Post di Il Sole 24 Ore

Penso che la proprietà abbia due doveri: scegliere le persone giuste alle quali affidare la gestione della propria azienda, ed individuare quei parametri (non tantissimi e facilmente reperibili con gli ERP che abbiamo a disposizione) necessari per un controllo in itinere. Affermare di essere stati colti di sorpresa significa o che si sta mentendo, o che non si è capito molto della propria missione e della propria responsabilità sociale di imprenditore. Forse anche quella dei Benetton è un'altra triste storia originata negli anni ottanta e destinata all'insuccesso.

Difficile valutare al momento visto che sono pubblicate solo le accuse di Luciano Benetton. Non si conoscono altre info nè eventuali contro osservazioni da parte dei presunti "imputati/colpevoli". Mi lascia però , personalmente, molto-molto perplesso l'eventualità che la proprietà, nella persona di un 90nne , cada improvvisamente "dal pero" scoprendo un buco di 100 mio € (che non si crea certamente in un giorno). Possibile che in una mega realtà come Gruppo Benetton, che oltre all'AD, avrà decine di managers, funzioni direttive, comitati di controllo, politiche di governance, ruoli e deleghe formali, compliance, ethics, sindaci, revisori, advisors esterni, ecc. ... nulla fosse stato evidenziato prima ? Se così fosse allora le domande, ma anche le responsabilità, per questo ed altri importanti gruppi Italiani, sono ben altre. ... molto preoccupante per investitori e risparmiatori.

Cavolo, con tutti i Ceo, cfo, cpo, coo, hr, ia, manager, Bot, cpp, Ctp ect ect nessuno si era accorto di un buco da minimo 100 milioni di.euro?

Ciò che non torna è la copertura mediatica di cui beneficia - e ha beneficiato- la famiglia Benetton. Il figlio di Luciano viene raccontato come una sorta di modello imprenditoriale a cui fare riferimento, un genio umile. In Italia si avverte il bisogno di elevare qualcuno a mo' di guida: Montezemolo, Della Valle, Farinetti, Cucinelli.

Se è la seconda volta che ha riposto la fiducia in manager “incapaci” , significa che l’unico vero incapace è lui! Quando si è appropriato di Autostrade per L’Italia si pensava che solo un mago dell’imprenditoria del suo calibro potesse ottenere utili da una società sempre in perdita, il tempo e le indagini hanno poi svelato l’arcano…. Sono sicuro che prima o poi verranno alla luce le mirabili operazioni che il cotonato trevigiano sta facendo sulle olimpiadi di Milano Cortina. Andreotti aveva la scatola nera sulla schiena, lui nella cotonatura….

Probabile abbiano investito troppi soldi nelle manutenzioni dei ponti. Almeno non ci sono state conseguenze per la sicurezza degli automobilisti.

Intervista che fa scalpore e che, come sempre più spesso accade, divide: chi sta dalla parte degli imprenditori e chi dalla parte dei manager. Alcuni giustamente sottolineano il ruolo della governance: c'erano i controlli? Si può tirar fuori il CdA dalla responsabilità della gestione? Io preferisco pensare alla energia imprenditoriale e alla difficoltà di rinnovarsi quando inizia il declino. Scaricare le responsabilità è parte del processo di disintegrazione. Solo una guida illuminata e un confronto franco tra proprietà e management può assicurare armonia e risultati, continuità e sviluppo.

E chissà come sarà successo? E ora che le cose sono tragiche si pensa che scappare e lasciare il gruppo in queste condizioni possa essere la soluzione? Chiamiamo all’appello gente capace e che non abbia paura di lottare. Il gruppo Italiano ha ancora possibilità nel mercato interno e sopratutto esterno ma bisogna tornare ad un nuovo progetto di strategia guidato da persone di etica ‘diversa’.

Quando da industriale si diventa finanziere e il valore dell’opera si stima in cash flow la ricchezza diventa l’obiettivo e non la conseguenza del fare bene