Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Sharon filosofeggia
Sharon filosofeggia
Sharon filosofeggia
E-book172 pagine2 ore

Sharon filosofeggia

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Una serie di gialli che ti catturerà dal primo momento. Vorrai leggerli tutti! (ogni episodio è autoconclusivo)

IL VENTIQUATTRESIMO ROMANZO GIALLO DELLA SERIE “SHARON”: UN THRILLER INVESTIGATIVO IRONICO E DIVERTENTE, UN’IMPAREGGIABILE POLIZIESCO ALL’ITALIANA

Obnubilato da un delirio citazionale, nel quale il suo inconscio evoca programmaticamente l’antichità dei testi contro la cancel culture, in parte inutilmente profetico, espressivo della repulsione a indagare di un temperamento malinconico, sfida per qualunque pazienza a continuare nella lettura, Sharon affronta il ventiquattresimo mistero, quello di un attentato esplosivo alla sede di RadioLago, in cui muore una procace e generosa ragazza delle pulizie. Ma non basta: si aggiunge l’assassinio di un giornalista di quella radio privata, la cui attività orienta finalmente l’indagine. Chi ha resistito a leggere è premiato dall’azione, che serpeggia in un fantasmagorico esplodere di indizi insensati, collegati alle ipotesi più strane nei contesti più balordi. La conclusione sarà parecchio movimentata, con la partecipazione attiva di Murphy. L’epilogo sarà quasi identico a quello di uno splendido film in bianco e nero di Alfred Hitchcock.
LinguaItaliano
Data di uscita13 mag 2024
ISBN9791223037515
Sharon filosofeggia

Leggi altro di Ruco Magnoli

Correlato a Sharon filosofeggia

Titoli di questa serie (100)

Visualizza altri

Ebook correlati

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Sharon filosofeggia

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Sharon filosofeggia - Ruco Magnoli

    copertina
    Ruco Magnoli

    Sharon filosofeggia

    © 2024 – Gilgamesh Edizioni

    Via Giosuè Carducci, 37 - 46041 Asola (MN)

    [email protected] - www.gilgameshedizioni.com

    Tel. 0376/1586414

    È vietata la riproduzione non autorizzata.

    In copertina: Progetto di copertina di Dario Bellini

    Questa è una finzione. I personaggi sono falsi o falsificati, gli avvenimenti strampalati, i giudizi fumosi, le opinioni fanfaluche, non c'è sostanzioso midollo. Qualsiasi rapporto con la realtà è casuale e deprecato.

    © Tutti i diritti riservati.

    UUID: 520f09f7-8f41-433e-800f-5a928fb35112

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    https://writeapp.io

    Indice dei contenuti

    Gli autori

    ​Lo scriptomontaggio Sharon

    CAPITOLO I. Il declino dell’uomo

    CAPITOLO II. Sognare metalli

    CAPITOLO III. Frun frun

    CAPITOLO IV. La casa degli spiriti

    CAPITOLO V. Stortuna

    CAPITOLO VI. Quante chiacchiere

    Scrivi una recensione al mio romanzo. Grazie mille!

    Se ti è piaciuto questo e-Book, sappi che esiste anche la versione cartacea. Eccola...

    Collana Sharon

    Un REGALO per te dalla nostra Casa Editrice

    ANUNNAKI

    Narrativa

    233

    Gli autori

    Ruggero Campagnoli, già Professore Ordinario di Letteratura Francese presso l’Università di Bologna, nella Facoltà di Lettere e Filosofia. Chevalier Des Arts et Lettres, autore di un

    migliaio di sonetti, di una tragicommedia in versi rimati su Don Giovanni, di una breve storia dell’Alsazia in trecento alessandrini ugualmente rimati per la cerimonia della laurea honoris causa, nonché di qualche operazione di letteratura sperimentale.

    Marco Maiocchi , già Professore Ordinario di Disegno Industriale presso il Politecnico di Milano, nella Facoltà di Design. Patafisico, nel suo percorso è passato da una laurea in Fisica a ricerche in elettronica, poi in informatica, quindi organizzazione aziendale, e infine in design emozionale. Ha anche un passato da imprenditore. Scrive testi di canzoni e fa qualche operazione di letteratura sperimentale.

    ​Lo scriptomontaggio Sharon

    Lo scriptomontaggio Sharon è una giunzione di brani in ventidue mosse non concordate, ma emendabili nella mossa successiva, ognuna delle quali deve superare il decimo migliaio di battute seguente. Col tempo le regole di quantità, apertura e chiusura si sono assestate, e ora il bianco apre e il nero chiude.

    CAPITOLO I. Il declino dell’uomo

    La primavera è ancora lontana, eppure si sente che qualcosa è cambiato nell’aria: sarà che c’è più luce, sarà la temperatura più tiepida, anche se sono le cinque del pomeriggio, o sarà la brezza del lago che posso godermi perché siedo all’aperto nel mio giardino, col mio ottimo Manhattan rye; certo è che il cupo inverno sembra davvero lontano. Ed è lontano anche il freddo umido di Milano.

    Accidenti a lei, è lontana anche Carlotta! Capisco il tipo di lavoro che fa, però... in fondo io sono occupato più di lei: mando avanti un’azienda, reggo una comunità a Villa Coriandoli (sì, perché da tempo è una vera e propria comunità!), curo i miei interessi finanziari, faccio un sacco d’indagini (e tutto con buon esito, se non lo si guarda dal punto di vista dei colpevoli), eppure sono sempre pronto e disponibile!

    Sarà che lei si muove con i vincoli della legalità, e questo la imprigiona. No, non si tratta solo di legalità, anche di conformità: lei deve rispettare regolamenti, procedure, la cui violazione non sarebbe illegale, ma solo irrituale, o forse illegale proprio perché irrituale. Ma questo è antieconomico, limitante! Se la creazione del mondo non fosse stata irrituale, cosa sarebbe successo? In principio Dio creò il codice di procedura. E fu sera e fu mattina: primo giorno. E Dio osservò il codice di procedura che gli permetteva di separare il firmamento dalle acque... Non funziona! Non può funzionare! Il mondo non sarebbe mai stato creato! Senza parlare della solita antinomia sul fatto che Dio sia o non sia così potente da crearsi dei vincoli che non può superare… Cazzate: i vincoli li crea solo per il creato…

    Io, invece, colgo l’opportunità, vedo ciò che è opportuno e lo perseguo! Magari non in modo perfettamente legale, e certo non in modo conforme! Ma verso l’eccellenza!

    Però forse ha ragione lei... in fondo l’assenza di regole ha portato al mondo in cui siamo oggi: bello nelle opportunità, bello nell’evoluzione delle tecnologie, delle scoperte scientifiche, e con teste che raggiungono giorno dopo giorno altissime vette di pensiero, però... quanti problemi! Guerre, povertà, fame, ignoranza. Già, la cosiddetta globalizzazione, di per sé forse anche desiderabile, non è stata accompagnata da regole condivise, e forse è addirittura impossibile che tali regole esistano. Risultato: il denaro chiama il denaro. Il settanta per cento delle ricchezze mondiali è nelle mani del dieci per cento degli individui, e forse sono ottimista! Ci sono meno ricchi di vent’anni fa, ma ricchi molto di più, e ci sono molti più poveri di vent’anni fa, ma poveri molto di più! Tuttavia non è tanto questo che mi irrita: è che questo fenomeno di concentrazione si ripropone in tutti i settori: sono sicuro che, misurando, verificherei che la cultura, quella di chi pensa, studia, s’informa e ha capacità critica, è concentrata quanto la ricchezza! Pochi colti pensatori e, come diceva l’alessandrino, legioni d’imbecilli che consumano prodotti di basso livello intellettuale, imposti dal dio denaro! In fondo aveva ragione Papanek sostenendo che la nostra civiltà commerciale, e per primo il design commerciale, sono la peggiore catastrofe che ci possa essere capitata, che fa acquistare cose che non servono, con soldi che non abbiamo, solo per far vedere ad altri che le possediamo, altri a cui non frega nulla che noi le abbiamo!

    Che pistolottata! Tutta questa saggezza mi procura un cerchio alla testa e borborigmi sonori. Mi consolo con i paradossi di Ortensio Lando, ben più spiritoso.

    Quanto più ci considero, tanto più mi risolvo che meglio sia il non saper lettere che saperne, poi che quelli che vi consumârno la lor miglior età, alla fine pentuti e dolenti se ne sono ritrovati. Scrive Valerio Massimo che M. Tullio il qual dir si può meritamente non solo il padre dell’eloquenza, ma fonte ancora d’ogni bella e varia dottrina, in sua vecchiezza stremamente l’odiasse come forse potissima cagione de’ suoi longhi travagli; né veramente crederommi che a torto l’avesse in odio, perché ritrovati si sono molti altri di chiaro intelletto, qual fu Licinio imperadore, Valentiano, Eraclide litio, e Filonide melitense, li quali chiamarno le lettere or publica peste e ora publico veneno. Silla ancora e Nerone grandimenti si duolsero di averle apprese; ma più d’ogn’altro il profeta David parmi aver mostrato il gran bene che dall’essere ignorante ne risulta, così ne’ suoi divini versi dicendo: ‘Quoniam non cognovi literaturam introibo in potentias Domini, memorabor iustitiae tuae solius’: cioè, perché non ho saputo lettere, goderò delle grandezze de Iddio, ricordevole della sua giustizia. Trovo di più nelle scritture sacre, che chi aggiugne scienza aggiugne dolore, e nel molto sapere molto sdegno ritrovarsi. Certissima cosa è che tutte l’eresie tanto antiche, quanto moderne, sono dalli dotti nate, e da gli indotti sempre ho veduto espressi indizii de buoni esempii e virtuose opere, di maniera ch’io non posso se non lodare una vecchia usanza d’alcuni popoli italiani, li quali per publico editto pria che i lor consigli si congreghino gridasi: Fuori, fuori i litterati, e quelli insieme che sono di mediocre senno", per questi intendendo e notai, cancelieri e altri simili. Lodo similmente i signori luchesi, li quali prudentemente fecero già un decreto che niuno che dottore fusse sedesse nel magistrato, temendo che gli uomini di lettere, con il lor sapere, non perturbassero la quiete e buoni ordini della città, né veramente fuor di proposito temevano, con ciò sia che i literati credansi con un quanquam poter gittar il mondo sozzopra, e confondere l’universo, sempre ritrovando qualche uncino, o qualche storta sposizione da pervertire ogni nobile e florido intelletto. Non vede ognuno che ciò che il dotto tocca lo fa in eresia come Mida l’oro subito tramuttare? Vegasi un poco come hanno miserabilmente oltraggiato la povera Scrittura Santa. Trovârno già nell’Evangelio: ‘Et non cognovit eam, donec peperit filium primogenitum’, e subitamente da quel donec e da quel primogenito formârno due pestilenti eresie, delle quali appena la Chiesa nostra libera e netta al presente ne rimane. Il medesimo si fece sopra di quella parola nisi, e anche sopra di quell’altra ex. Simil cosa non fecero giamai gli uomini indotti, anzi sel si farà la comparazione fra gli ignoranti e fra’ dotti, troverassi differenza più che mediocre. Troverassi, dico, Arrio, Fotino, Sergio, Nestorio, Macedonio, Appollinare, Giuliano, e altri molti eloquentissimi, e pieni d’umane dottrine, essere anche stati in ogni tempo autori dell’eretica pravità. Et Ilarione, Antonio, Macario, Pannutio, Serapione, Onofrio, Aniano, e altri infiniti, senza colori retorici, non sapendo le discipline matemattiche, privi de concetti metafisicali, splendere in ogni luogo di santità, fiorire d’innocenza, e di tanta virtù rilucere, che puoté alcun di loro trapportare da luogo a luogo un monte d’ismisurata altezza. Io per me non vego certo a che siano buone le lettere da’ sciocchi tanto istimate. Per il governo de’ Stati non credo sieno giovevoli, perciò che vego molte nazioni senza notizia di leggi imperiali o di peripatetica filosofia, di tal maniera governarsi che all’altre rimangono di gran longa superiori; anzi vego i litterati goffi, inetti, e come cavati gli hai dai libri esser come il pesce tratto dall’acqua. Alla milizia parimenti non crederò che servino, avendone veduto a’ giorni miei più d’un paio li quali, per vigor de’ suoi libracci, vollero formar battaglie, indirizzar squadre, ordinare eserciti, e con gran biasmo sempre riuscîrno. E in vero, se nelle cose militari nuovi accidenti acascano che scritti non si trovano, e nuovi stratagemmi s’usano che da’ dotti registrati non furono, come le diremo noi alla milizia utili? Certo che bastar dovrebbe il buon giudizio congiunto con qualche isperienza, senza volger sozzopra i scrittori dell’arte militare. E che lettere ebbe mai Sforza da Cotignuola o Braccio da Montone? che litteratura ebbero Francesco Sforza, il Carmignuola e Nicolò Picino? che littere ebbe Gattamelata che appena sapeva sottoscrivere il proprio nome? Senza lettere era il Tolentino, senza lettere il conte di Pitigliano, senza lettere Consalvo Ferrante. Non lesse mai Vegetio né Frontino l’Alviano o il Trivulzo, e pur ognun sa di quanto valor fussero. Non crederò similmente che al famigliar governo in parte alcuna giovino, con ciò sia che sovente veduto m’abbia onoratissime matrone, le quali non furono mai al studio di Parigi, né a quel di Padova, e talmente però le case e i vasalli reggono ch’ognuno ne rimane pien di stupore; e Aristotele con Senofonte, che di tal soggetto scrissero, resterebbono di ciò confusi, anzi, se presenti stati vi fussero, non dubito che nuovi precetti non avessero dalle loro azioni ne’ suoi libri traportati. Deh, che direste, Aristotele, se ora vedessi la destrezza che nel commandare e eseguir usa la signora donna Cornelia Piccolomini contessa d’Aliffe? Penso indubitatamente che direste: ‘Per lei non scrissi, né per lei tal assunto presi’, e ti maravigliareste di vedere in una giovane donna providenza infinita delle cose che avenir possono, maiestà nell’appresentarsi, severità nel corregere, mansuetudine nel conversare, e liberalità nel remunerare chi di buon cuore le serve. Ma di lei per ora non parlerò più, forse che un giorno mia penna manifestarà meglio al mondo le sue divine qualità, e alle lettere fo ritorno, le quali sono veramente produttrici de strani e dolenti effetti. Vego io senza fallo quasi tutti e suoi seguaci tristanzuoli, tisicuzzi, fracidi, catarrosi, e per conseguente di volto stampato del colore di morte, d’una difficile e viziosa natura, pieni d’alterezza, colmi d’orgoglio, sprezzatori delle dolci conversazioni, nemici mortali delle donne che suono però (quando buone si ritrovano) l’onore e la gioia del mondo. Vantadori di più, sospettosi, lunatici, bugiardi. E perché nostro Signor Iddio previdde che tali esser doveano, quali ve gli ho in poche parole dipinti, lasciò che la Scrittura Santa amorevolmente n’ammonisce al non essere se non sobriamente dotti, temendo che se troppo nelle dottrine ci profundassimo, non cadessimo in mille gravi danni; nella quale troviamo ancora scritte queste parole: ‘Noli altum sapere, sed time’, non volere sapere uomo né investigare le cose alte, ma sta in timore. E Paulo apostolo non mostra egli d’aver sprezzato ogni litteratura poi che Cristo conobbe? non scrisse egli a’ Corinti che nulla voleva sapere fuor che Cristo crucifisso? e che non era venuto instrutto di umana sapienza né di artificio retorico? Non dice similmente la Scrittura che la scienza gonfia? Se gonfia, e non edifica gli animi in Dio, che ne vogliamo noi fare? Non si afferma ancora nella medesima che la sapienza di questo mondo è nel cospetto d’Iddio una mera stoltizia, e chiunque cercherà le cose

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1