di qua, ora di là, il traffico si paralizza; nessuno osa sorpassare, neanche quelli con il macchinone che spesso, quando lui non sta lavorando, lo superano e a volte gli urlano parolacce, perché lui è talmente abituato ad andare piano che più di tanto non riesce ad accelerare.

    Comunque la morte rende tutti uguali; chi va sempre forte, prima o poi si ferma.

    La processione gira a destra e si immette nella strada che porta fuori città; il cimitero è in piena campagna, a una ventina di chilometri dalla chiesa. Il defunto riposerà nel paese dove è nato.

    L’amica della sposa, scelta come chauffeur del maggiolone bianco, chiude la portiera e si mette a suonare il clacson; gli sposi sono saliti, chicchi di riso tra i capelli, sorrisi regalati a chi ancora non si stanca di scattare foto. Il dado è tratto, gli anelli scambiati, si può festeggiare.

    L’auto lentamente parte, una quindicina di macchine la seguono.

    Sperava che ce ne fossero di più: al matrimonio di sua sorella, l’anno precedente, c’erano quasi duecento invitati. Una festa grandiosa, degna di una regina. Stavolta saranno una cinquantina di persone; gli sposi hanno selezionato gli invitati. I soldi sono pochi e hanno scelto un giorno infrasettimanale, così il ristorante ha fatto lo sconto. Inoltre la nonna dello sposo è malata di cuore, non sopporta il trambusto, meglio non rischiare.

    Il maggiolone bianco esce dal sagrato di una piccola chiesa di campagna, come piccola è la città dove vivono: piccole le gioie, piccole le ambizioni e dove tutto è piccolo basta un matrimonio per rendere grande un venerdì di ottobre.

    Il corteo gira a sinistra, diretto verso l’agriturismo scelto dagli sposi, quello dove si sono incontrati per la prima volta sei anni prima. Circa venti chilometri da percorrere pigiando i clacson, con le lattine vuote che caracollano e sferragliano legate al paraurti del maggiolone bianco.

    La provinciale è tutta dritta, monotona, adeguata al viaggio che si sta compiendo. Lo specchietto mostra all’autista i dolenti incolonnati dietro di lui e un atavico senso di potere lo rasserena.

    Lungo la strada i passanti lo vedono; qualcuno volge lo sguardo altrove, altri curiosano attraverso i finestrini delle auto per vedere se riconoscono qualcuno; i soliti superstiziosi si affannano a toccare ferro o qualcos’altro cercando di non farsi notare, ma lui ha l’occhio allenato: li scopre subito quelli che, chissà perché, hanno paura dei morti, quando dovrebbero invece averne dei vivi.

    Sono in perfetto orario. Al cimitero li aspettano per le undici e trenta. Ancora un quarto d’ora e poi sarà tutto uno sventolio di fazzoletti, un susseguirsi di abbracci e pacche sulle spalle. Lui si metterà in disparte: il suo compito è ormai concluso, ma si fermerà ancora qualche minuto a scrutare la gente negli occhi, per capire chi è davvero addolorato e chi invece non vede l’ora di andare a casa a mettere su l’acqua per la pasta.

    Dopo duecento metri svolta a sinistra e imbocca una carraia stretta e polverosa, pensando che dovrebbero costruire una strada alternativa o almeno asfaltare questa, che è piena di buche e offre alle salme un ultimo viaggio non molto decoroso. Altri sette o otto chilometri e si arriva, senza intoppi, come sempre.

    Il corteo attraversa strombazzante il centro città. Un vigile osserva con paterna pazienza quel susseguirsi di piccole infrazioni sulle quali, ovviamente, sorvolerà; qualche ragazza cela l’invidia dietro un sorriso malinconico e forzato; un gruppo di adolescenti indirizza gesti insolenti all’auto di testa, che si dirige senza indugi verso sud.

    Alla guida, l’amica della sposa ripercorre con la mente la lista degli invitati, suddividendoli tra buoni – sinceramente felici per la nuova vita degli sposi – e meno buoni, cioè quelli che identificano con le ore di libagioni e baldoria l’unica razionale e consolante spiegazione della loro presenza. Il secondo gruppo è il più numeroso: almeno quattro quinti degli invitati.

    A uno stop guarda gli sposi nello specchietto retrovisore: lei, ilare, saluta i passanti; lui, leggermente più riservato, sorridente sì, ma come si può sorridere, per esempio, al chirurgo che ti dice che la mano è persa ma il braccio è salvo.

    Poco dopo raggiungono la zona a sud della città, ai margini della quale si diparte una carraia stretta e polverosa, da imboccare lentamente, perché le auto sono tutte lavate di fresco. I clacson si infiacchiscono, i barattoli continuano a sferragliare. Mancano solo una decina di

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1