Parole silenziose: Harmony Collezione
Di Kim Lawrence
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Info su questo ebook
Kim Lawrence
Autrice inglese, rivela nei suoi romanzi la propria passione per le commedie brillanti.
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Anteprima del libro
Parole silenziose - Kim Lawrence
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
His Pregnancy Bargain
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2004 Kim Lawrence
Traduzione di Anna Vassalli
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2005 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3052-772-0
Frontespizio. «Parole silenziose» di Lawrence Kim1
«Cos’hai detto?»
Persino attraverso la cornetta del telefono l’irritazione e l’incredulità del suo cliente più famoso lo colpirono con veemenza.
Era stata una buona idea non tenere quella conversazione a faccia a faccia, decise Malcom, che cominciava a sentirsi a disagio come un uomo che si trova tra la proverbiale incudine e il martello. Sì, l’analogia era perfetta: se sua sorella era il martello, Luc poteva benissimo essere considerato l’incudine.
Strizzando gli occhi, Malcom richiamò alla mente l’immagine del viso sorprendentemente bello del giovane. Gli zigomi alti, la mascella aggressiva, la bocca mobile pronta a emettere commenti bruschi e lo sguardo profondo. Rabbrividì concentrandosi sui pallidi occhi grigi. Non c’era dubbio, Luc rappresentava un’incudine resistente, molto resistente.
Quando Malcom aveva conosciuto l’autore dei thriller sexy che erano approdati sulla sua scrivania, non era riuscito a credere alla propria buona sorte.
Luc non soltanto era incredibilmente fotogenico, ma era anche colto e spiritoso. Ma le previsioni di moltitudini di donne che facevano razzia sugli scaffali delle librerie per impossessarsi del libro dopo aver assistito alla presentazione dell’autore erano state spazzate via quando il giovane aveva annunciato con calma di essere uno scrittore, non un venditore.
Aveva anche posto le proprie condizioni. Non era disponibile per interviste o foto; anzi, voleva restare anonimo. Se i libri non erano buoni a sufficienza per essere venduti per il loro merito intrinseco, pazienza. E, in proposito, aveva fatto aggiungere una clausola nel contratto.
Malcom inserì una nota di bonomia nel tono di voce. «Ero certo che ti avrebbe fatto piacere venire per il fine settimana... Be’, per la verità ho... assicurato che saresti venuto.»
Il silenzio che seguì la sua confessione fu più irritante di una scenata.
«Si tratta di una riunione informale tra amici. Mia sorella è molto simpatica. Tutti adorano i suoi party.»
Luc fece scorrere lo sguardo sulla parete che aveva appena finito di tinteggiare. Sull’etichetta non c’era quel blu... inoltre la stanza era rivolta a nord... troppo fredda. L’avrebbe cambiata.
«Hai sviluppato il senso dell’umorismo, Mal? O sei impazzito del tutto?» La seconda ipotesi sembrava la più plausibile a Luc.
«So come ti senti dopo aver pubblicato un libro.»
«Sollevato...?»
«Un fine settimana in campagna è proprio quel che ti ci vuole» decise fermamente l’editore.
«Io abito in campagna» fu l’inevitabile risposta.
«No, abiti nel mezzo del nulla» lo corresse Malcom con un brivido percepibile nella voce ben modulata. «Io parlo del Sussex; ci sono già le strade asfaltate lì» sottolineò con sarcasmo.
L’osservazione fece sorridere Luc, ma Malcom, all’altro capo del filo, non ebbe il piacere di vedere i tratti del viso che si distendevano.
«Eppure, recentemente, qualcuno ha cercato di convincermi che avrei dovuto trovarmi un’abitazione in città... perché stavo perdendo il senso della realtà, ha aggiunto sempre quel qualcuno, mi pare di ricordare... Chi era? Oh, adesso ricordo... tu!»
«Una buona compagnia, cibo eccellente...» Malcom aveva il talento raro di una sordità selettiva, che veniva a proposito in momenti come quello. «Ti piacciono le cose antiche, no? Mio cognato era un grande collezionista e mi hanno assicurato che la casa risale all’epoca Elisabettiana, il fossato, sai...» Terminò sul vago prima di produrre l’argomento vincente. «E non dimentichiamo i fantasmi...»
«Scusa?»
«C’è un fantasma... anzi diversi, immagino. Io non li ho mai visti, naturalmente, ma gli studiosi di eventi paranormali visitano di tanto in tanto la cantina, che viene aperta al pubblico durante certe festività.»
All’altro capo del filo il pensiero di questi curiosi causò una smorfia di sdegno sul viso di Luc. L’esperienza personale non gli aveva favorito una visione rosea delle grandi famiglie che nell’antichità si erano divise le terre tra loro. Suo padre aveva lavorato in una proprietà terriera come guardaboschi, finché il proprietario non aveva deciso di estrometterlo dal cottage dove viveva da anni.
Il lavoro e la casa persi in un battito di ciglia... e suo padre non aveva fatto altro che chinare rispettosamente il capo quando i proprietari gli avevano spiegato che il turismo sarebbe stato un modo migliore per sfruttare le risorse naturali. Era stata la rassegnazione, il modo con cui suo padre aveva accettato il fato, che aveva fatto fremere Luc, allora decenne, di rabbia impotente e di ribellione.
In quel momento aveva deciso che non si sarebbe inchinato mai davanti a nessuno. Quella decisione si era rafforzata mentre osservava il peso della sconfitta sulle spalle del padre.
Lui si era adattato molto più facilmente del genitore e aveva lottato per inserirsi nella grande città industriale nella quale si erano trasferiti. Non era stato per caso che aveva perso l’accento campagnolo che l’aveva reso oggetto di scherno da parte dei compagni di scuola.
Ma Luc sapeva sopravvivere.
«Gilbert ha lasciato a mia sorella valanghe di denaro. Spari, Luc?»
«Sparare?» sibilò Luc disgustato. «Cos’è... Gosford Park?»
«Al bersaglio» si affrettò a precisare Malcom con tono amabile.
«Io sparo soltanto agli editori che accettano un invito per mio conto.» Un lampo di curiosità attraversò il viso bellissimo. «Sai benissimo che non avrei mai accettato, allora perché diavolo hai detto che l’avrei fatto? Non capisco...»
«Lo sapevo perfettamente, eppure mi sono ritrovato ad accettare mio malgrado.» Impossibile, naturalmente, che una persona come Luc potesse capire. «Non conosci mia sorella» aggiunse Malcom cupo. «Quando vuole qualcosa, insiste fino a toglierti l’anima.»
«Padrona di casa deliziosa» commentò Luc.
«È una tua grande ammiratrice. Saresti trattato come un principe» assicurò Malcom.
«Non m’interessa essere trattato come un principe.»
«Nemmeno per fare un favore a me?» Ora il tono era supplice.
«Può avere il mio prossimo libro con autografo.»
«Ne ha già uno. La tua firma è molto semplice da falsificare.»
Malcom decise che la risata riluttante di Luc fosse un segnale di resa e aumentò la pressione.
«Sono secoli che Laura mi tormenta per te. Adesso, con Megan che compie trent’anni il mese prossimo e quell’avvocato che si è rotto la gamba all’ultimo momento...» Un tenebroso sospiro riverberò lungo la linea telefonica.
«Cosa è o chi è questa Megan?»
«Mia nipote. Ragazza adorabile... nubile.»
Un’espressione di divertita comprensione attraversò il viso di Luc. «Sono invitato perché tua sorella cerca un babbeo cui affibbiare sua figlia?»
«Megan è una ragazza adorabile» protestò Malcom. «Grande personalità. Fisicamente, somiglia a suo padre. Ma non si può avere tutto.»
Luc assistette con crescente divertimento al fiume di confidenze. Dal momento in cui aveva messo piede nell’ufficio di Malcom aveva deciso che quell’uomo doveva essergli antipatico. Rappresentava tutto quanto lui aveva motivo di disprezzare, dall’accento alla classe sociale privilegiata. Eppure Malcom aveva fascino, era una persona molto simpatica e, come aveva avuto modo di sperimentare, era molto serio quando si trattava di affari, a dispetto dell’atteggiamento vago.
«I membri della tua famiglia vivono tutti in un secolo precedente?»
Il tono di Malcom assunse un’aria sofferta quando ribatté a quella incredibile domanda. «Davvero, Luc, non vorrei chiederti di tener presente quanto ho fatto per te. Riesci a essere molto egoista, sai?» lo accusò petulante.
Luc non si risentì per l’osservazione. Essenzialmente era vera. Non amava il denaro per se stesso, ma per la libertà che gli permetteva. Si considerava fortunato perché il fare ciò che gli piaceva gli consentiva di vivere secondo le proprie convinzioni.
Non era stato così un tempo ma, con il senno di poi, Luc riteneva che perdere il precedente lavoro era stato un colpo di fortuna che gli aveva permesso di chiudersi in una stanza per tre settimane, dedicandosi al romanzo che aveva sempre avuto intenzione di scrivere.
«Potrei dire a Laura che hai la febbre...»
«Puoi dire a Laura tutto quello che vuoi, purché non sia che parteciperò al suo party.» Malcom gli era simpatico, ma questo non significava che avrebbe accettato di trascorrere un fine settimana cercando di essere gentile con persone con le quali non aveva proprio niente in comune.
Non era stato necessario un grande sforzo deduttivo per scoprire dove viveva. Era bastata un’occhiata furtiva all’agenda dello zio.
Lucas Patrick, famoso e acclamato scrittore di thriller, abitava all’ultimo piano di un magazzino ristrutturato, accanto al fiume. L’indirizzo non compariva sul risvolto di nessuno dei suoi libri e neppure nelle note stringate sulla vita dell’autore.
Lucas Patrick era realmente allergico alla pubblicità o si trattava di una trovata pubblicitaria?
Megan non avrebbe saputo dirlo, ma era indiscutibile che la sua avversione alla pubblicità aveva fatto fare un bel balzo in su alle vendite e gli aveva creato l’immagine dell’eroe enigmatico, non dissimile da quella del protagonista dei suoi libri. Zio Malcom non era stato di nessun aiuto. L’unico elemento che si era lasciato sfuggire era che il suo cliente più importante era single e giovane.
Quando inevitabilmente le caratteristiche dell’autore sarebbero diventate di dominio pubblico, se si fosse scoperto che era calvo e di mezza età, le ammiratrici ne sarebbero state deluse, e sua madre per prima, pensò con un sorriso amaro. Megan si augurava che fosse almeno presentabile... perché sarebbe stato più semplice mettere in atto il progetto.
Rimase immobile, il dito vicino al campanello, afferrata dai dubbi dell’ultimo momento per quanto era decisa a fare. La notte precedente le era parsa un’ottima idea. Nella fredda luce del giorno non ne era più tanto sicura.
Ma a mali estremi, estremi rimedi, si disse.
Cosa sarebbe potuto capitarle, al massimo?
Niente di peggio di quello a cui sarebbe andata incontro se non avesse preso delle misure drastiche. Aveva ancora impressa in mente, in modo indelebile, l’esperienza dell’ultima Pasqua. Era stato evidente per tutti, a eccezione di sua madre, che