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La segreta causa
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E-book255 pagine

La segreta causa

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Info su questo ebook

Dopo Morte a domicilio e Il dubbio, ecco la terza indagine del commissario Mariani e di sua moglie Francesca.
Una scrittrice genovese, Luisa Lercari, viene uccisa in un box poco lontano dal porticciolo turistico di Lavagna. La sera precedente il delitto, la vittima ha presentato il suo ultimo giallo proprio nella cittadina ligure, in un gazebo sulla passeggiata a mare.
Al culmine di una torrida ed estenuante estate si dipana fra Genova e Lavagna la terza indagine del commissario Mariani, istintivo e tenace. Non è un suo caso, ma su insistenza della madre, appassionata lettrice della Lercari, comincia, in modo discontinuo, ad indagare, sollecitato anche dalla moglie incinta.
Un caso di auto rubate e un nuovo omicidio costringono Mariani a muoversi fra Genova e Lavagna, mentre a fatica riesce a distogliersi dal pensiero fisso che si porta dentro da mesi: è davvero lui il padre del bambino che deve nascere?

Maria Masella è nata a Genova. Ha partecipato varie volte al Mystfest di Cattolica ed è stata premiata in due edizioni (1987 e 1988). Ha pubblicato una raccolta di racconti – Non son chi fui – con Solfanelli e un’altra – Trappole – con la Clessidra. Sempre con la Clessidra è uscito nel 1999 il romanzo poliziesco Per sapere la verità. La Giuria del XXVIII Premio “Gran Giallo Città di Cattolica” (edizione 2001) ha segnalato un suo racconto La parabola dei ciechi, inserito successivamente nell’antologia Liguria in giallo e nero (Fratelli Frilli Editori, 2006). Ha scritto articoli e racconti sulla rivista “Marea”. Per Fratelli Frilli Editori ha pubblicato Morte a domicilio (2002), Il dubbio (2004), La segreta causa (2005), Il cartomante di via Venti (2005), Giorni contati (2006), Mariani. Il caso cuorenero (2006), Io so. L’enigma di Mariani (2007), Primo (2008), Ultima chiamata per Mariani (2009), Mariani e il caso irrisolto (2010), Recita per Mariani (2011), Per sapere la verità (2012), Celtique (2012, terzo classificato al Premio Azzeccagarbugli 2013), Mariani allo specchio (2013), Mariani e le mezze verità (2014), Mariani e le porte chiuse (2015), Testimone. Sette indagini per Antonio Mariani (2016), Mariani e il peso della colpa (2016), Mariani e la cagna (2017), Mariani e le parole taciute (2018), Nessun ricordo muore (2017) Vittime e delitti (2018) e Le porte della notte (2019) questi ultimi tre con protagonista la coppia Teresa Maritano e Marco Ardini. All’inizio del 2019 ha scritto con Rocco Ballacchino “MATEMATICHE CERTEZZE” ottenendo il consenso dei lettori per l’originale trovata di dar vita a un’indagine portata avanti dai due commissari di polizia Mariani e Crema. Per Corbaccio ha pubblicato Belle sceme! (2009). Per Rizzoli, nella collana youfeel, sono usciti Il cliente (2014), La preda (2014) e Il tesoro del melograno (2016). Morte a domicilio e Il dubbio sono stati pubblicati in Germania dalla Goldmann. Nel 2015 le è stato conferito il premio “La Vie en Rose”. 2018, terza classificata alla prima edizione del Premio EWWA.
LinguaItaliano
Data di uscita8 giu 2012
ISBN9788875637309
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    Anteprima del libro

    La segreta causa - Masella Maria

    CAPITOLO 1

    Martedì

    Riemergo.

    Il calore e l’umidità sono un muro denso. Rumore. Acido in bocca. Rumore. Luce che picchia dentro.

    Rumore. Il telefono. Tendo una mano per farlo smettere. Comunque.

    – Nino… Stai bene? Ti ho svegliato?

    Mia madre, solo lei mi chiama Nino. Da quante notti non dormo e lei mi sveglia!

    – Ciao, ma’. Cosa c’è?

    – Sai, l’hanno detto alla radio e c’è anche sul giornale. Mi sono stupita che tu non mi avessi chiamato.

    Mi metto seduto. Dio, dio… L’estate più calda a memoria d’uomo, da secoli non dormo e mia madre mi telefona e gioca alla Sibilla! – Ma’, lo sai che non sento la radio e non ho tempo per i giornali.

    – Pensavo che come commissario di polizia tu fossi informato sui delitti.

    Non di tutti, grazie a dio!

    – Quelli della mia zona, ma’. Perché?

    E la notizia esplode finalmente:

    – L’hanno trovata morta. Proprio qui, a Lavagna.

    – Chi hanno trovato morta, ma’?

    – Lercari. Luisa Lercari.

    Per me è una sconosciuta, non capisco perché mia madre sia così eccitata. Non è una che si ecciti per poco. O si spaventi.

    – La scrittrice di gialli.

    Capisco che dovrei capire, ma inutilmente annaspo in cerca della chiave dell’enigma; come quando a scuola i suggerimenti lasciano il tempo che trovano.

    Mia madre incalza:

    – Quella che ha fatto la presentazione del suo libro nel gazebo sul lungomare.

    Ora ricordo. Sabato sera e ora è martedì. Ero andato a trovare mia madre e lei aveva deciso di andare a sentire la presentazione di un libro giallo. Avevo accompagnato lei e la sua amica Enrica, ma avevo dormito tutto il tempo.

    – Te la ricordi?

    – Sì, abbastanza.

    – Era stato così interessante, soprattutto quando ha raccontato come trova gli spunti per le sue storie.

    Sarà che io in mezzo ai delitti ci vivo, ma non stravedo per quelli inventati. La realtà è spesso più incredibile delle sfrenate fantasie degli scrittori.

    – Ci sei? – È ancora mia madre. Me la vedo: capelli corti, fra il grigio ferro e il bianco, protesa in avanti come per vedermi meglio. Forse fuma o forse no, non ricordo se è in periodo astinenza oppure no.

    – Ci sono, ma’ – ma vorrei non esserci, essere ancora nel mio limbo, oscurità silenzio frescura – ha avuto un incidente? – Tento, ma so già cosa mi dirà.

    – L’hanno uccisa... – pausa, forse aspetta un mio commento che mi guardo bene dall’arrischiare – Pensi che dovremmo andare dai carabinieri a dire quello che sappiamo?

    Mia madre ha molto sviluppato il senso civico, ma non mi sembra il caso… – Sai qualcosa di particolare?

    – Quello che sanno tutti. Anche tu c’eri e lo sai benissimo. Anzi, una tua collaborazione sarebbe doverosa.

    – Ma’… Non ricordo una parola.

    – Se tu non avessi dormito per tutto il tempo.

    – Ma’!

    – Troppe volte ti ho visto dormire di nascosto per nutrire illusioni.

    Vero: sono uno dei pochi commissari che, da ragazzo, ha dormito a quasi tutti i dibattiti delle settembrate, poi dette feste dell’Unità, infine… non me lo ricordo.

    – Non c’eravamo solo noi, ma’.

    – No. Gente ce n’era, anche parecchio viavai. Ma se tu fossi stato sveglio, con la tua esperienza, forse avresti potuto scoprire qualcosa. Aspetta... – capisco che ha allontanato il cellulare e sta parlottando con qualcuno. Poi: – Parlavo con Enrica. Secondo lei dobbiamo andare dai carabinieri a dire che c’eravamo e se possiamo essere utili.

    Venissero da me, mi farei una risata. Può essere che i carabinieri di una cittadina di villeggiatura siano più tolleranti o dotati di un sense of humor meno spiccato. O addestrati a trattare con signore attempate innamorate di Derrick e simili.

    – Potete provare.

    – Enrica dice che dovremmo dire che io sono la madre di un commissario di polizia di Genova.

    – Non so che differenza possa fare. Siete due cittadine che vogliono fare il proprio dovere – replico deciso. Qualsiasi cosa ma che non mi mettano in mezzo: ho abbastanza rogne di mio.

    – Ha paura che non ci prendano sul serio. Sai di matte e mitomani ce ne sono tante. Noi saremo anche vecchie ma siamo lucide.

    Vero. Basta vederle giocare a canasta, attente come se si giocassero la vita, a fine mano si ricordano gli scarti per filo e per segno. A volte parlano di una partita della settimana prima come se fosse ancora in corso. Se ci fosse qualcosa da ricordare sarebbero testimoni da manuale. Se ci fosse qualcosa da ricordare: ma non c’è.

    Non è un caso che mi riguardi.

    – Senti, ma’, fate quello che vi sembra giusto, ma’… Però non so come possiate aiutare le indagini.

    Sbuffa e poi chiarisce:

    – Indagini. È la giustizia che mi interessa.

    Vecchio discorso. La novità è che mia madre mi chieda consiglio, non l’ha mai fatto.

    – Hai notato qualcosa di strano? Qualcosa che può essere utile? – Spero che mi risponda di no.

    – Sai quando ha raccontato come le vengono le storie, che prende spunto da storie vere.

    – E allora?

    – Dai, Nino, svegliati! Non scrive mica romanzi rosa! Scrive gialli e di cosa vuoi che parli se non di delitti.

    Continuo a non capire dove vuole arrivare, forse perché ho caldo e sonno e voglia di un caffè. E di pace.

    – Ha detto che stava lavorando ad un giallo nuovo, una storia diversa dalle solite. Un giro di droga.

    Storia diversa dalle solite: giro di droga. Ormai non c’è giallo senza un giro di droga. Da ridere!

    – Cosa ti fa pensare che sia importante?

    – Sai… E se l’ha sentita qualcuno che non doveva?

    Dio, mi vedo la scena: un boss della droga in pensione a Lavagna, per passare un’oretta, va a sentire, sul lungomare, la presentazione di un nuovo giallo di un’autrice pressoché sconosciuta.

    – Cosa ne pensi?

    – Senti, ma’, mi sembra improbabile. Aspettate qualche giorno e poi, se mai, ci si sente.

    – Non vorrei mancare ai miei doveri di cittadina – replica mia madre – Enrica la pensa come me.

    Hanno tutte e due una voglia matta di qualcosa di eccitante.

    – Senti, ma’, faccio qualche telefonata per sondare il terreno e poi ti richiamo.

    La sento parlare con l’amica e poi mi risponde che va bene:

    – Ma smettila di cominciare sempre con Senti, ma’ – mi saluta e riattacca.

    Guardo l’ora: le nove. Avevo la mattina libera e potevo dormire fino a mezzogiorno, con le finestre chiuse e il condizionatore al massimo. Ma la telefonata mi ha riportato fra i vivi.

    Vado in cucina e preparo la moka, la metto sul fuoco e mentre aspetto che filtri chiamo in questura e chiedo a Iachino che mi procuri tutte le informazioni possibili sulla morte di Lercari Luisa.

    – Li ha letti? – È la replica di Iachino.

    – Cosa? – Datemi una frase compiuta, ma ormai parliamo e pensiamo per frammenti.

    – I suoi gialli, commissario.

    – No, no, certo. Ma volevo saperne qualcosa di più.

    Silenzio e poi il commento:

    – L’hanno uccisa, l’ho letto sul giornale.

    – Ecco, appunto, vorrei le copie dei giornali che ne parlano.

    – L’hanno uccisa a Lavagna – non aggiunge che mia madre è a Lavagna. E che c’ero anch’io. Lui sa che io so che lui sa.

    – Non è una ricerca ufficiale.

    È come se gli vedessi alzare le spalle in un gesto noncurante:

    – Me ne occupo subito. Comunque.

    O l’ho contagiato o mi sta ridendo addosso. Riattacco.

    Le bandiere di piazzale delle Americhe pendono come stracci bagnati abbandonati da chissà chi in quello slargo inutile; ci sarebbe uscito un posteggio! Viale Brigate Partigiane è percorso da rari passanti attoniti, alle mie spalle una voce di donna bionica annuncia treni, binari e ritardi e penetra anche attraverso i finestrini chiusi; di fronte il mare è sfocato per la calura.

    Anche in questura non c’è un filo d’aria e hanno tutti l’aria sconvolta; tutti ma non Iachino. È giovane.

    Mi indica una pila di carta ammosciata sulla scrivania:

    – I giornali che ne parlano.

    Scorro velocemente gli articoli dei vari quotidiani: dicono tutti le stesse cose.

    Lercari Luisa: anni 45, nata a Genova, nubile. Insegnante.

    Risulta arrivata in albergo a Lavagna verso le 17 di sabato, alle 21 era sul lungomare sotto gli occhi di tutti, anche di mia madre e della sua amica, mentre io dormivo; rimasta sul lungomare fino alle 23 e 30 circa. Lascia l’organizzatore dicendo che ritorna in albergo.

    Da allora non si è fatto più avanti nessuno dicendo di averla vista viva. Trovata morta lunedì mattina in un posteggio coperto poco lontano dall’albergo e dal porticciolo turistico.

    Uno come me, del mestiere, capisce che hanno infiorettato un comunicato ufficiale e che là, a Lavagna, sono tutti ben abbottonati.

    Un delitto in piena stagione turistica non è una bella cosa. In più era un’ospite e di un certo riguardo: Lercari Luisa non sarà stata una celebrità, ma insomma… Da vent’anni mia madre trascorre il mese di luglio a Lavagna e conosco il posto abbastanza bene. I lavori per il porticciolo turistico li ho visti iniziare… L’albergo? Non dicono quale.

    Il gazebo dove è stata fatta la presentazione non è lontano dal porticciolo turistico, probabilmente la Lercari ha cercato un albergo in zona.

    Sento tossicchiare, alzo gli occhi. È Iachino con dei fogli in mano.

    – Cosa c’è?

    – Ecco, le notizie sui giornali mi sembravano un po’ scarse e così mi sono messo in moto. Conosco uno a Lavagna, mi sono fatto mandare un po’ di informazioni... – pausa – comunque se scopriamo qualcosa dobbiamo avvertirli.

    Messaggio chiaro: il merito deve essere loro. Annuisco e prendo i fogli che mi sta porgendo, ma non li leggo.

    – Io ne ho letto uno.

    Iachino è rimasto in piedi vicino alla mia scrivania. Gli faccio segno di sedersi.

    – Mi piacciono i gialli, mi rilassano – lo dice a bassa voce, come per scusarsi – quello l’ho comprato alla stazione. Non è una meraviglia ma non è male. Se vuole glielo presto.

    Alzo una mano in segno di resa:

    – Non penso che sia necessario. Da chi hai avuto il materiale?

    – Gioco a pallone e due volte l’anno facciamo questurini contro caramba, per beneficenza – annuisco – si fa amicizia. Uno era di qui, ma l’anno scorso l’hanno destinato a Lavagna.

    – Si occupa del caso?

    – No, è bravo con i computer, gli danno tutti i lavori d’ufficio. Anche per questo abbiamo fatto amicizia e ci teniamo in contatto, per tenerci aggiornati sulle ultime novità.

    – Tu che lo conosci, pensi che ti abbia detto tutto quello che sa?

    Iachino alza le spalle:

    – E chi lo sa? E come si fa a sapere quello che sarà utile? Nei giornali non c’è il nome dell’albergo dove alloggiava, nessuno vuole rischiare una denuncia per pubblicità negativa. Nel fax del mio amico c’è.

    – Arma del delitto?

    – Arma da taglio non identificata. Pugnalata al ventre. L’arma non è stata trovata vicino al corpo.

    – Segni di colluttazione, di violenza?

    – Il mio amico non ne parla.

    Non vuol dire nulla, possono esserci e lui aver deciso di non farlo sapere.

    – A quando risale il decesso?

    – Il medico legale propende per la notte fra domenica e lunedì. Il corpo è stato trovato lunedì mattina.

    L’assassino può essere chiunque, anch’io. Ero a Lavagna, non ricordo che cosa ho fatto: in un raptus posso aver ucciso.

    – La sua vita privata?

    – Il mio amico non mi ha detto niente.

    Forse non c’è niente da sapere, forse c’è da sapere e nessuno l’ha scoperto. Forse l’hanno scoperto e non lo dicono. Cosa me ne importa? Niente.

    Ringrazio Iachino e mi occupo dei miei casi soliti.

    Smonto alle otto. Il sole è ancora alto. Il percorso fino a casa è tutto assolato, anche se ho evitato corso Italia e la strada a mare.

    La mia casa deserta somiglia ad una fornace, uscendo ho dimenticato di abbassare le avvolgibili e il sole ha preso possesso dei vani vuoti.

    Metterò una pizza nel microonde, ma prima mi farò una doccia. Sto cominciando a sciacquarmi quando suona il telefono: ho dimenticato di portarmi il cordless in bagno e devo andare fino in cucina.

    – Mariani.

    – Antonio…

    Mia moglie e mi salta il cuore in gola. Non è una maniaca del telefono, chiama solo se ha qualcosa da dire e da qualche tempo sono della razza nessuna nuova, buona nuova Manu, che non sia successo qualcosa a nostra figlia! Fin quando mi porterò appresso questo incubo?

    – Manu…

    – Sta giocando. Ma cosa c’entra?

    – Non chiami mai.

    – È stata uccisa una scrittrice di gialli a Lavagna, ho sentito tua madre domenica sera e mi ha detto che sabato siete andati alla presentazione di un suo libro.

    – Ho dormito quasi sempre. Ci credi se ti dico che non ricordo neppure la sua faccia? E poi non so a cosa possa servire.

    La sento parlare con Manu e poi mi dice che Manu mi saluta.

    – Perché non me la passi?

    – Sta giocando e non si può interrompere... – una pausa e ritorna al discorso iniziale – Sei sempre stato tu a dire che in qualsiasi indagine si deve sempre partire dalla vittima. Pensavo che averla conosciuta potesse aiutarti.

    – Non è una mia indagine.

    – Però, fossi in te, i suoi libri li leggerei.

    – Meritano? – Domanda scema: mia moglie non è di gusti facili. Meritassero li avrei visti in casa.

    – Possono aiutarti a capire che tipo è. Che tipo era – si corregge.

    – Non è una mia indagine, mi bastano quelle che ho. Manu come sta? – Cerco di deviare.

    – Bene, come vuoi che stia? Sta giocando con Claretta.

    La mia vita famigliare è affetta da strabismo: mia madre, e sono figlio unico, passa un mese a Lavagna, Riviera di Levante, con Enrica, amica da una vita, mentre mia moglie e mia figlia Manu sono a Finale, Riviera di Ponente. Io sono a Genova e oscillo fra i due poli.

    – Tu come stai? –Tento, anche se è il tipo di domanda che non sopporta.

    – Bene. Sono solo incinta, non è una malattia.

    Vorrei dirle che è un’estate torrida e pensare a lei con il pancione… Non apprezzerebbe: una gravidanza non è una malattia.

    – Ora devo andare, Manu mi chiama – e riattacca.

    La gravidanza non l’ha cambiata, ha cambiato me, rendendomi apprensivo ed incerto.

    E poi è grossa per i mesi che è, per Manu non la ricordo così…

    Ritorno sotto la doccia, il getto gelato colpendo la mia pelle sfrigola di vapore. Resto lì ad occhi chiusi sperando nell’impossibile: che l’acqua scorrendo porti via non solo il caldo ma anche il dubbio che mi porto dietro da mesi; facendo conti sulle dita come uno scemo.

    Sono davanti alla pizza e mi sto versando un bicchiere di bianco secco gelato quando squilla il telefono.

    – Mariani.

    – Sono io – è ancora mia moglie – volevo dirti una cosa, ma prima mi sono dimenticata. Sabato sera ha fatto la presentazione, l’hanno trovata morta lunedì mattina…

    – E allora?

    – Era morta da tanto?

    Curiosità legittima: ma non posso dirle quello che so. Infatti lei non aspetta risposta e continua:

    – Non dicono dove l’hanno trovata. Se era morta da tanto doveva essere un posto appartato, se l’avevano uccisa da poco, cosa aveva fatto nel frattempo?

    – Non è un mio caso, Francesca.

    – Uffa, Antonio. È solo curiosità. E poi c’eri.

    – Fai conto che non ci fossi. Dormivo.

    La sento sbuffare e poi:

    – Tua madre e la sua amica non dormivano di certo e hanno una memoria di ferro.

    – Non è un mio caso, Francesca.

    – L’hai già detto, Anto! Non sono sorda. Era solo curiosità – riattacca.

    La pizza è diventata ancora meno attraente, il vino non è più gelato. La curiosità di mia moglie! Alla normale curiosità femminile si aggiunge quella professionale: è un ingegnere informatico, elemento prezioso di una società che si occupa di monitoraggio e valutazione dati, qualsiasi problema è una sfida.

    È in ferie da due settimane con nostra figlia e deve essere in crisi d’astinenza. O forse cerca di fare il pieno di problemi in previsione di quei due o tre mesi di pausa per la fine della gravidanza…

    Anche se ha attrezzato lo studio di casa per lavorare ugualmente.

    Butto la pizza ormai sfatta e rimetto il vino in frigo. Forse fuori farà meno caldo, ormai è buio. Potrei arrivare fino al mare e prendermi un gelato. È una prospettiva più allettante che restare lì ad inseguire un sonno che non arriva.

    Nonostante la siccità, quel po’ di verde rimasto vivo dà un senso di frescura o forse è solo un’illusione. Il mare è una tavola appena increspata. Trovare un posto nella gelateria è un’impresa: coppie e famigliole. Mi manca Francesca, mi manca Manu, mi mancano tutte e due, ma mi impongo di restare in paziente attesa che si liberi un posto all’aperto.

    Mentre sto distruggendo una costruzione gigante sento una voce di donna giovane:

    – Posso?

    Alzo gli occhi. Avrà non più di venticinque anni. Maglietta che lascia la pancia nuda e per il resto è come quella della Peroni. Mi sta sorridendo

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