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Creepy Hollow: Il Principe delle Fate
Creepy Hollow: Il Principe delle Fate
Creepy Hollow: Il Principe delle Fate
E-book409 pagine5 ore

Creepy Hollow: Il Principe delle Fate

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Info su questo ebook

A Violet mancano poche settimane per realizzare uno dei più importanti obiettivi della sua vita: ottenere il diploma come guardiana. 
Dopo aver portato un umano nel regno dei Fae e aver rischiato tutto, per Vi è necessario concentrarsi e puntare dritta al traguardo. Essere la prima del suo corso, per lei non è un’alternativa, ma piuttosto una necessità. Come lo è dimenticare Nate. 
Tutto andrebbe a gonfie vele se non fosse che, per poter portare a termine l’ultimo incarico, dovrà trascorrere un sacco di tempo con Ryn, il suo ex amico, ex nemico e ora “amico in prova”. Passare una settimana sotto copertura con lui potrebbe essere una buona occasione per ricucire il loro rapporto, ma Vi non è certa che sia una buona idea. 
Senza contare che il malvagio e folle Principe Unseelie sta ancora cercando di imprigionare tutti i Fae dotati di rari talenti e Vi è in cima alla sua lista. 
Se poi si aggiungono Regine fatate, tempeste incantate, sentimenti complicati dall’essere “amici in prova”, si ha la ricetta perfetta per intraprendere il secondo viaggio a Creepy Hollow.
LinguaItaliano
Data di uscita12 ott 2020
ISBN9788855312479
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    Anteprima del libro

    Creepy Hollow - Rachel Morgan

    Parte I

    Capitolo 1

    Ogni sera osservo la stessa finestra su Draven Avenue. Mantengo le distanze e non lo faccio mai dallo stesso posto o esattamente alla stessa ora. Inquietante, lo so, ma ho le mie ragioni. Osservo quella finestra perché voglio essere la prima a sapere se torna a casa. Voglio vedere che tipo di persona è diventato da quando mi ha spezzato il cuore. Voglio percepire io stessa il potere che ha, voglio vederglielo usare. E, sì, voglio vedere lui.

    Nate.

    Mr. Draven Avenue.

    Non è che lo rivoglia indietro. Voglio dire, quel tipo mi ha consegnata a un principe della Corte Unseelie, non spero proprio in un per sempre felici e contenti. Ad essere sincera, non sono del tutto sicura di quello che spero. Forse voglio guardarlo negli occhi e chiedergli perché l’ha fatto. O forse voglio solo prenderlo a calci in culo.

    Mi appoggio al dondolo sul portico, rilassandomi al movimento ondeggiante. Le persone che vivono in questa casa sono andate a letto, quindi non c’è nessuno sveglio a chiedersi perché si muova da solo. Dall’altra parte della strada, sulla destra, riesco a vedere la finestra di Nate. Sempre buia.

    Un ramoscello si spezza da qualche parte alla mia sinistra e io fermo di colpo il dondolo, il mio cuore batte un po’ più veloce del normale. Non c’è niente di più sinistro di un gatto, però, che avanza con cautela sull’erba nel tentativo di inseguire qualcosa. Vorrei ridere di me stessa per essere così paranoica, ma so di avere un buon motivo per essere nervosa: Zell potrebbe essere ancora sulle mie tracce.

    Alzo la mano per coprire uno sbadiglio. Ho svolto un incarico questa sera, e domani è una normale giornata di allenamento alla Corporazione, quindi probabilmente dovrei mettere da parte la mia ossessione per la restante notte e tornare a casa, nel mio letto. Mi chino per prendere il mio stilo... e mi blocco.

    Vedo una luce. Nella stanza di Nate. Sfarfalla, danza, si accende e si spegne. In un attimo sono in piedi, ma la luce non c’è più. Mi mordo il labbro. Cosa dovrei fare? Non sono più entrata nella sua stanza dalla notte in cui mi ha tradita. Sarebbe una mossa stupida, data l’alta probabilità che Zell stia magicamente monitorando la casa di Nate nel caso mi presentassi lì. D’altra parte, Flint ha fatto degli incantesimi di protezione intorno alla casa, quindi non dovrei essere al sicuro all’interno? Ma non so che tipo di incantesimi abbia usato, e chi o cosa debbano tenere fuori.

    La luce lampeggia di nuovo prima di scomparire ancora una volta. Faccio scorrere lo stilo fuori dallo stivale e apro un portale. Verso casa o la camera da letto di Nate? Alzo gli occhi al cielo mentre faccio un passo nell’oscurità. Giusto, come se ci fosse mai stata la possibilità di ignorare quella luce.

    Il mio stomaco fa cose strane quando esco dal portale sul muro di Nate ed entro nella sua camera da letto illuminata dalla luce della luna. Ricordo di essere stata qui con lui così chiaramente. Il grande letto, i divani intorno alla televisione, i compiti accatastati sulla scrivania: tutto sembra uguale. Quel dolore al petto che pensavo fosse scomparso ritorna. Per quanto voglia prendere a calci in culo Nate, una parte di me vuole solo il suo abbraccio e sentire le sue semplici risate.

    Patetico, lo so.

    Mentre cammino sul pavimento in moquette di Nate, con gli occhi aperti per scorgere la luce danzante, ho un folle senso di déjà vu. È un po’ come la notte in cui l’ho conosciuto. Aspettavo qui la rettiliana, nella penombra, mentre un ragazzo che non conoscevo dormiva alla sua scrivania, ignaro del fatto che tutto il suo mondo stesse per cambiare.

    Apro uno dei suoi armadi, ma non c’è luce che si nasconda lì dentro. Uno zaino scivola in avanti e lo spingo indietro verso l’interno, fermandomi a guardare le iniziali cucite sul tessuto. n. a. c. Nathaniel... qualcosa, qualcosa. Mi colpisce allora quanto poco so di Nate. Non so nemmeno il suo cognome.

    Plink.

    Volto la testa in direzione del suono alla finestra, le mani alzate e in posizione per usare arco e frecce. È di nuovo la sfera di luce nebulosa, che si libra appena fuori dalla finestra, sbattendo contro il vetro prima di volar via.

    Plink, plink.

    Cammino e apro la finestra. La luce rimbalza tra le rose del giardino sottostante. Salgo sul davanzale e salto giù, piegando le ginocchia per assorbire l’impatto quando i miei piedi colpiscono l’erba. Mi raddrizzo e sento un movimento dietro di me. Senza esitare, tiro su la gamba e calcio all’indietro. Il mio piede incontra qualcosa di morbido.

    «Oof!»

    Mi giro per vedere chi è, ma qualcosa mi colpisce alla caviglia e mi fa inciampare. Rotolo mentre colpisco il terreno, cercando di scappare da chi mi ha teso un’imboscata. Salto in piedi, poi mi abbasso mentre uno sciame d’api sfreccia verso il mio viso. Le devio con una folata di vento e mando delle fiamme che lambiscono l’erba contro il mio aggressore. È un fae: più basso della media; capelli verdi e biondi; ben vestito. Salta sopra le fiamme e si schianta contro di me. Io barcollo all’indietro contro un cespuglio mentre lui mi stringe le mani intorno al collo. Alzo il ginocchio e lo colpisco dove so che farà più male. Mentre si piega per il dolore, tenendosi l’inguine, lo faccio voltare e gli punto uno dei miei scintillanti coltelli da guardiano al collo.

    «Chi sei e cosa vuoi?» gli domando.

    «Sei praticamente un guardiano del tutto addestrato e sei caduta nel trucco del fuoco fatuo?» Nonostante il dolore che chiaramente prova, riesce a ridere. «Deludente.»

    «In caso non l’avessi notato, sei tu quello con un coltello al collo» dico io. «È l’unica cosa di cui dovresti essere deluso in questo momento.»

    Afferra le mie braccia sul suo collo, ma lungo la lama del mio coltello si forma una fiamma che gli brucia la pelle. Sussulta per il dolore.

    «Dimmelo» dico a denti stretti. «Lavori per Zell? Ti ha mandato qui a prendermi?»

    «Ti vuole» dice il fae. «Ti ho aspettato qui ogni notte, Violet.»

    «Be’, non sei stato molto attento,» gli dico «perché anch’io sono stata qui tutte le sere. Di’ a Zell di mandare qualcuno con delle vere capacità la prossima volta, se mi vuole davvero.» E con ciò calcio via il fae da me, aggiungendo una spinta magica sufficiente a spedirlo tra i cespugli all’altro capo del giardino. Mi affretto a scarabocchiare un portale nell’erba ai miei piedi. Scintille verdi lampeggiano verso di me, ma io scendo nel buco nero del portale appena in tempo per evitarle.

    L’oscurità è totale. È come se fossi in piedi sul nulla, non vedessi nulla, non sentissi nulla. Mi rilasso e immagino la mia casa. Dopo un attimo, l’oscurità si allontana e si forma davanti a me una porta di luce. Entro in cucina e trovo Filigree nella sua nuova forma preferita, un maialino in miniatura, in piedi sul tavolo che spinge nixles con il muso. Sembra che stia organizzando i piccoli insetti arrostiti in mucchietti in base al colore. Immagino che non gli sia piaciuto quando ho comprato la confezione assortita l’ultima volta che sono andata a fare spese.

    Dopo aver accarezzato la testa rosa di Filigree, salgo le scale. Mi tolgo gli abiti della missione, ma tengo il mio ciondolo da tirocinante al collo. Dopo la mia difficile fuga dalla prigione di Zell, ho fatto qualche ricerca sugli incantesimi protettivi incorporati in questi ciondoli. È venuto fuori che uno di questi protegge chi lo indossa dalla convocazione magica. Non lo tolgo più.

    Mi siedo sul bordo del mio letto e passo distrattamente una mano tra le ciocche viola e color cioccolato scuro dei miei capelli. Prima di andare a dormire c’è un’ultima cosa che devo fare. Chiudo gli occhi e apro la mente. I miei pensieri si allungano come dita, sfiorando migliaia di altre menti alla ricerca di una sola. Dovrei riuscire a trovarlo facilmente, anche senza tenere in mano un oggetto che gli apparteneva.

    Ma non c’è niente. Proprio come non riuscivo a sentire Calla quando era intrappolata nella prigione magicamente protetta di Zell, non riesco più a percepire Nate.

    Non vuole essere trovato.

    Mi sveglio la mattina dopo con una sensazione di disagio che mi si raggomitola nello stomaco. Rotolo sulla schiena e fisso il lucernario incantato, guardando i raggi gialli del sole filtrare attraverso i rami più alti dell’albero che nasconde la mia casa. È venerdì. Un normale venerdì. Niente di importante in programma. Allora perché ho la sensazione di dimenticare qualcosa? Perché ho la sensazione di...

    Mi siedo mentre il panico mi colpisce all’improvviso.

    Oh, merda.

    Capitolo 2

    Da qualche parte tra l’infrangere la regola più importante della Corporazione e l’avere il cuore spezzato dal mio primo e unico ragazzo, sono diventata come ogni altro allievo guardiano: ho dimenticato di fare i compiti.

    Prima. Volta. In assoluto.

    Sono sempre stata il tipo di persona fastidiosa che finisce un compito scritto almeno due giorni prima della data di consegna. Fino a stamattina, cioè quando il mio cervello ha deciso di ricordarmi che ci è stata data una ricerca durante la mia sospensione di una settimana. La data di scadenza?

    Oggi.

    Tra due ore e mezza, per l’esattezza.

    Torno di corsa al mio tavolo nella biblioteca della Corporazione con un’altra pila di libri tra le braccia. Colpisco la gamba della sedia con un piede e i libri scivolano sul tavolo. «Oh, andiamo!» Do un calcio alla sedia, mi siedo e afferro il libro più vicino.

    «Smettila di dare di matto, Vi» dice Honey dall’altra parte del tavolo. «Questo è del tutto normale per quasi tutti gli altri della nostra classe. Hai visto Aria e Jasmine laggiù?» Annuisco senza togliere gli occhi dalla pagina davanti a me. «E sembrano stressate?»

    Alzo lo sguardo. Aria sta leggendo un messaggio sull’ambra, con la sedia talmente inclinata all’indietro che deve usare la magia per evitare di schiantarsi a terra, e Jasmine sta fissando il vuoto. Riporto il mio sguardo al libro di testo. «Per qualche motivo, non lo trovo esattamente confortante, Honey.»

    «Va bene, pessimo esempio» ammette, tirando fuori dalla tasca la sua ambra. Ridacchia a qualsiasi messaggio le sia arrivato – probabilmente da parte del suo ragazzo – e si allunga verso lo stilo per rispondere.

    Esamino la pagina davanti a me, senza vedere nulla. Cos’è che sto cercando? Oh, giusto, usare i capelli di kelpie come ingrediente in...

    «Attenzione, quinto anno.» Alzo lo sguardo e vedo Amon, il capo bibliotecario, che spunta fuori dal suo ufficio. «Ho appena ricevuto un messaggio da uno dei vostri mentori.» Prende un pezzo di carta dal folletto seduto sulla sua spalla e lo guarda. «Dovete riunirvi in aula quattro dopo aver consegnato i vostri compiti scritti. Qualcuno vi parlerà delle vostre missioni finali.»

    Honey agita le sopracciglia verso di me e sorride. «Ooh, le nostre missioni finali. Emozionante! Tutti parlano del partner che gli verrà assegnato e di dove verranno mandati.»

    «Sì, sono sicura che lo fanno.» E io stavo cercando di non pensare che un accoppiamento disastroso avrebbe potuto rovinare la mia già sottile possibilità di diplomarmi al primo posto della mia classe.

    «Oh, Tina vuole parlare con me» dice Honey, esaminando ancora una volta la sua ambra. «Ci vediamo di sotto.» Afferra la borsa da sotto il tavolo e si allontana per raggiungere il suo mentore.

    Alzo gli occhi verso la meridiana incantata sulla parete sopra la porta della biblioteca. Mancano due ore.

    Sfoglio le pagine e scarabocchio fatti importanti in quelle che spero siano frasi coerenti. Le voci sommesse e l’occasionale ondata di risate svaniscono sullo sfondo dei miei pensieri. In questo momento siamo solo io e i banali fatti riguardo i kelpies e i loro capelli. Forse è un bene che non abbia svolto questo compito quando ero calma, probabilmente mi sarei addormentata. Raggiungo la lunghezza richiesta per la relazione, mi rilasso e leggo tutto quanto, facendo uso dell’incantesimo Cancella e sostituisci molto più del solito.

    Manca ancora mezz’ora.

    Con uno sguardo verso l’ufficio di Amon – non approva la magia in biblioteca – agito una mano sul tavolo e osservo i libri sparsi riordinarsi accuratamente uno sopra l’altro. Spingo la mia sedia indietro e mi dirigo verso la fila dove li ho trovati.

    Ci vogliono alcuni minuti, ma alla fine mi inginocchio sul pavimento per spingere l’ultimo libro sullo scaffale più basso, al suo posto. Sto per alzarmi quando uno sbuffo di risate disturba la quiete. Inclino in avanti Raccolta di Magiche Creature Acquatiche e sbircio attraverso lo spazio tra due libri dall’altro lato dello scaffale. Dale e Rush, due compagni del quinto anno, sono seduti sul pavimento a leggere un pezzo di carta che, per qualche motivo, ha la capacità di provocargli una crisi isterica. Oppure potrebbe essere una pagina bianca combinata con gli effetti di una sorta di pozione ridacchiante. Dale è abbastanza idiota da assaggiare qualsiasi cosa in una bottiglia, e Rush non è molto diverso da lui.

    Un libro scivola nell’interstizio e mi blocca la visuale. «Che succede? Avete assaggiato di nuovo i biscotti della felicità di Aria?»

    E questo sarebbe Ryn. Il mio ex amico, ex nemico, al momento specie di amico. Sebbene quest’ultima parte non stia funzionando molto bene. Pochi giorni dopo essere scampati per un pelo alla prigione di Zell, Ryn aveva accompagnato a casa mia la sua sorellina Calla affinché potesse darmi la lettera che aveva scritto personalmente per ringraziarmi di averla salvata dal fae cattivo. A questo aveva fatto seguito una conversazione imbarazzante – probabilmente dovuta al fatto che Ryn cercava di essere gentile, un’abilità che doveva ancora padroneggiare –, dopo di che se ne erano andati. Erano passate due settimane e, a parte l’occhiataccia ricevuta quando avevo cercato di parlargli durante l’addestramento, non abbiamo avuto altri contatti.

    Sto ancora cercando di capire se devo essere delusa o sollevata.

    «Quelli del terzo anno ci copiano» dice Rush. C’è un fruscio di carta. «Vedi? I ragazzi hanno iniziato a scrivere liste hot e a distribuirle in giro. E guarda chi è in cima a questa.»

    «C’è scritto Tora?» chiede Ryn.

    «Sì!» dice Dale con un fischio.

    Tora? La mia mentore? Deglutisco, mi sento più che disgustata.

    «E allora?» replica Ryn. «È piuttosto sexy.»

    «Ma è una mentore» risponde Dale. «Probabilmente ha tipo quattrocento anni. È inquietante.»

    Inquietante, sì. Quattrocento anni? Neanche lontanamente.

    Sto per tornare alla mia scrivania quando Rush dice: «Be’, la mia lista hot ha decisamente bisogno di un aggiornamento. Hai visto Violet l’ultima volta che è stata nella Teca? Cavolo, ha decisamente scalato la classifica fino al primo posto.»

    Che schifo! Okay, ora sono ufficialmente disgustata.

    «Certo che l’ho vista» replica Dale, ogni traccia di umorismo è svanita dalla sua voce. Era lui quello nella Teca con me – e mi sono divertita molto a prenderlo a calci nel sedere.

    Rush ride. «Oh, sì, mi ricordo. Immagino che tu non riesca a vedere oltre il tuo ego ferito per accorgerti di quanto sia super sexy, vero?»

    Per quanto la loro conversazione mi disgusti, devo ammettere che c’è una piccolissima, minuscola parte di me che è lusingata di essere inclusa nella lista hot di qualcuno. Se solo non fosse Rush. Mi appoggio contro lo scaffale, chiedendomi se Nate pensa che io sia super sexy... o se pensa a me.

    «E tu, Ryn?» domanda Rush.

    Sento lo scaffale muoversi leggermente contro la mia schiena mentre Ryn risponde: «Sai che non me ne frega niente delle tue liste hot.»

    «Già, non lo sai, Rush?» interviene Dale. «Nessuno qui è abbastanza per Ryn.»

    «Esattamente» conferma Ryn. «Perché accontentarsi di una ragazza che ridacchia quando puoi avere una vera donna?»

    «Ah! Una vera donna?» chiede Rush. «È così che chiami i folli esseri del Sottosuolo che frequenti al Poisyn?»

    Va bene, ora non ho assolutamente bisogno di sentire altro. Mi alzo in piedi.

    «Penso di dovervi ricordare che non avete ancora consegnato le vostre relazioni» dice Ryn ai suoi amici.

    Merda, nemmeno io ho consegnato la mia. Lascio a Dale e Rush qualche secondo per alzarsi e uscire dalla loro fila prima di affrettarmi e... mi ritrovo faccia a faccia con Ryn.

    «Di nuovo a origliare, Pixie Sticks?» domanda lui.

    Incrocio le braccia al petto. «Credo di avere il diritto di origliare le conversazioni che mi includono.»

    Un sorriso sornione si insinua sul suo viso. «E ti è piaciuto quello che hai sentito?»

    Esito un attimo prima di dire: «No comment.»

    Ride, scuote la testa e si gira per andarsene.

    «Aspetta» dico prima di potermi fermare.

    Lui mi lancia un’occhiata da sopra la spalla prima di dire: «Sì?» Mi fa infuriare la sua espressione indifferente.

    «Non ti capisco proprio, Ryn.»

    Aggrotta le sopracciglia. «Di cosa stai parlando?»

    «Ehm, ti ricordi quella volta che ti sei seduto sul mio letto e mi hai chiesto se volevo provare ad essere di nuovo amici? Sono passate solo due settimane da allora e te ne sei già dimenticato.»

    «Che cosa intendi dire? Sono venuto con Calla la settimana scorsa. Non ti aspetterai mica che venga a trovarti tutti i giorni, vero?»

    «Certo che no, sarebbe inquietante. Ma non mi aspettavo nemmeno di ricevere uno sguardo omicida da parte tua durante l’addestramento.»

    «Mi stavi distraendo.»

    «Da cosa? Ti stavi allacciando le scarpe!»

    «Un compito molto importante quando si sta per entrare nella Teca.»

    Stringo le mani a pugno e mi ricordo che lanciargli un libro probabilmente non sarebbe la mossa più costruttiva.

    Sospira. «Senti, ho solo pensato che così sarebbe stato più facile.»

    «Hai pensato che sarebbe stato più facile cosa

    Alza le spalle. «Sai, non parlare mentre siamo alla Corporazione. Tutti sanno che io e te non andiamo d’accordo, quindi se all’improvviso cominciassimo ad essere amichevoli, ci sarebbero tutte queste domande a cui rispondere, diventerebbe davvero noioso e fastidioso e sprecheremmo del tempo prezioso per l’addestramento.»

    «Allora è così?» Scuoto la testa e gli passo accanto. «Fammi sapere quando vuoi fare questa cosa degli amici come si deve.» Avvolgo la mia carta di giunco di riserva, la infilo nel lato della mia borsa da allenamento e me ne vado dalla biblioteca.

    Mancano dieci minuti.

    «Lo sai che la meridiana è lenta, vero?» urla Ryn alle mie spalle.

    Merda merdosa. Scendo in fretta e furia due scalini alla volta fino al secondo piano, poi corro lungo il corridoio fino a raggiungere i cinque ceppi d’albero fuori dalla sala dei mentori. Il ceppo a destra con inciso Quinto anno nella corteccia è l’unico con un cerchio aperto in cima. Scarico la mia borsa sul pavimento, tiro fuori la mia relazione arrotolata e la faccio scivolare dentro. Tre secondi dopo, i ramoscelli emergono ai bordi del cerchio, crescono e si attorcigliano l’uno intorno all’altro fino a sigillare la parte superiore del moncone.

    Fiu, giusto in tempo.

    Corro giù per le scale, attraverso l’ingresso, guardando brevemente verso l’alto per controllare che gli incantesimi protettivi siano ancora del colore giusto, e mi dirigo verso le aule. Sbircio nella quarta, rilassandomi quando vedo che non ci sono ancora i mentori. Mi infilo su una sedia accanto a Honey.

    «Indovina un po’?» dice lei, sporgendosi verso di me. «Penso che io e te potremmo essere state messe insieme per la finale.»

    «Cosa?» Sposto dei capelli liberi dietro l’orecchio. «Come fai a saperlo?»

    «Be’, Tina non ha fatto il tuo nome, ma ha detto che mi è stato dato il miglior partner possibile, che ovviamente sei tu.»

    Non posso fare a meno di sorridere al complimento. «Potrebbe essere Ryn. Anche lui è piuttosto bravo.»

    «Non se ne parla.» Honey fa una smorfia. «Tina non sarebbe stata così entusiasta. Non le piace Ryn tanto quanto me.»

    «Oh. Be’, allora è fantastico!» Comincio a sentirmi un po’ meno ansiosa per questo incarico finale. Se dovessi scegliere qualcuno, probabilmente sarebbe Honey. Lei è la cosa più vicina a un’amica che ho ed è facile lavorare con lei.

    Noto un movimento vicino alla porta e alzo lo sguardo, ma è solo Ryn. Dale lo saluta. «Amico, visto che è venerdì,» dice a voce abbastanza alta da far sentire a tutti «pensavo che potrei venire da te e provare quel nuovo...»

    «No, mi dispiace. Ho dei programmi per stasera.» Ryn si lascia cadere sulla sedia vuota davanti a Dale.

    «Che programmi?» domanda Dale, come se fosse inconcepibile che il suo amico abbia organizzato qualcosa che non lo coinvolga.

    «Abbiamo davvero bisogno di saperlo?» mi sussurra Honey.

    «Semplicemente dei programmi» dice Ryn prima che io possa risponderle.

    Dale si china in avanti sul suo banco. «Si tratta di una ragazza?»

    Dopo una pausa, Ryn dice: «Sì.»

    «Amico!» Dale dà un pugno alla spalla di Ryn. «E non dici niente? Chi è?»

    «Non la conosci.»

    «Andiamo, amico» dice Rush. «Sputa il rospo.»

    «No.»

    «Bene» dice Dale. «Ragione in più per cui dovrei venire stasera. Devo incontrare questa misteriosa...»

    «Non pensarci nemmeno, Dale.»

    «Ehi, potete chiudere la bocca?» esclama Aria dall’altra parte della stanza. «Non tutti dobbiamo sapere della vita amorosa di Ryn.»

    «Hai detto bene» mormora Honey.

    «Buongiorno, allievi.»

    «Oh, grazie al cielo» sussurro mentre entra Bran, mettendo ufficialmente fine alle discussioni. Tra tutti i nostri mentori, Bran probabilmente è quello che ci ha insegnato di più, quindi è giusto che sia lui a parlarci del nostro compito finale. «Siete tutti qui?» chiede, sedendosi sul bordo di un banco.

    «Sì, tutti e sedici» dice qualcuno in prima fila.

    «Va bene.» Si strofina le mani. «Sono sicuro che i vostri diversi mentori vi abbiano già parlato dei vostri ultimi incarichi...» guarda Ryn e Asami, i due tirocinanti a cui ha fatto da mentore negli ultimi cinque anni «ma devo comunque assicurarmi che siamo tutti sulla stessa lunghezza d’onda. Quindi... Come saprete, durante i cinque anni di addestramento i vostri incarichi sono passati da essere in gruppo, a coppia e infine da solisti. Potrebbe sembrare strano, quindi, che facciate il vostro compito finale con un partner e non da soli.» Diversi tirocinanti fanno un cenno con la testa. «Il motivo alla base dell’incarico finale abbinato è che imita gli incarichi dei veri guardiani. Finora vi siete occupati di incidenti abbastanza semplici: un orco che cerca di mangiare un bambino, un fuoco fatuo che cerca di portare un escursionista alla morte...»

    «Lo considera semplice?» sussurra Honey.

    «Ma i guardiani del tutto addestrati vengono coinvolti in situazioni molto più complesse e pericolose. Situazioni che richiedono molto più di qualche minuto per essere risolte. Questo tipo di incarichi richiede che i guardiani lavorino in team, per questo vi diamo un partner per l’incarico finale. Ci sono domande fino a qui?» Quando non c’è risposta, Bran si alza e inizia a camminare tra i banchi. «Okay, ecco come funziona. Questo pomeriggio farete rapporto ai vostri mentori che vi daranno i dettagli dei vostri incarichi e il nome del vostro partner scelto a caso. Voi e il vostro partner avrete il fine settimana per prepararvi, poi partirete dalla Corporazione lunedì mattina. Avete tempo fino a venerdì per completare l’incarico.»

    Jasmine alza la mano. «Possiamo tornare a casa la sera?»

    Bran scuote la testa. «Come sapranno quelli di voi con genitori guardiani, non vi è permesso di tornare a casa fino a quando l’incarico non sarà completato.»

    «Ma perché?» chiede Jasmine. «Ci vogliono solo pochi secondi attraverso i portali per tornare a casa, quindi qual è il problema?»

    «Il problema, Jasmine,» dice pazientemente Bran «è che non hai idea di come la situazione potrebbe cambiare in tua assenza. Devi sempre essere consapevole di quello che sta succedendo.»

    «Stai dicendo che devo rimanere sveglia per l’intero incarico?»

    «No, questo è...» Bran si interrompe con un sospiro. «Perché non ne parli con il tuo mentore più tardi, okay?» Jasmine annuisce, e Bran continua con le sue istruzioni. «La prima cosa da fare al vostro ritorno è riferire ai vostri mentori e dare loro i localizzatori in modo che possano vedere come vi siete comportati. Dovrete anche presentare un rapporto scritto qualche giorno dopo.»

    «Il rapporto conta per il nostro piazzamento in classifica?» domanda Aria.

    «Sì, tutto conta, lo sai, Aria. E, a proposito di classifiche, rimangono un segreto fino al diploma, che è tra quattro settimane.»

    «E il premio per il miglior diplomato è sempre lo stesso?» chiede Ryn.

    «Sì, un regalo in denaro da parte della Corporazione, il tuo nome nella Sala degli Onori e una visita alla Corte Seelie. Altre domande?» Bran si guarda intorno tra gli studenti che scuotono le teste. «Fantastico. Dopo pranzo fate rapporto ai vostri mentori.»

    Capitolo 3

    La Sala degli Onori della Corporazione è una vasta stanza piena di colonne. Ai lati di ogni colonna c’è una targa dove ogni anno viene scritto il nome del miglior guardiano diplomato. Non è una sala che visito molto spesso, ma ogni tanto mi fermo a ricordare a me stessa perché continuo a lavorare così duramente per essere la miglior diplomata della mia classe. E proprio ora, prima di ricevere il mio compito finale, mi sembra un buon momento.

    Cammino lentamente tra le colonne mentre mi dirigo verso la targa con il nome di mia madre. I miei stivali emettono una debole eco ogni volta che toccano il secolare pavimento in legno. Le ombre sfarfallano per le fiamme che bruciano perennemente nelle torce attaccate alle pareti. La prima volta che sono venuta qui ho pensato che fosse un po’ inquietante, ma ora evoca un senso di confortevole familiarità.

    Mi fermo quando raggiungo la targa di mia madre. Ci sono dieci nomi di dieci anni diversi, il suo è il terzo dall’alto. Rose Hawthorne. Lettere dorate su legno scuro.

    «Ho finalmente raggiunto l’ultimo ostacolo» sussurro, immaginando che in qualche modo lei possa sentirmi. «E ce la farò, mamma. Vincerò il primo premio.» Mi alzo sulle punte dei piedi per allungare la mano e passare il dito sul suo nome, sentendo le lettere in rilievo. Poi mi riabbasso e mi dirigo fuori dalla sala.

    È ora di superare l’ultimo ostacolo.

    Salgo le scale che portano al corridoio di Tora. L’ultima volta che l’ho vista, era per una seduta di consulenza – il goblin nel parco – e mi aveva detto che le era stato chiesto di visitare un’altra Corporazione per qualche giorno. Be’, alcuni giorni si sono trasformati in pochi altri, e altri ancora, e ho finito per farmi organizzare tutti i miei incarichi delle ultime due settimane dalla mentore di Honey, Tina. Probabilmente è il periodo più lungo che ho passato senza vedere Tora dal giorno in cui l’ho incontrata.

    Così, quando busso alla porta del suo ufficio e non c’è risposta, sento chiaramente sprofondare il mio cuore. Dov’è? È la cosa più vicina alla famiglia che ho e mi manca! Spingo la sua porta e trovo l’ufficio al buio, il che è ancora più inquietante. Non doveva tornare ieri sera?

    Lascio la porta aperta per far entrare un po’ di luce e mi siedo su una delle sedie. Deve essere qui da qualche parte, altrimenti mi avrebbero detto di vedere un altro mentore. Mi appoggio all’indietro e attorciglio una ciocca di capelli al dito. La mia mente torna alla conversazione nella stanza delle lezioni prima dell’arrivo di Bran. Mi chiedo con chi si vedrà stasera Ryn e perché non lo voglia dire ai suoi amici. Cosa non vuole che sappiano?

    Dopo alcuni minuti di riflessione sulle possibilità della vita amorosa di Ryn, sento dei passi frettolosi nel corridoio. Un secondo dopo, Tora entra nel suo ufficio con una pila di fogli in mano. «Scusami tanto per il ritardo, Vi.» Getta i documenti sulla sua scrivania. «Sono stata convocata per una riunione inaspettata, e...» Guarda il soffitto. «Oh, il verme. Deve essere sgattaiolato fuori e fino in fondo al corridoio mentre ero via. Per solitudine, credo. Sono sicura di aver chiesto a qualcuno di... Oh, grazie.» Si fa da parte mentre due nani marciano nello studio, uno con un grasso verme luminescente giallo tra le mani. Salgono sulla scrivania di Tora, uno sulle spalle dell’altro, e fissano il verme fosforescente al soffitto. Scendono e se ne vanno senza dire una parola a nessuna delle due.

    «E ora mi dicono che devo parlargli di tanto in tanto, o se ne andrà per cercare un’altra stanza» continua Tora, mentre il verme si riscalda lentamente fino a raggiungere lo stato di luminosità. «Davvero, sono sicura che gli insetti fosforescenti non sono sempre stati così sensibili.» Si siede con un pesante sospiro. «Allora, vuoi la brutta notizia o quella davvero brutta?»

    «Wow. Buon pomeriggio.

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