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Lo scacchista
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E-book280 pagine3 ore

Lo scacchista

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Info su questo ebook

Le giornate al Commissariato del Vomero si susseguono con un’alternanza equilibrata di frenesia e calma apparente. Ad affrontarla in prima persona, il Commissario Davide Re, circondato da alcuni personaggi più o meno bizzarri e misteriosi che intervengono nelle sue faccende lavorative e private. Tra persone sospette, casi difficili da risolvere, enigmi da sciogliere e piccoli piaceri della vita, prende forma un caso enigmatico come una scacchiera ed estremamente affascinante, proprio per la sua complessità e per le sorprese che promette di rivelare. Un giallo che tiene col fiato sospeso, dallo stile preciso e accattivante.

Alberto d’Auria nasce a Napoli nel 1969 e si laurea in Scienze Politiche alla L.U.I.S.S. Guido Carli di Roma, dove collabora per un paio d’anni come assistente alla cattedra di Antropologia Culturale. Ha insegnato Diritto ed Economia al “S. Tommaso d’Aquino” di Napoli. Per diversi anni ha collaborato con il sito web Uefa.com. Dopo aver trascorso circa diciotto anni nella sua amata Cuba, ha ripreso a vivere stabilmente a Napoli, dove lavora attualmente come ghost writer. Ha pubblicato con il suo nome Enigma (1987), Fantasmi romantici (1991), Pegaso e la Morte (2010) e _Il male del fiore_ (2022).
LinguaItaliano
Data di uscita6 giu 2023
ISBN9788830685864
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    Anteprima del libro

    Lo scacchista - Alberto d’Auria

    PERSONAGGI PRINCIPALI DEL ROMANZO*

    DAVIDE RE: Commissario di Polizia. 45 anni, alto e robusto, occhi grigio acciaio che delineano un’espressione penetrante, incorniciati da occhiali dalla montatura leggera. Per essere ad un solo lustro dai cinquanta appare in buona forma, nonostante la vita sedentaria.

    * Tutti i disegni, copertina inclusa, sono stati realizzati da Giulia Vergara.

    LUCIANO MANETTI: Psicologo, coetaneo di Davide. Suo migliore amico e compagno di scuola. Un uomo dall’aspetto curato e piacente, dai molteplici interessi. Le tempie appena spruzzate di grigio conferiscono un aspetto più maturo a quel volto da eterno ragazzo.

    FRANCESCA RUGGIERO: Cassiera di un supermercato, 30 anni, avrà una relazione intensa con Davide. Una bella ragazza dallo sguardo vispo e seducente, che denota un carattere forte e resiliente. Soffre di asma cronica fin da piccola.

    FABIANA AIELLO: Collega di Francesca, anche lei trentenne, ha una relazione aperta con Luciano. Simpatica e molto carina, non altrettanto veloce di pensiero ma con una forte volontà di apprendere e di colmare le sue lacune scolastiche.

    RICCARDO MANFREDI: Agente scelto della Polizia, venticinquenne. Lavora a stretto contatto con il Commissario Re. Biondino, con un viso addolcito da grandi occhi castani e lineamenti quasi infantili. Non sempre riesce ad essere brillante nel lavoro, ma si applica con dedizione.

    ROSARIO SCHIAVO: Sovrintendente della Polizia, quarantenne. Molto efficiente e puntuale nel suo lavoro, dall’aspetto ordinario e poco appariscente. La classica persona anonima che può passare inosservata tra la folla.

    LADY DESIDERIA: Mistress venezuelana sugli anta, estremamente ricercata nell’ambiente del BDSM cittadino. Ha uno sguardo magnetico ed è ancora molto attraente. Sa calarsi bene nella parte di dominatrice, ed è quindi spietata con i suoi numerosi clienti.

    CHUCHA: Amica e coetanea di Lady Desideria, anche lei venezuelana ma da molti anni ormai a Napoli, come la sua collega di lavoro. Vive nella sua ombra ed è molto legata a lei.

    FEDERICO DE MARINIS: Giornalista quarantenne del Mattino. Cinico ed arrogante, ha un viso indurito da uno sguardo superbo e lineamenti spigolosi. In aperto contrasto con il Commissario Re.

    PROLOGO

    Notturno Napoletano.

    Tutte le luci erano spente sul lungomare di via Caracciolo, a causa del blackout notturno. La luna falcata si nascondeva tra le nuvole fitte e gonfie di pioggia. Nell’aria sempre più avvelenata dalle nefaste azioni umane si respirava un clima di cupo terrore quella notte.

    Perché in quell’atmosfera inquietante spiccava una figura solitaria e pericolosa, come un felino sornione a caccia della sua preda. L’unica che avesse l’ardire di passeggiare a quell’ora lungo quelle strade deserte, calcate invece da decine di migliaia di piedi quando regnava la luce del giorno.

    In lontananza si udì il rumore di qualcosa di metallico che rotolava, e di un randagio affamato in cerca di cibo. Solo questo interruppe per un momento la sua armoniosa andatura, mentre si stringeva nel suo elegante impermeabile beige. Il vento soffiava a folate fastidiose.

    I suoi passi decisi si perdevano nella notte plumbea e minacciosa. Quella misteriosa figura aveva deciso di avere un ruolo importante proprio quell’anno, e proprio in quella città. Aveva escogitato un piano a suo dire geniale, e voleva cominciare a seguirlo da lì a poco.

    D’un tratto si arrestò, e si studiò le scarpe lucide ed eleganti, poi estrasse dalla tasca un accendino d’oro, il cui riflesso incendiò per qualche istante una larga pozzanghera nei pressi. Quella breve danza di violetto e giallo, accompagnata dal primo tiro della sua Marlboro rossa, causò l’immediata e precipitosa fuga di un ratto nello scolo più vicino.

    Quindi continuò a camminare ostentando sicurezza e soddisfazione per il suo piano ben congegnato, che aveva in mente già da un po’, ma che fino ad allora non aveva mai avuto il coraggio di eseguire. E così, senza pensare ad altro, continuava a camminare come se trovasse stimoli ulteriori nella sua andatura, mentre un sorriso compiaciuto si faceva largo sulle sue labbra carnose.

    Nella sua mente capricciosa cominciavano ad affacciarsi disordinatamente troppi pensieri, che cercava di scacciare come mosche fastidiose, perché voleva restare concentrato soltanto sul suo piano diabolico. Non voleva che né il suo lavoro, né la sua vita sociale influenzassero in qualche modo le sue decisioni.

    Una folata improvvisa provocò un sussulto: Sembra che gli elementi naturali non siano molto d’accordo con me e su quello che sto per fare... ma neanche un turbinìo di venti adirati con la mia anima potrà farmi cambiare idea..., pensò con fierezza.

    E nonostante il vento, cominciò a cadere una leggera pioggia. Lentamente l’aria ne prese l’odore, che si mischiò a quello salmastro, inebriando le sue narici. Gettò la sigaretta per assecondare quell’odore piacevole, e continuò a camminare indulgendo in quella sinfonia di aromi.

    Un elegante Borsalino proteggeva la testa dalle gocce che rotolavano ordinatamente lungo le falde, e quindi chiuse gli occhi, appoggiandosi al muretto nei pressi dell’arco borbonico, e avvertì anche l’odore del muschio che spuntava con la sua peluria tra i mattoni di pietra. Indugiò ancora per qualche momento fino a scuotersi da questo piccolo trauma olfattivo, e finalmente riaprì gli occhi, e per degli interminabili istanti fu assorbito da uno strano silenzio.

    Il mare... lo sciabordìo delle onde sugli scogli era l’unico piacevole rumore, ora che la pioggia aveva dato ancora una piccola tregua. La notte era giovane ed ispiratrice nella sua cupezza, e l’accompagnò mentre confondeva i suoi colori nell’acqua salmastra, e tingeva di luce antica il cielo della bella Partenope, in un raro gioco di specchi liquidi.

    Poteva scorgere le ombre addensarsi sotto la scogliera a protezione del lungomare, ed aveva deciso di impossessarsi di quelle ombre che filtravano fin dentro la sua anima, rendendola crepuscolare, e soprattutto diabolica nelle sue intenzioni.

    Pensò che un giorno un’ombra di quel genere avrebbe avvolto anche lui, e stinto e disciolto come il blu ceruleo sulla tavolozza, lo avrebbe consegnato al mare, rendendolo ombra tra le ombre. Sentì un morso sul cuore, la fretta, l’angoscia, il rimorso e la necessità di agire il prima possibile.

    Il debito della vita e dell’esperienza nei confronti del mondo con la sua complessità, ed il senso dell’inadeguatezza rispetto ad esso, lo avevano sempre bloccato sulla soglia dell’agire. Perché ci pensava da tempo ormai, ma non lo aveva ancora fatto.

    Si accovacciò appoggiandosi con la schiena al muretto di contenimento e chiuse di nuovo gli occhi, lasciandosi scivolare fino a restare seduto. La peluria di quel muschio bagnato che si faceva largo tra le intercapedini solleticava la sua nuca, e si tirò su il bavero dell’elegante impermeabile. La notte, scorrendo ormai disillusa, chiese chi fosse...

    Serial killer..., pensò sintetizzando in modo essenziale, e dirigendo il suo sguardo verso la collina del Vomero, dove pensò di fare una spietata e lunga partita a scacchi con la morte. Il tempo si avvolse a spirale, e rimase ad osservare quelle luci lontane delle case, lassù in collina, dove il blackout aveva risparmiato quel quartiere, lasciandosi trasportare da una pura emozione estetica. Così presente e lontano abbastanza da avere tutto chiaro nella sua mente.

    È tempo di agire., esclamò infine alzandosi con uno scatto deciso.

    CAPITOLO 1

    Anno 2022.

    Il Commissario Davide Re

    Sto invecchiando..., pensò guardandosi allo specchio.

    Aveva trovato cinque minuti di tempo per rifinire la sua barba nel bagno del Commissariato, ma mentre continuava a passare il suo Braun All-in-one nei punti più delicati del suo viso ben curato, non poté fare a meno di soffermarsi sui primi capelli grigi che cominciavano a spuntare sulle tempie. In fondo però i suoi quarantacinque anni se li portava ancora bene, aveva un fisico atletico ed un certo magnetismo naturale verso le donne, che coltivava senza risparmiarsi.

    "Questo maledetto lavoro mi farà morire prima del tempo... – biascicò contrariato – ma tu guarda se per prendermi un po’ cura di me sono costretto ad approfittare del bagno, dove ogni giorno ci passano decine di persone...

    Quella giornata non era cominciata affatto bene per il commissario Davide Re. Le indagini che stava seguendo da mesi sul caso di omicidio che gli era stato assegnato, lo avevano condotto finora in un vicolo cieco, e quella mattina aveva trovato l’anticamera del suo ufficio piena di gente.

    "Manfrediiii – gridò spazientito uscendo in fretta dal bagno – ma questo è il Nucleo Operativo o un bordello?"

    Scusi Commissario, sono quelle della retata notturna, rispose l’agente scelto, allargando sconsolato le braccia.

    E tutte qua devono stare? Mo’ ci vuole pure una corsia preferenziale per poter entrare nel mio ufficio, Gesù Gesù...

    Eh Commissà, sono quasi tutte nigeriane e non capiscono bene cosa diciamo, ci vuole un po’ di tempo e di pazienza.

    Sì, lo so io cosa gli farei a quegli schiavisti maledetti che le portano qua, e poi le minacciano con il voodoo e cazzate simili... Lasciamo perdere va, fatemi portare il solito dal bar e ordinate qualcosa pure per voi, se non avete avuto tempo di fare colazione, ok?

    Sempre a disposizione, grazie dottò, buona giornata!, concluse l’agente scelto Manfredi sparendo dietro la porta.

    Il Commissario Davide Re affondò quindi nella sua comoda poltrona girevole di pelle nera, tirò un lungo sospiro, afferrò il suo Samsung Galaxy A32 ed aprì WhatsApp alla velocità della luce. Quando vide la foto del profilo di Francesca si illuminò, sfoderando un sorriso rinfrancato. La sua Francesca... nonostante lui avesse parecchi anni più di lei, quella relazione aveva funzionato a meraviglia, e non si era mai sentito in vita sua così coinvolto, ma sentiva la sua mancanza. Terribilmente.

    Rilesse con dei rapidi scorrimenti verticali i suoi dolci messaggi mattutini, che come sempre lei gli mandava al suo arrivo al supermercato del Vomero, dove aveva avuto la fortuna di conoscerla, per rassicurarlo ed augurargli una buona giornata, sperando che fosse meno seccante della sua, mentre combatteva ogni giorno con fastidiosi clienti che si lamentavano di qualsiasi cosa.

    Dovresti vedere qua con chi ho ha che fare io... – pensava tra il serio ed il faceto lui – credo non faresti mai questo scambio..."

    Una ragazza molto carina, sembrava uscita da un quadro di un Preraffaellita, con quei forti accenti di bellezza debordante, ma velati da qualche sfumatura malinconica. Ed i suoi lunghi capelli castani ad incorniciare un ovale seducente ed imbronciato.

    "Brutta giornata, cominciata male, e speriamo non finisca peggio... – cominciò a rispondere lui digitando sulla tastiera del cellulare – meno male che ci sei tu che la rendi migliore, mi basta solo guardare la foto del tuo profilo per tirarmi su...", e giù con le faccine per compensare la sua scarsa propensione con le parole, un difetto che si era manifestato già molto presto, dai tempi dell’adolescenza. Per fortuna almeno su WhatsApp poteva rimediare aiutandosi con emoticon, gif e quant’altro.

    Stava ancora indugiando tra foto e ricordi, quando sentì bussare alla porta. Il garzone del bar si affacciò con la sua testa riccioluta chiedendo permesso, e porgendo il piccolo vassoio contenente la sua solita frugale colazione: un caffè corretto con una lacrima di grappa, accompagnato da un singolo amaretto.

    Grazie Armandì, a quanto sono arrivato?

    Dottò con questo siamo a giusto 45 €

    Ok prendi questa allora, e tieni il resto per te, rispose allungandogli una banconota da 50 €.

    Grazie assai dottò, sempre a disposizione, e buona giornata!, cinguettò il ragazzo chiudendo la porta alle sue spalle.

    Eh sì... buona giornata... è una parola... speriamo!, sospirò lui con aria pensierosa.

    Ripercorse con la mente una piacevole notte trascorsa con Francesca, mentre consumava frettolosamente la sua frugale colazione. Cosa ci facesse una ragazza ancora giovane con un uomo di mezz’età come lui, seppure ancora piacente ed in forma, ancora non riusciva a spiegarselo. Forse lei era rimasta colpita dalle sue forme estreme di conquistarla... che spaziavano dalle attenzioni più originali e sorprendenti, alla più totale indifferenza in certi momenti, ed era in quei momenti che sentiva che lei si concedeva ancora di più. Il fatto che lui a volte sembrasse insensibile al suo fascino ed alla sua avvenenza, o che addirittura sfuggisse alle sue provocazioni per tornare poi alla carica soltanto quando era lui a volerlo, da un lato la faceva infuriare, dall’altro solleticava la sua vanità, e l’attraeva ancora di più, perché non si sentiva pienamente accettata, e la spingeva a dare ancora di più in quella relazione. Un po’ peculiare, dato che in circostanze analoghe di solito le parti erano invertite.

    Ma quella notte lui era rimasto un po’ sorpreso dalla sua iniziativa ed aveva letto in quegli sguardi una lussuria ed una eccitazione che rasentava la follia, ed aveva colto un desiderio particolare nei suoi occhi. Lei, guardandolo dritto negli occhi e senza mai distogliere lo sguardo, aveva cominciato ad armeggiare sulla zip del suo pantalone, senza dire una sola parola, e con le sue unghie ben tenute e smaltate di un rosso cremisi, aveva cominciato a sfiorare la pelle procurandogli sottili brividi di piacere. Quindi la lasciò fare, in fondo non poteva essere molto diverso da quanto già successo con lei, e con le sue precedenti partner. Ma quella però era la prima volta che era lui a cedere alle sue lusinghe. Le permise di andare avanti, e si lasciò spogliare completamente. Lei intanto, si era già liberata della leggera sottoveste grigioperla e rimasta nuda ed ammantata solo dalla sua bellezza, lo aveva condotto dolcemente verso la parete, dove aveva in precedenza fissato due piccoli anelli nel muro e ne aveva assicurato i polsi con dei foulard di seta. Poi aveva cominciato a giocare con la sua schiena muscolosa prima percorrendola con una piuma e poi con la punta della sua lingua che si faceva via via sempre più sfrontata.

    Commissà, è permesso?, gridò l’agente scelto Manfredi aprendo violentemente sia la porta dell’ufficio che la sua bocca.

    Gesù, mi hai fatto venire un colpo Manfredi, e che cazzo... bussa prima di entrare... e non strillare così!

    Lo aveva interrotto proprio quando quel ricordo stava cominciando a rendere migliore la giornata, ma sembrava che fosse davvero importante quell’irruzione, dal tono troppo concitato e trafelato di Manfredi, che conosceva bene. Non si lasciava trasportare facilmente dalle emozioni e del resto, anche se ancora giovane, aveva abbastanza esperienza e ne aveva visti di crimini efferati, ed orrori vari.

    Commissario mi scusi, ma è successa una strage... una tragedia...

    Che è stato? Calmati, siediti e racconta.

    Un van con molte persone dentro fatto saltare in aria...

    Cioè? Dettagli?

    Che tragedia, mamma mia... pare sia un gruppo nutrito di persone... uccisi con una bomba messa all’interno del minivan dove stavano viaggiando. Queste sono le prime notizie che siamo riusciti ad avere pochi secondi fa da una volante che si trovava nei paraggi.

    Hummm dove è successo? E quando?

    Via Aniello Falcone, all’altezza della scalinata che sale verso via Luca Giordano, pochi minuti fa, siamo stati avvisati subito, altre volanti stanno già andando sul posto.

    Ok, raggiungiamoli allora. L’avevo detto io che l’inizio di questa giornata non mi piaceva affatto...

    CAPITOLO 2

    Luciano Manetti, il giorno prima

    Che ora sarà?, si chiese guardando dalla finestra del suo appartamento soppalcato, all’ultimo piano di via Bernini.

    Non gli piaceva portare orologi, e non ne aveva in casa appesi al muro o su qualche credenza, si regolava con quello digitale sul cellulare o sul pc, ma in quel momento li aveva entrambi spenti.

    Deve essere comunque l’ora della Fata Verde..., pensò sorridendo.

    Si riferiva all’assenzio, il liquore dall’alta gradazione alcolica, compresa tra i 45° ed i 70°, ottenuto dalla distillazione dei fiori e delle foglie di Artemisia Absinthium con altre erbe quali issapo, melissa e dittamo, dal caratteristico colore verde smeraldo, o verde chiaro, e dal sapore estremamente amaro, utilizzato in erboristeria per le sue proprietà toniche, antisettiche, vermifughe ed aperitive.

    Si avvicinò quindi al carrello degli alcolici, e puntò la bottiglia di Trenet Classic Emerald Green Absinthe, pregustando nella mente il solito rito che bisognava compiere con estrema cura, prima di gustare la Fata Verde.

    Prese con delicatezza una zolletta dalla zuccheriera d’argento accanto alla bottiglia, ed il cucchiaio forato da sistemare sul bordo del bicchiere di cristallo, che aveva preparato in precedenza. Poi con la brocca che aveva riempito d’acqua ghiacciata, ne versò una parte nel bicchiere, lasciandola colare sullo zucchero per stemperare il sapore, e renderlo così meno amaro.

    Ne osservò il risultato. lasciando che per qualche istante il contenuto si mescolasse a dovere, e poi esclamò a voce alta con enfasi: " Dopo il primo bicchiere, vedi le cose come desideri. Dopo il secondo, vedi le cose come non lo sono. Infine, vedi le cose come sono realmente, che è la cosa più orribile al mondo."¹

    Non fece neanche in tempo a gustare il secondo sorso, che sentì suonare il campanello di casa. Insistentemente. Aveva riconosciuto la sua mano... non poteva che essere il suo amico Davide, soltanto lui lo suonava in quel modo, nervosamente. Quindi sospirò infastidito per il suo rito pomeridiano interrotto, ed andò ciondolante ad aprire la porta.

    Si può sapere che cavolo vuoi? Che è ‘sta fretta?

    Mi fai entrare e offri anche a me qualcosa, o ti devo rispondere sul pianerottolo?

    Ma sì dai, entra, mi sono distratto...

    E ti pareva... quando bevi quella schifezza stai sempre tra le nuvole, tu...

    Non è una schifezza Davide, l’assenzio è una filosofia di vita, ed ha un retaggio culturale che a te non interessa, ma a me sì...

    Ah, perché vorresti farmi credere che tu hai questa dipendenza solo per un retaggio culturale? Non farmi ridere, e versami il solito whisky... senza lesinare, grazie...

    Vacci piano con questa bottiglia, che mi è costata un biglietto verde!

    E dove l’hai comprata, da un antiquario?

    Seeee fai lo spiritoso, ma guarda che è una Macallan Distillers Gold...

    E allora? Dovrebbe dirmi qualcosa?

    Vabbè, lasciamo perdere. Comunque, per retaggio culturale intendo dire che l’assenzio non è una semplice bevanda alcolica come tutte le altre, ma ha tutta una storia ed una filosofia alle spalle, e se mi stai a sentire due minuti cerco di riassumertela...

    Mi devo sedere allora, sospirò con aria rassegnata Davide, puntando la poltrona più comoda del salotto.

    "Vedi amico mio insipiente... – ammiccò Luciano con un occhiolino mentre buttava giù un altro sorso – l’assenzio nasce in Svizzera, ed è stato il suo colore verde brillante a fargli guadagnare il soprannome di Fata Verde, poi si è diffuso in tutta Europa, in particolare in Francia, dove un tale di nome Pierre Ordinaire, rifugiatosi nelle alpe svizzere

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