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Un errore fatale (eLit)
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E-book293 pagine4 ore

Un errore fatale (eLit)

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Info su questo ebook

Un nuovo intrigante caso per l’agente Loveday e il dottor Ryder 

Estate 1960, Oxford 

Mentre il sole splende su Oxford, in un giorno di festeggiamenti, una tragedia squarcia la serenità quando uno studente universitario viene trovato galleggiante sul fiume, morto. L'agente Trudy Loveday si ritrova di nuovo in coppia con il coroner Clement Ryder per indagare e presto diventa chiaro che questo caso non sarà facile. I testimoni si rifiutano di dare risposte dirette, ogni nuova pista manda Loveday e Ryder in una direzione diversa e le storie di altri giovani scomparsi aggiungono ulteriore mistero all'indagine. Una cosa è certa, devono tenere gli occhi bene aperti sullo studente più popolare dell’università…

LinguaItaliano
Data di uscita1 set 2022
ISBN9788830532410
Un errore fatale (eLit)

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    Anteprima del libro

    Un errore fatale (eLit) - Faith Martin

    1

    Oxford, estate 1960

    Jimmy Roper si bloccò perché Tyke, il suo meticcio bianco e nero, anzianotto ma ancora curioso, aveva alzato la zampa contro il muretto che si affacciava su Port Meadow. Era una bella mattinata di metà giugno e il sole splendeva in cielo, tanto intenso da fargli sospettare che la temperatura si sarebbe impennata per mezzogiorno.

    In un giornata così non si sarebbe mai pensato che potesse succedere qualcosa di brutto.

    Ormai il paese di Wolvercote era quasi completamente alle sue spalle, ma dalla finestra aperta di una casa arrivavano le note dell'ultimo successo pop per cui andavano pazzi tutti i giovani, trasmesso alla radio. Un DJ ebbe la premura d'informarlo che ascoltava la hit di aprile degli Everly Brothers, Cathy's Clown.

    Avvicinandosi alla vasta pianura di Port Meadow, si fermò per contemplare il bel panorama delle leggendarie guglie sognanti di Oxford. Davanti a lui, il fiume si snodava placido in mezzo al prato, dove non risplendeva già quasi più il dorato tripudio primaverile dei ranuncoli. Tyke gironzolava annusando contento in mezzo ai cardi.

    Quando fu quasi giunto alla riva del fiume, Jimmy notò due uomini che si erano sistemati per una bella giornata di pesca. Uno era seduto in cima all'argine con le gambe che penzolavano fuori e aveva un vecchio cappello floscio a tesa larga, inghirlandato di variopinte mosche da pesca. Il cappellaccio serviva non solo per non fargli picchiare il sole in testa, ma sicuramente anche per impedire ai raggi intensi riflessi dall'acqua di abbagliarlo. L'uomo era a capo chino, con gli occhi fissi sul galleggiante. Dopo qualche istante lo individuò anche Jimmy: un puntolino rosso che seguiva lento la corrente.

    Anche l'altro pescatore aveva il cappello in testa e, per ulteriore precauzione, portava un paio di grossi occhiali da sole. Aveva preferito sedersi più vicino all'acqua, in un punto in cui l'argine piuttosto ripido aveva ceduto e i precedenti occupanti, una mandria di mucche frisone, avevano scavato con gli zoccoli un sentiero per scendere alla riva a bere. Però l'uomo sembrava più intento a sonnecchiare che a guardare il suo galleggiante, perché Jimmy si accorse che gli aveva permesso di impigliarsi in mezzo alle erbe palustri.

    Per educazione augurò a entrambi il buongiorno sottovoce e proseguì cercando di non far rumore con i passi per non disturbare i pesci.

    Non era arrivato molto più avanti, seguendo distrattamente il corso del fiume controcorrente, quando si rese conto di un certo vocio, come quello di un branco di giovani scalmanati a una festa, del tutto fuori luogo in quel sereno e quieto ambiente campestre.

    Appena superata un'ansa del fiume, notò all'improvviso una folla allegra radunata sugli argini davanti a lui; gli bastò un'occhiata per capire che erano studenti, intenti a festeggiare la fine degli esami.

    Alcune delle ragazze del gruppo – Jimmy valutò che in tutto fossero almeno una ventina di giovani – avevano già steso sull'erba dei colorati asciugamani da mare a righe e stavano tirando fuori l'occorrente per un picnic. Erano appena le undici, e Jimmy si chiese se le cibarie fossero per una tarda colazione o un pranzo molto anticipato. Però, a ben pensarci, per quei ragazzotti vivaci non faceva poi molta differenza. Vide che avevano a disposizione prevalentemente fragole, scatole di cioccolatini, frutta e bottiglie di vino.

    Un menù che per alcuni poteva essere allettante, pensò con un pizzico d'invidia.

    Era evidente che nella mente di quei giovani spensierati non potevano passare pensieri cupi. Erano lì a godersi la loro giovane età, la bella giornata di sole, e le delizie di una festa all'aperto. Per loro la morte era un concetto astruso, di cui non avrebbero dovuto curarsi ancora per molti decenni.

    E poi, in una giornata tanto stupenda, che cosa mai poteva succedere?

    Una ragazza con una folta chioma biondo platino diede dei colpetti accanto a sé sull'asciugamano, a invitare un giovanotto che sembrava a stento maggiorenne e che si affrettò a raggiungerla.

    Jimmy era certo che i pescatori più a valle non sarebbero stati affatto contenti di tutti quegli schiamazzi. Di sicuro nessun luccio, cavedano, leucisco, rutilo o persico degno di rispetto nel raggio di quattrocento metri sarebbe rimasto a sopportare quel baccano. Tutti i pesci dovevano essere schizzati via, in cerca di acque più quiete!

    Un paio di giovanotti si stavano spogliando in fretta per rimanere in costume, con il chiaro intento di rinfrescarsi in acqua.

    Jimmy proseguì nel suo lento vagare, e sorrise quando una ragazza – peraltro piuttosto graziosa – strillò perché un amico si era riempito le mani a coppa di acqua e l'aveva gettata sull'argine per schizzarla. Tuttavia, passando davanti al gruppo, notò un tizio alto e lentigginoso, con un cespo di capelli di un rosso fiammante, che si teneva leggermente discosto, al limitare del raduno e osservava gli altri con un'espressione di disprezzo stampata sul volto. Un'altra particolarità che lo faceva sembrare fuori posto nel contesto era il fatto che sembrava sui venticinque, e quindi di qualche anno più grande dei normali studenti.

    Jimmy era troppo concentrato a raggiungere l'ombra degli alberi poco oltre per fermarsi a badare a quello che facevano i ragazzi. Però, continuando a camminare, vide all'improvviso davanti a sé una moltitudine di teste senza corpo che galleggiavano in mezzo al fiume. Per un attimo si bloccò, stupito, ma poi, quando si avvicinò, si rese conto che erano altri festaioli che arrivavano a bordo di due grossi barchini spinti da una pertica.

    Alquanto allarmato ma anche divertito, notò che i barchini sembravano piuttosto sovraccarichi e con il bordo delle fiancate molto basso a pelo d'acqua. Di sicuro non avrebbero dovuto esserci così tante persone stipate su ogni imbarcazione!, pensò. Per giunta i due ragazzi che impugnavano le pertiche, in piedi sulla piattaforma posteriore, sembravano alquanto alticci!

    Mentre osservava la scena, il ragazzo che brandiva la pertica sul primo barchino gridò qualcosa a uno dei passeggeri, che era stravaccato pericolosamente vicino all'acqua. In risposta alla sua richiesta, il giovanotto snello, con un abbigliamento informale composto da pantaloni candidi come la camicia, e i capelli tanto chiari da essere quasi bianchi, obbedì e infilò la mano sotto, per tirare fuori quella che sembrava una bottiglia aperta di champagne e la consegnò all'amico.

    Il ragazzo la prese con un'esclamazione di trionfo e smise con disinvoltura di spingere per attaccarsi alla bottiglia e tracannare una lunga sorsata. Indietreggiò di un passo barcollando, e sarebbe finito quasi di sicuro nel fiume se qualcun altro non avesse steso la mano di colpo, appena in tempo per agguantargli la gamba dei pantaloni e tirarlo per farlo rimettere dritto.

    Naturalmente quel siparietto provocò un certo clamore di commenti e bonarie prese in giro da parte degli altri, e Jimmy scosse la testa, non sapendo se ridere con indulgenza di quelle ragazzate o indignarsi chiedendosi fino a che punto si sarebbe arrivati continuando a comportarsi così.

    Finalmente raggiunse l'agognata ombra di un filare di alberi che bordava la strada e si sedette sul tronco di un vecchio arbusto. Tyke, contento di riposare le vecchie ossa, emise un sommesso grugnito soddisfatto stendendosi ai piedi del padrone sull'erba fresca.

    Se qualche esemplare a quattro zampe aveva effettivamente un sesto senso canino che gli permetteva di fiutare un pericolo imminente o un atto malvagio, di sicuro Tyke non era dotato di tale istinto.

    Perciò per una decina di minuti il lattaio in pensione e il suo cagnetto rimasero semplicemente seduti lì ad ascoltare il ronzio delle api e a contemplare le cedronelle, le farfalle dalle ali giallo zolfo con le macchioline arancioni che svolazzavano per i prati. Poi un'occhiata all'orologio informò Jimmy che sua moglie era in procinto di preparargli il pranzo; e così, con un lieve sospiro rassegnato, si alzò e prese la via del ritorno. Se aveva visto giusto, lo aspettavano tramezzini alla pasta di acciughe e una fetta del plumcake di sua moglie, uno dei suoi dolci preferiti.

    Ripercorrendo il lungofiume da cui era venuto, quando si avvicinò alla chiassosa e vivace festa studentesca notò che stava arrivando un terzo barchino alle sue spalle, ma non vi prestò attenzione più di tanto. Invece passò alla larga dalla marmaglia, e ritornò sulla riva del fiume solo dopo avere superato l'ansa.

    Più avanti, non fu sorpreso nel vedere che nessuno dei due pescatori era rimasto al suo posto. Non gli era difficile immaginare che avevano maledetto gli studenti per avere scelto proprio quel punto per fare baldoria.

    E così Jimmy Roper e il suo cane tornarono in paese, con la prospettiva del pranzo, senza più pensare due volte alla combriccola di studenti.

    Perciò toccò a qualcun altro incappare nella tragedia che il fato volubile e beffardo aveva sempre in serbo per una sfolgorante giornata di sole come quella. Qualcuno, forse, molto meno avvezzo di un vecchio soldato ad avere a che fare con le conseguenze della scelleratezza umana.

    Appena un'ora dopo, Miriam Jenks, da poco madre di una placida bimba paffuta, spingeva la carrozzina lungo il corso del paese, diretta all'emporio per ordinare alcuni generi di prima necessità. Mentre aspettava sul marciapiede che passasse quella caffettiera della Morris Minor del dottor Thomas, decise che forse era il caso di togliersi da quel caldo torrido. Perciò deviò con la carrozzina verso il sentiero piano di duro terriccio erboso lungo l'argine del fiume per approfittare dell'ombra dei salici che bordavano la riva in quel tratto. Proseguendo, si mise a canticchiare una ninnananna alla figlioletta che cominciava a frignare.

    Stava ancora canterellando la melodia a bocca chiusa quando qualcosa attirò la sua attenzione; abbassò lo sguardo e vide il corpo di una persona che galleggiava a pelo d'acqua lì vicino. Impigliato tra le radici sporgenti di un salice particolarmente imponente, ondeggiava mosso da un mulinello e agitava un braccio qua e là, tanto che sembrava proprio che la stesse salutando.

    Però il ragazzo bruno era a faccia in giù nell'acqua, e Miriam capì subito che era morto. Ma mentre quel pensiero le attraversava la mente, la corrente crudele fece girare il cadavere supino, con un lentissimo movimento di un'ineluttabilità tremenda ma morbosamente affascinante.

    Quello spettacolo fece venire a Miriam le palpitazioni, come riferì più tardi alla sua migliore amica. Ma, per un paio di secondi, rimase impietrita.

    Poi la vista di quel viso pallidissimo e ormai penosamente e irrimediabilmente senza speranze le fece piegare di colpo le gambe. Le cedettero le ginocchia e Miriam si accasciò sull'erba. Stese le mani per attutire l'urto ma era finita comunque molto più vicina alla riva del fiume e al corpo sorretto dall'acqua.

    Notò che i vestiti si erano gonfiati come camere d'aria improvvisate che lo tenevano a galla. Si accorse anche di sfuggita che sembrava un bel ragazzo e che non doveva avere più di vent'anni.

    Tanto giovane...

    E così morto.

    Udì un rumore e si accorse che proveniva da lei, che singhiozzava sommessa.

    Per un istante il cadavere le parve abbastanza vicino da poterlo toccare, se avesse steso la mano verso il basso lungo l'argine e sull'acqua. Però naturalmente sapeva che non era possibile.

    Nonostante ciò, vide la propria mano che avanzava, tremando in maniera incontrollabile davanti a sé come per offrire... Che cosa?, l'apostrofò con disprezzo il suo cervello sconvolto. Soccorso? Consolazione? Aiuto?

    Una voce gelida che proveniva dal fondo della testa le ricordò che non poteva dargli niente di tutto ciò.

    Cominciò a tremare con violenza, il che era paradossale, considerato che il sole era quasi allo zenit nel cielo, nel punto in cui scottava di più. Persino gli uccellini avevano cessato di cinguettare, come se fossero fiaccati dall'afa.

    In preda a una forte nausea, si costrinse a rimettersi in piedi con uno sforzo immane e si mise a correre, spingendo la carrozzina davanti a sé come una forsennata, sballottandola con forti scossoni sul sentiero. Quel movimento intenso fece addormentare subito sua figlia, rivelandosi molto più efficace di qualsiasi ninnananna.

    Miriam si sentì quasi in colpa, come se stesse abbandonando il ragazzo morto proprio quando aveva più bisogno di lei. Mentre batteva in ritirata, voleva quasi voltarsi a guardare per assicurarsi che non stesse osservando con occhi imploranti e accusatori la sua vigliacca fuga.

    Però aveva ancora abbastanza buonsenso nella mente annebbiata dal trauma improvviso per rendersi conto che era impossibile.

    Singhiozzava ancora quando raggiunse la strada vera e propria. Fermò concitata la prima persona che incrociò e che risultò essere un vecchio che spingeva la carretta verso i vicini appezzamenti di terreno. Tra le lacrime, gli riferì con voce strozzata quello che aveva visto.

    Il vecchio la portò subito a casa con sé, l'affidò alle cure di sua moglie, chiamò la polizia e poi fece una scappata al fiume per vedere la scena con i suoi occhi.

    Di certo nel paesino non capitava niente di tanto emozionante da anni!

    2

    Quasi una settimana dopo, il dottor Clement Ryder, un coroner della Città di Oxford, era seduto sul suo scranno ad ascoltare l'inizio dello svolgimento dell'inchiesta in sede giudiziaria sulla morte del signor Derek Chadworth, di ventuno anni, ex studente del St. Bede's College di Oxford.

    Il coroner aveva cinquantasette anni ed era imponente, grazie al suo metro e ottantacinque di altezza, con una folta chioma candida e gli occhi grigi leggermente acquosi. Anche se aveva messo su carne rispetto a quando era giovane, portava bene qualche chilo in più. Il ruolo di coroner era una nuova carriera professionale per lui, dopo avere trascorso la maggior parte della sua vita lavorativa come stimato chirurgo. Preferiva non soffermarsi a pensare ai motivi di quel cambiamento forzato di direzione, perciò ora osservava con un certo interesse l'aula e le persone che l'affollavano. Come ci si poteva aspettare nell'inchiesta di un caso del genere, la galleria del pubblico era piena, con una buona rappresentanza dei reporter locali che sgomitavano per stare in prima fila. Intimiditi ma anche compunti nel loro ruolo, i giurati avevano appena preso posto. C'era un agente di polizia che attendeva nervoso di testimoniare. Aveva l'aria giovane e inesperta, e il dottor Ryder sperava di non avere difficoltà a non farlo uscire dal seminato durante la testimonianza.

    Noto ai più come un uomo che non sopportava di buon grado gli stolti, si presentava come una figura autoritaria, e molti in mezzo al pubblico (ma anche alcuni dei funzionari del tribunale) lo guardavano con circospezione. Aveva l'aria di una persona che non si faceva alcun problema a destreggiarsi con le questioni importanti di vita e di morte affidate alle sue mani capaci.

    Non dimostrò alcun segno esteriore d'impazienza mentre l'inchiesta veniva finalmente avviata. La prima delle funzioni del tribunale, quella di attribuire un nome o un'identità al defunto, fu liquidata in fretta, perché i genitori di Derek ne avevano già identificato il cadavere.

    Fatto questo, venne affrontata la seconda questione, spesso più insidiosa, ovvero quella di cercare di accertare come il soggetto fosse morto.

    La prima a deporre fu una giovane madre agitatissima che, con voce sommessa e concitata, testimoniò di avere visto un corpo che galleggiava sul fiume vicino al paesino di Wolvercote. Pur trattandola con gentilezza, il dottor Ryder fu costretto a ordinarle più volte di parlare più forte.

    Poi toccò al medico legale. Il dottor Ryder lo conosceva, naturalmente, e di certo il medico conosceva lui! Tutti quelli che dovevano rendere una perizia medica nel suo tribunale sapevano che non erano tollerate imprecisioni grossolane, visto che era chiaro che Ryder era esperto di medicina quanto quelli che testimoniavano, se non di più! Almeno secondo il dottor Clement Ryder. Perciò non era una grande sorpresa che i medici legali e i patologi non fossero particolarmente entusiasti quando venivano convocati per testimoniare e Clement era il coroner che presiedeva l'inchiesta.

    Alcuni della vecchia guardia, che naturalmente si sentivano superiori sia alla giuria, sia al coroner, e per questo erano abituati a dare per scontato che la loro parola sarebbe stata sempre considerata Vangelo, ora si rifiutavano di mettere piede in aula se c'era lui a presiedere. Di sicuro nessuno era disposto ad ammettere che forse non si era tenuto aggiornato con le nuove scoperte scientifiche e la medicina degli ultimi dieci anni come avrebbe dovuto. E, altrettanto sicuramente, nessuno avrebbe mai ammesso che gli anni trascorsi a lavorare come chirurgo gli davano il diritto di mettere pubblicamente in imbarazzo un collega o portare all'attenzione della stampa i suoi errori e le sue imprecisioni.

    Tuttavia, il medico legale convocato in quel caso apparteneva a una generazione più giovane, spavalda e sicura di sé, e non aveva remore a esprimere il proprio parere riguardo le prove scientifiche scoperte durante l'autopsia. E difatti riferì le sue opinioni alla giuria senza la minima incertezza, compresa l'ora della morte che dichiarò essere avvenuta tra le otto di mattina e le due del pomeriggio, con una minima approssimazione da entrambi i lati.

    Il dottor Ryder ascoltò senza interrompere, e qualcuno dei frequentatori abituali del tribunale avrebbe detto che di per sé era già un vero miracolo, anche perché ogni tanto annuiva addirittura in segno di approvazione. Soprattutto perché il giovane medico, senza essere altezzoso né rivolgersi alla giuria con aria di superiorità, riusciva a riferire i fatti in maniera chiara e concisa.

    La causa della morte era stata l'annegamento. Oltretutto, l'acqua rinvenuta nei polmoni del defunto corrispondeva a quella di un campione preso al fiume, e il medico sottolineò che erano presenti parecchi sedimenti, il che indicava che l'acqua in cui la vittima era affogata era stata smossa molto. Inoltre erano presenti altri dettagli, come la schiuma alla bocca e altri segni della morte per annegamento, che erano stati registrati con cura. Non erano stati riscontrati segni rilevanti di altre attività illecite, come un colpo in testa, del genere tanto amato dagli autori di romanzi gialli sensazionalistici da due soldi. Non erano neppure presenti graffi al viso e alle mani, o altre escoriazioni che potessero indicare che il giovane aveva lottato o era stato aggredito.

    A quel punto il coroner notò con un certo cinismo che diversi tra i presenti sembravano piuttosto delusi. Era chiaro che avevano sperato in uno svolgimento più drammatico, soprattutto i giornalisti.

    Tuttavia, ignaro di tutto ciò, il giovane medico continuò spensierato. Aveva anche rinvenuto dell'alcol nello stomaco del defunto; non era una quantità sufficiente per sostenere che fosse ubriaco, ma abbastanza per indicare che forse non era del tutto lucido. Le testimonianze successive avrebbero confermato che il ragazzo era stato fuori a bere fino a notte fonda.

    Quando infine il giovane medico scese dal banco dei testimoni, con il ringraziamento sbrigativo del coroner che alle sue orecchie suonava come un importante avallo del proprio operato, Clement notò che aveva fatto buona impressione sulla giuria. Ora i giurati sembravano un po' più rilassati, se non addirittura sollevati. E non era difficile capire perché.

    Nei due anni trascorsi da quando era diventato coroner, Clement era arrivato a saper decifrare i volti dei giurati con la stessa chiarezza con cui un tempo studiava i tomi di medicina. Indipendentemente dal caso, aveva imparato che tutte le giurie avevano certi elementi in comune.

    Quasi tutti i giurati, per esempio, erano ansiosi e consapevoli del peso che avevano sulle spalle per essere stati chiamati a fare il loro dovere civico. Era un aspetto che risaltava soprattutto nei casi più ovvi di suicidio, in cui nessuno di loro desiderava aggiungere un altro dolore alle famiglie in lutto approfondendo troppo la questione. Per questo, quasi sempre, al momento di dare il verdetto di suicidio, aggiungevano la postilla legato a uno stato mentale alterato.

    A volte erano spaventati; per esempio, se la causa della morte era particolarmente straziante, e sapevano di dover ascoltare delle testimonianze angoscianti, come quando un povero contadino era stato maciullato da una mietitrebbia, o qualcosa del genere.

    In caso di morte sospetta – un evento raro – c'era sempre un ulteriore aspetto di scandalo e sensazione che accendeva le loro guance per l'eccitazione morbosa.

    Clement aveva visto gente di tutti i tipi in giuria: operai, casalinghe, madri di famiglia, una manciata di professionisti, e di tanto in tanto uno sfaccendato o un accademico. In generale, però, erano brave persone, oneste (seppure non particolarmente intelligenti), uomini e donne normali sul cui buonsenso si poteva contare per ottenere un verdetto corretto. Ma se per caso sembrava che fossero sul punto di allontanarsi dalla retta via e rendere un verdetto assurdo perché non erano all'altezza, oppure si erano confusi o erano stati imbrogliati, allora era suo compito riportarli sulla strada giusta.

    Ogni tanto un giurato lo sorprendeva. Però Clement era convinto di avere valutato bene quella particolare giuria.

    Il vecchietto arzillo con il completo blu stropicciato, per esempio, di sicuro si sarebbe autonominato presidente della commissione, e senz'altro gli avrebbero dato man forte due gagliarde sostenitrici di mezz'età dell'Istituto Femminile, sedute in fondo alla fila a destra. Una ragazza e due uomini più giovani erano visibilmente impazienti e non vedevano l'ora che fosse tutto finito. Di sicuro erano convinti di avere di meglio da fare. Un uomo maturo dagli occhi piuttosto vacui in realtà seguiva la cosa con molta attenzione, cosa che non si

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