Il Senso Ultimo dell'Esistena Umana:Il Metodo Scientifico Applicato alla Condizione Umana: Vol. I
Di Giano Rocca
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Se, analizzando la storia, ci si accorgesse che la società statuale, con le sue strutture e sovrastrutture, evolva in modo ciclico e non progressivo, né lineare (seppure con elementi di progressività, che però, esulano dalla logica delle strutture statuali: la conoscenza tecnico-scientifica), allora ci si accorgerebbe che il fondamento delle “utopie” e delle “distopie” sia, in sè, valido, a seconda che si volga lo sguardo in un senso o nell’altro.
Il primo compito che si era assunta la filosofia, per i filosofi presocratici, era sintetizzabile nell’analizzare la condizione degli esseri umani, per poter dare, ad essi, la coscienza di sé stessi. Il secondo compito che si assumeva la filosofia era quello di porre le basi di una società in grado di soddisfare i più autentici e profondi bisogni umani. Ossia, il compito di realizzare una società non più in conflitto permanente con i bisogni dei singoli individui e, dunque, una società in cui sia consentito, agli individui, di essere pienamente felici e di sentirsi auto-realizzati. Con Socrate la filosofia prese, sostanzialmente, coscienza di non essere in grado di realizzare questi suoi compiti, tanto che il pensiero di Socrate è sintetizzabile nella frase: “so di non sapere”. La filosofia successiva, da Platone in poi, non fece altro che porre le basi di ideologie, e religioni, che consentissero di accettare come ineluttabile la condizione storica in atto, della specie umana. Ossia, la sussistenza costante della società, definibile, genericamente, come società statuale, che non consente altro che una condizione, predeterminata prima della nascita del singolo individuo, e di cui l’individuo acquisisce, con fatica, una pallida coscienza della società stessa e di sé. Una coscienza, vaga, del proprio ruolo e status sociale, oltreché della natura ed evoluzione in atto della società in cui si trova immerso, suo malgrado. Parlare di fallimento della filosofia è del tutto pleonastico. Tuttavia, la filosofia, come unico mezzo per riflettere sulla condizione umana, sul ruolo della conoscenza e sulla natura della scienza, è l’unico strumento, se fornita del metodo adeguato, per risolvere il cosiddetto “problema sociale”. Il cosiddetto “problema sociale” è, sostanzialmente, il problema del conflitto tra l’individuo e la società.
Il cosiddetto "libero arbitrio" è una bufala plurimillenaria, per colpevolizzarci, e continuare ad opprimerci! In realtà esiste il SERVO ARBITRIO, ossia l'assenza, pressoché assoluta, di autentica libertà. Quanto al comportamento è, apparentemente, quanto mai "libero", specie in Italia, dove le leggi sono solo "grida manzoniane", così come i costumi e le consuetudini! Ma questa non è libertà. Semmai è licenza (il contrario della libertà vera)!
La disputa filosofica tra monismo (unicità ed univocità di tutto ciò che esiste: natura e realtà sociale, in un unico “essere”) e dualismo (distinzione tra due aspetti della realtà complessiva: natura e “cultura”, oppure, tra “bene” e “male”) che dura da molti millenni; per la sua stessa perseveranza nel tempo, appare non risolutiva, né illuminante. Infatti, si possono trovare fautori dell’una e dell’altra tesi, all’interno di correnti di pensiero le più disparate, come all’interno della teologia cristiana, dove coesistono sia il dualismo che il monismo. L’evidenza empirica favorisce la teoria dualista, poiché è evidente come la realtà complessiva non possa avere aspetti univoci e riducibili ad un unico principio: ad esempio, la malattia non può essere confusa con lo stato di salute. Tuttavia, tale suddivisione della realtà complessiva in due elementi distinti, e contrapponibili, non implica, immediatamente, la possibilità di riportare ad unità tutta la realtà. Per realizzare questo obiettivo occorre analizzare, efficacemente, le cause e gli elementi costituenti gli aspetti del reale che si oppongono alla razionalità, alla moralità ed alla felicità di tutti gli esseri viventi.
Giano Rocca
Giano Rocca was born in a small village in the Langhe, called Roccaverano, from parents of humble origins. After completing his primary school studies, he moved to Turin, where he attended secondary school and the University, enrolling in the Faculty of Letters and Philosophy. He was a pupil of the political philosopher Norberto Bobbio. He attended school institutions supporting himself with his work, employed by the large local industry, then called "FIAT". His interests can be summarized in the study of "social" and "human" sciences, although he soon realized that knowledge in these sectors had not yet reached the episteme of science. He was primarily determined to carry out an analysis of history capable of compensating for the gaps and contradictions of current conceptions and, in particular, of Marxist analysis, whose alleged "scientific essence" has been falsified by the anti-communist revolutions that have occurred in the Soviet Union and in the countries of realized Socialism, especially in Eastern Europe. The published books aim to provide an overall view of the human condition, with particular attention to the historical reality of societies based on statehood, analyzing them in their structural complexity and their historical dynamics, to identify the possible outcome of human evolution itself. He developed the concept of degrees of civilizing, identifying the fifth level of civilizing in the "closed societies", or feudal ones, while in the "open societies", or mercantile ones, he identified the sixth level of civilizing. The sixth level of civilizing, however, appears neither irreversible, nor automatically a harbinger of further progress, which progress can only come from a metamorphosis, or palingenesis, of the human condition, which undermines the very presuppositions of organic-stratified societies, of to which the societies based on statehood, as a whole, are but the most advanced examples. To accomplish this palingenesis, neither the "class struggle" nor the social and political revolutions are suitable. It is necessary to rethink, in depth, the causes of the formation of the historical structural reality and, once the remedies have been identified, apply them to individuals and their inter-personal relationships, a premise for overcoming the conflict between individuality and sociality, defined by philosophers as the great "social problem". It is necessary to lay the foundations for the planning and creation of a sociality cons...
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Il Senso Ultimo dell'Esistena Umana:Il Metodo Scientifico Applicato alla Condizione Umana - Giano Rocca
Bibliografia
Prologo:
Ogni individuo si crea una propria opinione circa gli agenti che determinano il proprio ciclo vitale ed il proprio ruolo all’interno della realtà sociale in cui vive. Si oscilla dall’idea che tutto dipenda dalla propria determinazione e costanza, fino al fatalismo più completo ed assoluto. I destini individuali sono, in ogni caso, un riflesso del destino dell’umanità, in quanto specie, a sua volta connesso con: il destino della generale vita biologica sulla terra, nonché l’evoluzione cosmica.
L’analizzare le opinioni, per quanto autorevoli, di chi si è pronunciato a favore di una data tesi non ne incrementa il valore scientifico, tuttavia, analizzare una parte delle argomentazioni, riflessioni e considerazioni di alcuni pensatori, siano essi: filosofi, teologi, ideologi od esperti di scienze sociali
, può essere utile ad enucleare il problema, ponendole a premessa della propria indagine.
I filosofi di ogni tempo hanno fornito le più varie teorie circa le modalità e le cause dell’evoluzione della realtà sociale. Dare conto dell’enuclearsi delle teorie che più si avvicinano a quella che ci siamo formata e che sosteniamo apparirà, forse, un esercizio inutile ed ozioso. Ma noi riteniamo che costituisca una premessa necessaria, sebbene non convalidi i nostri assunti, né possa dare loro alcuna legittimazione od autorità, poiché questa può derivare soltanto dalla loro verifica nella stessa realtà e nella sua evoluzione. Solo questo può corroborare o confutare le nostre teorie.
Ogni teoria ed ancor più, ogni sistema teorico, necessita di una terminologia, in parte nuova, per potersi esprimere. Ci auguriamo che la terminologia che abbiamo adottato non renda troppo oscuro il nostro pensiero e la sua formulazione complessiva.
Molti, non riuscendo, in base alle cognizioni che la società offre loro, a dare un senso ben preciso, esauriente ed autonomamente elaborato, alla propria esistenza, trovano sempre più come unica risposta possibile l’autodistruzione, magari con la prospettiva di una notorietà molto estesa (spesso scambiata per gloria). L’insieme delle società contemporanee appare sempre più diffidente nei confronti della scienza, soprattutto a causa della costruzione della bomba atomica, ma anche per la diffusa convinzione che siano i risultati del progresso scientifico e tecnico a mettere in pericolo l’esistenza stessa della vita sulla terra. In tali condizioni, sebbene sia sempre più urgente elaborare una teoria, scientificamente verificabile, della effettiva condizione umana e delle prospettive di progresso, in modo da fornire un senso all’esistenza della specie umana e di ciascun individuo, non dipendente da entità altre
rispetto agli stessi individui; la sua elaborazione, ed ancor più la sua diffusione, appaiono assai problematiche. Questa opera propone una nuova interpretazione di alcune concezioni filosofiche, di cui alcune risalenti alla filosofia cosiddetta presocratica, delineando un’interpretazione della condizione umana, del significato della sua esistenza come specie e come individui, basata sul metodo scientifico del confronto con la realtà, per ricavarne una conferma, od una smentita definitiva ed inappellabile. I tentativi di creare una scienza della società e dell’umanità caratterizzano tutta la cosiddetta età moderna
e ne costituiscono un elemento basilare. Tali tentativi si sono infranti di fronte al confronto con la realtà storica e, dunque, non hanno raggiunto lo status di legge scientifica. Se appare impossibile realizzare una scienza dell’uomo che prescinda dall’analisi delle caratteristiche peculiari, ed irripetibili, di ciascun individuo, non si può dire altrettanto di una scienza della società, la quale presenta caratteristiche che si riscontrano, immutate nella loro sostanza, in ogni società statuale che si trovi a qualsiasi latitudine ed in qualsiasi età
storica. E’, dunque, possibile porre le basi di un’autentica scienza della società, basandosi sulla conoscenza umana realizzata, fino ad ora, dall’umanità, se non contraddetta dalla realtà dell’evoluzione storica; proponendone una nuova interpretazione, nell’ottica di acquisire la conoscenza del significato più autentico della vita umana e quindi del destino umano, sia della specie come di ogni individuo, i quali individui hanno in sé stessi tutta intera l’essenza della specie, a cui appartengono e di cui sono una manifestazione unica ed irripetibile.
Il tema del significato dell’esistenza umana è stato affrontato recentemente, tra gli altri, dal Prof. Edward Osborne Wilson, noto studioso di mirmecologia, il quale ha pubblicato di recente una monumentale opera su questo stesso argomento. Egli ha affrontato il tema sulla base della sociobiologia, nuovo ramo di studi che teorizza una stretta connessione tra evoluzione biologica ed evoluzione sociale. L’analisi delle varie società umane contemporanee induce, tuttavia, a rendersi conto come sul globo terrestre convivano, seppure in aree geografiche diverse, alcune società simili a quelle di altre specie viventi, che le teorie evoluzionistiche più accreditate le hanno catalogate come specie preumane, ed altre società, molto diverse, ad esclusivo appannaggio umano. Pertanto, e purtroppo, il legame bi-univoco tra evoluzione biologica ed evoluzione sociale, ipotizzato dalla sociobiologia, è totalmente infondato. Ulteriore prova di tale infondatezza, che falsifica interamente ogni teoria sociobiologica, è il senso di sofferenza, se non di vera e propria disperazione, che è stato avvertito, da sempre, dagli esseri umani per le iniquità, le infamie e le disumanità che sono insite nelle società umane (e che gli storici continuano a catalogare in molteplici civiltà
, sulla base di minime differenziazioni culturali e/o di tecniche produttive leggermente diverse), e che hanno indotto i filosofi ed i teologi a teorizzare una caduta
, ossia un regresso immane da una preesistente condizione di felicità (che si sarebbe realizzato in una società consona alla natura), ad una società generatrice di infelicità (per tutti i sui membri, ma soprattutto per gli strati sociali relegati in una condizione, pressoché o totalmente irreversibile, di inferiorità sociale ed economica) ed avente connotazioni fino ad ora sconosciute, tanto nelle sue caratteristiche strutturali quanto in quelle organizzative, quanto e soprattutto nella sua logica evolutiva: la quale ultima sfugge alla comprensione dei popoli e di coloro che guidano gli stati (o per dir meglio: si illudono di esserne la guida); come in un racconto, di fantascienza, di H. G. Wells, dal titolo: Terra di ciechi
, dove tutti i componenti della società sono ciechi, pur riuscendo, bene o male, a sopravvivere, mantenendo l’illusione dei loro capi di essere coloro che guidano il proprio popolo, pur essendo ciechi essi stessi e, dunque, incapaci di comprendere la realtà e del mondo in cui vivono.
La filosofia, fin dai suoi albori, nella Grecia antica, ha individuato correttamente il contrasto tra la natura umana più profonda ed autentica e la realtà sociale. Tale contrasto non può che essere conseguenza di un profondo divario tra i tempi dell’evoluzione biologica e psichica, da un lato, e quelli dell’evoluzione psicologica e culturale, dall’altro. Tale divario non ha, fino ad ora, consentito agli esseri umani di realizzare relazioni interpersonali tali da consentire loro di esprimere tutto il loro potenziale, o naturale, desiderio (o bisogno) di socialità, senza mortificare l’analogo e prorompente bisogno di individualizzazione, ed al contempo di creare una modalità organizzativa che consenta loro di essere pienamente consapevoli, coscienti e corresponsabili, delle finalità e delle scelte collettive.
Proprio nella realizzazione concreta di una tale forma organizzativa si può individuare il significato ultimo della vita umana, come è indicato dalle teorie teleologiche di tutte le filosofie, religioni, esoterismi ed ideologie politiche. In tale finalità si può scorgere, infatti, sia il significato e lo scopo degli esseri umani in quanto specie, sia dei singoli individui. Tale finalità nasce, infatti, dalla natura più profonda degli esseri umani ed è, quindi, connaturata ad essi. Ogni singolo individuo, in quanto manifestazione della specie umana, con caratteristiche uniche ed irripetibili, deve potere avere piena autonomia nello stabilire il significato e gli scopi della propria esistenza. Solo quando questo sarà reso possibile, e gli individui si saranno liberati dai condizionamenti, che assumono a volte la caratteristica di vere e proprie forme di schiavitù mentale, attuati dalla realtà sociale in atto, si concretizzerà una possibilità effettiva di realizzare quella forma di organizzazione sociale che corrisponda ai bisogni e finalità più autentici, in quanto connaturata agli stessi individui singoli, della specie umana.
E. O. Wilson dedicò una parte della sua, già menzionata, monumentale opera, per spiegare il significato del termine significato
. Questa non è, contrariamente a quanto possa sembrare, la parte meno significativa del suo lavoro. Dopo oltre tre millenni di storia del pensiero umano, e quindi con l’accumularsi delle più diverse e spesso contrapposte teorie, nel campo dello studio della società e degli esseri umani, sempre lontane dall’utilizzo del metodo scientifico, ogni singolo termine è venuto ad assumere molteplici significati e valenze, a volte anche contrapposte. E’, quindi, di fondamentale importanza, definire a priori, in modo preciso, quale sia il significato che si intende attribuire a ciascun termine che si utilizza nella propria opera. Occorre inoltre non avere il timore di utilizzare termini di uso corrente con significati del tutto nuovi od inusuali, purché si abbia l’accortezza di specificarne con precisione, il significato che si intende attribuire a ciascun termine utilizzato.
Il solo pensiero che gli individui possano stabilire, in piena autonomia e libertà, il significato e gli scopi della propria esistenza, appare ancora come un attentato contro l’ordine costituito, specie in un momento in cui le religioni, specie in alcune loro frange, riprendono il sogno, che è alla base di varie religioni monoteiste, di globalizzazione (poiché le religioni, come le ideologie politiche totalitarie, tendono a confondere il valore universale del loro credo, di cui dubitano tanto più intensamente, quanto più ferocemente proclamano ad alta voce di credervi fermamente, con l’accettazione totalitaria da parte degli esseri umani di quello stesso credo: e quindi cercano di imporre il loro credo, con ogni mezzo a tutti i viventi).
Il sommo poeta fiorentino Dante Alighieri affermava: "Fatti non foste a viver come bruti, ma