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Redemption: The Gentleman
Redemption: The Gentleman
Redemption: The Gentleman
E-book373 pagine4 ore

Redemption: The Gentleman

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Info su questo ebook

Ariel Beltrami è una giovane donna che, in fuga dal suo passato, si ritrova a danzare tra le luci e le ombre di Milano, vivendo la vita di una spogliarellista.
La sua esistenza prende una svolta inaspettata quando incrocia il cammino di Ares Daverio, un imprenditore dal fascino misterioso che, dietro l'apparenza di un perfetto gentleman, nasconde un'anima tormentata, in lotta con sé stesso, come il dio greco della guerra da cui prende il nome.
Nonostante la sua diffidenza e il timore di soffrire nuovamente, Ariel si ritrova attratta da questo uomo che, inaspettatamente, le offre un'àncora di salvezza.
Ares, dal canto suo, vede in Ariel non solo una donna da proteggere, ma un'anima gemella altrettanto ferita e in cerca di redenzione.
Tra le vie di una Milano, che diventa complice e sfondo delle loro vicissitudini, i due si avventurano in un percorso di guarigione reciproca, scoprendo che il passato può essere affrontato solo accettandolo.
 
 
In un viaggio emozionante nel profondo dell'anima umana, dove amore, passione e segreti si intrecciano in una danza delicata e potente. Ariel e Ares, nel loro cercare di capirsi e accettarsi, impareranno che solo attraverso la condivisione delle proprie paure e dei propri sogni è possibile costruire un futuro in cui l'amore diventa la chiave per superare ogni ostacolo.
LinguaItaliano
EditorePubMe
Data di uscita16 lug 2024
ISBN9791254586655
Redemption: The Gentleman

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    Anteprima del libro

    Redemption - Angy S.

    Pubblicato da © PubMe – Collana Nirvana

    Editing: Deborah Fasola

    Grafica: Bree Winters

    Prima Edizione Luglio 2024

    ISBN: 9791254586655

    Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi ed eventi narrati sono il frutto della fantasia dell’autore. Qualsiasi somiglianza con persone reali, viventi o defunte, eventi o luoghi esistenti è da considerarsi puramente casuale.

    Questo libro contiene materiale coperto da copyright e non può essere copiato, trasferito, riprodotto, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’autore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile (Legge 633/1941).

    Indice

    SINOSSI

    Prologo

    Capitolo 1

    Capitolo 2

    Capitolo 3

    Capitolo 4

    Capitolo 5

    Capitolo 6

    Capitolo 7

    Capitolo 8

    Capitolo 9

    Capitolo 10

    Capitolo 11

    Capitolo 12

    Capitolo 13

    Capitolo 14

    Capitolo 15

    Capitolo 16

    Capitolo 17

    Capitolo 18

    Capitolo 19

    Capitolo 20

    Capitolo 21

    Capitolo 22

    Capitolo 23

    Capitolo 24

    Capitolo 25

    Capitolo 26

    Capitolo 27

    Capitolo 28

    Capitolo 29

    Capitolo 30

    Capitolo 31

    Capitolo 32

    Capitolo 33

    Capitolo 34

    Capitolo 35

    Capitolo 36

    Capitolo 37

    Capitolo 38

    Capitolo 39

    Capitolo 40

    Capitolo 41

    Capitolo 42

    Capitolo 43

    Capitolo 44

    Capitolo 45

    Capitolo 46

    Capitolo 47

    Capitolo 48

    Capitolo 49

    Capitolo 50

    Epilogo

    Capitolo Extra

    Un matrimonio da favola

    Capitolo Extra

    L’orsetto di Evelyn

    Capitolo Extra

    Un anniversario speciale

    Novella

    In Flames

    Capitolo 1

    Capitolo 2

    Capitolo 3

    Ringraziamenti

    SINOSSI

    Ariel Beltrami è una giovane donna che, in fuga dal suo passato, si ritrova a danzare tra le luci e le ombre di Milano, vivendo la vita di una spogliarellista.

    La sua esistenza prende una svolta inaspettata quando incrocia il cammino di Ares Daverio, un imprenditore dal fascino misterioso che, dietro l'apparenza di un perfetto gentleman, nasconde un'anima tormentata, in lotta con sé stesso, come il dio greco della guerra da cui prende il nome.

    Nonostante la sua diffidenza e il timore di soffrire nuovamente, Ariel si ritrova attratta da questo uomo che, inaspettatamente, le offre un'àncora di salvezza.

    Ares, dal canto suo, vede in Ariel non solo una donna da proteggere, ma un'anima gemella altrettanto ferita e in cerca di redenzione.

    Tra le vie di una Milano, che diventa complice e sfondo delle loro vicissitudini, i due si avventurano in un percorso di guarigione reciproca, scoprendo che il passato può essere affrontato solo accettandolo.

    In un viaggio emozionante nel profondo dell'anima umana, dove amore, passione e segreti si intrecciano in una danza delicata e potente. Ariel e Ares, nel loro cercare di capirsi e accettarsi, impareranno che solo attraverso la condivisione delle proprie paure e dei propri sogni è possibile costruire un futuro in cui l'amore diventa la chiave per superare ogni ostacolo.

    Dedicato alla nonna Rena,

    è solo grazie a te che ho imparato ad amare i libri e di quanto è enorme il loro valore.

    Spero sarai fiera di me e che la storia di Ares e Ariel possa raggiungerti in cielo.

    A Mamma e Winnie (Gio)

    Ohana

    A zia Monica 

    A Gackt

    Gentleman

    ‹ǧèntlmën› s. m., ingl.

    Uomo di modi signorili e irreprensibili;

    L'eleganza è saper fare silenzio quando gli altri fanno rumore.

    (F. Caramagna)

    Ama tutti, credi a pochi e non far del male a nessuno.

    (Amleto – William Shakespeare)

    Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris.

    Nescio, sed fieri sentio et excrucior.

    Odio e amo. Perché lo faccia, mi chiedi forse.

    Non lo so, ma sento che succede e mi struggo.

    (LXXXV – Catullo)

    «Io posso scegliere.

    E scelgo di amare lui.

    Lui che si definisce 'un problema'.

    E che invece è la mia unica occasione di felicità»

    Bianca Ferrari

    PLAYLIST

    Redemption -  Gackt

    Tik tok - Kesha

    Girl gone Wild - Madonna

    For once in my life - Michael Bublé

    I'm a slave 4 you - Britney Spears

    My heart will go on - Celine Dion

    Thinking out loud - Ed Sheeran

    Come mai - 883

    Sonata per pianoforte n. 16 in Do maggiore (KV 545) - Mozart

    Girl on fire - Alicia Keys

    Hips don't lie - Shakira

    Mariage d'amour - Richard Clayderman

    Cold december Night - Michael Bublé

    Diamonds - Rihanna

    I'm in Love - Ola Svensson

    Can't Help Falling in Love - Elvis Presley

    Amarti è l'immenso per me - Eros Ramazzotti 

    Grande amore - Il Volo

    Nothing breaks like a heart - Mark Ronson e Miley Cyrus 

    She’s All I Ever Had - Ricky Martin 

    I just called to say I love you - Stevie Wonder

    Sere nere - Tiziano Ferro 

    Carmina Burana - Carl Orff

    Re-arrange - Biffy Clyro

    Fino a quando va bene - Il Volo

    Lontano dagli occhi - Sergio Endrigo.

    Il ballo (È una storia sai) - La Bella e la Bestia 

    Ci pensiamo domani - Angelina Mango 

    Love Letter - Gackt

    La Bikina - Luis Miguel 

    It Must Have Been Love - Roxette 

    (I've Had) The Time of My Life - Bill Medley e Jennifer Warners

    Heat Waves - Glass Animals

    Grido - Omar Lambertini 

    Prologo

    Venti anni fa

    «Ariel, mia piccola Sirenetta, vieni che ho una sorpresa per te!»

    Mi avvicino a mia mamma con la gioia nel cuore, da mesi non la vedo mai a casa all’ora di cena; sono sempre affidata a Marisa e Mario, i nostri vicini di casa. La mamma va a lavorare tutte le sere, lei mi dice che va a cantare per dei signori, ma mentre parlava al telefono ho sentito la parola spogliarello anche se non so cosa significhi.

    Sulla soglia di casa, oltre a mia mamma c’è un uomo che mi scruta con occhi strani. Non capisco se amichevoli oppure no.

    «Piccola Ariel, questo signore si chiama Igor e sarà il tuo nuovo papà, si prenderà cura di noi. Io non andrò più a cantare la sera e starò con te. Sei contenta?», mi chiede mia madre con un sorriso stampato sulle labbra.

    Se lei è contenta lo sono anche io, quindi annuisco.

    «A settembre inizierai la prima elementare e avrai un papà come tutti i tuoi compagni di classe. Sarà bello. Te lo assicuro!», aggiunge la mamma.

    Io non ho mai avuto un padre. Non ho mai conosciuto il mio vero papà è l’idea di averne uno mi piace, sono orgogliosa della mamma e non vedo l'ora di poter sfoggiare il mio nuovo papà in giro per la città. Inoltre, avrò la mia mamma a casa la sera con me.

    Quella per molto tempo è stata la mia giornata preferita.

    Capitolo 1

    Oggi

    Fa freddo, molto e non posso farci niente. Così come non posso risolvere la mia fame. Mi devo tenere la fame, il freddo e rendermi conto che dovrò dormire su questa dannata panchina della stazione della metropolitana. Non ho alternative. Sollevo un po’ la manica destra della maglietta e controllo che ci sia ancora, ed eccolo lì, il bracciale Love di Cartier. Dovrebbe valere una piccola fortuna anche se ha un quarto di secolo, ma non posso venderlo. È l'unico oggetto che mi rimane di mia mamma e per il quale lui mi ha ricattata per anni facendomi lavorare come spogliarellista. Aveva cercato di strapparmelo via dal polso più di una volta, ma è impensabile riuscire ad aprirlo tirando una chiusura che si avvita e svita. Ricordo il giorno che lei lo chiuse al mio polso: avevo quindici anni e lui l'aveva costretta a iniziare quel lavoro. Non riesco a pensare a mia madre che si prostituisce, ma è la triste realtà perché, tre anni e mezzo dopo, è morta per una malattia venerea contratta proprio a causa di quel mestiere.

    fLui non ha pagato nemmeno una tomba per lei, è stata messa in una fossa comune.

    Il freddo mi fa tornare vigile e mi distrae dai ricordi, mi rendo conto di essere ormai molto lontana da tutto questo e soprattutto da lui.

    Domani cercherò un lavoro, anche se non so chi possa assumere una ragazza di venticinque anni senza esperienza, in pigiama, tra l'altro con qualche buchetto, ciabatte e i capelli arruffati. Potrei provare a chiedere al Blue Flamingo, il locale dove mia madre faceva la spogliarellista, quando mi raccontava che andava a cantare. Se non ha cambiato gestione sicuramente si ricorderanno di lei, che non si lamentava mai e non litigava con nessuno.

    Ora come ora non ho soldi per mangiare o per comprare dei vestiti, ho speso quel poco che avevo per comprare dei biglietti Flixbus, un panino al formaggio (che ho mangiato in tre morsi pentendomi subito dopo per non averlo tenuto da conto), e un’orrenda tinta per i capelli per cercare di passare inosservata, e il biglietto della metro. Sicuramente non posso rivolgermi a un centro di aiuto o a un consultorio, oppure lui verrebbe a saperlo.

    Mi rannicchio sulla panchina mettendo le ginocchia sotto al mento, poi, abbracciando le gambe, cerco di scaldarmi dal momento che tremo dal freddo.

    L’ennesimo treno è in arrivo ma oramai è sera tardi, l'orologio della stazione segna le 21:32 e l'orario di punta è passato da un pezzo.

    Potrei chiedere la carità. Anzi, no, nessuno deve accorgersi di me, specialmente lui, anche se non credo possa immaginare che sono a Milano. O forse sì? Dopotutto, sono nata qui. Però sarebbe difficile trovarmi, considerata la grandezza della città. Ho troppo freddo e sono troppo stanca per camminare, il biglietto della metro è scaduto e non voglio prendere una multa, penso proprio che passerò la notte qui. Chi ci sarà mai alla stazione metropolitana di Portello? Non sembra una zona pericolosa.

    Sento i passi dei viaggiatori che scendono dal treno e man mano si affievoliscono.

    «Mi perdoni, va tutto bene?», mi domanda una voce maschile spaventandomi… ho il cuore in gola. Stringo forte la borsetta e cerco un varco per correre via ma lui è proprio davanti a me.

    Cosa vuole da me? Dall'aspetto non sembrerebbe un malvivente. Quando sollevo la testa e vede il mio viso lancia un grido basso e roco, misto a rabbia e disgusto.

    «Cosa ti è successo al viso?», domanda allungando una mano verso il mio zigomo tumefatto e con una grande escoriazione. Presa dal panico gli tiro uno schiaffo sulla mano che ha cercato di sfiorarmi e gli intimo di non toccarmi.

    Il giovane uomo davanti a me trasalisce e si scusa: «Non voglio farti del male, davvero. Se mi sono fermato qui è per aiutarti.»

    Lo guardo male, mentre cerco ancora una via di fuga, che non trovo perché lui è ancora lì, imponente davanti a me che sono rannicchiata sulla panchina. Penso di poter scivolare col sedere un po’ verso sinistra e poi scappare via, ma non credo di riuscire a correre, la paura mi sta mangiando viva. Non ho abbastanza forze.

    Comunque, non mi risparmio una risposta acida: «Dato che vuoi aiutarmi cosa sei di preciso? Un prete? Un mormone? Un testimone di Geova? Un poliziotto? Lasciami in pace e basta!»

    Per tutta risposta, lui si siede a fianco a me sulla panchina. «Mi chiamo Ares Daverio, sono un imprenditore, ho trentuno anni e non ti voglio lasciare in pace.» Si sfrega gli occhi e passa in modo frustrato una mano nei capelli castani con delle ciocche bionde schiarite dal sole. «Non voglio lasciarti in pace perché io so cosa significa essere da soli in una stazione, di notte, senza avere un posto dove andare» abbassando la voce, in un sussurro aggiunge: «Ci sono quasi morto su una panchina come questa e nessuno mi ha teso una mano… Eccetto un ragazzo, all'epoca uno sconosciuto, che mi ha salvato la vita…»

    Lo osservo e mi sembra impossibile che uno come lui possa essere quasi morto da solo su di una panchina della metropolitana. Lui è bello, molto molto avvenente. Ha un viso pulito, dei bei lineamenti mascolini ma non spigolosi, una leggera barbetta gli incornicia la mandibola e quando era in piedi davanti a me era molto imponente, sarà alto più di un metro e ottantacinque centimetri, con un fisico sportivo. Indossa un completo blu di sartoria, forse fatto su misura, con sopra un cappotto elegante grigio.

    Probabilmente mi sta prendendo in giro. Magari mi vuole far parlare per schernirmi.

    Visto che non riceve nessuna risposta da me mi domanda se ho fame.

    «Non ho fame», è una bugia immensa ma non voglio la carità da questo Adone. Accidenti, prima che comparisse lui volevo davvero chiedere la carità. Okay, voglio abbassarmi a questo, ma non la voglio da lui.

    «Guardami negli occhi e dimmi che non hai fame», mi dice, nuovamente con gentilezza e pazienza.

    Lo guardo e trovo due pozze turchesi senza fondo, sembra che possa vedere al di là di tutto, che possa intravedere la mia anima. Le lacrime iniziano a sgorgare e scendono lungo il mio viso. Nuovamente, lui allunga una mano verso di me, mi sfiora il mento dove raccoglie con la punta del dito una grossa lacrima.

    «Lascia che ti offra da mangiare… Lasciati aiutare…», mi sussurra.

    Con un sospiro abbasso la testa e confermo. «Ho tanta fame. Non mangio da trentatré ore…» e lui di rimando mi sorride. Un sorriso vero, magnetico, un sorriso che potrebbe far innamorare.

    «Facciamo che mi dai i soldi e vado a comprarmi qualcosa da mangiare. Così hai fatto la tua buona azione e adesso torni a casa da tua moglie» gli dico convinta.

    L’uomo spalanca gli occhi sorpreso. «Non era quello che avevo in mente e comunque non ho nessuna moglie», nel mentre il suo sguardo saetta sulle mie braccia coperte dalla maglietta e il suo viso si fa duro, le labbra una linea sottile.

    Non penserà che sia una drogata, vero? Non faccio in tempo a pensarci, che arriva l’infausta domanda: «Ti fai, vero? I soldi ti servono per la droga? Sei ridotta così a causa sua?»

    Scatto in piedi e urlo, fuori controllo. «Nella mia vita sono stata obbligata a fare azioni al limite della legalità, ma sicuramente se avessi soldi non andrei a buttarli nella droga! Vaffanculo, stronzo!» e nel mentre sollevo le maniche della maglia e gli mostro le mia braccia candide.

    Lui sospira sollevato. «Andiamo?» domanda quindi, come se nulla fosse e facendomi l'occhiolino.

    Capitolo 2

    «Andiamo… dove?» gli chiedo.

    «A mangiare!» io sbuffo nuovamente e ci riprovo.

    «Visto che tanto lo desideri, non puoi darmi i soldi?»

    L’uomo solleva le sopracciglia. «Certo che no, devo cenare anche io e allora tanto vale farlo insieme.»

    Ma anche no! Purtroppo però chi ha i soldi è lui e devo sottostare al suo volere. Spero di non pentirmi, non credevo che la fame potesse rendere così deboli.

    Lui si incammina verso l'uscita della stazione, lo seguo come un cagnolino.

    Arrivati ai tornelli lui attraversa il varco mentre io mi blocco. Se esco poi non ho modo di rientrare e quindi perdo il mio posto per dormire. Se non vado dall'altra parte, però, non avrò il cibo. Un brivido mi attraversa la schiena. Il ragazzo si accorge che non lo sto più seguendo e si gira verso di me.

    «Cosa succede?», balbettando gli riferisco il fatto e lui frustrato si passa nuovamente le mani nei capelli, strattonando un po’ il ciuffo biondo.

    «Più tardi penseremo a una sistemazione per te per la notte, intanto andiamo a cenare.»

    Usciti dalla stazione il ragazzo, di cui sinceramente non ricordo il nome, si toglie il cappotto grigio di lana rimanendo con il suo abito sartoriale blu e lo appoggia sulle mie spalle.

    «Indossalo, che fa davvero freddo stasera», col gelo che mi è penetrato fin dentro alle ossa non me lo faccio ripetere due volte e mi ci avvolgo dentro. Il cappotto è caldo e profuma di buono, odora di acqua di colonia costosa, raffinata e maschile.

    L’uomo è stato gentile e galante, ma non mi sfugge il fatto che stia tremando anche lui per il freddo.

    Mi indica un palazzo: «Abito lì. Andiamo a casa mia a mangiare.»

    Mi irrigidisco «Non credo che sia il caso di venire a casa tua… Specialmente dopo che mi hai detto che non hai nemmeno una moglie… Forse mi hai fraintesa…» e nel mentre arretro da lui di una decina di passi, pronta a correre e a scappare non so dove, anche se sono allo stremo delle forze; inoltre, credo che se fuggissi ora mi trasformerei persino in una ladra di cappotti. Questo probabilmente è in lana di cashmere e non riuscirei mai a ripagarlo. Mi vedo già in prigione come La ladra dei cappotti, in una delle mie fantasie visionarie dovute allo sfinimento.

    Sul viso dell’uomo compare nuovamente quell'espressione sorpresa e stupita. «Non mi crederai un maniaco? Uno stupratore?»

    Sinceramente? Sì, lo credo qualcuno di pericoloso. Nessuno è gentile se non per un proprio tornaconto. Non gli rispondo e trae da sé le conclusioni.

    «Non so cosa tu abbia passato, sicuramente qualcosa di spiacevole, ma davvero non voglio farti del male. Potremmo…» si sfrega il palmo della mano sul mento con fare pensoso. «Andare fuori a mangiare, anziché cenare a casa mia. Sotto il mio appartamento c’è il garage dove ho l'automobile. Potremmo andare al ristorante», non riesco a trattenermi e inizio a ridere e sghignazzare.

    «Tu vorresti andare al ristorante con una in pigiama, ciabatte e che non si fa la doccia da due giorni? Davvero?», ce lo vedo proprio Mister Elegante e perfettino a entrare in un locale con me, magari per mano. Come adottare una barbona.

    «Sinceramente è passato da un pezzo il tempo di quando mi preoccupavo del giudizio altrui, ora non mi interessa e per rispondere alla tua domanda: "no, non avrei problemi a portarti in un ristorante vestita così"» enfatizza le sue paroleindicando i miei abiti.

    «Ti sfugge il fatto che io in auto con te non ci salgo. Tanto varrebbe venire a casa tua. È la stessa identica cosa», mi accorgo che lui sta trattenendo la rabbia.

    Stringe i pugni e cercando di controllarsi, sempre con gentilezza, afferma: «Prendiamo un taxi».

    «A te non interesserà, ma io al ristorante conciata così non ci vado! Vacci da solo!» questa volta la pazienza del ragazzo è al limite e sbotta.

    «Ma lo stai facendo apposta?» scuoto la testa e ho paura, nuovamente. E se adesso mi molla uno schiaffo? Perché ho tirato così la corda? Perché mi son fidata a seguirlo? Mi mordo le cuticole attorno alle unghie a causa dell’ansia e del nervosismo e lui si accorge del mio stato di disagio.

    «Senti, scusami se mi sono alterato, prendiamo un taxi e andiamo al McDonald's. Forse quello lo accetti facendo pochi complimenti. Va bene?»

    Certo che va bene! Costa poco, posso rimpinzarmi di cibo e nessuno farà troppo caso alla mia mise.

    La ricerca del taxi è più ardua del previsto. Mister Elegante è al telefono da almeno dieci minuti con quelli del servizio di Radio Taxi, ma non riescono a trovare un’auto disponibile. Forse sto davvero facendo i capricci. La sua automobile è lì a duecento metri di distanza, ma io ho paura a salire sola con lui.

    «E se andassimo a piedi?» propongo.

    «Ce la fai a camminare per un chilometro?»

    «Certo» sono distrutta e indolenzita ma ce la posso fare, soprattutto perché non sono mai stata così al caldo come con questo cappotto.

    Ci incamminiamo e il ragazzo mi offre il braccio. Mentre passeggiamo lui non parla e sono io a interrompere il silenzio.

    «Come hai detto che ti chiami? Sono stufa di riferirmi a te nella mia mente come Mister Elegante.»

    Lui scoppia a ridere di gusto. «Sei la prima donna che conosco che si dimentica del mio nome. Di solito appena dico come mi chiamo, tempo due minuti mi ritrovo la richiesta di amicizia su Facebook dalla ragazza che ho di fronte.»

    Rido anche io, sicuramente non sono lo stereotipo della ragazza comune. Chi ha lavorato come spogliarellista? Chi va in giro in pigiama?

    «E se l'amicizia te la chiedessi io? Mi accetteresti?» gli chiedo sorniona, peccato che io non abbia davvero Facebook.

    Lui mi aveva vietato di crearmi un account e registrarmi, e non avevamo nemmeno l'accesso a internet a casa, o uno smartphone, o un computer. Avevo solo un vecchio telefono Nokia per ricevere le chiamate di lavoro o le sue.

    «Be’, in quel caso ti sbilanceresti e verrei a scoprire il tuo nome. Quindi come ringraziamento ti darei il privilegio di essere tra le mie amicizie. Comunque, mi chiamo Ares Daverio. E…».

    Lo interrompo. «Ares come il dio della Guerra?»

    Annuisce aggiungendo: «Il nome Ares significa bellicoso e infuriato. Io sono Ares e ho combattuto una guerra contro me stesso, ho avuto sete del mio stesso sangue, ma come il dio Ares anche io non sono uscito vincitore dal mio conflitto bellicoso. Ora però sono un uomo risvegliato.»

    Guardo il suo profilo perfetto senza capire cosa intenda davvero ma penso non voglia rivelare di più, sicuramente però è affascinante e non solo per la sua avvenenza.

    «Io… Comunque io mi chiamo Ariel, Ariel Beltrami.»

    «Ariel come La Sirenetta della Disney?» mi domanda incuriosito ma senza scherno-

    «Proprio come lei. Mia mamma mi ha dato questo nome appena nata. Avevo una zazzera di capelli rossi!» questa volta spalanca gli occhi totalmente incredulo.

    «Ma i tuoi capelli sono...» mi scruta attentamente. «Neri!»

    Porto una mano a quella matassa arruffata. «Quando facevo il lavoro come sp-… Ecco… Nel posto dove lavoravo prima non accettavano i capelli rossi e dovevo tingermi per forza di biondo. Poi… Ecco, quando mi sono trovata in questa situazione — mi passo una mano sui vestiti — ho comprato una tinta in un autogrill e me la sono fatta in fretta e furia lì, nel bagno. Insomma, mi era più facile non rendermi riconoscibile cambiando colore di capelli. Ma non ho poi potuto lavare bene la mia chioma, il sapone per le mani non è proprio l’ideale, e il risultato è questo», infilo una mano nel cespuglio che ho in testa.

    «Interessante, quindi ti chiami Ariel, hai i capelli rossi, forse hai le pinne e usi sicuramente un arriciaspiccia per pettinarti!» dice Ares sorridendomi, mentre mi apre la porta del McDonald's e mi fa entrare per prima, con un vero comportamento da gentiluomo.

    Capitolo 3

    Dopo il mio desiderio di poter mangiare un hamburger da un euro senza nulla da bere, Ares mi convince a prendere un menù, ma alla mia richiesta di avere, se possibile, un Happy Meal, Ares rimane sconcertato.

    «Ma puoi prendere un altro menù. Ci sono quelli con gli hamburger grandi, devi essere affamata!»

    «Io desidero il menù per bambini per il peluche che c’è in regalo. Vorrei tantissimo quel coniglietto celeste» gli rispondo tenendo le mani incollate alla vetrinetta dei giocattoli promozionali.

    Ares mi sorride con tenerezza, forse starà pensando che sono davvero una fuori di testa totale.

    «Vada per l’Happy Meal, allora, però lascia che ci abbini un toast e magari un dolcetto», Ares mi fa l'occhiolino e si dirige alla cassa per ordinare. Io ne approfitto per andare in bagno, dove vedendomi allo specchio trasalisco.

    L’ematoma sullo zigomo non ha un bel colore, e il sangue del taglio è colato lungo tutta la guancia, fino a raccogliersi sul colletto del mio pigiama. Cerco di ripulirmi al meglio, dalle mani scende acqua grigia di sporco e mi faccio pena. E anche schifo.

    Come spogliarellista dovevo sempre essere in ordine, pettinata, profumata, pulita, truccata e con le unghie smaltate. Ora sotto alle unghie ho chili di sporco. Dopo essermi lavata un po’, trovo nella borsa un elastico e lego i capelli in una crocchia disordinata. Molto disordinata.

    Quando esco dal bagno vedo Ares seduto a un tavolino con già tutte le pietanze. Mi butto sull'hamburger facendo pochi complimenti e quasi senza augurare buon appetito al mio compagno di cena.

    Io mi abbuffo di carboidrati e proteine mentre lui spilucca la sua insalata con poca voglia e convinzione, però la conversazione

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