Le grandi svolte del pensiero scientifico: Origini, storia e significato della grande rivoluzione scientifica rinascimentale - Vol. 1
Di Paolo Musso
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Le grandi svolte del pensiero scientifico - Paolo Musso
Paolo Musso
Le grandi svolte del pensiero scientifico
Origini, storia e significato della grande rivoluzione scientifica rinascimentale Vol. 1
ISBN: 9788838251245
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Indice dei contenuti
Nota introduttiva
1. Sfere dappertutto! La vera storia dell’astronomia pre-copernicana
1. L’astronomia
2. L’opinione comune
3. La leggenda della Terra piatta
4. Una genesi lunga e tormentata
5. Un risultato ambivalente
2. Copernico e la rivoluzione involontaria
1. Vita di un misantropo di successo
2. Per Aristotele e per l’eliocentrismo
3. Tutto sbagliato, tutto da rifare
4. Retico e Osiander
5. La memoria e l’oblio
3. Tycho, Keplero e l’incredibile signor Tengnagel
1. Il bello
2. Il brutto
3. Il cattivo
4. La roccia dell’eternità
4. Galileo e l’invenzione della scienza
1. Vita di un predestinato
2. Cosa ammiranda e a tutti i secoli occulta
3. Il mondo rovesciato
4. Tanto rumore per nulla
5. Un nuovo modo di usare la ragione
1. Uno straordinario avvenimento culturale
2. Le quattro regole d’oro di Galileo
3. L’essenza del metodo: non tentar l’essenza
4. Il vero significato del metodo galileiano
5. Perché la scienza è nata in Italia?
6. Prima che sorga l’alba
1. Quattro anni e poi quaranta
2. Le radici oscure
della luminosa
rivoluzione rinascimentale
3. Quod Prima Causa non posset plura munda facere
4. Un volto nella notte
7. La leggenda del secondo padre
della scienza
1. Il mito fondativo della modernità
2. Un pensatore pre-galileiano
3. Le vere origini del costruttivismo
4. Uno scienziato
che non scoprì nulla
5. Il padre della matematica moderna
6. L’ultimo aristotelico
8. L’origine della coscienza moderna
1. Galileo vs Descartes
2. Dal Cogito al meccanicismo
3. Il dogma centrale della modernità
9. Le due modernità
1. L’alba incompiuta del Rinascimento
2. La post-modernità e il relativismo
3. Al cuore del problema
4. La mania del controllo e il totalitarismo burocratico
5. Le religioni e la difesa della ragione
10. Cinquanta sfumature di Bruno
1. Una serie di deliberati falsi storici
2. Scienziato o stregone?
3. De l’infinito universo e mondi...
4. Paradossale, eppure mai condannata
5. Concludendo...
Non si può capire la scienza
(e la relazione tra la scienza e qualunque altra cosa)
se non la si riconosce e si apprezza per quello che è:
la grande avventura dei nostri tempi.
Non potete dirvi cittadini del nostro tempo
se non sentite quanto è meravigliosa
ed esaltante questa avventura.
(Richard Feynman)
Nota introduttiva
Questo e-book raccoglie in forma di libro una serie di miei articoli apparsi su Nuova Secondaria
fra il 2015 e il 2020, prima in forma più saltuaria, quindi con cadenza più regolare, tendenzialmente mensile.
L’intenzione comune, sia mia che dell’editore, è di proseguire su questa strada, sia per quanto riguarda la pubblicazione degli articoli, sia la loro raccolta in successivi e-book, coprendo tutto l’arco della scienza moderna, dalle sue origini descritte in questo primo libro, fino ai giorni nostri.
In questo lavoro non vi è, naturalmente, alcuna pretesa di completezza, per la quale occorrerebbe scrivere un’enciclopedia. Piuttosto, l’intenzione è descrivere quelle scoperte che hanno segnato, appunto, delle vere svolte
nella storia del pensiero scientifico e che hanno anche una rilevanza per la storia del pensiero umano tout court, compreso (ovviamente) quello filosofico.
Nel far ciò, ho anche cercato di sfatare tutta una serie di luoghi comuni, del tutto infondati, ma che ciononostante hanno determinato e continuano tuttora a determinare in modo erroneo la mentalità comune a proposito della natura della scienza e dei suoi rapporti con la filosofia, la religione e, più in generale, con tutto il resto della cultura umana. Cultura di cui, peraltro, anche la scienza fa parte a pieno titolo, contrariamente a quanto ritiene la maggioranza degli umanisti, commettendo esattamente lo stesso peccato di presunzione degli scientisti. Proprio la riconciliazione tra queste così diverse ma ugualmente importanti creazioni dell’ingegno umano è l’obiettivo principale di questo libro e, più in generale, di tutta la mia opera di filosofo.
I testi qui pubblicati sono in tutto fedeli agli originali, a parte minimi aggiustamenti stilistici, oltre ovviamente alla correzione di refusi ed errori e a un indispensabile aggiornamento dei dati relativi al Covid nella nota 15 del cap. 9. Inoltre, l’articolo su La leggenda del secondo padre
della scienza, pubblicato originariamente in due parti per questioni di spazio, è stato qui riunificato in un unico capitolo.
Gli articoli originali si trovano su Nuova Secondaria
n. 7, 8, 9, 10 (2015 - anno XXXII), n. 2, 3 (2015 - anno XXXIII), n. 9, 10 (2018 - anno XXXV), n. 4 (2020 - anno XXXVIII) e n. 5, 6 (2021 - anno XXXVIII).
Torino, 9 giugno 2021
1. Sfere dappertutto! La vera storia dell’astronomia pre-copernicana
Raramente gli uomini imparano
ciò che credono di sapere.
(Barbara Ward)
Iniziamo un lungo viaggio attraverso i secoli e la storia, in particolare quella della scienza, che ci porterà, attraverso la rivisitazione di alcune delle sue tappe più significative, dai suoi lontani esordi fino ai giorni nostri. Sfatare i più diffusi miti e luoghi comuni esistenti al riguardo, ristabilire la versione corretta dei fatti storici e mostrarne le reali implicazioni per la filosofia e, più in generale, per il pensiero umano costituirà il nostro scopo principale, ma questo non ci impedirà (anzi!) di andare anche alla scoperta dei protagonisti delle grandi rivoluzioni scientifiche e delle trasformazioni che esse hanno causato, prima nella nostra visione del mondo e poi anche nel nostro concreto rapportarci ad esso, che oggi è ormai pressoché interamente mediato dalla tecnologia.
Così facendo, ci imbatteremo spesso in fatti e vicende sorprendenti, talora sconcertanti e molte volte anche divertenti. Non si tratterà però di un’aneddotica fine a sé stessa o, al massimo, finalizzata a rendere più piacevole la lettura. Anche attraverso la scoperta di tali suoi aspetti insospettati arriveremo infatti finalmente a vedere la scienza per ciò che realmente essa è: non una sequela di aride formule e incomprensibili teorie, bensì «la grande avventura dei nostri tempi» (Richard Feynman). Un’avventura che, per esser realmente tale, non può che essere anche profondamente umana.
1. L’astronomia
Partiamo dunque per il nostro viaggio nel tempo. La prima domanda che ci si pone è: da dove inizieremo? Nel nostro caso la risposta più scontata è probabilmente anche la migliore: dall’inizio, ovviamente. Ovvero da quella che, per ragioni facilmente comprensibili, è sempre stata, in tutte le culture, la prima scienza a svilupparsi: l’astronomia [1] .
Noi oggi a causa dell’inquinamento luminoso, figlio di quella stessa scienza che proprio dal suo studio è nata, abbiamo quasi completamente perso non solo l’esperienza, ma addirittura la cognizione di quale incomparabile spettacolo rappresenti il cielo stellato, trovandoci così nella paradossale situazione di essere la generazione che ha la miglior conoscenza teorica, ma la peggior esperienza personale del cosmo in cui viviamo. Gli antichi invece ne sapevano certamente molto meno di noi, ma in compenso le stelle e i pianeti erano parte integrante della loro vita: il loro sorgere e tramontare scandiva le stagioni dell’anno e indicava i momenti propizi per l’aratura, la semina, il raccolto e le altre attività agricole, la loro posizione nel cielo gli permetteva di orientarsi quando si trovavano in viaggio, la loro disposizione gli rammentava continuamente i principali miti delle loro religioni e i loro reciproci movimenti costituivano la base per tentare di prevedere il destino che li attendeva. Erano insomma una presenza amica e rassicurante, con la loro apparentemente immutabile perfezione, così diversa dalle loro vite, molto più caotiche, difficili e pericolose delle nostre. E tanto grandi erano sia la loro importanza pratica che il loro fascino arcano, che a forza di studiarle essi erano giunti a conoscerne ogni minimo particolare, con una precisione che spesso ci lascia sbalorditi.
Ciononostante, per diversi millenni nessuno riuscì a capire come funzionasse davvero quel meraviglioso meccanismo, che per quanto nel suo insieme apparisse abbastanza semplice, se esaminato da vicino presentava invece alcuni fastidiosi dettagli estremamente difficili da spiegare. Per questo (e non per le ragioni che vengono generalmente addotte) quando un sistema astronomico apparentemente funzionante venne finalmente costruito ebbe un tale successo che divenne molto difficile abbandonarlo, come ora vedremo.
[1] Si potrebbe obiettare che prima ancora è venuta la medicina. Questa, tuttavia, è stata fino a pochissimo tempo fa (e in parte è tuttora, anche se si è sempre meno disposti ad ammetterlo) essenzialmente una forma di arte empirica, in cui si capiva (quando ci si riusciva) attraverso l’esperienza cosa faceva bene in determinate circostanze, senza però sapere esattamente perché. Un discorso analogo vale anche per l’agricoltura, che comunque è nata sicuramente dopo e non in tutte le civiltà, ma solo in quelle stanziali. Invece i vari modelli astronomici sviluppati presso le antiche civiltà, per quanto ancora imperfetti, permettevano in genere di fare previsioni affidabili almeno quanto bastava per tutte le esigenze pratiche e spesso anche di più, raggiungendo in certi casi (tra cui, come vedremo, anche quello del tanto vituperato modello tolemaico) livelli di precisione veramente sorprendenti.
2. L’opinione comune
Tutti in genere ritengono di sapere come fosse fatto il mondo secondo gli astronomi vissuti prima della grande rivoluzione scientifica rinascimentale, inaugurata da Copernico, Keplero e Galileo [1] . A grandi linee, esso viene in genere descritto come segue.
Dall’antica Grecia fino al Rinascimento il modello cosmologico unanimemente accettato era stato quello aristotelico-tolemaico, ispirato alla filosofia di Aristotele (384-322 a.C.) e posto in termini matematici rigorosi dall’astronomo alessandrino Claudio Tolomeo (85-165). La Terra si trovava al centro dell’universo, in omaggio all’antropocentrismo tipico della cultura greca, in seguito ulteriormente rafforzato dal cristianesimo. Intorno ad essa ruotavano nove sfere concentriche in cui erano incastonati i corpi celesti nel seguente ordine, dal basso verso l’alto: Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove, Saturno, Stelle Fisse e Primo Mobile [2]. Siccome però in questo modo il modello sarebbe risultato troppo impreciso, i pianeti in realtà erano inseriti in altre sfere più piccole, dette epicicli, a loro volta incastonate in quelle principali, in modo che il moto combinato di entrambe approssimasse meglio quello reale. Anche così tuttavia il sistema risultava molto impreciso, oltre che innaturalmente contorto e arzigogolato, e solo un insieme di credenze a metà strada tra il mito e la superstizione aveva potuto giustificare la sua accettazione.
Tali credenze erano essenzialmente quelle espresse nella Fisica di Aristotele, secondo la quale i corpi del mondo sublunare (costituito da tutto ciò che si trovava appunto al di sotto della sfera della Luna, ovvero la Terra, la sua atmosfera e lo spazio immediatamente circostante) erano formati da differenti combinazioni di 4 soli elementi fondamentali: terra, acqua, aria e fuoco, i primi due dei quali erano ritenuti intrinsecamente pesanti
(il primo più del secondo) e gli altri due intrinsecamente leggeri
(il secondo più del primo), mentre per i corpi composti dipendeva da quale elemento era in essi prevalente. La pesantezza
o la leggerezza
di un corpo era dunque una proprietà assoluta, che dipendeva dalla sua forma sostanziale
, il principio metafisico da cui derivavano tutte le proprietà di una cosa [3]. In virtù di tale forma, i corpi pesanti tendevano spontaneamente a scendere e quelli leggeri a salire, con una velocità proporzionale al peso o, rispettivamente, alla leggerezza, fino a raggiungere il proprio luogo naturale
, che per i corpi pesanti era la Terra, mentre per quelli leggeri era il cielo, dove si fermavano. Era questo il moto naturale
, che non richiedeva per la sua spiegazione nessuna causa esterna. Tutti gli altri moti richiedevano invece l’applicazione costante di una forza che contrastasse la tendenza del corpo a muoversi verso il suo luogo naturale (o a restarvi, se già vi si trovava) ed erano per questo detti moti violenti
[4]. Tutti questi moti erano rettilinei e per questo il mondo sublunare aveva come suo simbolo il rettangolo. Questo spiega anche perché la Terra doveva stare per forza al centro dell’universo ed essere immobile: essendo infatti (per definizione) il corpo più pesante di tutti, doveva stare nel punto più basso, che era appunto il centro del sistema, da cui non poteva muoversi né spontaneamente, dal momento che si trovava già nel suo luogo naturale
, né di moto violento, giacché, date le sue dimensioni, non si vedeva quale forza potesse mai smuoverla di lì.
Al contrario, il moto delle sfere celesti, poiché in apparenza era eterno, non poteva essere spiegato in questo modo. A ciò provvedeva non più la fisica, ma la metafisica, per la quale, essendo tali sfere gli oggetti più perfetti, si dovevano muovere di moto circolare uniforme, perché questo era tra tutti quello più simile all’immobilità di Dio, il celeberrimo motore immobile
di Aristotele e di Dante Alighieri (1265-1321), «che move il sole e l’altre stelle» senza muoversi esso stesso, in quanto tutta la natura desidera imitarlo il più possibile, a cominciare ovviamente dalle sue parti più nobili, appunto i cieli. Per la stessa ragione, sia le sfere celesti che i corpi in esse incastonati erano composti da un elemento diverso e più perfetto di quelli che formavano i corpi del mondo sublunare: la famosa quintessenza
o etere
, che essendo assolutamente liscio e non causando quindi alcun attrito permetteva un movimento perfettamente regolare e senza fine.
Questa visione è certamente corretta nelle sue linee generali, ma presenta tutta una serie di imprecisioni e inesattezze che alla lunga rischiano di generare fraintendimenti ed errori