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Accordo confidenziale: Harmony Destiny
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Accordo confidenziale: Harmony Destiny
E-book140 pagine1 ora

Accordo confidenziale: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Prendere moglie?

Per Cal Prescott, uomo d'affari messo alla strette dal proprio padre, non ci sono dubbi. Se sposarsi e assicurare un erede alla compagnia di famiglia è quello che ci vuole per ottenerne il controllo, Cal è pronto al grande passo. E non deve neanche andare tanto lontano per trovare la consorte ideale. Basterà rintracciare la protagonista del suo ultimo, bollente incontro.

O perdere tutto?

È la determinazione che convince Ava Reilly a unirsi a Cal. Quelle nozze combinate sono l'unica possibilità che ha per salvare la propria attività in crisi. In fondo, c'è di peggio di un matrimonio senza amore. Anche perché tra lei e Cal l'attrazione è fortissima.

Può un matrimonio celebrato per i motivi sbagliati rivelarsi incredibilmente "giusto"?
LinguaItaliano
Data di uscita10 mar 2016
ISBN9788858946763
Accordo confidenziale: Harmony Destiny
Autore

Paula Roe

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Accordo confidenziale - Paula Roe

    successivo.

    1

    È la mia azienda. La mia.

    La frase continuava a rimbombare nella testa di Cal Prescott come un'ossessionante litania.

    Sbatté le palme sulla scrivania e scattò in piedi. Victor l'aveva fatta grossa, stavolta, non solo mettendo un figlio contro l'altro in una contesa il cui premio finale era niente meno che la VP Tech, ma chiedendo addirittura come condizione essenziale un loro erede.

    Con uno sbuffo nervoso, piroettò su se stesso e posò lo sguardo sulla brulicante baia di Sidney e sul ponte d'acciaio sullo sfondo. Il bel sole di giugno non poteva nulla contro la rabbia che gli ribolliva dentro da quando Victor aveva lanciato il suo assurdo ultimatum.

    Dovete sposarvi e avere un figlio. Chi prima lo fa si prenderà l'azienda.

    Zac, il suo fratellastro, non se la meritava. Dei due era lui il figlio naturale di Victor, il sangue del suo sangue; ma erano anni, ormai, che aveva voltato le spalle alla famiglia. Era stato Cal, invece, a investire tutte le sue energie nella VP Tech, a lavorare giorno e notte finché il suo nuovo software non era salito in vetta ai prodotti più venduti in Australia, l'anno prima.

    Lui era rimasto. Aveva dedicato ogni briciola del suo tempo all'azienda del padre e per nessuna ragione al mondo voleva ora vedersela portare via.

    Con lunghe falcate raggiunse un pannello di legno camuffato nella parete, pigiò un bottone e comparve un bar ben fornito. Si versò un bicchiere di whisky, liscio.

    Fare soldi, dimostrare che aveva stoffa era stato un desiderio, un bisogno insopprimibile che lo aveva accompagnato fin da ragazzo. A ogni milione guadagnato, a ogni contratto siglato, era sicuro di aver visto l'orgoglio dipinto sul viso roccioso di Victor, di aver colto sfumature di sincera approvazione nelle misurate parole di lode di quell'uomo ruvido, asciutto, per nulla portato per le smancerie.

    Evidentemente, era tenuto in gran conto quando portava soldi nelle tasche dell'azienda, ma non al punto da affidargliene il controllo. Perché non era un vero Prescott...

    Un'amarezza a lui ben nota gli si insinuò dentro. Victor non gli aveva neppure usato la cortesia di una spiegazione. Aveva semplicemente pronunciato il suo ultimatum e poi era partito per un non ben precisato viaggio d'affari, lasciando Cal nella confusione più totale.

    Squillò il telefono e tornò a sedersi mentre afferrava la cornetta.

    «C'è una donna che mi piacerebbe farti conoscere» annunciò Victor senza neppure salutare.

    Parli del diavolo... «Sei tornato!»

    «Sì. Ti ricordi di Miles Jasper, il cardiologo di Melbourne?»

    Cal strabuzzò gli occhi. Non aveva voglia di perdere tempo in quelle sciocchezze. Aveva già capito dove volesse andare a parare.

    Victor ignorò il suo eloquente silenzio e proseguì. «Ha una figlia di ventisette anni, bionda, carina e...»

    «Può essere anche Miss Universo. Non me ne importa nulla» ribatté, scontroso. «Non sono uno stallone a un'asta. Posso anche aver accettato la tua bislacca decisione, ma, se permetti, la moglie me la scelgo da solo.» E gli chiuse il telefono in faccia.

    Gli ci volle qualche istante per calmarsi; estrasse una busta chiusa da dentro il cassetto e la posò con cura al centro della scrivania.

    Grazie all'aiuto di un investigatore del luogo, poteva finalmente mettere a tacere la sua ossessione per la sfuggente Ava Reilly.

    Nelle ultime nove settimane si era rifiutato di pensare a lei, a quella incredibile notte, scacciandola dalla testa con la determinazione e l'efficienza che erano solite contraddistinguerlo. Ma ora, mentre lasciava la mente tornare a quel loro casuale incontro, le barriere iniziavano a incrinarsi.

    Corpo lungo e affusolato, morbidi capelli neri e un paio di luminosi occhi azzurri solleticavano la sua memoria. Ava. Un nome da diva del cinema, evocante fascino, portamento, grazia.

    Gli era entrata dentro, irrompendo nei suoi pensieri nei momenti meno opportuni, mentre era in riunione, per esempio, o con un cliente. O la mattina presto, prima che albeggiasse. Quante volte si era trascinato fuori dalle profondità di un sogno erotico in cui la bocca di lei era sigillata alla sua, le labbra gli lambivano il petto, la pelle era vellutata e bruciante sotto le sue mani. Un sogno che lo lasciava troppo spesso con un senso di frustrazione e languore addosso.

    Si era ripetuto più volte che doveva smettere di pensare a lei, dimenticarsi di quella notte. Ironia della sorte, ci era riuscito, alla fine, esattamente da tre giorni, da quando cioè Victor aveva lanciato il suo ultimatum e la VP Tech aveva pervaso i suoi pensieri. Da allora, si barcamenava tra una rabbia nera, pulsante e una crescente tensione.

    Con uno scatto del polso, aprì la busta e iniziò a esaminare il rapporto.

    Dopo troppe notti di sonno agitato e giornate in cui gli riusciva difficile concentrarsi sul lavoro, era passato all'azione. Adesso non gli restava che armarsi di coraggio e affrontare la realtà, accettando magari anche che i sogni andassero in frantumi. Poteva scoprire che Ava era sposata, per esempio, o fidanzata. Si incupì all'idea. Poi rifletté che quella con lei poteva essere stata la sua ultima scappatella prima di obbedire a Victor, trovarsi una moglie e generare un erede.

    Mentre gli occhi scorrevano le righe, increspò la fronte. Ava Reilly possedeva un bed & breakfast nella campagna del New South Wales.

    Chiuse la palma attorno al mouse, cliccò sulla connessione con la rete e digitò Casa Jindalee sul motore di ricerca. Qualche istante dopo comparve la schermata iniziale della piccola pensione. Nulla da stupirsi se la donna era indebitata fino al collo, sull'orlo della bancarotta. Il bed & breakfast sorgeva in una zona sperduta, il cui centro abitato più vicino era un paesino di non più di cinquecento anime, al di fuori di ogni circuito turistico.

    Tornò al rapporto dell'investigatore e diede un'occhiata alla parte finanziaria, che si presentava particolarmente dettagliata, finché non giunse a leggere l'ultimo rigo del frutto di quell'accurata ricerca.

    Incinta di circa otto settimane.

    «Che cosa?»

    Le pareti gli parvero improvvisamente chiudersi addosso, lasciandolo senza aria, boccheggiante.

    Un improvviso fremito gli intorpidì ogni muscolo. Aveva già vissuto quell'esperienza. L'attesa di un figlio. Un figlio suo. Un bambino che avrebbe seguito le sue orme, che lui avrebbe cresciuto, amato. Un figlio al quale trasmettere tutta la sua esperienza, lasciare le sue ricchezze, a cui assicurare un destino migliore del suo. Aveva toccato il cielo con un dito quando Melissa gli aveva dato la notizia.

    E si era sentito vulnerabile.

    Che stupido.

    Si era inventata tutto, non era vero che era incinta... e lui aveva giurato a se stesso che non si sarebbe mai più ritrovato in una situazione del genere.

    Ma questo... questo cambiava le cose.

    Serrò i denti. Dopo aver fatto l'amore, Ava era scappata come una ladra nel cuore della notte. Se non fosse stato per quel paio di mutandine nere trovate in mezzo alle lenzuola, avrebbe potuto credere che si fosse trattato di un sogno, di un delizioso sogno erotico.

    I pensieri sfuggirono al suo controllo, nutriti da ricordi roventi. E mentre rammentava ogni sospiro, ogni carezza, qualcosa di più sinistro si insinuò nella sua mente. Si era trattato davvero di un incontro fortuito o era stato tutto calcolato?

    Una risata asciutta rimbombò nel quieto ufficio. In ogni caso, se il figlio era suo, sarebbe stata la soluzione a tutti i suoi problemi.

    Sbatté il bicchiere sulla scrivania e sollevò il telefono. «Jenny, preparami un'auto e avverti il servizio aereo che sono in volo fra un'ora.»

    Abbassando lentamente il ricevitore, imprecò fra i denti.

    Suo figlio.

    Provò un inaspettato senso di possesso. Se Ava aveva pensato di spillargli dei soldi e tenerlo fuori dalla sua vita si sbagliava di grosso. Non c'era giorno in cui non ricordava chi fosse e da dove venisse. E nessuna bella mora dalle gambe lunghe avrebbe cambiato le sue convinzioni.

    Divorata dall'ansia, Ava era ben consapevole di dover guardare in faccia la realtà. Jindalee stava sprofondando in un pozzo senza fondo e lei non aveva in mano nessuno strumento per impedirlo.

    Sospirò avvilita, posando lo sguardo sugli ultimi avvisi di pagamento sparsi sul tavolo della cucina. Distrattamente si passò una mano fra il garbuglio di capelli sfuggiti alla coda di cavallo. Convinta che la gente si sarebbe riversata a fiumi nel suo grazioso rifugio immerso nel verde, aveva investito nell'impresa tutti i soldi dell'assicurazione dei suoi genitori, accollandosi anche le spese necessarie per la conversione dei locali, la ristrutturazione della cucina e la costruzione di altre cinque camere distaccate.

    Tutto per rendere più spettacolare la caduta a picco.

    Le stanze restavano puntualmente vuote per la maggior parte dei weekend e non aveva né i soldi né l'esperienza per allestire una campagna promozionale. Nonostante ce l'avesse messa tutta per ignorare i pettegolezzi in paese, sapeva che la notizia del suo fallimento era sulla bocca di tutti; finché non si fosse vista la pancia, naturalmente, e allora sarebbe diventato quello l'argomento del giorno. Le pareva già di sentirli, i suoi compaesani. La sai l'ultima su Ava Reilly?

    Con le guance avvampate, si poggiò una mano sulle reni e trasse un respiro profondo. Poi si sfiorò il ventre ancora piatto.

    Un figlio. Un figlio suo.

    Paura e incredulità le toglievano il fiato.

    Provò a deglutire, ma le lacrime le inondarono gli occhi. Le scacciò con un rapido gesto della mano.

    Non se l'era andata a cercare quella notte di sesso, eppure quell'uomo l'aveva avuta in pugno l'istante in cui si era seduto accanto a lei allo sgabello del Blu Horizon, l'esclusivo bar del Shangri-La Hotel di Sidney. Tutto di lui, dal completo sartoriale ai capelli dal taglio militare, irradiava potere e ricchezza. Era come se ricevesse energia da un sole privato, che lo rendeva invincibile.

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