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Il crepuscolo di Samhain: Il nuovo, sorprendente thriller soprannaturale
Il crepuscolo di Samhain: Il nuovo, sorprendente thriller soprannaturale
Il crepuscolo di Samhain: Il nuovo, sorprendente thriller soprannaturale
E-book182 pagine2 ore

Il crepuscolo di Samhain: Il nuovo, sorprendente thriller soprannaturale

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Info su questo ebook

La famiglia Langmore nasconde un segreto.

I suoi membri custodiscono un oggetto antico e di grande potere, per impedire a tutti i costi che cada nelle mani sbagliate.
Lo tramandano di padre in figlio, finché la morte dell’ultimo di loro non interrompe bruscamente la tradizione. James Langmore, infatti, non ha eredi.

O, almeno, questo è quello che pensano coloro che, da tempo immemorabile, sorvegliano la vecchia casa in cui da sempre vive la famiglia, tramando nell’ombra.

Quando il giovane Matthew Cox si trasferisce da New York alla cittadina di Ipswich, dovrà scoprire da solo gli antichi misteri e gli oscuri segreti che essa nasconde, assieme al destino che, a sua insaputa, da secoli gli era riservato.

Il nuovo e sorprendente thriller dell'autore Best Seller Amazon Stefano Lanciotti.  Una lettura veloce e magnetica, che ti spingerà ogni volta a dire: "ancora una pagina!"

Leggi questo capitolo introduttivo e lasciati catturare!
LinguaItaliano
Data di uscita6 dic 2019
ISBN9788835342830
Il crepuscolo di Samhain: Il nuovo, sorprendente thriller soprannaturale
Autore

Stefano Lanciotti

Stefano Lanciotti was one of the most sensational cases of self-publishing in Italy. Over 20,000 people read the Nocturnia Saga. He published three highly successful thrillers with the publisher Newton Compton and now wishes to introduce the dark world of Nocturnia to the Anglo-Saxon public.

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    Anteprima del libro

    Il crepuscolo di Samhain - Stefano Lanciotti

    Stefano Lanciotti

    Il crepuscolo di Samhain

    UUID: bc5eb366-58db-11ea-8ec8-1166c27e52f1

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    http://write.streetlib.com

    Indice dei contenuti

    Premessa

    Parte prima

    Uno

    Due

    Tre

    Quattro

    Cinque

    Sei

    Sette

    Otto

    Nove

    Dieci

    Undici

    Dodici

    Tredici

    Quattordici

    Quindici

    Sedici

    Diciassette

    Premessa

    Il crepuscolo di Samhain è l'introduzione a La notte di Samhain, e consiste in più della metà del romanzo.

    Ho scelto di distribuire in forma gratuita questa lunghissima anteprima per permettere a chi non mi conosce di valutare la qualità della mia scrittura e l'interesse della storia senza spendere un centesimo .

    Qualora ti interessasse proseguire nella lettura, il romanzo La notte di Samhain - che include Il crepuscolo di Samhain e ne conclude le vicende narrate - è disponibile al prezzo di un cappuccino e una brioche su qualsiasi ebookstore.

    Sono diventato un selfpublisher dopo un'esperienza con una grande casa editrice, Newton Compton, che ha pubblicato i miei primi tre thriller. Durante quel periodo, che pure è stato coronato da un grande successo di vendite, ho compreso i pregi e i limiti dell'editoria tradizionale, scegliendo una mia via personale. Con decine di migliaia di copie vendute e un seguito di lettori che aumenta ogni giorno, è stata una scommessa vinta.

    Se ti piacerà questo romanzo, ti chiedo la cortesia di lasciare una recensione, di mettere in condivisione la mia home page www.stefanolanciotti.it sul tuo profilo Facebook o su Twitter, oppure semplicemente di consigliarlo ai tuoi amici e colleghi.

    Per rimanere in contatto con me e conoscere le ultime novità sulla mia produzione letteraria, ti consiglio di mettere mi piace sulla mia pagina Facebook https://www.facebook.com/stefanolanciottiscrittore.

    Buona Lettura!

    Stefano Lanciotti

    Parte prima

    Uno

    Ecco l’incrocio disse Matthew Cox alla madre indicando la strada che attraversava la US 1 Newburyport Turnpike, proprio di fronte a loro. E quello è il Dunkin’ Donuts che ci avevano indicato come punto di riferimento.

    La donna alla guida della vecchia Chevrolet familiare annuì, rallentò e mise la freccia.

    Vuoi che ci fermiamo a mangiare un boccone, Matt? chiese. Non credo che troveremo niente a casa di tuo nonno.

    Non ho fame rispose lui, alzando le spalle e girandosi a guardare fuori dal suo finestrino.

    Linda Cox sospirò, ma non disse nulla. Non c’era bisogno di un indovino per capire lo stato d’animo del figlio. In più di quattro ore di viaggio, quelle che c’erano volute per coprire la distanza da New York fin lì, sulla costa atlantica a nord di Boston, il ragazzo aveva pronunciato sì e no una dozzina di parole e quasi esclusivamente in risposta alle sue domande.

    Sapeva che si stava comportando così per farla sentire in colpa, d’altronde come poteva dargli torto? Lei aveva deciso di traslocare - e, di conseguenza, di stravolgere i delicati equilibri della sua vita adolescenziale - senza coinvolgerlo nella scelta. Forse peggio: fingendo di farlo, ma impostando ogni discussione in modo da non dargli una reale possibilità di farle cambiare idea. A posteriori si rendeva conto di come si fosse trattato di un riflesso condizionato: aveva sempre fatto così. Non aveva avuto alternative: aveva dovuto crescerlo con le sue sole forze e tutte le scelte fatte erano state per il loro - il suo - bene.

    In passato non aveva mai condiviso le decisioni, grandi o piccole che fossero, con lui. Era troppo piccolo e, dunque, aveva sempre fatto da sola. Questo caso era diverso: avrebbe dovuto cacciare la testa sotto la sabbia per non rendersi conto che Matt era grande abbastanza da avere il diritto di scegliere quanto lei. Aveva sedici anni e, nonostante nei suoi occhi neri lei continuasse a scorgere il bambino di un tempo, era ormai sulla strada per diventare un uomo. Alto almeno un palmo più di lei, la zazzera nera e le ampie spalle attiravano gli sguardi ammirati delle sue coetanee, anche se Matt era troppo timido per accorgersene. Linda si rendeva conto che non avrebbe potuto più escluderlo da decisioni importanti come quella di lasciare una metropoli come New York per andare a vivere in una cittadina di provincia ma, questa volta, non si era potuta permettere il lusso di farlo. Si promise che sarebbe stata l’ultima.

    Hai già dato un’occhiata alle brochure della scuola, Matt? chiese. Mi sembra un bel posto e ho letto che hanno dei buoni insegnanti.

    Una scuola è una scuola rispose il figlio, scrollando di nuovo le spalle. La differenza la fanno le persone che la frequentano e non mi risulta che qualcuno che conosco si sia trasferito da queste parti.

    Sono sicura che presto ti farai degli amici cercò di rassicurarlo lei.

    Qui, tra i paesani? chiese il ragazzo, senza curarsi di nascondere la sua ostilità. Non sono sicuro neppure che parlino la nostra stessa lingua… spero solo che non riuscirai a trovare lavoro, che venderai la maledetta casa di questo Langmore e che torneremo presto alla civiltà!

    Matthew Cox! lo riprese la madre. "Non è questo l’atteggiamento che mi aspetto da un ragazzo maturo come te. Capisco la tua delusione, ma non torneremo a New York. La vita lì è troppo costosa e riuscivamo a stento ad arrivare a fine mese, pur vivendo in una topaia. Qui a Ipswich abiteremo in una bella casa grande, che questo Langmore - che incidentalmente era tuo nonno - ti ha lasciato in eredità. Se le cose vanno come spero, presto riuscirò a permettermi di comprarti la macchina che tanto desideri."

    Quello era l’unico tasto che - forse - avrebbe funzionato. Linda lo aveva tenuto per ultimo, sapendo che era un modo di giocare un po’ sporco. Era da quando Matt aveva compiuto quindici anni che le aveva chiesto di regalargli una macchina - anche usata, anche piccola - quando avrebbe compiuto l’età legale per guidarla. Lei non avrebbe voluto deluderlo, ma l’acquisto era fuori del loro limitato budget. Così i sedici anni del ragazzo erano arrivati, la patente anche, ma l’automobile no.

    Il figlio mugugnò qualcosa sul fatto che avrebbe potuto fare qualche lavoretto e comprarsela da solo, ben sapendo che era un argomento off-limits: Linda non voleva che lavorare, anche solo part-time, lo facesse distrarre dall’impegno scolastico. Infatti Matt non aggiunse altro e il suo atteggiamento oppositivo sembrò stemperarsi. Percorsero in silenzio Linebrook Road - una lunga strada a una sola corsia per ogni senso di marcia, costeggiata da alberi ad alto fusto - diretti alla cittadina.

    "Chissà come mai Langmore… il nonno viveva in questo posto dimenticato da Dio…" chiese infine Matt.

    Non lo so rispose Linda, sollevata nel vedere che il ragazzo aveva messo, almeno per il momento, da parte la sua aria combattiva. Langmore è il nome di uno dei Padri Pellegrini che nel 1620 viaggiarono con la Mayflower e sbarcarono a Cape Cod, non molto a sud di qui. Non è escluso che la sua famiglia abbia vissuto lì sin da allora.

    Mio padre non te ne ha mai parlato?

    Linda scosse la testa. Per quanto strano potesse sembrare, era proprio così. Matthew era stato frutto di un amore profondo, ma brevissimo. Aveva conosciuto suo padre David nei primi anni duemila, quando aveva appena terminato l’università, e tra loro era subito scattata la scintilla che aveva fatto divampare l’incendio. Lei aveva venticinque anni, lui un paio di più. Avevano iniziato a uscire insieme e dopo pochi giorni lui era andato a vivere da lei, nell’appartamento che divideva con altre due ragazze. Il suo intero bagaglio era contenuto in uno zaino di piccole dimensioni, si comportava in maniera strana ed era sempre estremamente riservato sulle sue cose. Questo, però, non aveva fatto che aumentare l’aura di mistero che lo circondava e quindi, agli occhi di una giovane innamorata, il suo fascino. Aveva fantasticato che lavorasse per il governo, oppure che facesse l’agente segreto.

    Quando - dopo un mese di frequentazione fatta di torride notti e giorni in cui spariva senza fare parola di dove andasse - le aveva detto di doversi allontanare qualche giorno, per sistemare alcune cose con la famiglia, lei lo aveva atteso con pazienza prima e con ansia crescente dopo, non sapendo ancora di essere incinta.

    Lo avrebbe scoperto solo un paio di mesi dopo, quando David non era tornato e non aveva dato più notizie di sé. All’inizio la cosa non l’aveva sorpresa più di tanto. Aveva immaginato che la visita in famiglia fosse stata solo una scusa e che lui fosse stato inviato in una missione particolare. Ovviamente non aveva potuto rivelarle nulla perché si trattava di un incarico segreto… poi, piano piano, l’aura con cui l’aveva mitizzato si era dissolta ed era rimasta solo l’amarezza e la delusione. Altro che agente segreto! David era un farabutto che si era approfittato della sua ingenuità sparendo senza rendersi conto che, oltre a lei, si era lasciato alle spalle anche un figlio.

    Nonostante la giovane età e l’odio che aveva iniziato a covare nei suoi confronti, aveva deciso di tenere il bimbo e di chiamarlo Matthew. Era stato, al contrario, il profondo amore per il bambino a darle la forza di crescerlo, malgrado le difficoltà che aveva dovuto affrontare. Portava il suo cognome - Cox - e per anni non gli aveva parlato del padre, del quale d’altronde non possedeva più neppure una foto. Quando era stato abbastanza grande per manifestare la sua curiosità, gli aveva detto che David era un soldato di stanza in Afghanistan, che lo aveva conosciuto durante una sua breve licenza in patria e che era morto in missione.

    Linda aveva tentato, se non di dimenticare, almeno di ignorarne il ricordo fino alla settimana precedente, quando alla loro porta si era presentato un ometto sulla settantina, con imponenti basettoni ai lati del cranio glabro e degli occhialetti a mezzaluna poggiati sulla punta del naso. Sul suo biglietto da visita, di costoso e pesante cartoncino beige, c’era scritto che si trattava dell’avvocato Goldberg. Una volta fattolo accomodare nel piccolo soggiorno del loro appartamento, questi le aveva spiegato di essere il curatore testamentario di James Langmore, defunto qualche giorno prima.

    Matt non aveva idea di chi fosse ma, udendolo, sua madre aveva avuto un tuffo al cuore. Quel cognome l’aveva riportata indietro nel tempo, alla scomparsa di David, che di cognome faceva proprio Langmore. All’attesa inutile e via via più inquieta. Alle domande senza risposta, cui erano seguite le frenetiche ricerche sui giornali per controllare se fosse stato vittima di un incidente. Alle denunce alla polizia, cadute nel vuoto. Linda non era stata in grado di contattare la famiglia dalla quale l’uomo aveva detto di recarsi, perché non aveva idea di dove vivesse. Presto aveva iniziato a credere che anch’essa fosse frutto della fantasia, come le altre - poche - cose che egli le aveva raccontato di sé.

    Ma Goldberg aveva trovato tra le carte di James Langmore una lettera scrittagli dal figlio David - nella quale gli accennava di una ragazza chiamata Linda - ed era venuto a conoscenza di quella relazione di diciassette anni prima. In qualche maniera aveva poi scoperto che il morto aveva un nipote del quale ignorava l’esistenza.

    Ci deve essere un errore gli aveva detto la donna. L’erede è David Langmore, il padre di Matthew.

    Purtroppo no aveva risposto l’avvocato, sollevando il sopracciglio destro, con espressione sorpresa. David Langmore è deceduto sedici anni fa, in tragiche circostanze. Pensavo ne fosse a conoscenza.

    Io… noi ci eravamo persi di vista aveva balbettato Linda, conscia all’improvviso di aver costruito gli ultimi sedici anni della sua vita e di quella di Matt su un odio ingiustificato.

    Le procedure erano state rapide: Matt aveva ereditato una casa a Ipswich, nel Massachusetts, assieme a tutto ciò che conteneva. Sua madre, come tutrice, aveva firmato le carte in cui l’eredità veniva accettata. Decisamente meno rapido era stato dover rivelare al ragazzo la verità sul padre del quale, fino allora, gli aveva parlato molto poco e sempre mal volentieri. Matt aveva fatto molte domande, probabilmente accumulatesi nella sua mente nel corso degli anni, ma alla maggior parte di esse lei non aveva saputo dare risposta. Aveva passato quel lungo periodo tentando di rimuovere i ricordi e ora faticava a ritrovarli negli angoli più remoti della memoria.

    Si pentiva di aver distrutto le poche foto che aveva di David e, soprattutto, dell’immagine distorta che ne aveva trasmesso al figlio, ma non poteva più far nulla per porvi rimedio.

    O forse sì.

    Si era svegliata in piena notte con un’idea in mente: invece di vendere la casa e usarne il ricavato per tentare di migliorare la loro vita, si sarebbero trasferiti a Ipswich. Era un modo per iniziare un’esistenza nuova, meno faticosa e disagiata. Oltretutto, per lei e per il ragazzo, avrebbe potuto essere il modo per conoscere meglio l’uomo che più aveva amato - e poi odiato - nella sua intera esistenza.

    No, Matt rispose al figlio, riscuotendosi dai pensieri che si rincorrevano nella sua mente. Papà non mi ha mai parlato della sua famiglia, né del posto dove viveva. Come ti ho detto, era un uomo estremamente riservato e ci siamo frequentati troppo poco perché io potessi saperne qualcosa di più. Immagino che intendesse parlarmene quando fosse tornato, ma purtroppo la scorsa settimana abbiamo scoperto che è morto prima di riuscirci.

    Il traffico iniziò un po’ a intensificarsi e apparvero le prime abitazioni. Superato il cartello Benvenuti a Ipswich attraversarono un passaggio a livello e giunsero all’incrocio con la High Street.

    Un maledetto paesello… mormorò Matt, portandosi le mani al volto e scuotendo la testa, come se fino a quel momento non avesse voluto crederci.

    In effetti la prima impressione non era delle migliori. La cittadina era piccola, tutte case basse a un paio di piani, tanto verde e poca gente

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