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Ballando a San Valentino (eLit): eLit
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Ballando a San Valentino (eLit): eLit
E-book166 pagine2 ore

Ballando a San Valentino (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Lui è tornato per riprendersi il suo primo e unico amore. E ha scelto la festa degli innamorati.

Quando Rhiannon incontra Kane all'università, le basta poco per capire di voler passare con lui tutti i San Valentino della sua vita. Ma non fa in tempo a dichiararsi, che lui sparisce senza una spiegazione.

Lasciare Rhiannon è stato come separarsi da una parte di sé, ma Kane ha dovuto farlo. C'è una battaglia che deve combattere da solo, prima di potersi dedicare alla donna dei suoi sogni.

Dopo una parentesi lunga dieci anni, finalmente si rincontrano. Molte cose sono cambiate, sia l'uno che l'altro non sanno se baciarsi o prendersi a schiaffi. Forse, al ballo di San Valentino tutto si aggiusterà.
LinguaItaliano
Data di uscita1 feb 2019
ISBN9788858997659
Ballando a San Valentino (eLit): eLit
Autore

Trish Wylie

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Ballando a San Valentino (eLit) - Trish Wylie

    Immagine di copertina:

    imtmphoto / iStock / Getty Images Plus

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Her One and Only Valentine

    Harlequin Mills & Boon Romance

    © 2007 Trish Wylie

    Traduzione di Laura Polli

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    © 2009 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5899-765-9

    1

    Rhiannon MacNally afferrò la racchetta da tennis, cioè il primo oggetto pesante che le capitò sottomano dall’aspetto vagamente contundente.

    Erano stati alcuni rumori sospetti a svegliarla. Un vero miracolo che li avesse uditi, considerando il maltempo che imperversava fuori.

    Era la prima notte che trascorreva in quella grande casa da sola con la figlia, e questo, combinato con il temporale, aveva contribuito a mantenerle il sonno leggero. Trattenne il respiro, ascoltando i suoni che provenivano dal pianterreno.

    Sì, c’era proprio qualcuno là sotto, pensò con un brivido. Ne ebbe la certezza mentre scendeva le scale a passo felpato, guidata dalla luce dei lampi che filtrava dalle imposte chiuse.

    Andare a vedere di chi si trattava probabilmente non era una buona idea. Detestava i film dell’orrore, nei quali la protagonista va esattamente dove non deve andare. Quello, però, non era un film, e quella era casa sua, maledizione! Non poteva restarsene a letto a tremare di paura.

    Camminò rasente il muro, ignorando la pelle d’oca e il freddo del pavimento sotto i piedi nudi, tenendo saldamente la racchetta con due mani.

    Altri rumori. Questa volta più vicini, più distinti, seguiti da un’imprecazione sottovoce quando l’intruso urtò contro qualcosa in cucina.

    Rhiannon si sentì gelare il sangue nelle vene. Deglutì spasmodicamente, avvicinandosi alla porta della cucina, pronta a colpirlo e a gridare con quanto fiato aveva in gola per spaventarlo più di quanto lo fosse lei. Aprì la porta e alzò la racchetta.

    Un’ombra si mosse verso di lei, ma Rhiannon si fece da parte e colpì con tutte le sue forze dove immaginava si trovasse l’intruso, pronta a mirare nei punti bassi, in caso di necessità.

    Un attimo dopo udì un gemito, seguito da un’altra imprecazione, e seppe che il colpo era andato a segno.

    Lo sconosciuto però non si perse d’animo. Le afferrò il polso che teneva la racchetta e poi la spinse contro il muro, immobilizzandola.

    «Chi diamine...»

    «Lasciami!» ordinò Rhiannon, cercando di divincolarsi e di colpirlo di nuovo. «Lasciami o chiamo la polizia! Arriveranno in un minuto!»

    Era una frottola, naturalmente. Trovare il cellulare al buio sarebbe stata un’impresa, ma non era necessario che quel tipo lo sapesse.

    «Rhiannon?»

    Lei si immobilizzò, sentendo quella voce pronunciare il suo nome. Un attimo dopo avvertì il profumo di lui, qualcosa che la sua memoria riconobbe immediatamente. Qualcosa che non aveva mai dimenticato, anche se erano passati dieci anni, nonostante avesse cercato disperatamente di farlo.

    Era un sogno o un incubo?

    «Kane!» esclamò. Non c’era bisogno di domandare chi fosse. Era lui. «Che ci fai qui?» gli chiese, sorpresa e irritata dall’immediata reazione che la sua vicinanza le suscitava. «Lasciami andare» ripeté, cercando di recuperare il controllo delle proprie emozioni.

    Lui, però, continuò a tenerla stretta a sé. «Lo farò solo se mi prometti di non colpirmi di nuovo con quell’arnese che hai in mano.»

    «Sei fortunato che non abbia trovato qualcosa di più grosso e pesante, o che non abbia mirato in basso... Mi hai spaventata a morte! Cosa diamine ti è venuto in mente di entrare di soppiatto in casa nel bel mezzo della notte? E mi chiedo come ci sei risuscito... Chi ti ha dato il permesso di farlo?»

    «Andiamo con ordine» rispose Kane, con una punta di divertimento nella voce. «Una donna sola, in una casa isolata, sente dei rumori al pianterreno. Prende il primo oggetto pesante che le capita sottomano e scende in cucina per sorprendere quello che suppone sia un ladro.»

    «Esatto» confermò Rhiannon.

    «Un’idea davvero geniale.»

    «Cos’altro avrei dovuto fare?» insorse lei.

    «Andiamo avanti... Mi hai chiesto cosa ci faccio a Brookfield. Che c’è di strano?» ribatté Kane. «Nel corso degli anni sono stato ospite in questa casa molte volte, proprio come te. Per tua informazione, ho lasciato qui delle cose che mi appartengono.»

    «Brookfield è casa mia, adesso che Mattie è morto, e non puoi entrare quando vuoi» puntualizzò Rhiannon. «Se hai lasciato qui degli oggetti personali, potevi venire di giorno a prenderli o farteli spedire.» In quel modo avrebbero evitato di rivederlo. «Non hai risposto alla mia domanda» gli fece notare poi.

    «Quale?»

    «Come hai fatto a entrare? Hai scassinato la serratura? In questo caso, pagherai i danni e...»

    «Ho la chiave.»

    Cosa? Lui aveva una chiave di quella casa?

    «Voglio che tu me la dia. Subito» gli intimò Rhiannon. «E poi, per favore, vorresti lasciarmi andare?»

    Kane indugiò un istante, quindi fece un passo indietro e la liberò.

    Priva del calore di lui, Rhiannon rabbrividì sotto la vestaglia. Posò la racchetta e si massaggiò il polso indolenzito dalla sua stretta.

    «Ti spiacerebbe spiegarmi perché sei venuto? Non ricordo di averti invitato» aggiunse in tono brusco.

    «Dobbiamo parlare» ribatté Kane.

    Rhiannon fece un passo verso la porta. Quella conversazione al buio era a dir poco sconcertante. «Non abbiamo nulla da dirci e, anche se l’avessimo, ci tengo a informarti che c’è una nuova invenzione chiamata telefono. Avresti potuto usarlo per avvertirmi del tuo arrivo, invece di spaventarmi introducendoti qui nel bel mezzo della notte. Questo si chiama violazione di domicilio, signor Healey.»

    «Non se sono legalmente in possesso di una chiave» ritorse Kane. «Se non fosse stato per il fatto che ho bucato una gomma, sarei arrivato qui molto prima» le spiegò, mentre lei cercava l’interruttore per accendere la luce. «Mi avevano detto che saresti arrivata la prossima settimana.»

    Rhiannon premette il pulsante ma non accadde nulla. Era già successo al piano di sopra, e lei aveva pensato a una lampadina bruciata.

    «Forse manca la corrente per via del temporale» ipotizzò Kane.

    «Fantastico» mormorò lei.

    Fece qualche passo al buio ed emise un gemito urtando un fianco contro lo spigolo della credenza. Dopodiché finì un’altra volta contro Kane. Perse l’equilibrio, ma per fortuna lui la sostenne.

    Aveva assolutamente bisogno di fare un po’ di luce per evitare altri contatti fisici, pensò lei, seccata. E poi per guardarlo negli occhi e dirgli il fatto suo.

    Per un istante si udì solo il rumore del vento e quello della pioggia che batteva contro le persiane.

    «Immagino ci siano delle candele da qualche parte» suggerì Kane.

    «Certamente» rispose Rhiannon, scostandosi da lui. A tentoni, si avvicinò alla credenza, aprì un cassetto e cominciò a cercare alla cieca. Fra tutte le cose che aveva estratto dalle casse che aveva portato con sé, non ricordava ci fossero anche candele e fiammiferi. Eppure dovevano essere da qualche parte...

    Brookfield era una villa isolata in mezzo a una vasta tenuta di campagna, e di sicuro quella non era la prima volta che il maltempo provocava un blackout.

    Sentì Kane muoversi anche lui in cucina, aprire altri cassetti e ispezionarne al buio il contenuto. Per alcuni istanti cercarono in silenzio.

    «Le ho trovate» annunciò lei.

    «Io invece ho trovato i fiammiferi» disse Kane, agitando la scatola. «Resta dove sei, ti raggiungo io.»

    Rhiannon sentì il tipico sfregamento del fiammifero e poi vide la minuscola fiamma, che Kane avvicinò allo stoppino della candela.

    Adesso poteva vedere finalmente il suo ex fidanzato. Dopo dieci anni, Kane Healey aveva un aspetto più maturo, ma le sembrò ancora più attraente che in passato. Evitarlo per tutto quel tempo non era stato facile, ma fino a quel momento ci era riuscita. Avrebbe dovuto immaginare che dopo il funerale di Mattie, il loro comune amico e proprietario di Brookfield, le cose sarebbero cambiate.

    Alla debole luce della candela non riuscì a decifrare l’espressione negli occhi blu di lui. Ma forse non ci sarebbe riuscita nemmeno se fosse stato pieno giorno, concluse, dicendosi che non conosceva Kane meglio di quanto aveva pensato di conoscerlo in passato.

    «Ci sono altre candele?» domandò lui.

    Quella domanda le diede il pretesto per voltargli le spalle, ma era troppo tardi. Il bel viso virile, dai lineamenti decisi e incorniciato dai folti capelli scuri, le aveva già infiammato la fantasia.

    «A parte questo, ti spiacerebbe dirmi cosa vuoi, Kane? Prima lo saprò, prima te ne andrai» gli rispose freddamente.

    «Te l’ho detto, dobbiamo parlare. La morte di Mattie ha cambiato molte cose.»

    «Non abbiamo nulla di cui parlare» ribatté Rhiannon. Ma mentre pronunciava quelle parole sentì un brivido familiare correrle lungo la schiena. Sì, era meglio che lui pensasse che non avevano niente di cui discutere. Erano dieci anni in ritardo.

    «Dobbiamo parlare di Brookfield.»

    «Perché?» Aveva preso un’altra candela dal cassetto e si voltò verso di lui per accenderla. «Tu non hai niente a che vedere con questa casa. Nel testamento Mattie l’ha lasciata a me.»

    «Mattie ha lasciato la casa a te, ma la tenuta a me» puntualizzò Kane. «Questo significa che abbiamo parecchie cose di cui discutere» ribadì.

    Cosa significava quella storia?, si chiese Rhiannon, sorpresa. Casa e terreno erano un’unica proprietà che la famiglia di Mattie si era tramandata di generazione in generazione. Sarebbe stato sicuramente un compito impegnativo dirigere e mantenere in attivo una tenuta vasta come Brookfield. Una vera e propria sfida, in cui era decisa a spendere tutte le proprie energie per assicurare un futuro a lei e a Lizzie.

    Lanciò un’occhiata a Kane. Lizzie! Non poteva permettere che Kane e Lizzie stessero così vicini!

    Lui sembrò leggerle nel pensiero. «Sta dormendo?»

    Maledizione! L’ultima cosa che desiderava era discutere di sua figlia con Kane. Per quel motivo decise di ignorare la domanda. «Che vuol dire che tu hai la tenuta?» ribatté, cercando di cambiare argomento.

    Lui alzò le spalle, la giacca pesante che indossava inzuppata d’acqua. «Non c’è molto da spiegare. Sono il legittimo proprietario della tenuta. Mattie me l’ha venduta un anno fa.»

    «Perché avrebbe dovuto fare una cosa del genere?» domandò Rhiannon, senza a riuscire a reprime una nota di incredulità nella voce. «Mattie adorava questo luogo. Non se ne sarebbe mai separato mentre era ancora vivo.»

    «In circostanze normali non l’avrebbe mai fatto» ammise Kane, accendendo la seconda candela. «Ma a causa della sua malattia e delle cure alle quali era costretto a sottoporsi non riusciva più a occuparsi della tenuta come voleva. Gli offrii un prestito ma lui rifiutò. Così, per aiutarlo, comprai la sua parte di azioni della Micro-Tech e la tenuta, con la clausola che non l’avrei mai venduta separatamente dalla casa.»

    Era decisamente un incubo, pensò Rhiannon, sperando che prima o poi si sarebbe svegliata e avrebbe tirato un sospiro di sollievo. Perché se quella era la verità... come avrebbe fatto a liquidare Kane?

    «Sono pronto a farti un’offerta per la casa» le disse lui, anticipandola.

    Rhiannon lo fissò sorpresa, rendendosi conto solo in quel momento che la mano di Kane era stretta intorno alla sua, che reggeva la candela. Per sottrarsi al suo tocco, si spostò di colpo e una goccia di cera calda le cadde sulla mano, facendola sussultare.

    Lui si accigliò. «Sarà meglio trovare un supporto per le candele» consigliò.

    «Per fare cosa? Una riunione

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