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Il Mastino
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E-book92 pagine1 ora

Il Mastino

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Info su questo ebook

Ci sono verità che è meglio lasciare sepolte nel passato, e ci sono uomini nati per scovarle, come il Mastino, il giornalista di cronaca nera Andrea Desanti, per il quale donne, alcol e lotta al crimine sono le uniche ragioni di vita. 
Dopo decenni ecco arrivare la soffiata che aspettava: il luogo dove si troverebbe il Greco, protagonista e unico superstite del Massacro dei Morti, il regolamento di conti più efferato nella storia criminale di Roma.
LinguaItaliano
EditoreKubera
Data di uscita29 mar 2024
ISBN9791223022887
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    Anteprima del libro

    Il Mastino - Sam Stoner Philip

    Prologo

    IL MASTINO

    Il Massacro dei Morti

    Qualche stronzata l’ho fatta, forse anche più di qualcuna, per questo adesso scrivo articoli per GlobalNews, un giornale on line che tratta di politica e cronaca. Una realtà diversa da quella laccata dei quotidiani nazionali come Il Messaggero nel quale sono cresciuto, fino al giorno in cui mi hanno dato un biglietto di sola andata per fanculandia. Succede quando ci si sente intoccabili, quando non si ascoltano i ripetuti consigli di chi ha più esperienza, quando ci si ostina a portare avanti inchieste su persone che contano dell’appoggio di politici troppo influenti perché il loro culo possa essere trascinato sulle pagine di un giornale.

    Io ho calato questo tris di cazzate tutte insieme.

    Per mia fortuna non ho fatto nemmeno un giorno di vacanza forzata, Davide Gradi, il caporedattore di cronaca dal quale ho imparato il mestiere, ha fatto il mio nome a GlobalNews qualche giorno prima della mia uscita da Il Messaggero. Un gesto intriso di compassione e castigo, perché so che in fondo mi vuole bene ma ho anche tradito le sue aspettative.

    «Vedi di non fare casini, e tieniti lontano dalla politica» questo il suo suggerimento.

    Sarò sempre grato a Davide per il suo appoggio, rimane il fatto che sono comunque finito in una cazzo di… testata on line. Le ho sempre considerate dei giochetti per adolescenti. Qualsiasi accozzaglia di parole si decida di scrivere compare magicamente sullo schermo del cellulare in tempo reale. E se dopo la pubblicazione si vuole cambiare l’articolo, basta un click. Un parco giochi, altro che giornalismo.

    Ma GlobalNews sembra essere diverso. Non è uno dei tanti giornaletti on line che si trovano su internet, dietro ci sono lobby politiche e imprenditoriali felici di foraggiare un giornale a loro completo servizio, in culo all’informazione libera e indipendente.

    Tanto per capirci, le notizie che escono sul Global, soprattutto di politica interna e finanza, sono riprese dalle principali redazioni, ben prima di quelle delle maggiori agenzia di stampa nazionali.

    L’aspetto singolare è che GlobalNews non rientra nella classifica delle migliori cento testate on line che si occupano di informazione. Una sorta di incongruenza mediatica tollerata da tutti che orienta con autorevolezza l’informazione politica e finanziaria del paese.

    Una testata grondante politica, intrisa di menzogna, permeata di potere e interessi, quindi in linea con i maggiori quotidiani nazionali.

    Benvenuto Mastino

    Il giorno successivo alla mia scomunica, ricevo un messaggio, niente email o Whatsapp, un semplice sms: " Si presenti alle ore 9 a.m. in via Aquiro…"

    La sede della redazione di GlobalNews si trova in pieno centro, in un palazzo di pregio, a due passi da Montecitorio. Posizione decisamente strategica.

    Non mi aspetto che ci sia il nome a caratteri cubitali in cima al palazzo come Il Messaggero, ma almeno una targa sul portone e invece niente, nemmeno il nome sul citofono.

    Un portiere in livrea mi dice che gli uffici sono al primo piano.

    Quando aprono la porta mi ritrovo in quello che si potrebbe definire un elegante studio legale. Niente a che vedere con la mia idea di redazione di un giornale on line che dovrebbe essere animato da entusiasti e giovani smanettoni.

    Una segretaria austera munita di cartellina e un sorriso di convenienza mi dà il benvenuto: «Salve signor Desanti, il direttore la sta aspettando, mi segua.»

    Corridoi, tappeti, pannelli in legno che rivestono le pareti e soprattutto un silenzio glaciale. Ma dove cazzo sono capitato. La risposta arriva nell’ufficio del direttore, entrambi sembrano usciti da una rivista di antiquariato.

    Quello che si presenta come il capo della baracca è un ometto sui settanta in doppiopetto, ambiguo e scivoloso, con l’aria di uno che non capisce una mazza di internet e di giornalismo: lo attesta il solo pc presente nella stanza rigorosamente spento. Sulla scrivania nessun giornale, nessuna agenzia di stampa, nessuna prima pagina o articolo, stessa cosa sulle pareti o sugli scaffali alle sue spalle. Un cazzo di ufficio notarile, niente altro.

    Non si alza né tende la mano, solo uno stentoreo: «Si accomodi, signor Desanti. Sono Alberto Maria Fassel il direttore editoriale.»

    Mi squadra senza mai incrociare il mio sguardo, e fa bene, visto che i miei occhi rilevano solo un manichino che al massimo può ricoprire, vista l’età e il vestito sartoriale, la carica di direttore finanziario, ma di certo non editoriale.

    Niente convenevoli, appena poggio le chiappe sul velluto della pregiata poltrona Luigi qualcosa, il capo attacca a parlare.

    «Da oggi avrà una sua rubrica che gestirà in totale autonomia. È stato deciso di sfruttare il nome che…» un attimo di esitazione, poi prende un foglio e legge: «… che si è guadagnato sul campo in questi anni. La rubrica si chiamerà Il ringhio del Mastino. Spero sia di suo gradimento.»

    Qualcuno ha fatto i compiti a casa. Sono davvero colpito. Qualche anno fa, a seguito di una mia inchiesta che portò alla luce un giro di mazzette nell’amministrazione capitolina, Massimo Ranucci, il mio panciuto direttore a Il Messaggero, in un suo editoriale, mi chiamò con questo particolare appellativo: il Mastino, che ancora oggi mi porto dietro. Del resto, non è lontano dalla verità: se sento il profumo di una notizia da prima pagina non mollo l’osso, a nessun costo.

    Per quanto riguarda questa baracca, il tutto sta andando oltre le mie aspettative visto che pensavo di essere assegnato alle risposte delle email dei lettori. Non ho il tempo di elaborare non solo una risposta ma nemmeno una conveniente espressione facciale - cosa comunque inutile dato che il capo non alza mai lo sguardo su di me.

    Riattacca: «Troverà il contratto nel suo nuovo account che le fornirà Grazia. Avrà a disposizione Roberto, un nostro fotografo di Roma che conosce bene il territorio. Niente inchieste politiche o sul mondo imprenditoriale, per il resto può scrivere ciò che vuole.» Poi abbassa il foglio, guarda qua e là per la stanza con un’espressione leggermente contrariata.

    «Voglio che sia chiaro un punto sul quale non tornerò» e lo dice guardando un punto indefinito sul pavimento dietro di me. «Personalmente non l’avrei mai messa sotto contratto ed eventualmente nemmeno richiesto una collaborazione saltuaria. Trovo che la sua

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