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Conclusioni
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E-book281 pagine3 ore

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Info su questo ebook

La vita di Justin Evanson viene scossa all’improvviso da due notizie sconvolgenti: non solo suo padre ha il cancro, ma Justin scopre anche di avere dei fratelli di cui non conosceva l’esistenza. Insieme al padre si trasferisce in Virginia per avvicinarsi a una famiglia in cui non è sicuro di poter avere un posto. Tutto, però, si fa ancora più complicato quando scopre che il tizio con cui ha avuto un’avventura è il cognato della sorella appena ritrovata.

Drew Sinclair non si sarebbe mai aspettato di incontrare di nuovo Justin e mai avrebbe immaginato che ci fossero dei legami familiari a unirli. Nessuno deve scoprire cosa è successo tra loro quella sera in discoteca, perché il fratello di Drew ha già fin troppi motivi per odiarlo. In Justin c’è però qualcosa che attira con forza Drew e che va ben oltre la loro più che perfetta intesa sessuale.

I due non riescono a stare lontani e, incontro dopo incontro, il loro legame evolve e si rafforza in fretta. Tuttavia, per entrambi è difficile fidarsi dei propri sentimenti e lasciarsi andare.
Ciò che provano è davvero reale?
La loro storia avrà una felice conclusione o saranno destinati a prendere strade diverse?
LinguaItaliano
Data di uscita28 giu 2024
ISBN9788855317252
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    Anteprima del libro

    Conclusioni - Riley Hart

    Capitolo 1

    «Justin, c’è tuo fratello al telefono. Vuole parlarti.»

    Justin provò a non trasalire davanti all’eccitazione nella voce di suo padre. C’era una parte di lui che era elettrizzata, la maggior parte in realtà. Aveva dei fratelli, una cosa che aveva sempre desiderato, ma la situazione era ancora piuttosto imbarazzante, per usare un eufemismo.

    Per circa una settimana era stato preoccupato di come sarebbero andate le cose. Joy e suo padre finalmente avevano confessato che Larry era tornato; Shanen si era mostrata da subito comprensiva nello scoprire di avere un fratello e che il padre era ricomparso. Landon… be’, con lui le cose non erano andate altrettanto lisce.

    Lo capiva. L’intero mondo di Landon era cambiato, ma anche quello di Justin. La realtà di tutti si era trasformata, e dovevano capire come affrontare la cosa.

    Lui e Landon avevano risolto. L’altro l’aveva accettato, però le dinamiche familiari erano ancora un lavoro in corso per ognuno di loro. Stavano cercando di cavarsela meglio che potevano, ma il padre voleva tutto e subito. Nonostante Justin capisse le sue ragioni, non significava che si sentisse sempre a proprio agio. Larry non sapeva esattamente quanto tempo gli restasse e quindi era pronto per qualcosa tipo grande famiglia felice, ma per lui era diverso. A volte, solo sentire le parole tuo fratello gli suonava strano.

    Si avvicinò al padre e gli prese il cellulare dalla mano ossuta, con il familiare ronzio della bombola di ossigeno in sottofondo. Aveva perso così tanto peso, cazzo. Non era lo stesso uomo che Justin aveva ammirato quando era un bambino. Avevano appena terminato un ciclo di chemio, il che significava che avrebbero avuto una breve pausa prima del prossimo. L’obiettivo era concedergli tempo, riducendo la crescita del cancro ai polmoni. Non aveva risposto positivamente ai cicli precedenti. L’avevano preso troppo tardi, perché la testardaggine di Larry lo aveva portato a ignorare i segni che qualcosa non andava. Al momento rallentarlo era la loro unica opzione.

    «Grazie, vecchio mio.» Gli fece l’occhiolino e ottenne un sorriso, che però Justin non riuscì a ricambiare. Suo padre aveva più rughe. Sembrava invecchiato di vent’anni dalla diagnosi iniziale. Guardarlo era doloroso, quindi Justin distolse gli occhi e si portò il telefono all’orecchio. «Pronto?» Stava parlando con suo fratello. Aveva un fratello. Ci sarebbe voluto ancora un po’ per abituarsi. Sapeva che Landon provava lo stesso. Era passata solo una settimana da quando lui e il compagno, Rod, erano venuti nella piccola casa che Justin e Larry avevano affittato, così che Landon potesse avere la prima vera conversazione con il padre. Quella settimana era sembrata lunga centinaia di giorni, ma allo stesso tempo una sola ora.

    «Come sta oggi?» chiese suo fratello mentre Justin si dirigeva fuori per sedersi sotto il porticato di legno, talmente piccolo che non era sicuro si potesse considerare tale.

    «Bene. Ha passato la maggior parte della mattina a vomitare. Ora sta guardando un ridicolo reality show.»

    «Un reality? Non mi avevi detto che aveva dei gusti così pessimi» scherzò Landon, e quello aiutò ad allentare un po’ della tensione nel petto di Justin. Voleva una relazione con quella parte della famiglia. La desiderava così tanto che a volte si sentiva in colpa. Era diviso tra il dubbio che non ci fosse posto per lui e la determinazione a pretenderlo. Non lo aiutava il fatto che, questa situazione, lo facesse sentire come se stesse abbandonando sua madre.

    «Eh, abbiamo tutti i nostri difetti. Il suo sono i programmi tv di merda. Quando ci conosceremo meglio, condividerò con te alcuni dei miei. Oggi non credo che avremo abbastanza tempo.»

    Landon rise e, diavolo, se non ricordava il loro padre!

    «Né tu né io» disse. «Ho solo un minuto. Sono rientrato oggi al lavoro, dopo aver tolto il gesso, però volevo avvertirti che Shanen sta organizzando una festa per il compleanno di papà la settimana prossima. So che è all’ultimo minuto, ma…»

    Shanen vuole recuperare il tempo perso. Lui sta morendo. C’erano così tanti modi in cui Landon avrebbe potuto finire quella frase, e tutti facevano schifo. «Sì, lo capisco. Purché sia fisicamente in grado di farlo, ci saremo. Chi altro ci sarà?»

    Non voleva fare lo stronzo, ma Larry chi conosceva da quelle parti?

    Per fortuna, Landon rise. «Cazzo. È quello che le ho fatto notare anch’io. In pratica ci saranno tutte persone che non lo conoscono, tranne te, me, lei e mamma… mia mamma» si corresse, e l’imbarazzo si insinuò di nuovo nella conversazione. La madre di Justin era ancora in North Carolina, dove lui era cresciuto. «Io inviterò Nick e Bryce. Sono nostri amici. Bryce è il tipo con cui lavoro.»

    «Sì, certo.» Justin lo sapeva. Il padre parlava spesso del lavoro di Landon in officina. I due condividevano l’amore per le motociclette. Anche a lui piacevano, ma non con la loro stessa passione.

    «Shanen inviterà dei suoi amici, e penso che ci saranno i genitori di Jacob, suo marito. Sarà stranissimo, cazzo.»

    Lo sarebbe stato di certo, ma ormai nella sua vita c’era poco di normale. «Okay. Ottimo. Grazie per avermi informato. Ci saremo.»

    Rimasero per un attimo in silenzio, perché davvero, cosa avevano da dirsi?

    Non si conoscevano ancora così bene. Parlare del tempo sarebbe stato ridicolo. L’uomo in casa era un argomento troppo doloroso. Justin era a corto di parole.

    «Okay, be’, meglio che torni al lavoro. Ci sentiamo più tardi» disse Landon.

    Justin avrebbe potuto giurare che entrambi emisero un sospiro di sollievo. Non avrebbe dovuto essere così, e lui odiava quella situazione. Due fratelli avrebbero dovuto conoscersi e sentirsi a proprio agio parlando tra loro.

    «Certo. Grazie per la chiamata.»

    Justin riattaccò e neanche cinque secondi più tardi sentì il padre vomitare all’interno della casa. Gli sprofondò lo stomaco, e non riuscì a trattenersi dal chiudere gli occhi, scuotendo la testa e concedendosi solo un secondo. A volte le medicine antinausea funzionavano, ma di solito no. Maledetta chemio. Era l’unico modo per combattere il cancro, eppure spesso sembrava uccidere anche la persona. O, almeno, la faceva sentire come se stesse morendo.

    «Merda» sussurrò, sentendolo vomitare di nuovo. Odiava tutto quello. Cazzo, lo odiava davvero. Non sapeva come affrontarlo. Come guardare il padre soffrire. Come provare a trovare il suo posto in una famiglia che non lo conosceva e che, onestamente, non poteva essere davvero felice della sua esistenza.

    Aveva lasciato sua madre, la casa, il lavoro, gli studi, e non era certo di come adattarsi a quella nuova situazione. A quel nuovo Justin che doveva cercare di capire.

    Tuttavia, scacciò quei pensieri dalla mente e si alzò. Doveva entrare e prendersi cura di suo padre.

    Capitolo 2

    Justin e il padre accostarono all’indirizzo che Shanen gli aveva dato. Nell’istante in cui erano entrati nel quartiere, aveva capito che la casa non sarebbe stata come quelle a cui era abituato, e aveva avuto ragione. L’abitazione in stile coloniale aveva un aspetto imponente e sembrava uscita da un film. Niente che lui non avesse già visto, però di certo non ricordava il tipo di posto in cui era cresciuto. E neanche dove era cresciuta Shanen, ma da quanto aveva appreso dal padre, suo marito era ricco.

    «Wow… a quanto pare tua sorella se la sta cavando bene» disse piano Larry dal sedile del passeggero.

    Per qualche ragione, quell’affermazione gli fece inacidire lo stomaco. «Perché?» Justin lo guardò. «Perché vive in una casa grande ed elegante?» Secondo lui, le quattro mura che circondavano una persona non dicevano nulla su quanto bene se la fosse cavata. «E per favore, non chiamarla così. Ha un nome.» Era strano, perché a volte non desiderava altro che costruire un rapporto significativo con i fratelli, mentre altre non riusciva a nascondere una fitta di gelosia. Un sentimento che non aveva il diritto di provare. Che odiava, ma che era comunque presente.

    Landon e Shanen erano i suoi fratelli, però non li conosceva davvero. Avevano sempre avuto l’un l’altra, a differenza sua. D’altro canto, lui aveva avuto un papà, e loro no. Era tutto un tale casino che sentiva il bisogno di tirare il freno. Capiva l’urgenza del padre, ma a volte era opprimente.

    «Cosa c’è che non va, Justin? Stai bene?» C’era solo preoccupazione sul viso smunto dell’uomo. Era incisa in delle rughe che c’erano prima della diagnosi. Il cancro e la chemio stavano riscuotendo il loro tributo sul suo corpo ormai fragile.

    «Niente.» Scosse la testa. Doveva darsi una regolata. Stavano affrontando cose ben più importanti di lui che teneva il broncio a causa del suo passato. «È solo che oggi non mi sento molto in forma. Forza, vecchietto, entriamo e festeggiamo il tuo compleanno.» Gli fece l’occhiolino e il padre sorrise. Justin scese dall’auto e si diresse verso il sedile del passeggero per aiutarlo a uscire. Cazzo, doveva aiutarlo a uscire da quella dannata macchina! Suo padre non era mai stato il tipo che chiedeva aiuto.

    Justin gli passò il bastone, che l’uomo era stato determinato a utilizzare invece della sedia a rotelle. Non doveva usarla sempre, ma Justin aveva pensato che in quel caso sarebbe stata la soluzione migliore, dato che avrebbero avuto una giornata impegnativa. Suo padre, però, non era stato d’accordo. Non che potesse biasimarlo. Nella stessa situazione, probabilmente anche lui si sarebbe comportato così.

    Lo sorresse con un braccio e si diressero verso la casa. Suo padre aveva con sé la bombola d’ossigeno portatile, era abbastanza piccola da poterla legare alla schiena.

    Le due moto nel vialetto gli segnalarono che Landon e Rod erano già arrivati. Justin ne fu felice. Nonostante la rabbia quando aveva scoperto della sua esistenza, Landon era il fratello con cui si sentiva più a suo agio. Forse era proprio a causa di quella rabbia, perché Justin riusciva a immedesimarsi. Se anche Shanen avesse provato qualcosa di simile, non lo aveva mai mostrato. Non importava quanto lui cercasse di nascondere o di negare la propria furia, quel sentimento era sempre presente, a corrodergli le ossa, ed era sicuro che per Landon fosse lo stesso.

    La porta si aprì non appena raggiunsero i gradini della veranda e Shanen si precipitò fuori. Justin cercò di non irrigidirsi quando lo circondò con le braccia. «Ciao. Grazie per essere venuto.»

    «Nessun problema» le disse prima che lei si girasse verso suo… no, loro padre.

    «Ciao, papà.» Lo attirò in un abbraccio.

    Justin si sentì come se qualcuno gli avesse tirato un calcio nello stomaco, e subito dopo arrivò il senso di colpa. Shanen aveva i suoi stessi diritti su Larry. Lo aveva già perso una volta e ora aveva anni da recuperare. Niente di ciò che stava accadendo era facile come lui voleva fingere che fosse.

    Li seguì mentre Shanen aiutava il padre a entrare. Si trovarono in un grande ingresso sovrastato da un lampadario. Una ventina di persone, perlopiù facce sconosciute, riempiva la stanza a sinistra.

    «Bob? Wow. Ma guardati. Ne è passato di tempo, amico!» esclamò Larry a un uomo che sembrava avere la sua stessa età.

    Justin non sapeva chi fosse. Il padre non aveva mai parlato di nessuno del suo passato. I due si abbracciarono e lui rimase in disparte. Nell’istante in cui vide Landon e Rod in un angolo, si sentì leggermente sollevato. «Ehi, papà. Ce la fai qui?»

    «Lo aiuto io» lo rassicurò Shanen. «Tutto okay.»

    Justin cercò di ringraziarla con uno sguardo e lei sorrise, mostrandogli di aver capito.

    Si diresse verso suo… fratello, e Landon gli fece un rapido cenno.

    «Anche per te è strano come lo è per me?» gli chiese.

    Justin espirò. «Sì. Cristo. Non me l’aspettavo.» Il che non aveva alcun senso. Era logico che sarebbe stato strano. Erano una famiglia male assortita, che festeggiava il compleanno di un uomo che sembrava poter svenire da un momento all’altro.

    «Che cosa? Davvero non ti aspettavi che sarebbe stato imbarazzante? Per tutti i diavoli, mi sento a disagio io!» esclamò Rod.

    Justin sollevò lo sguardo per vedere il fratello alzare amorevolmente gli occhi al cielo, prima di avvolgere un braccio intorno alle spalle dell’uomo e attirarlo a sé. Rod era più minuto del compagno e portava un eyeliner nero che gli metteva in risalto gli occhi.

    «Oh, prego, parla pure liberamente» scherzò Landon.

    «Non mi sognerei mai di non farlo» fu la sua rapida risposta.

    Justin pensava di aver capito cosa stesse facendo. Rod voleva far ridere Landon e allentare la tensione. Era felice che il fratello non si fosse lasciato influenzare dal fatto che il compagno avesse scoperto di Justin e di suo padre prima di lui. Erano una coppia solida. Si vedeva l’amore che provavano l’uno per l’altro.

    Chiacchierarono per qualche minuto prima che Rod si scusasse per andare in bagno.

    «Probabilmente dovrei andare a parlargli.» Landon incrociò le braccia e si appoggiò alla parete.

    Non aveva alcun dubbio sulla persona a cui si riferiva. «So che gli piacerebbe, ma capisco anche che è difficile.»

    Il fratello si voltò a guardarlo. «E cosa gli dico?» Scosse la testa. «Merda, è davvero uno schifo che non sappia come parlare a mio padre.»

    Justin sentì la rabbia bruciargli dentro. Ce l’aveva con Larry per averli messi in quella situazione. Sarebbe stato così difficile dire a lui e a sua madre di Shanen e Landon? Essere un padre anche per loro? Trattenne la collera e rispose: «Ciao. Buon compleanno. Qualsiasi cosa andrà bene.»

    Landon, però, non si mosse. Osservava il padre dall’altro lato della stanza. Justin seguì il suo sguardo e fu così che vide entrare un uomo. Ma non uno qualsiasi. Drew. Il tipo che aveva incontrato nel locale la notte in cui Shanen si era sposata. Aggrottò le sopracciglia. Che diavolo ci faceva lì? Le cose erano già abbastanza imbarazzanti senza che il ragazzo che avrebbe voluto scoparsi quella sera conoscesse Shanen. «Ah, cazzo. Credo di essermi masturbato in un locale con il tizio che è appena entrato.»

    «Cosa?» La voce di Landon si incrinò. Guardò Justin, poi Drew, e di nuovo verso di lui.

    A Justin sprofondò lo stomaco. Era abbastanza certo che avrebbe dovuto tenere la bocca chiusa, perché sembrava che la situazione stesse per peggiorare ancora di più.

    «Quello è il cognato di Shanen, il fratello di Jacob, e sono piuttosto sicuro che mia sorella me l’avrebbe detto se non fosse stato etero. So che i due non sono molto legati, ma di certo avrebbe pensato che fosse una bella coincidenza aver sposato un uomo con un fratello gay o bisessuale.»

    Oh, cazzo. Che vada tutto al diavolo.

    Justin cercò di nascondere lo shock. Fissò di nuovo Drew, lo studiò con attenzione, osservando quella barbetta incolta, quella mandibola e quelle cazzo di labbra. Era esattamente chi pensava che fosse. Eppure, disse la prima bugia che gli venne in mente. «Merda. Non è lui. I capelli sono diversi, e riconoscerei quella bocca ovunque.» Il che era vero. Era la prima cosa che aveva notato.

    Non era perfetto? Era andato lì per conoscere la sua famiglia e, tra tutti gli uomini della Virginia, in qualche modo era finito a farsi una sega con il cognato di sua sorella, che ovviamente era un gay non dichiarato.

    Di certo non avrebbe vinto il premio di fratello dell’anno.

    Landon lo guardò con aria scettica. Prima che potesse dire qualcosa, Rod ritornò e l’abbracciò. «Cosa mi sono perso?»

    Drew si sentiva a disagio, anche soltanto a varcare la porta. Sapeva che l’invito veniva solo da Shanen e non da Jacob. A suo fratello non era mai interessato passare del tempo con lui. Non erano mai stati legati, neanche quando erano più piccoli. Erano troppo diversi, e Jacob non aveva mai esitato a sottolineare il fatto che lui non facesse mai quello che ci si aspettava. Drew non capiva perché fosse una cosa negativa.

    E poi c’era Iris. I loro genitori erano amici e lei era stata presente per la maggior parte della loro vita. A un certo punto, lei e Jacob avevano iniziato a frequentarsi. Era stata una sorpresa per Drew. Con le loro famiglie così legate, lo aveva trovato imbarazzante. In più, Iris e Jacob non avrebbero potuto essere più diversi. Lei era molto più selvaggia di suo fratello. Da quel momento era andato tutto a puttane. Iris aveva reso una relazione già difficile un cazzo di campo minato, sebbene lui non potesse addossarle tutta la colpa.

    Ma ehi, Shanen ci stava provando, ed era una brava ragazza. Di recente, nella sua famiglia c’era stato un grande sconvolgimento, e il minimo che lui potesse fare era cercare di essere di supporto.

    «Grazie mille per essere venuto, Andrew!» Shanen lo abbracciò e lui si irrigidì subito, maledicendosi allo stesso tempo per quella reazione. Le diede una pacca sulla schiena e poi si allontanò, cercando di essere amichevole ma anche di non far arrabbiare quel pazzo di suo fratello.

    «Grazie per avermi invitato.»

    «Non sono sicura che dovresti ringraziarmi. La situazione è piuttosto incasinata qui.» Ridacchiò senza alcun umorismo, proprio mentre Jacob si avvicinava.

    Drew gli fece un cenno. «Ehi.»

    «Ciao.» Jacob avvolse un braccio intorno a Shanen e le diede un bacio sulla testa.

    Santo cielo, suo fratello era un idiota a cercare di marcare il territorio in quel modo. Mancava solo che alzasse una gamba per pisciarle addosso, anche se Shanen di sicuro gli avrebbe fatto il culo. Gli piaceva che fosse una donna forte. Probabilmente avrebbe dato di matto se avesse saputo alcune delle cose che erano successe tra lui e Jacob.

    «Come vanno gli affari in palestra?» chiese lei mentre Drew lasciava vagare lo sguardo per la stanza. Non conosceva nessuno, oltre alla cognata e Jacob. Aveva incontrato il fratello di Shanen con il compagno, Rod, e la madre, ma non poteva dire di conoscerli bene. I suoi genitori sarebbero arrivati da un momento all’altro e quello avrebbe solo peggiorato le cose.

    Fu allora che lo vide. Il tizio del locale con i capelli scuri stava in un angolo, con gli occhi fissi su di lui, e di sicuro non aveva un’aria felice. «Oh, merda» gli sfuggì dalla bocca.

    «Cosa?» chiese Shanen.

    Drew guardò lei e poi di nuovo il ragazzo, che gli sembrava di ricordare avesse detto di chiamarsi Justin.

    Era in piedi accanto al fratello di Shanen, Landon. Assomigliava molto a… no… non poteva essere.

    «Cosa stai guardando?» domandò Jacob, con quel tono di voce che aveva sempre quando parlava con Drew.

    «Niente.» Scosse la testa, sperando di non sembrare così spaventato come si sentiva. Di certo stava immaginando quella somiglianza. Altrimenti, era fottuto. «Pensavo di aver visto qualcuno che conosco, ma non è lui.»

    Shanen annuì. «Quello in piedi con Rod e Landon è Justin. È il fratello che abbiamo appena scoperto di avere.»

    Cazzo. Cazzo. Non poteva stare accadendo davvero. Si era masturbato con il fratello della moglie di suo fratello, di cui lei aveva appena scoperto l’esistenza. La semplice idea della relazione che li legava era un totale casino. Oh, e Jacob già lo odiava. Tutto ciò di cui aveva bisogno era dargli un altro motivo per essere incazzato.

    «A proposito, come sta andando con quella storia?» Gli si incrinò la voce, e sperò che nessuno lo notasse. Shanen gli aveva chiesto della palestra di cui era proprietario, e lui avrebbe dovuto rispondere a quella domanda. Perché aveva scelto di chiedere di Justin? Dell’uomo sexy con cui avrebbe voluto scopare, o almeno fargli un pompino prima di perdere la testa e svignarsela.

    Gesù. Quante cazzo di probabilità c’erano? Per gentile concessione di Jacob, Drew si era sentito una merda per tutto il matrimonio. Il fratello lo aveva avvertito di tenere le distanze da Shanen, come se pensasse che sarebbe corso dietro a sua moglie. Quella parte dei problemi di Jacob nei

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