Il prezzo dell'inganno: Harmony Collezione
Di Tara Pammi
5/5
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Info su questo ebook
Raphael Mastrantino, direttore generale di una compagnia da milioni di dollari, esercita un potere assoluto finché all'orizzonte non si profila Pia, un'erede imprevista. Raphael decide così di dare inizio a una lenta e calcolata seduzione per sottrarle ciò che è suo di diritto.
Ma una moglie potrebbe salvare la situazione.
Ben presto però l'attrazione fra loro divampa come un incendio e quello che doveva essere un piano sicuro e privo di rischi si rivela molto più pericoloso. Adesso, per farla sua, a Raphael non basterà un anello. Dovrà donarle il proprio cuore.
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Il prezzo dell'inganno - Tara Pammi
successivo.
1
Provò un certo formicolio, e benché accaldata dopo due ore di ballo all'improvviso rabbrividì.
Pia individuò esattamente il motivo per cui era stata colta da quella consapevolezza, con un brivido gelido che si era sostituito alla carezza della tiepida brezza che proveniva dalle porte-finestre della grande sala da ballo della villa del nonno.
Era il momento in cui lui era entrato.
Raphael Mastrantino.
Il figlioccio e pupillo di nonno Giovanni.
Il direttore generale della Vito Automobili.
L'uomo di cui la società milanese pareva avere un timore reverenziale.
Le ospiti in sala gli rivolgevano occhiate d'ammirazione.
Dal momento in cui aveva ritrovato nonno Giovanni, che l'aveva accolta e accettata come nipote all'inizio dell'estate, Pia non aveva sentito che parlare di Raphael Mastrantino.
E una volta tanto il nonno non aveva esagerato.
Nessun altro sarebbe potuto entrare nella sala da ballo con una tale, arrogante sicurezza, come se possedesse l'ambiente e tutti i presenti.
Nessun altro avrebbe potuto avere un aspetto tanto affascinante ed elegante indossando una semplice camicia bianca che faceva sì che tutti gli uomini in smoking apparissero vistosi, quasi pacchiani.
Nessun altro avrebbe richiamato su di sé l'attenzione di tutti i presenti con il suo semplice arrivo.
Attraverso la sala, occhi penetranti incontrarono i suoi e li trattennero, come se volessero leggerle nell'animo.
Non c'era un aggettivo che, per quanto ne sapesse, poteva descrivere la sua totale virilità. Spalle ampie che confluivano in una vita sottile, gambe lunghe. I tratti decisi del viso, perfettamente modellati, erano quelli che si trovavano solo nelle sculture greche.
Le ci volle tutta l'energia di cui disponeva per mantenere fisso il sorriso.
Ma sul viso di Raphael non apparve niente di simile a un benvenuto. Nella sua espressione cinica, anche se di apprezzamento, pur a distanza Pia percepì lo scherno e la diffidenza.
Il pupillo del nonno non l'approvava? Perché?
Era questa la sensazione che aveva provato sotto il suo sguardo inquisitore.
Sforzandosi d'ignorare la sua presenza lasciò la pista da ballo a testa bassa.
Talmente a testa bassa da andare a sbattere contro qualcosa di così maschio che il respiro le si bloccò in gola. Imprecando tra sé Pia alzò lo sguardo, che si perse in un paio di occhi scuri come non aveva mai visto, ornati da ciglia lunghe che neppure un mascara avrebbe potuto emulare.
Quando si era avvicinato a lei fino a quel punto?
Le mani di Raphael erano approdate su quel suo lembo di pelle nuda del braccio tra il tessuto dell'abito e i guanti. Le dita premevano sulla sua carne, non proprio decise, ma neppure delicate. Come se lui avesse intuito la sua intenzione di sfuggirgli.
Il suo aroma, accentuato dal calore della pelle, le salì alle narici e lei inspirò a fondo. Un rossore fastidioso le colorì le guance sotto il suo insistente scrutinio.
Non si era mai sentita a proprio agio con gli uomini, non conosceva quel sottile linguaggio del flirtare di tutti i suoi colleghi insegnanti, e persino con Frank le ci erano voluti due mesi prima di riuscire a mettere insieme una frase di senso compiuto.
Ma adesso le pareva di essere nuda, come se i suoi peggiori timori, la solitudine dopo la morte della nonna, il disperato desiderio di appartenere a qualcosa fossero evidenti nei suoi occhi.
«Non può sfuggirmi, mia cara» sussurrò Raphael con un tono che le diede l'impressione di avere le farfalle nello stomaco.
Quando era andata a sbattergli contro, aveva cercato di aggrapparsi a qualcosa, e le mani erano ancora lì. Su di lui. Sull'addome, per essere precisi. Era una parete di granito sotto le sue dita. Le spostò alla ricerca di una traccia di morbidezza.
La pressione delle dita di lui sul suo polso si accentuò, bloccando una sua ulteriore esplorazione. «Non è capace di parlare?» sbottò lui aspro. «Comunica solo toccando gli uomini?»
Pia ritrasse la mano come se si fosse scottata.
Era ridicolo. In genere riusciva a controllare venti ragazzini di undici anni! E quell'individuo come si permetteva di farle notare una reazione dovuta semplicemente allo stress?
«Mi fa male la testa» riuscì in qualche modo a dire, e in parte era vero. «Non sono abituata a portare tanti gioielli. Inoltre i tacchi alti mi stanno massacrando i piedi. La prego di scusarmi.»
«Mente proprio in modo adorabile, signorina Pia.»
Il tono in cui l'aveva insultata era così suadente che lei impiegò qualche attimo a rendersene conto.
«E adesso mi dirà che odia i party in genere e che ha partecipato solo per far piacere a Giovanni. Che i gioielli, l'abito e le scarpe, tutto ciò che, per inciso, la rendono una fortuna ambulante, non sono esattamente ciò che le piace.» Le ultime parole furono accompagnate da una smorfia di disgusto. «Che in realtà non le piace ballare con coloro che hanno ceduto all'innocente invito così palese nel suo sguardo. Che l'intera serata è una sofferenza cui si sottopone come un agnello sacrificale.»
Questo era giusto ciò che Pia stava facendo.
L'abito, le scarpe, i gioielli, persino l'elaborata acconciatura, niente era suo. Ma aveva subito.
Perché voleva che Giovanni fosse orgoglioso di lei.
E anche perché, almeno per una sera, voleva essere qualcun'altra. Sofisticata e incantevole... non una donna che credeva a tutte le menzogne e ora si trovava sommersa dai debiti.
Invece quell'uomo arrogante era convinto che il fatto che lei non cercasse l'attenzione degli altri fosse inammissibile.
«Lei ha già tratto le sue conclusioni, signor Mastrantino.»
«Come fa a sapere chi sono?»
«Giovanni mi ha detto che lei è l'uomo più affascinante, potente e arrogante che avrei mai potuto conoscere. Aveva ragione.»
Si guardò intorno e notò che erano al centro dell'attenzione. Scorse il nonno e gli inviò un tacito messaggio: Ti prego, vieni in mio aiuto.
Come se non l'avesse neppure vista, Giovanni continuò la propria conversazione.
Pia provò una sensazione di panico. Ebbe l'impressione che Giovanni, Raphael e persino gli altri ospiti giocassero a un gioco di cui lei non conosceva le regole.
«Allora è avvantaggiata, perché a me non ha detto niente di lei. Finché non ho ricevuto l'invito non sapevo neppure della sua esistenza. Un ballo in onore di Pia Alessandra.» Era molto più alto di lei, e per la prima volta nella sua vita Pia si sentì fragile. «La nipote che Giovanni non sapeva neppure di avere, finalmente rientrata in seno alla famiglia, e il legame affettivo sbandierato in società come un gioiello.»
Perché era così acido con lei?
«La storia dell'anno di Cenerentola» proseguì lui, le labbra incurvate in una smorfia di disgusto. «Immagino che Giovanni le abbia già procurato un principe con cui ballare prima che scocchi la mezzanotte, vero?»
Procurato un principe per lei?
Come se un uomo dovesse essere pagato per starle accanto! Pia arrossì vistosamente.
Raphael non aveva idea di quanto questo commento sconsiderato la ferisse.
«Giovanni sa che non voglio...» Pia si bloccò ripensando ai giovani che quella sera l'avevano invitata a ballare.
Perché suo nonno aveva invitato tanti scapoli? E perché tutti loro le erano andati appresso?
D'accordo, era l'ospite d'onore, ma c'erano diverse belle donne in sala.
Un brivido le corse lungo la spina dorsale.
«No?» Era chiaro che Raphael non le credeva. «Perché pensa che tutti questi giovani si siano affrettati a invitarla a ballare? Per la sua eccezionale bellezza?» La percorse con lo sguardo. «O per la sua interessante conversazione? Per il suo eccezionale magnetismo?»
A ogni sprezzante domanda Pia si convinceva sempre più che lui avesse ragione. Ma non gli avrebbe permesso di continuare a offenderla.
Si voltò di scatto, ma inciampò. Si lasciò sfuggire un gemito per il dolore.
Prima che si ritrovasse seduta sul pavimento, braccia robuste la sostennero da dietro. Gli avambracci le sfiorarono il seno, provocandole un fremito.
Il respiro bloccato, Pia si aggrappò a lui. Era una sensazione troppo forte, troppo primitiva.
Lentamente, con gentilezza, Raphael la fece voltare verso di sé e si inginocchiò accanto a lei.
A Pia il cuore batteva impazzito.
La caduta di uno spillo avrebbe avuto l'impatto di un'esplosione.
Le prese tra le mani il piede, lo sguardo fisso sul viso, poi glielo sollevò e lo posò sul proprio fianco. Lei aveva ancora le mani sulle sue spalle, e con insolita cattiveria si augurò che il tacco a spillo affondasse in quel corpo muscoloso.
Lui le tolse la scarpa e cominciò a massaggiarle la caviglia.
Pia si lasciò sfuggire un gemito, il dolore e la consapevolezza di quelle dita che la sfioravano che si mescolavano, irradiandosi dalla caviglia in tutto il corpo.
Raphael, le labbra rigide, seguitò a massaggiarle la parte dolorante del piede.
Una strana sensazione di calore si concentrò nel ventre di Pia. Il cuore le batteva al ritmo del movimento di quelle dita e quando lui risalì fino al ginocchio, scostò il piede.
E perdendo l'equilibrio già instabile gli cadde addosso.
Imprecando lui l'afferrò ma Pia, caduta in avanti, si ritrovò con il suo viso che le premeva sul basso ventre. Il calore del suo respiro, praticamente contro il sesso, le provocò una sensazione tale da emettere una sorta di piagnucolio.
Raphael, la mano sempre sui suoi fianchi, fece un cenno di assenso. Lei, il corpo in fiamme, abbassò lo sguardo sulle sue dita. «Mi lasci.»
Lui fece spallucce, lo sguardo innocente. «Se la lascio, cadrà.»
Quell'uomo era pericoloso. Ciò che con tanta facilità le aveva fatto provare... erano sensazioni inquietanti.
Questa volta Pia gli posò la mano sulla spalla, riacquistò l'equilibrio poi si tolse l'altro sandalo. A quel punto li raccolse entrambi, borbottò un ringraziamento e si raddrizzò.
Non aveva fatto che pochi passi quando se lo ritrovò di nuovo di fronte. «Non è ancora suonata la mezzanotte, quindi non è il caso che lei fugga, no?»
Ancora percorsa da fremiti per quel contatto intimo, Pia lo fissò. «Lei non è un principe. Anzi, direi che è un demonio.»
Un sorriso gli rischiarò l'espressione.
Pia sospirò. Quell'uomo era proprio deciso. Il piede le faceva male, la testa pulsava, era sfinita. Ma naturalmente il pupillo del nonno si era presentato alla festa con un proposito ben preciso.
Infatti la condusse sulla pista da ballo. Fu sufficiente un cenno arrogante del capo perché l'orchestra riprendesse a suonare un valzer lento.
Le aveva posato una mano sulla vita mentre l'altra aveva intrecciato le dita alle sue. Lei, rigida, cercò di resistere evitando il contatto dei corpi. Non riusciva a rilassarsi, il suo profumo la stordiva.
«Il mio ego ne patirebbe se non sapessi che anche con gli altri è così rigida» le sussurrò lui all'orecchio.
Pia si perse nelle profondità di quegli occhi scuri. Era cauta ma non vigliacca. «Sono certa che non riuscirei mai a intaccare il suo gigantesco ego.»
La sua calda risata rischiò di privarla dell'equilibrio.
«Mi parli di sé» riprese lui, la mano pericolosamente vicina al suo seno. Nel frattempo l'aveva stretta a sé e Pia fu percorsa da un brivido. «Mi parli dei suoi sogni e delle sue aspirazioni» proseguì come se non si rendesse conto della tortura cui la stava sottoponendo. Come se non provasse niente. «Magari del gusto di gelato che preferisce o del suo stilista preferito. O cosa intende chiedere a Giovanni come regalo di compleanno.»
«Regalo di compleanno?»
«Sì, per supplire a tutti i mancati regali dei compleanni passati. Uno yacht? Le piace andare per mare? Un appartamento a Venezia?»
«Non saprei...»
Un altro giro di pista, ma questa volta con la sensazione che lui, con la mano, le coprisse tutta la schiena.
«Quanti anni ha?»
«Ventitré.»
«Una