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Prismeide
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E-book79 pagine1 ora

Prismeide

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Info su questo ebook

Il passato è andato e non si cambia. Il futuro è ancora da scrivere e reclama la vita. A questo punto comprese che non poteva più vivere solo del loro ricordo.Persone che passano, persone che attraversano le strade del mondo. Persone che soffrono, persone che rielaborano il vissuto, che cercano la gioia anche dove sembra impossibile. Queste sono le persone presentate in Prismeide, raccolta di racconti intensa e delicata, in cui la vita si mostra in tutte le sue sfaccettature. L'amore, gli incontri inattesi, le perdite, la genitorialità, la quotidianità. Questi sono alcuni dei temi dell'opera, che li svela come una poesia, analizzando i sentimenti, portando al vaglio tutta la nostra umanità. E nelle storie dei personaggi ci riconosciamo, ci integriamo, perché l'umanità tutta è racchiusa tra queste pagine.
LinguaItaliano
Data di uscita1 mar 2023
ISBN9791221454321
Prismeide

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    Anteprima del libro

    Prismeide - Maurizio Lattaruli

    POLVERE DI STELLE

    I

    Nubi minacciose e cariche di pioggia avevano iniziato il loro viaggio verso la costa.

    Il mare, sino ad allora di un azzurro cristallino, si era specchiato ancora una volta con eterea vanità nel suo alter ego, rimanendo imprigionato dai suoi cupi presagi di tempesta.

    La brezza estiva si era tramutata ben presto in poderosi fendenti di burrasca, mentre nell’alto il volteggiare dei gabbiani era ad un tratto cessato, e le creature alate avevano trovato ristoro tra le amorevoli braccia della fitta vegetazione.

    Nella sua piccola baita a ridosso della spiaggia, lui attendeva il determinarsi degli annunciati eventi, con gli occhi di chi – da troppo tempo – auspicava che le divine lacrime portassero sollievo al suo tormentato animo.

    L’acqua prese a venir giù a frotte, ritagliandosi il suo percorso verso il mare con inusitata violenza, senza alcun rimorso verso tutto ciò che, suo malgrado, trascinava seco a valle.

    Appoggiato alla balaustra della sua precaria dimora, l’uomo osservava con maturo disincanto il fluire della vita ai suoi piedi.

    Una foglia dalle larghe braccia attrasse la sua attenzione.

    Essa roteava come impazzita nel vortice salmastro delle acque reflue e a cavalcioni sulle sue venature, una piccola coccinella impertinente sfidava le onde col piglio malandrino di un surfista di professione.

    L’uomo rifletté sulle tante volte in cui anch’egli, in balia degli eventi, si era aggrappato alle sue certezze, alle sue convinzioni per scollinare le quotidiane difficoltà e, di riflesso, sulle altrettante numerose volte in cui avrebbe desiderato lasciarsi andare verso una felicità che pareva sopita per sempre.

    La pioggia allora decise che per quel giorno aveva già lavorato abbastanza e che fosse giunto il momento di un meritato riposo.

    Dai viottoli veniva su la fragranza del petricore, insinuandosi nelle narici e facendo trasalire l’uomo come i fumi dell’oppio i poeti maledetti.

    Amava il senso di candore che l’acqua piovana lasciava per le vie del mondo al suo passaggio: lo concepiva come l’estremo tentativo di madre natura di emendare tutti i peccati degli uomini, e con essi i suoi.

    Un amabile gatto all’improvviso comparve da dietro le siepi: zuppo e infreddolito, si fece largo tra i detriti e venne a sdraiarsi sulla veranda dell’alloggio dell’uomo che, sorpreso e ammirato, gli porse un plaid e una ciotola di latte fresco.

    Rifocillatosi per bene, il felino prese a fargli le fusa mentre giocava a nascondino tra le sue gambe inermi, per nulla timoroso di quella creatura che nemmeno conosceva.

    Perché quel gatto aveva scelto lui? Perché non altri?

    Pensò che, con ogni probabilità, lo aveva scelto perché aveva sentito l’amore che regnava in quella casa; oppure, al contrario, in quel rifugio aveva avvertito l’insopprimibile necessità di portare esso stesso amore e pace.

    Frattanto, un sole mai domo aveva ripreso a farsi largo tra le possenti tenaglie del temporale ormai andato, richiamo alla vita per tutte le creature sino ad allora nascoste nelle tenebre.

    L’uomo volse il suo sguardo al cielo, nel punto in cui l’oscurità sopraffatta cedeva il passo alla luce dell’astro incandescente; quasi a voler rimarcare il passaggio tra passato e presente, e tra presente e futuro.

    Fu allora che la sua mente corse a ritroso agli anni appena trascorsi e si arrestò dinanzi al luccicante ricordo di lei, di ciò che avrebbe potuto significare per la sua vita amarla ed esserne amato, desiderato come nessuno al mondo e di come, viceversa, la vita avesse deciso per loro in altro modo.

    II

    Una pioggia leggera aveva preso a picchiettare contro la sua finestra, quasi a volerla ridestare dal torpore di un incipiente autunno, quasi inaspettato.

    Chino il capo, delicatamente perso tra formule e teoremi, non trovava la giusta collocazione nel piatto mondo dei numeri, scevro del pensiero che altrove rifugiava a cercare ristoro e risposte alla vita andata.

    La tazza di Thun, ricordo delle nozze che furono, persa lì in un angolo remoto della scrivania a farsi compagnia al caldo abbraccio di bevanda al gusto di limone e zenzero, il suo preferito.

    D’improvviso, un soffio di vento impertinente spalancò le imposte socchiuse con leggera noncuranza e andò ad infrangersi sui suoi capelli sciolti, che scostò con premura da un viso ancora da bambina, come a voler porgere una carezza da troppo tempo reclamata, dovuta, meritata alla sua esistenza fatta di incipiente solitudine e nostalgia.

    Mentre nella stanza si diffondeva il dolce profumo della pioggia misto alla fragranza del suo tè che ancora l’attendeva con inspiegabile pazienza, decise di concedersi un attimo di tregua: prese quindi la tazza per gustarne l’amato nettare e mentre la portava alle labbra - forse soggiogata dal vento che, dispettoso, continuava a sfiorarla con noncurante alterigia – le parve che quella sostanza gialloverde si andasse trasformando in un riflesso di sé; di quello che era ora e di quello che era stata; e come un film muto, proiettasse sullo schermo liquido ricordi che parevano sopiti, sepolti come libri in angusti anfratti di biblioteche dimenticate.

    In quell’istante che pareva infinito le tornò alla mente il ricordo di lui, dei suoi capelli corvini scompigliati al vento, delle sue mani lisce e calde, del suo amore rinnegato eppure mai così tanto desiderato.

    Dove era adesso? Cosa faceva?

    Era felice? La pensava ancora?

    Persa in quegli interrogativi, come fiume in piena l’album dei ricordi la colse d’improvviso, impreparata, disadorna allo scorrere di un passato che tornava prepotentemente alla carica e che trovava le sue difese del tutto inadeguate a farvi fronte.

    Nel trambusto del

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