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C'è Sempre Spazio per i Cupcake
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C'è Sempre Spazio per i Cupcake
E-book190 pagine2 ore

C'è Sempre Spazio per i Cupcake

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Info su questo ebook

Un giorno stavo ballando al ritmo del be-bop, ascoltando la musica nella mia testa mentre mi chiesi se le mie cosce potevano permettersi un cupcake prima di tornare a casa. E senza accorgermene, il mio intero mondo crollò e bruciò.

Un tempo mi svegliavo di notte sudando freddo, piangendo perché sognavo che mio marito mi tradiva, o che mi odiava e provava rancore per i miei figli. Mi abbracciava sempre forte e mi diceva che era solo un sogno, che amava me e la nostra famiglia, e che non mi avrebbe mai lasciata.

Era un dannato bugiardo.

Ora passo le mie giornate a scattare foto di fecce come lui, cercando di essere un modello per le donne sfruttate dai perdenti della nostra città, e le mie serate a essere una madre single di bellissimi gemelli.

Ho degli amici fantastici su cui posso sempre contare, e un uomo sexy e misterioso che continua ad apparire quando ho bisogno di lui. Le cose stanno iniziando a mettersi bene. E una cosa è certa… C’è sempre spazio per i cupcake.

LinguaItaliano
EditoreBadPress
Data di uscita18 gen 2024
ISBN9781667468563
C'è Sempre Spazio per i Cupcake
Autore

Bethany Lopez

Bethany Lopez is a USA Today Bestselling author of more than thirty books and has been published since 2011. She's a lover of all things romance, which she incorporates into the books she writes, no matter the genre.When she isn't reading or writing, she loves spending time with family and traveling whenever possible.Bethany can usually be found with a cup of coffee or glass of wine at hand, and will never turn down a cupcake!Sign up for her newsletter and get a free eBook! https://landing.mailerlite.com/webforms/landing/r7w3w5

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    Anteprima del libro

    C'è Sempre Spazio per i Cupcake - Bethany Lopez

    PROLOGO

    Un giorno stai ballando al ritmo del be-bop, ascoltando la musica nella tua testa mentre ti chiedi se le tue cosce possono permettersi un cupcake prima di tornare a casa. E senza accorgertene, il tuo intero mondo crolla e brucia.

    Un tempo mi svegliavo di notte sudando freddo, piangendo perché sognavo che mio marito mi tradiva, o che mi odiava e provava rancore per i miei figli. Mi abbracciava sempre forte e mi diceva che era solo un sogno, che amava me e la nostra famiglia, e che non mi avrebbe mai lasciata.

    Era un dannato bugiardo.

    Invece di essere l'uomo dolce, affabile e laborioso che mostrava a me e al mondo esterno, era in realtà un infedele, lecca-vagine bastardo che si preoccupava solo di godere e di essere libero da responsabilità.

    Ero passata da essere una dolce e premurosa casalinga a una madre single amara e dura come un chiodo, che si faceva il culo per dare ai suoi figli un quarto della vita a cui erano abituati. Mettendo in pratica le mie abilità fotografiche, avevo iniziato a lavorare per un investigatore privato senza scrupoli che mi sfruttava per scovare segreti sui suoi clienti.

    Ero felice di farlo.

    Stavo svolgendo un servizio pubblico per tutte le donne che, come me, credevano che gli uomini nella loro vita potessero essere veramente affidabili, e il mio mestiere mi appassionava molto.

    Avevo imparato in fretta che gli uomini fanno schifo, i miei figli sono la mia salvezza, e c'è sempre spazio per i cupcake.

    CAPITOLO 1

    Mettila a fuoco questa volta, Lila... niente di quella roba sgranata che mi hai mandato la scorsa settimana. Ho bisogno di vedere effettivamente cosa sta succedendo, o in questo caso, cosa sta entrando in cosa.

    Ah, grazie per quell'immagine mentale, Moose, dissi con una smorfia verso il cellulare. È già abbastanza brutto vedere quella roba attraverso il mio obiettivo, non ho bisogno che tu ne parli costantemente.

    Smettila di lamentarti e procurami delle foto decenti. Il cliente è un pezzo grosso.

    Agli ordini capo, risposi e terminai la chiamata.

    Il mio capo poteva anche essere un investigatore privato inquietante e losco, ma aveva scommesso su di me quando il mio ex stronzo mi lasciò in asso. Quindi, anche se gli davo regolarmente del filo da torcere, sapeva che avrei fatto qualsiasi cosa per lui.

    Specialmente se ciò significava un assegno più sostanzioso.

    Ecco perché al momento ero rannicchiata nel mio caravan di fronte a un hotel malfamato, con un panino a metà sulle ginocchia e la mia macchina fotografica pronta.

    Moose acquisiva i clienti, poi mi assumeva per ottenere i risultati. Di solito, ciò comportava fare foto a uomini e donne che avevano una relazione, ma a volte era semplice come seguire qualcuno e scattargli una foto in un luogo diverso da dove avrebbe dovuto essere.

    Essendo anch'io una donna tradita, non provavo sensi di colpa nel beccare bugiardi e infedeli in flagrante. Avrei solo voluto avere un'intuizione riguardo ai problemi nel mio matrimonio e aver pensato di assumere qualcuno come Moose e me per raccogliere prove contro Lo Stronzo. Invece, non ci avevo minimamente pensato.

    Credevo che il mio matrimonio di dodici anni fosse perfetto. Ero stata una casalinga premurosa che amava crescere i nostri figli, mantenere la casa in ordine e preparare ogni sera un pasto caldo per le nostre cene di famiglia. Mio marito aveva un buon reddito, avevamo una bella casa, e abitavamo in un quartiere dove i bambini potevano giocare all’aperto senza problemi.

    Poi, un giorno lui sarebbe dovuto uscire con gli amici per vedere una partita in un bar locale, ed Elena, una delle nostre gemelle, aveva avuto un forte dolore allo stomaco che non accennava a passare. Avevo avuto paura e avevo cercato di chiamare mio marito, ma non aveva risposto. Visto che la nostra città era abbastanza piccola da poterla attraversare in quindici minuti, avevo caricato i bambini in macchina ed ero andata al bar.

    Immagina la mia sorpresa quando né lui né i suoi amici furono lì. Credendo di aver confuso il luogo, avevo attivato l'app di localizzazione che avevo installato su tutti i nostri cellulari e mi ero ritrovata nel parcheggio dietro Starbucks.

    Notando qualche movimento nella sua auto, avevo avvertito i ragazzi che sarei tornata subito ed ero corsa verso il veicolo, che, anche se all'epoca non ci avevo fatto caso, aveva i finestrini oscurati.

    Piena di preoccupazione per nostra figlia e senza pensarci troppo, avevo spalancato la portiera dell'auto. Ed è lì che avevo visto quella troia di Shirley Finkle con le gambe spalancate, la fica sollevata in aria, e il viso di mio marito immersoci dentro.

    "Fottutissimo figlio di puttana!"

    Già, sono abbastanza sicura che quelle fossero le testuali parole che avevo urlato nel parcheggio di Starbucks prima di scattare una foto col cellulare e filarmela per portare i miei figli in ospedale.

    Ora io e i miei figli vivevamo in un merdoso appartamento trilocale a The Heights. Lavoravo per Moose e facevo turni nella pasticceria della mia migliore amica Amy May ogni volta che potevo. I miei figli vedevano loro padre quasi ogni fine settimana, mentre io lo evitavo a tutti i costi.

    Oltre ad avermi umiliato, aveva tradito la mia fiducia e mi aveva fatto sentire un’idiota per aver avuto tanta fede in lui tutti quegli anni. Odiavo tutto di lui. I suoi capelli biondi e ondulati, la mascella scolpita e il modo stupido in cui stava in un abito su misura. Non volevo alcun ricordo della vita che avevamo vissuto insieme, tranne i nostri bellissimi figli, ovviamente, motivo per cui avevo lasciato tutti i nostri beni materiali con lui e la casa che un tempo avevamo condiviso.

    E mentre guardavo un uomo di mezza età dall'aspetto curato accompagnare una donna molto più giovane e dai seni prosperosi verso il motel malfamato, pensai, questa è per la sorellanza. Alzai un pugno mentre li vidi uscire dall'ufficio e passare davanti qualche stanza, poi mi preparai a scattare.

    Piano terra... perfetto.

    Almeno questa volta non avrei dovuto salire alcune scale.

    Quando avevo iniziato circa dieci mesi fa, ero decisamente fuori forma. Dopo essere stata inseguita per strada da una donna robusta che aveva addosso soltanto una camicia da notte e rischiavo di essere fermata, avevo deciso che sarebbe stato nel mio miglior interesse iscrivermi in palestra e mettermi a correre.

    Aveva cambiato tutto. A volte dovevo essere creativa, ma, tocca ferro, ho sempre ottenuto la foto... anche se a volte era un po' sgranato.

    In realtà, fotografare persone in flagrante è più facile di quanto si possa pensare. La gente è stupida. Specialmente quelli che pensano di essere intoccabili, che non verranno mai beccati e che la loro merda non puzzi.

    Uscii furtivamente dal furgoncino, guardandomi intorno nel parcheggio per lo più vuoto mentre mi diressi con disinvoltura verso la porta da cui erano entrati. Iniziai persino a fischiare per rendermi più evidente.

    Nascondersi in bella vista in realtà funzionava.

    Grazie per aver lasciato la tenda socchiusa, mormorai mentre mi avvicinai alla finestra con la macchina fotografica pronta, e sbirciai dentro.

    Sfortunatamente per me ma fortunatamente per il mio portafoglio, avevano lasciato le luci accese e dovevano aver fatto qualche petting spinto in macchina, perché stavano già facendo sesso.

    "Sixty-nine... classico."

    Scattai rapidamente, assicurandomi che i loro volti fossero nell’inquadratura mentre catturavo ogni leccata, succhiata, bava, e gemito.

    "Che schifo," brontolai mentre tornai di corsa verso il mio furgone.

    Uno degli inconvenienti del lavoro era che a volte ci volevano ore per togliere le visioni oscene dalla mia testa. In occasioni come queste, c'era una sola cosa che mi aiutava ad alleviare il dolore.

    Avevo bisogno di un cupcake.

    CAPITOLO 2

    Sei un genio, gemetti mentre la bontà cioccolatosa colpì la mia lingua.

    Amy May era dall'altro lato del bancone, versandomi una tazza fumante di caffè mentre facevo l'amore con uno dei suoi cupcake da uno sgabello rosso ciliegia.

    Amy May era una donna del Midwest che aveva sposato il suo fidanzato del liceo, Jason, e aveva viaggiato con lui quando si era arruolato nell'esercito. Aveva sempre avuto una passione per i dolci e aveva preso spunto da pasticceri di tutto il mondo. Amy May aveva fuso tutto ciò che amava in un'idea strepitosa e aveva aperto la sua pasticceria in Main Street. Anche se non possedeva l'unica pasticceria in città, il suo leitmotiv ispirato alla tavola calda abbinato agli assortimenti di pasticcini francesi, italiani e polacchi assieme ai cupcake irresistibilmente deliziosi, l'avrebbero resa il tesoro della città.

    Mattina difficile?

    Non ne hai idea, dissi alzando gli occhi al cielo, infilando l'ultimo pezzo di torta in bocca. Ti risparmierò i dettagli disturbanti.

    Che altro hai in programma oggi? chiese, legando i capelli biondo scuro che le arrivavano alle spalle in una piccola coda.

    Vado in biblioteca per inviare queste foto a Moose, poi vedo se riesco a scoprire qualcosa su questa tizia che dovrebbe lavorare al salone manicure di Clarice. Il marito dice che i soldi non arrivavano mai... Dovrebbe essere abbastanza discreto.

    I ragazzi sono con te?

    "Sì. Non vanno da Lo Stronzo fino a questo venerdì."

    Vuoi venire a cena da noi?

    Oggi ci sarebbe la serata dei burger a Casa Horton; facciamo un’altra volta.

    Va bene tesoro, ci vediamo domani.

    Sì, risposi, alzandomi e raccogliendo i miei rifiuti. Avevo cercato di pagare il conto quando Amy May aveva appena aperto la pasticceria, solo per scoprire che avevo lo sconto migliore amico a vita.

    Fortunatamente avevo iniziato a fare esercizio, altrimenti il mio culo sarebbe diventato grande come una casa. Ora come ora, era solo grande quanto una casa mobile.

    Grazie, cara.

    Amy May mi salutò con un piccolo gesto, poi mi mandò un bacio e me ne andai.

    Invece di guidare venti minuti fino a casa mia a The Heights, di solito lavoravo nella Biblioteca Pubblica di Greenswood. Era a soltanto un paio di isolati da Amy May ed era un posto tranquillo e piacevole per fare ciò che dovevo fare.

    Ehi, Clare, chiamai, mantenendo la voce abbastanza alta perché lei potesse sentire il saluto, ma abbastanza bassa da non farmi zittire.

    Clare lavorava allo sportello della biblioteca fin dalla prima volta che vi avevo messo piede per prendere in prestito Where the Skidewalk Ends di Shel Silverstein. Avevo avuto otto anni e avrei giurato che Clare ne avesse avuto cento.

    Sembrava rimasta esattamente la stessa.

    Vagai tra gli scaffali, tornando alla postazione che mi ero attribuita e mi collegai. Dopo aver inviato le foto a Moose, controllai la mia e-mail prima di disconnettermi.

    L'ufficio di Moose era in realtà il suo portico posteriore schermato, per cui cercavo di mantenere tutta la nostra comunicazione via telefono e tramite e-mail, andando da lui solo se strettamente necessario. Non che non mi sentissi a mio agio intorno al mio capo o cose del genere; era solo un po' inquietante, quindi mi sentivo meglio agendo così.

    Moose mi mandò un messaggio dicendo che aveva ricevuto le foto e che era appena passato di fronte al salone manicure e avvistato l'auto della nostra prossima perpetratrice.

    Ora, io non sono una poliziotta, e i clienti non hanno sempre ragione nelle loro accuse, ma in ogni caso, dovevo pur sempre chiamare le persone che stavamo spiando in qualche modo, così le chiamavo ‘perp’. Di certo non avrei ricordato tutti i loro nomi, quindi ‘perp’ era più facile. Inoltre, pensavo che rendesse il mio lavoro più figo, come se stessi facendo qualcosa di realmente importante.

    Comunque, dopo aver letto il messaggio, mi girai sui tacchi e mi avviai lungo la strada verso il salone manicure di Clarice, desiderando di aver indossato gli sneakers invece dei miei stivali. Avevo optato per lo stile piuttosto che il comfort, scelta che non era mai intelligente. Gli stivali abbinati ai miei jeans aderenti e al pullover lungo erano molto più belli degli sneakers.

    Ehi, Lila, Clarice mi salutò quando entrai.

    Che succede, Clarice?

    Stessa roba, giorno diverso.

    Capisco, risposi. Vedi, anche se la mia città era piccola, ero riuscita a mantenere segreta la mia attività secondaria. La città amava pettegolare, e con il modo in cui avevo beccato mio marito

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