Anche io. La vita è una passeggiata
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Info su questo ebook
«Pensa a chi sta davvero male!» (Luigi, operaio di 49 anni).
«Scusa se mi permetto, ma cosa ti manca per stare in questo modo?» (Jessica, studentessa di 26 anni).
«Anche la mia mamma è sempre triste e piange. Vedrai che starai meglio» (Tommaso, aspirante veterinario di 9 anni).
«La smetti di piangerti addosso? Dovresti fare un giro in qualche reparto in ospedale!» (Luca, imprenditore di 42 anni).
La vita di una persona depressa e di chi ha disturbi mentali non è di certo facile sotto molti punti di vista.
È un dato di fatto, soprattutto quando ci si sente continuamente nella posizione di dover giustificare il proprio malessere e il proprio disagio anche a chi il disagio e la sofferenza non li vede, come se avesse una benda nera sugli occhi e sul cuore, spesso troppo impegnato a giudicare un libro dalla copertina, irreversibilmente radicato in preconcetti obsoleti per il periodo storico attuale, come se non si fosse mai usciti di casa e non si fosse visto con i propri occhi il mondo esterno.
Ci sono cicatrici e sfumature dell’anima che si comprendono, purtroppo, solo sentendone il dolore e il fastidio sulla propria pelle. Certe dinamiche si capiscono realmente solo passandoci in prima persona.
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Anteprima del libro
Anche io. La vita è una passeggiata - Andrea Splendore
Andrea Splendore
Anche io.
La vita è una passeggiata
© 2023 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l., Roma
www.gruppoalbatros.com - [email protected]
ISBN 978-88-306-8187-3
I edizione settembre 2023
Finito di stampare nel mese di giugno 2023
presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)
Distribuzione per le librerie Messaggerie Libri Spa
Copertina a cura di Pasquale Loiacono. Illustrazione sul retro di Alessia Sergio.
Anche io.
La vita è una passeggiata
A Giorgia,
che durante le tempeste più forti
è sempre stata il mio ombrello.
Nuove Voci
Prefazione di Barbara Alberti
Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.
È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.
Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi
Non esiste un vascello come un libro
per portarci in terre lontane
né corsieri come una pagina
di poesia che s’impenna.
Questa traversata la può fare anche un povero,
tanto è frugale il carro dell’anima
(trad. Ginevra Bompiani).
A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.
Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.
Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.
Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterly. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i quattro volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov
.
Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.
Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.
Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.
Introduzione
«Devi reagire, non puoi andare avanti così» (Alessandra, impiegata di 36 anni).
«Pensa a chi sta davvero male!» (Luigi, operaio di 49 anni).
«Scusa se mi permetto, ma cosa ti manca per stare in questo modo?» (Jessica, studentessa di 26 anni).
«Anche la mia mamma è sempre triste e piange. Vedrai che starai meglio» (Tommaso, aspirante veterinario di 9 anni).
«La smetti di piangerti addosso? Dovresti fare un giro in qualche reparto in ospedale!» (Luca, imprenditore di 42 anni).
La vita di una persona depressa e di chi ha disturbi mentali non è di certo facile sotto molti punti di vista.
È un dato di fatto, soprattutto quando ci si sente continuamente nella posizione di dover giustificare il proprio malessere e il proprio disagio anche a chi il disagio e la sofferenza non li vede, come se avesse una benda nera sugli occhi e sul cuore, spesso troppo impegnato a giudicare un libro