Il re della camera buia
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Ogni paese, pare a me, ha il diritto di aggiustare i fatti suoi come piú gli garba. Quanto a strade, nel paese nostro, ebbene, fate conto che non ne esistano: vicoletti angusti e tortuosi, un vero labirinto di rotaie e trabocchetti. Al nostro Re non vanno a sangue i quartieri ariosi; per lui le strade sono altrettanti sfogatoi pei quali i sudditi gli possono sgusciar di mano. Qui è tutt’altra cosa. Nessuno vi caccia i bastoni tra le gambe, nessuno v’impedisce di andare dove meglio vi piace; e con tutto ciò non v’è nessuno che scappi via. Ad aver queste strade, il nostro paese si sarebbe spopolato in meno di niente.
Rabindranath Tagore
Rabindranath Tagore (1861–1941) was a Nobel Laureate in literature. (1913). He wrote successfully in all literary genres, but was, first and foremost, a poet, publishing more than fifty volumes of poetry. He wrote novels, plays, musical dramas, dance dramas, essays, travel diaries and two autobiographies. He also left numerous drawings and paintings, and songs for which he wrote the music himself. He was the composer of the national anthem of independent India and Bangladesh. He was born in Calcutta, travelled around the world, and was knighted in 1915. He gave up his knighthood after the Jallianwala Bagh massacre in 1919. Among his many works are Manasi (1890), Sonar Tari (1894), Gitanjali (1910), Gitimalya (1914), Balaka (1916), The Gardener (1913), Fruit-Gathering (1916), The Fugitive (1921), Raja (1910), Dakghar (1912), Achalayatan (1912), Muktadhara (1922), Raktakaravi (1926), Gora (1910), Ghare-Baire (1916) and Yogayog (1929).
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Anteprima del libro
Il re della camera buia - Rabindranath Tagore
BUIA
PERSONE DEL DRAMMA
IL RE (invisibile)
AVANTI principi regnanti
KOSCIALA « «
KANCI « «
VIRAT « «
KALINGA « «
PANCIADA « «
VIDARBHA « «
Il re di Kanya Kubgia, padre di Sudarsciana
SUVARNA, falso re
GIANARDAN viandanti
KAUNDILYA «
BHAVADATTA «
VIRUPAKSCIA cittadini
VISCIU «
KUMBHA «
MADHAV «
L'AVOLO
LA REGINA SUDARSCIANA
SURANGAMA, sua damigella d'onore
ROHINI, amica di Sudarsciana
Giardinieri, guardie, soldati, araldi, cantori, servi, popolo. – Un matto. – Un messaggero.
I. UNA STRADA
Alcuni VIANDANTI e una GUARDIA di città.
Primo viandante
Ehi, dico a voi
La guardia
Che desiderate?
Secondo viandante
Che strada s'ha da prendere? Siamo forestieri. Vogliate indicarci la strada buona.
La guardia
Dove volete andare?
Terzo viandante
Dove sono annunziate quelle grandi feste, sapete. Che strada dunque?
La guardia
Tutte le strade son buone qui. Questa o quella fa lo stesso. Andate sempre dritto, non potete sbagliare.
Parte.
Primo viandante
Senti un po' il balordo: Questa o quella fa lo stesso!
E a che servirebbero allora tante strade?
Secondo viandante
Di che stupite voi! Ogni paese, pare a me, ha il diritto di aggiustare i fatti suoi come piú gli garba. Quanto a strade, nel paese nostro, ebbene, fate conto che non ne esistano: vicoletti angusti e tortuosi, un vero labirinto di rotaie e trabocchetti. Al nostro Re non vanno a sangue i quartieri ariosi; per lui le strade sono altrettanti sfogatoi pei quali i sudditi gli possono sgusciar di mano. Qui è tutt'altra cosa. Nessuno vi caccia i bastoni tra le gambe, nessuno v'impedisce di andare dove meglio vi piace; e con tutto ciò non v'è nessuno che scappi via. Ad aver queste strade, il nostro paese si sarebbe spopolato in meno di niente.
Primo viandante
Caro il mio Gianardan, io ho sempre notato che questo è un grave difetto nel vostro carattere.
Gianardian
Cioè?
Primo viandante
Che abbiate sempre a sparlar del vostro paese. Come mai potete pensare che le strade larghe siano buone dove che sia? Dà retta, Kaundilya; ecco qua un uomo, il quale crede sul serio che nell'ampiezza delle strade stia la salvezza di un paese.
Kaundilya
Non serve ripeterti, Bhavadatta, che Gianardan ha sortito da natura un certo tortuoso comprendonio, che prima o dopo gli farà capitar male. Se al Re giunge sentore del nostro degno amico, avrà un bell'arrabattarsi costui per trovare un cane che a morte sua gli canti il requie.
Bhavadatta
Non si può negare che qui la vita ti diventa un fardello: in queste strade si cercherebbe invano il conforto della solitudine: questo continuo urtarsi e pigiarsi con estranei, giorno e notte, ti mette addosso la smania di-fare un bagno. E nessuno può dir con precisione in che sorta di gente ci s'imbatta in una ressa cosiffatta. Auf!
Kaundilya
E dire che fu proprio lui, Gianardan, a trascinarci qui in questa gioia di paese! In famiglia nostra, un altro come lui non ci fu mai. Voi, naturalmente, conosceste mio padre: un grand'uomo, un modello di pietà, se mai ce ne fu uno. Tutta la vita la passò in un circolo di 49 cubiti di raggio, tracciato con la piú rigida osservanza delle prescrizioni scritturali, e nemmeno un sol giorno ne varcò la circonferenza. Venuto a morte, sorse una seria difficoltà: come cremarlo cioè nei limiti dei 49 cubiti e nel tempo stesso fuori di casa? Alla fine i sacerdoti decisero che, sebbene non fosse lecito trasgredire la lettera delle Scritture, si poteva cavarsi d'impaccio rovesciando la cifra, in modo che i cubiti fossero 94 anzi che 49; solo cosí ci venne fatto di cremarlo fuor di casa senza violazione delle sacre carte. Affè mia, questa sí che si chiama osservanza della legge! Un paese compagno al nostro non si trova.
Bhavadatta
Eppure, benché Gianardan venga proprio di lí, gli par giudizioso dichiarare che le strade larghe son preferibili.
L'AVOLO, con una turba di RAGAZZI
L'Avolo
Oggi, ragazzi, ci toccherà lottare con la furia dello scirocco. Non ci daremo per vinti. Ci sgoleremo fino ad empir tutte le vie con le nostre giulive canzoni.
Canzone
La porta australe non ha piú spranghe. Vieni,
mia primavera, vieni!
Risponda il tuo palpito al palpito del mio cuore;
vieni, mia Primavera, vieni!
Vieni nel tremolio delle foglie, nel molle abbandono dei fiori;
Vieni nei canti del flauto, nei sospiri pensosi dei boschi;
Ondeggi la tua veste discinta alla furia ebbra del vento!
Vieni, mia primavera, vieni!
Partono.
Un gruppo di CITTADINI
Primo cittadino
Insomma, non si può non desiderare che il Re si degni farsi vedere, almeno in quest'unico giorno. Gran peccato davvero vivere nel suo regno, e non aver veduto lui nemmeno una volta.
Secondo cittadino
Se sapeste il perché di tutto questo mistero! Ve lo direi, a patto però che mi serbiate il segreto.
Primo cittadino
Caro mio, noi abitiamo lo stesso rione, né credo mi abbiate mai conosciuto per non saper tenere la lingua a posto. Quanto alla storia di vostro fratello che trovò un tesoro scavando un pozzo, ebbene, voi ben sapete perché fui costretto a divulgarla. Tutti i fatti vi son