Melody, la Vestale di Inventia
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Fantasy - romanzo breve (64 pagine) - La magia è dentro di te. Quando la memoria svanisce, la magia si risveglia. Melody deve ricordare chi è per salvare Inventia e riportare la creatività sulla Terra
Melody è una ragazzina di 14 anni ma porta già sulle spalle il peso di una vita difficile: ha infatti perso i genitori in un incidente e, con loro, la memoria. Ospite di una casa-famiglia, da un po’ di tempo riceve le visite di Arteris, un ragazzino dalle facoltà magiche che le chiede di esprimere tre desideri. Melody ha sempre quello in testa: poter avere di nuovo accanto i suoi genitori. Per il resto ha il vuoto dentro e nemmeno comprende le insistenze del ragazzino, che forse appartiene ai suoi sogni. Ma Arteris è verissimo e si muove tra i mondi, usando dei portali. Tra questi, c’è un regno, governato da Djamila, la splendida Dama Dorata che trema per il destino che grava su Inventia. Hanno bisogno che torni la Vestale, custode della Fonte che si sta inesorabilmente essiccando. E quella vestale è proprio la ragazzina che ha perso la memoria. A cercare di impedirne il risveglio, è Alcamo il Grigio, un losco individuo che cerca di gettare zizzania. A dargli manforte, attacchi che mettono a rischio la Dama Dorata, in un momento di pace. La fonte di Inventia è fondamentale per mantenere la creatività sulla Terra e, al contempo, la creatività terrestre la tiene viva. Melody è estremamente creativa; ma l’amnesia ha in parte bloccato le sue potenzialità. Se non fosse che Arteris, con le sue incursioni, inizia a smuoverle qualcosa. I ricordi affiorano, malgrado gli interventi di Alcamo; i tempi, però stringono, senza contare che Nimbus, il signore Oscuro, sta preparando il suo attacco, complici eventi esterni di cui accusa Djamila, sempre più debole.
Inventia sembra spacciata, la battaglia si profila come distruttiva, ma il risveglio della vestale è imminente.
Roberta De Tomi è nata a Mirandola (Modena) nel 1981. Laureata al Dams di Bologna, allieva di Bottega Finzioni nel 2019, dopo aver lavorato nel giornalismo e negli eventi per diversi anni, ha iniziato a occuparsi di scrittura a 360°, lavorando come copy e ghostwriter freelance.
Nel 2012 ha curato, insieme al poeta modenese Luca Gilioli, l’antologia lirica solidale La luce oltre le crepe (Bernini). Dal 2014 ha iniziato a pubblicare con alcuni editori indipendenti: Come sedurre le donne (HOW2 Edizioni), il retelling Alice nel labirinto (Dae Editore, 2017), da cui è nato il saggio il lingua inglese Post-Alice: from Wonderland to the Labyrinth, passing through a cultural Looking Glass, inserito nella pubblicazione accademica Pop- & post- Contemporary Routes in English Culture (Aras Edizioni).
Nel 2022 è stata co-sceneggiatrice di Ricostruzione. Emilia-Romagna 2012-2022, prodotto da Wildcom Italia e ha pubblicato Alyssa, l’ultima sirenetta (DAE).
Con Delos Digital ha prodotto diversi racconti lunghi/romanzi tra cui Chick Girl- Azalee per Veridiana (2016), Trappola d’ardesia (2020) edito in cartaceo nel 2021 da Sága Edizioni, Abuso d’amore (2022) e Gen-Z. Zombie in una notte di mezza estate (2023).
Nel 2024 ha partecipato all’antologia Il dio del rock è severo ma giusto (Les Flâneurs Edizioni), a cura di Eliselle e Gianluca Morozzi, e pubblicato L’angelo caduto di Feerilandia” (Sága Edizioni).
Suoi racconti e poesie sono presenti in antologie e in riviste letterarie on e offline.
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Anteprima del libro
Melody, la Vestale di Inventia - Roberta De Tomi
Nota dell’autrice
Questo racconto lungo nasce come gioco e come omaggio alle maghette che hanno incantato il pubblico di giovanissimi, negli anni Ottanta. Anime, i cosiddetti cartoni animati
, che ci hanno fatto sognare e che ci hanno introdotto al mondo della magia. E che cos’è la magia? Lo scoprirete leggendo.
Roberta De Tomi
Intro – Una voce tra le foglie d’autunno
– Devi esprimere tre desideri.
– Lo so! Cheppalle!
Lo gridò a tutti i venti possibili, stringendosi nel trench color fango, più per timore di quello che stava accadendo (di nuovo!) che per l’umidità dell’autunno appena iniziato. Un fruscio attirò la sua attenzione verso i rami dei Bagolari e dei Noccioli del Parco degli Scoiattoli. In alcuni punti le estremità si sfioravano come le dita di due timidi innamorati. I rami oscillarono all’improvviso, come se qualcuno li avesse percorsi in tutta la lunghezza. Sicuramente uno dei codosi, come chiamava di solito gli scoiattoli.
Melody portò le mani ai lati della bocca. Congiunse le punte delle dita poco sopra alla piccola e odiata gobba del naso, richiamando così la forma di un megafono.
– Ehilà? Ci sei? – Fece una piroetta, mentre la bruma calava dall’alto, come un sipario fastidioso. – Insomma, vuoi mettere fuori il muso?
Scrutò ogni dettaglio del parco, invaso da un silenzio innaturale. Sentì il battito del cuore sincronizzarsi con il tic-tac dell’orologio da polso, poi si guardò intorno, cercando di mettere a fuoco le forme più vicine a lei e non ancora strette nella morsa della nebbia.
– Ehi, bambina, voltati!
Di nuovo, la voce infantile, leggermente rauca, le rammentò la sua presenza. Melody fece come le era stato chiesto, mantenendo sul volto la smorfia indispettita.
– E che cavolo! Qui dove? E, soprattutto, bambina un corno! – Sistemò una ciocca ribelle dietro l’orecchio. Avanzò mettendo da parte ogni paura, fino a quando uno sbuffo di vento non la privò del berretto di lana. – Ma porcaccia… pure il vento ci si mette?
Vide il copricapo beccheggiare e poi ricadere su un cumulo di foglie morte. In quel punto la nebbia era meno densa rispetto al resto del parco. Che strano!
Melody raccolse il berretto. Lo aveva fatto e finito con le sue mani due settimane prima, in un pomeriggio. Nella sua stanzetta trovava spesso il tempo per dedicarsi al lavoro con i ferri.
Cento grammi di lana bordeaux.
Cento grammi di lana bianca.
Due ferri numero 4.
Quarantadue punti montati sul primo ferro mantenendo la mano morbida.
Immaginò di armeggiare con gli strumenti del mestiere, seguendo gli schemi segnati sul suo diario, con precisione certosina.
– Poi si rovescia il tutto e si effettuano sette giri di punti a coste.
Alternò i diritti ai rovesci, seguendo una linea immaginaria continua. Fu inarrestabile, fino al momento in cui non simulò il gesto con cui si liberò dei ferri. Ricordò allora di non essere nella sua stanza ma al parco, così raccolse il copricapo da terra e lo esibì a un pubblico immaginario.
Un sorriso e l’occhiata alle mani che, rapide, realizzavano veri e propri prodigi di maglia e uncinetto. Chi glieli avesse insegnati, non lo ricordava. Era l’unica ospite dell’Istituto capace di lavorare a maglia. Anzi, di certo, era l’unica quattordicenne con quella passione, mentre le amiche preferivano i trucchi e lo shopping online.
Melody ricordava poco o nulla del suo passato. Ogni volta che cercava di evocarlo, le sembrava di sprofondare in un baratro senza fine.
La sua vita era cominciata sette mesi prima. Come un neonato che avesse visto la luce in un assolato pomeriggio di fine marzo.
Con un gesto energico, premette il berretto sulla testa. Strizzò gli occhi. Una lacrima rigò la guancia, su cui passò la manica. Era ruvida; il trench aveva diversi anni, non sapeva quanti. Era il primo anno che lo indossava, anche se, forse, lo aveva già indossato prima di tornare a nascere.
– Melody?
La voce del bambino attirò il suo sguardo nel punto in cui c’era una panchina. La nebbia che l’aveva avvolta tra le sue spire umide, si alzò come un sipario, rivelandola. Con essa si mostrò anche un corpo accovacciato accanto a un’aiuola vuota.
Melody portò le mani ai lati della testa. La scosse, tremando.
– Io ancora non so che cosa chiederti.
– Non devi avere paura. – La voce risuonò rassicurante. – Sono tre desideri. Tre.
– Ne ho soltanto uno in testa. Ed è quello che tu non puoi realizzare.
– Purtroppo, io non posso far tornare in vita i tuoi genitori. Te l’ho detto un sacco e una sporta di volte.
– Stai citando Salinger. – Cambiò subito argomento. – Ma allora, spiegami una cosa. Se non posso desiderare quello che a noi umani risulta impossibile, a cosa serve la magia?
Il bambino inclinò la testa.
– Quello che dici non è esatto. La magia serve a realizzare ciò che è possibile. La trovi dentro di te, mai fuori. È la forza che ti permette di trasformare le cose e di agire nel mondo, cambiandolo. Non parlo di grossi cambiamenti ma di piccoli gesti. Non parlo nemmeno di impossibile. Si tratta di una categoria che nessuno può gestire.
Melody si lasciò cadere sulle ginocchia, avvinta dai dubbi, lui continuò: – La magia è l’azione della creatività che rende il mondo quello che è. Senza creatività voi esseri umani non sareste voi, e nemmeno avreste fatto quello che avete fatto. Le case, l’arte, i romanzi, le poesie, le canzoni.
– E io, cosa c’entro in tutto questo?
– Tu sei la creatività.
Melody scosse la testa, confusa.
– Io sono… quella cosa? Non dire cavolate!
Il bambino ondeggiò avanti e indietro.
– Ti prego, cerca dentro di te un altro desiderio. Più piccolo. E poi un altro e un altro ancora. E allora scoprirai che ho ragione.
Melody cercò di guardarsi dentro. Quante volte lo aveva fatto? Certo, spesso non le era piaciuto vedere certe immagini. Anzi, dentro si vedeva piuttosto sporca. Come una discarica. Era come se avesse avuto bisogno di uno spazzino per raccogliere tutto. O di uno speleologo che riuscisse a scoprire quello che aveva seppellito. Ecco uno speleologo: lei aveva dentro le caverne. Gallerie interminabili che si dividevano in altre caverne. Roba da impazzirci.
Il Dottore le diceva sempre che sotto le cose brutte c’erano le belle, ma il difficile era spostare quelle brutte. Per questo esistevano le mappe per le cacce ai tesori.
Alla fine, Melody si scosse, rassegnata.
Il bambino la incoraggiò: – Devi rilassarti e concentrarti su qualcosa che ti piace. Il desiderio verrà da sé.